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Autore: underaheavycloud    18/03/2012    1 recensioni
Pensate di svegliarvi in una stanza bianca, proprio come la vostra mente, e di dover ricominciare a costruire la vostra vita, prima che lo facciano gli altri.
Questo è quello che è accaduto a Roxane.
Un fidanzato odioso, una famiglia assente e ipercritica e una vita frenetica, piena di impegno superflui, l'hanno portata, dopo aver perso la memoria, a capire di voler essere migliore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprì gli occhi lentamente e la luce abbagliante la accecò, tanto da farglieli chiudere di nuovo e poi aprirli ripetutamente.
Una volta riuscita a mettere a fuoco la stanza si rese conto di trovarsi in una camera sconosciuta, con mobili strani, inusuali.
Sembrava quasi la stanza di un ospedale, visto tutto quel bianco, quella grande finestra che dava sul giardino e i pochi mobili buttati su un lato della parete.
Roxane si alzò dal letto, cercò le pantofole e dopo averle indossate si avvicinò alla finestra per osservare.
Quello che vide fu un giardino pieno di panchine, occupate da vecchietti o comunque adulti, intenti a borbottare tra loro e un grande parcheggio, dove intravide anche alcune ambulanze.
Era davvero in un ospedale, allora.
Guardò i vestiti che indossava e un senso di stordimento la colpì, tanto da farla barcollare.
Si aggrappò al comodino accanto alla finestra, ma nell’intento fece cadere un vassoio, e il bicchiere e il piatto si ruppero al contatto con il pavimento.
La ragazza cercò di raccogliere tutto,di rimediare, ma subito sentì la porta aprirsi e una infermiera entrò correndo eccitata.
- Oh signore, ti sei fatta male gioia? Quando ti sei svegliata? Devi stare assolutamente a letto, corri, infilati sotto le coperte, su! – disse tutto d’un fiato, senza lasciare a Roxane il tempo di pensare.
Dopo essersi accertata che tutto fosse in ordine, l’infermiera corse fuori a chiamare il medico, che, anche lui eccitato, si presento in fretta in camera della ragazza.
- Come stai cara? – chiese sorridendo incoraggiante.
Lei cerco di formulare una risposta adatta, ma non ci riuscì.
Si sentiva così strana, come se non provasse niente, eppure ogni cosa le sembrava nuova.
- Non lo so signore, mi dica lei cosa mi è successo. -
Il medico la guardò accigliato e le si avvicinò sospetto. – Roxy, ti senti bene? -  le chiese.
La ragazza annuì indecisa ma non rispose.
- Ti ricordi qualcosa di quello che è successo? -
Scosse la testa.
- Pensi che la presenza di Louis potrebbe aiutarti a ricordare? -
Stavolta era lei ed essere accigliata. – Chi è Louis? - 
- Come chi è, è il tuo ragazzo, non ricordi? Roxy, sei sicura che va tutto bene? Raccontami qualcosa di quello che hai fatto prima dell’incidente, avanti. -
La ragazza cercò di formulare qualcosa, ma si rese conto che nella sua testa non c’era niente.
Tutto ciò che riusciva a ricordare era il bianco abbagliante della luce che la aveva accecata poco prima, niente di più.
- Io non ricordo niente di tutto ciò, signore. Non riesco a ricordare niente. Cosa mi sta succedendo? -
- Ok, stai tranquilla. Hai perso la memoria, ma vedrai che la otterrai di nuovo, ok? Ti ricordi almeno di chiamarti Roxane, vero? -
Lei annuì.
Le era rimasto solo il suo nome.
- Stai calma, non c’è bisogno di agitarsi, … - disse lui indaffarato a scrivere sulla cartellina – non preoccuparti … -
A lei sembrò che l’unico che doveva stare calmo fosse lui, ma non glielo fece notare.
- Lei chi sarebbe, scusi? Voglio dire, sembra che abbiamo parecchia confidenza, è per caso mio amico? -
-Certo, sono il padre di Louis! Lui è il tuo ragazzo, state insieme da quando eravate piccoli così! Ora avete diciotto anni, vedrai, quando ti tornerà la memoria scoprirai quanto tutto questo può sembrare buffo! -
Balbettò tutto questo di fretta, dopo di che estrasse il telefono dal taschino e chiamò qualcuno.
