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Autore: Faust_Lee_Gahan    01/04/2012    7 recensioni
"Negare, negare, negare. Lei e suo fratello erano dei maestri nella sottile arte del negare l'evidenza. Doveva essere genetico."
[Sherlock/John - Harry/...]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harriet Watson, John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Riflessioni di un'alcolizzata sulla vita sentimentale del fratello minore

Summary: Negare, negare, negare. Lei e suo fratello erano dei maestri nella sottile arte del negare l'evidenza. Doveva essere genetico.

Pairing: Sherlock/John implied; Harry/SUPPRAAAAAISS!

Rating: “Verde come un labirinto”

Words: 2655

Disclaimers: Non miei e “blablablabla! Lascia stare! Abbiamo detto queste cose centinaia di volte!”

Notes: Harry, oh Harry. ♥ Sei tanto bella e sto aspettando che entri a far parte effettiva della serie.




Riflessioni di un'alcolizzata sulla vita sentimentale del fratello minore



I fratelli litigano, i vecchi amici si tagliano le orecchie...

E' un mondo folle, Earl.”

(My name is Earl)




Harry sbuffò. Era seduta al tavolino della tavola calda e guardava fuori dalla finestra con aria svagata. Suo fratello non sarebbe arrivato mai più.

«Harry!»

Lei si voltò e gli sorrise. «Johnny! Finalmente!»

Lui si sedette di fronte a lei. «Come stai?»

«Ancora viva, e tu?»

«Io perfino troppo.»

Harry sghignazzò di gusto.

«Che prendete?»

Harry alzò lo sguardo verso Jenny, la cameriera del locale. Erano due settimane ormai che l'aveva puntata. Fece un sorriso a millemila denti.

«Per lui una bottiglia d'acqua, per me un tè freddo.» disse.

John la guardò. Lei ricambiò lo sguardo e lo sostenne, tentando di rimanere impassibile. Suo fratello sapeva che si stava trattenendo da morire e sentì che apprezzava. Qualcosa negli occhi azzurri si era leggermente ammorbidito, quando disse: «Ho cambiato idea. Prendo uno scotch.» posando il menu.

Harry liberò l'aria intrappolata nei polmoni. «E io un Cosmopolitan!» aggiunse.

Jenny segnò con perizia. «Ok, torno subito.»

«Sentiremo la tua mancanza, tesoro.» disse lei. La ragazza arrossì e si allontanò.

Harry guardò suo fratello di nuovo, con aria compiaciuta.

«Stavo per chiederti perché fossimo venuti proprio qui, ma credo di averlo capito da solo.»

«Tu sottovaluti le tue capacità, fratellino!» esclamò «Giornata pesante?»

«E non è ancora finita.» disse lui lugubre.

In quel momento il cellulare di John squillò, avvisandolo di un messaggio. Lo prese e lo lesse, mormorando: «Infatti.».

«Chi è?» s'informò, anche se sapeva già la risposta, mentre arrivavano i drink.

«E' Sherlock. Mi ricorda l'appuntamento con Lestrade più tardi... e che abbiamo finito il latte. Di nuovo.». Sospirò mentre infilava il cellulare in tasca.

Harry lo scrutò attentamente, alla ricerca di quel dettaglio che le avrebbe dato conferma... Eccolo, infatti. Ghignò vistosamente continuando a fissarlo.

John alzò lo sguardo verso di lei. «Che c'è?» chiese bevendo.

«Te lo stai facendo di nuovo, vero?»

Suo fratello tossì. Un po' di liquore doveva essergli andato storto. Lei ghignò ancora di più.

«Non so di cosa tu stia parlando.» balbettò tentando di ricomporsi.

Era adorabile quando faceva il finto tonto.

«John. Non mentirmi.» insisté lei.

«Davvero. Non capisco-»

«Ti conosco.»

Si guardarono a lungo, finché John scosse la testa rassegnato. «Ma come ci riesci tutte le volte?»

«E' un dono!» rispose alzando le spalle. Esitò un attimo prima di domandare, leggermente preoccupata: «Ti ricordi com'è andata l'ultima volta?»

