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Autore: underaheavycloud    01/04/2012    0 recensioni
Pensate di svegliarvi in una stanza bianca, proprio come la vostra mente, e di dover ricominciare a costruire la vostra vita, prima che lo facciano gli altri.
Questo è quello che è accaduto a Roxane.
Un fidanzato odioso, una famiglia assente e ipercritica e una vita frenetica, piena di impegno superflui, l'hanno portata, dopo aver perso la memoria, a capire di voler essere migliore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non c’è niente di più bello di una giornata all’aria aperta spesa a passeggiare sotto i raggi del sole.
Questo era quello che stava pensando Roxane in quel momento, cercando di scacciare via dalla sua testa tutto il resto.
Camminava contando gli alberi che incontrava, sorridendo alle persone e saltellando ogni tanto.
Si sentiva così leggera, eppure oppressa.
Leggera perché sapeva di poter ricominciare da capo.
Oppressa perché nessuno, all’interno della sua famiglia, le avrebbe permesso di prendere una direzione diversa dalla precedente.
Arrivò al parco finalmente, dopo almeno venti minuti che camminava. Casa sua era grande, ma anche parecchio isolata dalla cittadina.
Si accorse di una libreria che si trovava proprio vicino all’entrata, così decise di fare un salto lì prima di proseguire con il suo giro turistico.
Entrò e un odore di carta la inebriò.
Sorrise a se stessa e si avvicinò ad uno scaffale a caso, cercando qualcosa che la incuriosisse.
Passò almeno dieci minuti a leggere trame di libri di ogni genere, per poi sceglierne uno.
Chissà se era mai stata lì, se le piaceva leggere o se magari avesse già letto quel libro.
Erano così tante le risposte che desiderava, eppure non sapeva a chi potersi rivolgere.
Tornò a dedicarsi alla passeggiata  e dopo aver trovato una panchina all’ombra, si accomodò per leggere in tranquillità.
Non fece in tempo a leggere che venne interrotta da due ragazze.
- Roxy! Come stai, gioia? – le disse una delle due, una tipa bionda, più bionda di Roxane, con un’espressione poco sincera.
L’altra annuì al suo fianco e non lasciò nemmeno il tempo di una risposta. – Si, siamo state molto preoccupate! Louis ci ha raccontato tutto. -
Eppure non sembra preoccupata proprio per niente, pensò Roxane.
- Emm, sto bene, grazie. Louis vi ha raccontato anche del fatto che ho perso la memoria? -
Le due risero e si guardarono complici.
- Si, certo, la perdita i memoria. Senti tesoro, ci vediamo domani a scuola, che ne dici? -
Si avvicinarono, le baciarono la guancia e poi sparirono, senza smettere di ridere.
- Mah, esisterà qualcuno normale qui? – mormorò Roxane, poi però alzò le spalle arresa e continuò a leggere.



La cena fu tutto tranne che piacevole.
Certo, il cibo era dei migliori, solo la compagnia lasciava a desiderare.
Sua madre e suo padre erano seduti ai capi opposti del tavolo, che era talmente grande da non permettere quasi una normale conversazione.
Lei e Louis invece erano stati fatti accomodare uno di fronte l’altra in modo da poter parlare liberamente.
- Non esagerare con la pasta tesoro, lo sai che fanno i carboidrati. -  le disse la madre acida, poi guardò sprezzante il piatto di Roxane e continuò a mettere in bocca la sua insalata scondita.
Louis rise. – Non ingrasserebbe di un grammo nemmeno se mangiasse cinque piatti di pasta di seguito. -
Il padre di Roxane sembrò d’accordo, infatti si unì alla risata.
- Hai ragione figliolo, è una delle doti di famiglia. Si sa, la bellezza è importante, e siamo così fortunati a non dover pensare alle diete come tua madre. -
Roxane annuì, ma non riuscì a ridere anche lei.
Cosa c’era di tanto grave in qualche chilo di troppo?
Il problema lì dentro era che non si accettava niente che fosse imperfetto.
- Domani c’è scuola. – disse lei, pensando ad alta voce.
- Già, spero che manchi l’insegnante di educazione fisica, non ho proprio voglia di fare una partita a rugby. – disse Louis e Roxane sgranò gli occhi.