- Ho avvertito i tuoi genitori che ti sei svegliata, saranno qui in un attimo, non ti preoccupare. Stai tranquilla.  -
Lei annuì. -  Sono calma, giuro. -
Anche lui annuì e poi sparì chiudendosi la porta alle spalle, lasciandola sola.
Roxane allisciò le coperte con le mani, sistemando tutto il più possibile e si appoggiò al cuscino, riflettendo.
Tutto ciò che ricordava della sua vita era quello che era appena successo in quella stanza, e non si spiegava come. Avrebbe avuto certamente risposte dai suoi genitori.
Poi si accorse di non ricordare nemmeno loro. Si sentiva come la figlia di nessuno, una ragazza senza affetti, conosciuta al mondo magari, ma senza nessun riferimento.
Con questi pensieri nella testa, si addormentò.



-Tesoro mio, svegliati! – una voce strana, di una donna strana, la svegliò.
Roxane aprì gli occhi e si trovò davanti una figura smilza, snella, di una cinquantenne che aveva voglia di dimostrare almeno venti anni di meno.
Aveva la faccia completamente truccata, doveva aver fatto qualche ritocco, di sicuro, e soprattutto aveva un colorito che dava troppo sull’arancio per sembrare naturale.
- Chi sei? – le chiese senza troppi complimenti, e la donna alzò gli occhi al cielo.
- Smettila con la storia della perdita di memoria, non abbiamo tempo per queste sciocchezze.
Hai una lezione di equitazione tra due ore e la macchina ci sta aspettando di sotto, quindi vedi di darti una mossa. -
La donna cominciò a sistemare  le cose in una grande borsa e poi uscì dalla porta, senza nemmeno aspettare la ragazza.
Roxane, sorpresa e un po’ delusa, si alzò dal letto e si cambiò con i vestiti appoggiati ai piedi del letto.
Quella doveva essere sua madre, e dalla prima impressione, sembrava una persona poco simpatica.
Perché credeva che stesse fingendo?
Uscì dalla stanza e trovò sua madre e il dottore che parlottavano, finche non si accorsero di lei.
- Vieni Roxane, andiamo a casa. – disse la madre brusca, provocando una smorfia sul volto del medico.
- Sai Carol, credo debba stare a riposo. Non lasciarle praticare nessuno sport fino a domani, ok? -
La donna scosse la testa e sbuffò. – Non ti ci mettere anche tu Jacob. Lo sai com’è! E’ viziata e egocentrica, sarà un altro modo per avere tutta l’attenzione su di se, quindi se dico bene, si stuferà tra circa due ore e cambierà mossa.
Ora dobbiamo andare, saluta Louis e Anne. -
Detto ciò, prese la figlia per il braccio e la trascinò al piano di sotto, senza fare caso alla voce dell’uomo che la incitava a stare attenta.
- Tu sei mia madre, quindi. – disse Roxane, che era così confusa.
- No, sono la fata turchina! Ma che domande fai, dacci un taglio. – le disse la madre.
- Guarda che non mi sto inventando proprio niente, non ricordo davvero niente, quindi potresti per favore, spiegarmi quello che è successo? – chiese Roxane, con calma, ma la donna non la ascoltò, anzi entrò in macchina e disse all’autista di dirigersi verso casa.
- Ti avverto adesso, così non avremo problemi a casa. Tuo padre è  molto stressato, ha avuto una conferenza a lavoro e domani avrà una giornata piena, quindi vedi di non infierire con le tue storie da adolescente, intesi? -
- Ma io non ricordo davvero niente. – sussurrò Roxane, più a se stessa che alla madre.
Perché tutta quella cattiveria? Perché quella indifferenza?
- Ho avuto un incidente, giusto? -
La donna annuì. – Si, eri con Louis a fare non so cosa, non dirmelo, non voglio saperlo,  e sei caduta sbattendo la testa, così Jacob ti ha ricoverato in ospedale. -
La ragazza annuì.