John alzò le mani. «Stavolta è diverso. E' solo sesso.»

Harry posò il suo drink velocemente, prima di rovesciarselo addosso. Provò a trattenersi, ma alla fine cominciò a ridere sempre più fragorosamente. Era la cosa più divertente che sentiva da settimane.

«Ti dispiacerebbe dirmi cosa c'è da ridere?» chiese offeso

«Tu che fai solo sesso?!» Harry rise ancora alla sola idea. «Scusa ma è la cosa più ridicola che abbia mai sentito.»

John strinse le labbra. «E perché mai, di grazia?»

Si stava arrabbiando, ma la situazione generale era troppo divertente. «Andiamo, John. Tu non sai scindere dai tuoi sentimenti. E' questo il tuo problema!» lo analizzò pulendosi la bocca.

Lui si grattò il retro del collo ed ebbe la decenza di non ribattere.

«Quindi, l'unica cosa che posso dedurre è che ti piace ancora il cervellone!» concluse lei, usando apposta quel verbo. Dio se si sarebbe infuriato!

«Io non provo più quel tipo di sentimenti per Sherlock!» esclamò lui, colto sul vivo.

Prevedibile come un giorno di pioggia a Novembre. Harry alzò un sopracciglio scettico. «Sì, certo. Raccontalo a qualcun'altra.»

John si alzò nervoso e lei sospirò. «Se mi hai chiamato solo per fare anche tu delle stupide deduzioni su di me, tolgo il disturbo! A questo pensa già il mio coinquilino, cara!»

Lei sorrise compassionevole. «Scopamico, John.» precisò.

Suo fratello alzò i tacchi e uscì dal ristorante con tutta l'aria indignata possibile. Harry sospirò ancora, scuotendo la testa. Negare, negare, negare. Lei e suo fratello erano dei maestri nella sottile arte del negare l'evidenza. Doveva essere genetico.





Il telefono squillò.

Harry mugugnò, infastidita.

Al telefono non importò, e continuò testardo a suonare.

Sospirando nervosa, Harry lo prese e rispose.

«Pronto?»

«Harry? Non starai mica dormendo?»

Lei alzò gli occhi al cielo. Un disturbatore del genere non poteva che essere suo fratello.

«Perché? Che ore sono?»

«Mezzogiorno.»

Praticamente l'alba.

«E' domenica, John. Dormo finché mi pare!» esclamò

Silenzio. «Puoi tornare a dormire, se vuoi.»

Tipico. Si sentiva ancora in colpa per l'ultima volta, altrimenti non avrebbe avuto tutta questa premura. Scosse la testa. Forse era un po' ingiusta per la mancanza di caffeina. John aveva sempre avuto il difetto della gentilezza.

Si sedette sul bordo del letto. «Ormai mi hai svegliata...» mormorò «Dimmi tutto.»

Sospiro. Silenzio. «E' finita.»

«Cosa è finita?»

«Questa … cosa … con Sherlock.» disse dall'altra parte del telefono. Harry lo immaginò gesticolare frenetico. «E' finita.»

«Davvero?» domandò incredula, alzandosi per andare in bagno

«Sì, davvero.»

Harry sospirò mentalmente, sistemandosi i capelli. Aveva sentito quella solfa altre volte. Troppe per crederci ancora.

Si diresse in cucina e cercò il bollitore per il tè. «Che è successo?»

Fu John a sospirare davvero. «Quella cosa degli scopamici – ricordi?- è finita quando ho cominciato a uscire con una ragazza-»

«Hai cominciato a uscire con una ragazza mentre scopavi Sherlock?!» chiese, sconvolta.

Silenzio imbarazzato. «Beh... sì.»

Harry si bloccò nell'atto di accendere il gas. «Mi sbagliavo, John Hamish Watson.» disse «Sei un essere insensibile.»

«TU dici a ME che sono insensibile?!» esclamò lui, facendole allontanare il telefono dall'orecchio. «Fammi finire il racconto e poi vedremo chi è l'insensibile!»