- Abbiamo un campo da Rugby a scuola? -
Suo padre rise, ma il ragazzo alzò gli occhi al cielo. – Basta Roxy, dacci un taglio. -
La madre annuì. – Si fiorellino, smettila. – poi le lanciò uno sguardo d’avvertimento, guardando poi il marito e Roxane annuì afflitta.
Come poteva far capire davvero che aveva perso la memoria? Possibile che lo le credevano? Roba da matti.
Louis si alzò di scatto, si avvicinò  per baciare la ragazza e si congedò, salutando con troppe moine i genitori.
- Posso alzarmi? – chiese Roxane e il padre annuì confuso.
Lasciò la stanza e si diresse verso il bagno della sua camera per fare una doccia, ma appena entrò si accorse che c’era Louis sul letto.
La stava guardando in modo malizioso, e lei capì subito perché. No, non di nuovo, pensò.
- Non eri andato via? -
Lui rise e si alzò. – Piccola, facciamo così ogni volta che vengo qui a cena.
I tuoi non se ne sono mai accorti, perché fai così ora? Non eri tu che amavi farli arrabbiare, poi? -
Lei scosse la testa e si sedette sul letto. – Senti Louis, se davvero mi ami come tutti dicono, stammi a sentire. Ti giuro che non mi ricordo un accidente di quello che ho fatto prima di essermi svegliata in ospedale e non so che fare perché nessuno mi crede! Sembra che non importi a nessuno, che io sia stata una ragazzina così poco credibile prima.. -
Notò che il ragazzo aveva assunto un’espressione leggermene confusa. Che si stesse rendendo conto della verità?
Lui scosse la testa, come per scacciare via i pensieri dalla testa e sorrise.
- Nah, non funziona così con me, tesoro. Mi avevi detto che non avresti finto, che l’avresti fatto solo con i tuoi. Non ci provare,  non mi freghi. -
Poi uscì dalla finestra, scavalcò il balcone e scese dalla scaletta di legno fino a raggiungere la sua macchina parcheggiata lì fuori.
- Fantastico. – sussurrò Roxane. Non sapeva da che parte cominciare.
Prese il suo cellulare e cercò il numero del padre di Louis.
- Pronto, salve Jacob, scusi il disturbo. Volevo chiederle se le andrebbe di vederci domani, ho bisogno che lei si accerti che la mia perdita di memoria sia reale. Qui credono ancora che io stia fingendo e non mi aiutano di certo. -
Accettò. Magri l’indomani avrebbe risolto qualcosa, chi lo sa.
Magari i suoi avrebbero creduto ad un pezzo di carta che certificava il suo stato.
O erano superiori persino a quello?



Si svegliò a causa delle urla di sua madre che cercava di farsi sentire dal piano di sotto.
Era tardi, terribilmente tardi, solo Roxane non sapeva a che ora puntare la sveglia, non sapeva come arrivare a scuola e nemmeno che materie preparare, così non aveva pensato a niente di tutto ciò.
Si lavò e si vestì di fretta,  cercando di conciarsi nel modo meno appariscente possibile e poi schizzò in cucina per fare colazione.
- Dove vai? – una voce cavernosa rimbombò nel corridoio e un uomo in vestaglia uscì dalla stanza.
Era suo padre. – Vado a fare colazione in cucina, perché? -
- Perché lo sai che la colazione non viene servita dopo le 7 e 30. Hai fatto tardi, andrai a scuola a stomaco vuoto. – disse burbero, lasciandola sena parole.
Forse si era sbagliata, magari quello era un hotel e lei non se ne era resa conto.
- Mah … - borbottò tra sé. Uscì di casa e trovò sua madre ad aspettarla davanti la macchina.
- Hai preso tutto? I libri, le altre cose che ti porti di solito insomma! – le chiese con finta apprensione, anzi carica di acidità.
Roxane annuì e salì in macchina.
Arrivò a scuola in cinque minuti, avrebbe potuto fare il percorso anche a piedi, infatti, ma sua madre le disse che era una sciocchezza.
- Cosa penserebbe di noi la gente se ci vedesse andare a piedi? Che siamo dei poveracci, ecco cosa! -
E la liquidò così.
Una famiglia con molto dialogo, la sua.
Si trovò davanti l’entrata della scuola sena rendersene conto. A farle aprire gli occhi fu un ragazzo occhialuto che le andò a sbattere contro.