Era cominciato tutto da lì, allora.
- Non voglio andare ad equitazione oggi, posso vedere Louis? – disse innocente, sperando che quella fosse la solita espressione che utilizzava in situazioni simili.
- Solo per stavolta, e perché l’ha detto il dottore, altrimenti mi sentivi!  Su, scendi. Siamo arrivate. -
L’autista aprì la portiera e Roxane lo ringraziò sorridendo.
Questo provocò al ragazzo uno sguardo stupito e imbarazzato, e alla madre uno sbuffo impaziente.
- Da quanto hai cominciato a ringraziare? -
- E’ educazione, perché non dovrei? -
La donna fece spallucce e entrò in casa. O meglio entrò nel palazzo, perché quella era proprio una reggia.
Sembrava avere migliaia di stanze enormi, viste le finestre e il giardino era immenso.
Si chiese se per caso, la lezione di equitazione non si sarebbe tenuta proprio lì.
Entrò anche lei e un maggiordomo la scortò nella sua stanza insieme alle borse piene di vestiti, lasciandola poi sola.
Si guardò intorno e si accorse di avere per se, una camera che una normale famiglia avrebbe utilizzato per vivere insieme.
C’era un letto enorme in fondo alla parete, una finestra enorme che dava su un balcone altrettanto grande, e uno scrittoio pieno di trucchi e roba varia. Nella parete opposta invece c’era un armadio immenso che dava l’impressione di essere pieno.
“Che razza di persona ero prima dell’incidente?” si chiese preoccupata.
Qualcuno bussò alla porta interrompendo i suoi pensieri, così andò ad aprire e trovò davanti a se un ragazzo bellissimo , che le sorrideva.
Aveva degli occhi chiari verdi, ma pieni di sfumature, e dei capelli sistemati in modo disordinato.
Doveva essere Louis, pensò.
- Ei piccola, ti sei ripresa. – disse.
Roxane alzò le sopracciglia per fargli capire la sua sorpresa e lui rise.
- Andiamo, ti hanno scoperta, non puoi andare avanti con questa storia della perdita di memoria!
Inventatene una più credibile. – le disse sogghignando e poi chiuse la porta alle sue spalle, trascinando la ragazza sul letto.
- Ti va di farlo? – le chiese, ma a lei sembrò più un ordine.
Si alzò di scatto dal letto e scosse la testa sicura.
- Senti, mi hanno detto che ho avuto un incidente con te e che noi due stiamo insieme, quindi invece di comportarti in questo modo, potresti raccontarmi quello che è successo? -
Louis sgranò gli occhi e sorrise maligno. – Roxane che rinuncia a venire a letto, è da segnare sul calendario questa data.
Seriamente tesoro, con me non serve fingere. -  le disse, e le si avvicinò malizioso, cercando si arrivare ai bottoni dei pantaloni.
La ragazza, però, arretrò e cominciò ad arrabbiarsi. – Non so nemmeno chi sei, quindi fammi il piacere di togliermi le mani di dosso.
Ma che diavolo ha questa famiglia, che schifo di vita facevo una settimana fa? Non posso credere che vi stiate davvero comportando in questo modo! -
Roxane corse fuori dalla stanza, fino a raggiungere le scale e si precipitò in giardino.
Trovò un angolo appartato e si sedette su una panchina, pensando.
Jacob, dottore e padre di quell’idiota del suo ragazzo, aveva detto che avrebbe ottenuto presto la memoria, forse.
Ma lei voleva davvero ricordare tutto ciò, o magari era meglio ricominciare da capo?
Niente di quello che aveva visto fino a quel momento le era sembrato che valesse la pena di essere ricordato.
C’era tanto di quell’odio e disprezzo lì dentro, e lei si chiese se non ne avesse fatto parte fino a poco tempo fa.



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Eilà gente!
ho appena cominciato a scrivere questa nuova fan fiction, visto che ho terminato l'altra!
Sparo vi piaccia, buona lettura!  :)

  
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