Harry sospirò davvero stavolta. Guardò il bollitore, sapendo che si sarebbe preso tutto il tempo di questo mondo per fare il suo dovere e portare l'acqua alla giusta temperatura.

«Avanti, continua.» disse, sapendo già che se ne sarebbe pentita.

«Ieri sera sono tornato dall'appuntamento che avevo con questa carina e tranquilla ragazza e il mio coinquilino, e sottolineo coinquilino, mi ha fatto una scenata in piena regola!»

Infatti se n'era già pentita.

«Insomma che diritto ne aveva? Era d'accordo a troncare questa cosa degli scopamici, e poi l'ultima volta è stato lui a lasciare me!»

Harry ebbe l'impulso di gettare il telefono nel bollitore.

«E poi non sai la parte migliore!» Incredibile, c'era anche una parte migliore? «Mi ha praticamente dato della puttana!»

Harry alzò le sopracciglia. Questo era strano.

«Capisci cosa devo subire? Della puttana! A me! Io non-»

Harry alzò le mani, come per fermarlo. «John io non credo che lui intendesse-»

«OH SI, INVECE!» la interruppe urlando. L'aveva presa brutta.

«Dimmi le parole precise.»

«Ha detto che mi sto dando parecchio da fare con le donne! Prima questa, poi l'altra... Dovevi sentirlo!»

Harry chiuse gli occhi e si massaggiò la tempia con la mano libera. «E com'è finita?»

«Gli ho fatto notare che non devo dare conto a nessuno della mia vita privata, e meno che mai a lui.»

«E lui cos'ha detto?»

«Ha detto che era finita. Che questa … cosa … tra noi due era finita.»

Harry rimase in silenzio. Stavolta era piuttosto definitiva come rottura. Stava quasi credendo che fosse per sempre persino lei. Si congratulò mentalmente col fratellino per la spina dorsale dimostrata. D'altra parte era un soldato, anche se lei tendeva a dimenticarlo. Per lei era sempre e solo John.

«Ha l'aria di essere una cosa seria stavolta.» commentò.

Sospiro. «Vero, eh?» mormorò. Ne sembrava dispiaciuto. Era questo il problema di suo fratello: voleva bene a tutti. Forse dipendeva dall'essere medico. O dal fatto che in fondo era innamorato di quel pazzo e faceva di tutto per negarlo. Negare, negare, negare. Negare l'evidenza. Ma avrebbero affrontato l'argomento in un altro momento.

«Adesso sei in giro?»

«Sto andando in clinica. Ho il turno. Per fortuna.»

«Perché “per fortuna”?»

«Non avrei resistito un giorno intero con Sherlock, oggi. Dopo la discussione...»

Harry rise. «Certo.» Il bollitore prese a fischiare e lei lo prese come una benedizione. «Ti lascio, dolcezza. Cerca di non uccidere nessuno. Ci sentiamo dopo.»

Sorriso. «D'accordo. E bevilo liscio quel tè.»

Sorrise. «Ciao, Johnny.»

Attaccò, e poi sbuffò. Prese il bollitore e versò l'acqua bollente nella tazza. La faceva facile, lui. Ma come faceva a bere il tè liscio dopo racconti del genere?





Harry aprì L'Educazione Sentimentale di Flaubert a caso, sperando di poterci sprofondare dentro.

Forse c'era già dentro.

«Insomma, lei è molto carina. E molto gentile.» insisteva John affianco a lei.

«Questa come l'hai conosciuta?» chiese rassegnata al suo destino di educatrice sentimentale.

«E' la mia dentista.» rispose suo fratello, prendendo Madame Bovary.

«Fantastico. Così quando vi mollerete dovrai anche cambiarla, per non rischiare di finire senza denti.»

«Molto spiritosa, Harry.»

«Insomma, arriva al punto, John!» esclamò posando di malo modo il libro sullo scaffale. «Non mi avresti accompagnato in libreria se non avessi avuto un problema da discutere.»

«Questo non è affatto vero!» s'indignò lui.