Non appena vide con chi aveva a che fare, lui cercò di scusarsi in tutti i modi, allontanandosi preoccupato,  ma poi Roxane gli sorrise e sussurrò un “non ti preoccupare”, che lo fece rimanere ancora più sorpreso.
Lei entrò nell’edificio, che era bellissimo e molto curato, e tutti si voltarono verso di lei.
Doveva essere proprio una di quelle che mettevano in riga tutti.
Trovò Louis appoggiato a una colonna che gli sorrideva malizioso, come se non conoscesse un’altra espressione eccetto quella.
- Buon giorno raggio di sole. – le disse, e la avvicinò a sé per baciarla.
Lei però fece in tempo a ritrarsi e Louis sbuffò sonoramente. – Che c’è ora? – chiese scocciato.
Lei gli sorrise. – Indovina un po’. –
- Ancora con quella storia. Dacci un taglio una volta per tutte, Roxy! Senti, ci vediamo in palestra in terza ora, ti aspetto nello spogliatoio. E’ vuoto in quell’ora, capisci cosa intendo … - le fece l’occhiolino e sparì con i suoi amici.
Idiota.
- Roxy, amore, come stai? – erano di nuovo le ragazze che aveva incontrato al parco, solo con altri cinque o sei cloni che si comportavano allo stesso modo.
- Alla grande. Cosa abbiamo in prima ora? –
- Chimica. Oggi abbiamo tutte le lezioni insieme, non ricordi? Vieni, ti devo raccontare di Danny … -
Almeno aveva trovato qualcuno che sapeva cosa fare.
Venne trascinata da quelle chiacchierone e la giornata passò così, a sentire pettegolezzi e giudizi sui vestiti altrui.
Arrivata l’ultima ora, venne convocata dalla preside e così al termine delle lezioni si recò nel suo ufficio.
La donna sembrava una tipa molto severa, chissà se magari andava d’accordo con sua madre.
- Siediti cara. Sto per darti una bella notizia che piacerà sicuramente a Carol. – ecco, appunto.
Roxane accennò un sorriso cortese e la donna continuò. – Sei stata  scelta come studentessa dell’anno e a breve ti verrà consegnato una targa e un certificato. Devi essere fotografata, inoltre, per affiggere la tua foto tra quelle degli studenti degli anni passati. -
Caspita, era proprio brava allora!
Annuì e ringraziò la preside e appena potè, sgattaiolò da quel mare di cortesia e giri di parole.
Trovò l’autista che la aspettava davanti la macchina, come al solito, solo senza sua madre.
Si avvicinò a lui e gli sorrise.
- Salve. Posso farle una domanda? – gli chiese e lui un po’ sorpreso, annuì.
Roxane prese un bel respiro e parlò. – Non so se ha sentito i discorsi che faccio con mia madre in macchina, ma ho perso la memoria. Lei non mi crede ma è la verità così ora devo andare in ospedale dal padre di Louis per fare un controllo. Potrebbe accompagnarmi? -
La sorpresa dell’autista era svanita pian piano. Ora sembrava più serio ma sereno.
- Mi ero accorto che qualcosa non andava in lei. – disse, poi si rese conto di essere stato poco carino e si riprese. – Cioè, non voglio dire che lei sia …-
Roxane non gli lasciò il tempo di finire la frase però. – Stia tranquillo, so che ero un disastro. -
Lui annuì sconfitto. – Si, beh. Diciamo che maleducata, arrogante e presuntuosa  rendono bene l’idea. -
La ragazza trattenne una risata sommessa. – Già. Sono cambiata comunque. Si può dire che l’incidente mi abbia fatto bene, a parte il fatto che non ricordi chi sono. -
- Beh, per questo c’è sempre tempo. Una cosa per volta. Ora la accompagno dal dottor Tomlinson e poi vedremo cosa fare. Dopo di lei. – la invitò a salire in macchina e la ragazza si sedette  sul sedile posteriore.
Era più tranquilla ora.
Sentiva di aver trovato un amico, qualcuno di cui fidarsi.
Non avrebbe dovuto affrontare tutto questo da sola.



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here I am.
Allora, cosa ne pensate stavolta? Scusate l'attesa, mi sono presa un po' di tempo per definire bene la trama, così sarà più facile scrivere il resto! 
Voglio sapere se vi piace, mi raccomando! 
Un bacione :D
  
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