Lei si fermò, prese Il Signore degli Anelli e lo guardò negli occhi. «Non farmi usare questo tomo in modo improprio, John.»

Il suo amato fratellino alzò le mani, con aria spaventata. «D'accordo, d'accordo. In effetti ho qualcosa di cui parlare!»

Harrieth sospirò, posando il libro – l'aveva già letto, non le serviva – e incrociò le braccia. «Avanti, cos'ha che non va questa?»

John esitò, sotto lo sguardo indagatore della sorella maggiore. «Non è proprio lei, il problema...»

Harry alzò gli occhi al cielo, e riprese a sfogliare libri.

«Insomma, pensa che ci sia qualcosa tra me e … beh... »

«Sherlock?»

«Già. Il cervellone.»

Harry si bloccò mentre leggeva il retro de La Nausea di Sartre, perché... c'era qualcosa di familiare in quel discorso. Ma cosa?

«Ci siamo incontrati in un bar per caso, e il fatto che il cervellone sappia perfettamente come prendo il caffè, come in When Harry met Sally, non significa niente. Insomma, viviamo insieme, e poi lui è il cervellone, sa praticamente tutto di tutti-»

«Lo stai chiamando di nuovo cervellone?!» realizzò Harry all'improvviso.

John sobbalzò, come un bambino quando viene beccato a fare proprio quello che gli era stato categoricamente vietato. Tentò di recuperare un'aria indifferente. «E allora?» disse, ma lei non ci cascò.

«Allora l'ultima volta che ti ho sentito chiamarlo così eri tutto innamorato!» gli fece notare.

«Non è niente!» ribatté lui alzando le spalle, e guardando altrove. «Siamo solo amici.»

«Già.» annuì lei «Certo, e io sono la regina.»

«Harry, quando fai così sei insopportabile!» sbottò John senza curarsi di abbassare la voce.

«Che vuoi farci? E' la vita!» rispose lei «A te è toccata una sorella insopportabile, e a me un fratellino isterico!»

Alzò lo sguardo verso il fratellino in questione, e sospirarono all'unisono.

«Devo andare. Il lavoro...» cominciò lui. Si passò una mano tra i capelli. «Mi dispiace.»

Harry annuì compassionevole, e gli accarezzò una guancia. «Anche a me.» disse sorridendo, e dal sorriso che ricevette in risposta seppe che suo fratello aveva capito che non si riferiva solo al turno in clinica.

John uscì dalla libreria, lasciandola sola. Lei tornò a guardare La Nausea.

Non è che non le andasse di ascoltare i racconti scandalosi di suo fratello, ma il fatto era che aveva sentito quelle stesse storie altre volte... Molte altre volte. Andava sempre così: si mettevano insieme, si lasciavano, restavano amici, scopavano, si rimettevano insieme, si lasciavano, restavano amici, scopavano e così via, all'infinito. Tutto perché erano solo un paio di vigliacchi -sì, in libreria era giusto censurarsi- troppo spaventati dalla portata dei propri sentimenti e delle proprie responsabilità. Quindi meglio negare. Negare, negare, negare. Negare l'evidenza.

Non le restava che aspettare il prossimo capitolo della saga.






Harry sfogliò la stupida rivista di gossip che le avevano dato in ospedale. Un'autentica rottura di coglioni. Si chiese se suo fratello sarebbe mai venuto a salvarla da quell'inferno.

«Harry!»

Eccolo infatti.

«Che diavolo ti è successo?» chiese entrando nella stanza, alla ricerca di una sedia. Aveva l'affanno, doveva aver corso.

Lei posò la rivista e sorrise. «Sono caduta dalle scale, ma non mi sono fatta niente. Mi tengono solo in osservazione.»

Lui sospirò di sollievo e si lasciò cadere sulla sedia tanto agognata. Incrociò le braccia, le appoggiò sul letto e poi vi posò la testa sopra.

Harry lo guardò interrogativa. «Che hai?»

«Niente! E' per te che sono preoccupato!» rispose lui sulla difensiva.

Lei non gli staccò gli occhi di dosso, per registrare ogni mossa. Abbassò le spalle, sull'orlo di una crisi isterica. «Che cosa hai fatto?»

John mise le mani avanti, segno che aveva davvero fatto qualcosa. Lo faceva anche quando era piccolo e la mamma lo rimproverava. «Senti, tu sei caduta dalle scale, sei in ospedale.» fece, gesticolando «Vediamola in prospettiva e sappi che ho fatto solo una... sciocchezza. Una sciocchezza molto piccola-»

«Sei andato a letto con Sherlock, vero?»

Lui sospirò, annuì sconfitto e la sua testa crollò tra le coperte bianche.

Harry combatté contro l'impulso di prenderlo a schiaffi. Eppure ormai doveva essersi abituata. Scosse la testa, osservando le nuvole nere che si formavano sulla testa di suo fratello depresso.

«E che cosa ha detto il cervellone?» chiese nonostante tutto.

«Ha detto: “John, che cosa significa?”.» mugugnò lui tra le lenzuola.

Harrieth sgranò gli occhi, allibita. «Perfetto! Lui fa sesso con te, dopo che ti aveva dato della puttana e che vi eravate insultati a vicenda, e tutto quello che ha da dire è “John, che cosa significa?”?!» sbottò nervosa. Si massaggiò le tempie con gli occhi chiusi, per recuperare la pace interiore. Ma non c'era niente da fare: era sparita per sempre. Almeno finché suo fratello aveva una vita sentimentale così.

«Beh, che cosa significa?»

Domanda da un milione di sterline.

John alzò la testa. La guardò sconsolato e sospirò. «Non lo so.»

L'avrebbe preso a schiaffi. Uno di questi giorni l'avrebbe preso a schiaffi.

Scosse la testa. «Fantastico.» mormorò, mentre lui sprofondava di nuovo nella più nera disperazione.

«Sono senza speranza.» lo sentì biascicare.

Harry scrollò le spalle. «Non sei solo, fratellino.»

John alzò la testa e la guardò con le sopracciglia aggrottate. «Che vuoi dire?» chiese a metà tra il curioso e il preoccupato.

Lei lo guardò, un mezzo sorriso che le nasceva spontaneo sulle labbra. «Ho incontrato una persona.» confessò.

«Chi?»

Il suo sguardo si perse lontano, davanti a sé. «Una matta.» rispose «Una matta. Una che ha più problemi di me e te messi insieme.»

John sorrise, il primo da quando era arrivato. «E' davvero possibile?»

Harry rise. «A quanto pare sì.»

«Come l'hai conosciuta?»

«Alla libreria, poco dopo che te ne sei andato.» raccontò lei «Ha detto che avevo un'aria familiare!»

John rise, annuendo. «E' un classico!» commentò.

All'improvviso, suo fratello si fece serio. «Ma tu sei felice?» chiese.

Lei rifletté un attimo. Pensò alla sensazione che aveva provato quando l'aveva vista l'ultima volta. «Non ci potremmo vedere spesso.» aveva detto lei «Ho i servizi segreti di mezzo mondo alle calcagna.» Harry aveva riso. «Vuoi essere la mia portaerei?» aveva continuato lei «Verrò a posarmi di tanto in tanto per rifare il pieno di sensazioni.» Posati bellezza, e vola via quando vuoi, io da questo momento navigo nelle tue acque (1), aveva pensato Harry.

Rispose il più sinceramente possibile: «Per un po' e relativamente.» (2)

John alzò le spalle. «Anch'io.» disse e poggiò la guancia sul materasso.

Rimasero per un po' in silenzio, ognuno nelle sue elucubrazioni. Harry si chiese per un attimo in quale parte del mondo fosse la sua portaerei e tentò di ignorare il sorriso spontaneo che di nuovo era nato sulle sue labbra. Lanciò un'occhiata alla nuca di John. Probabilmente stava analizzando la sua situazione, trovandola disperata e senza alcuna via d'uscita. Fu lui a interrompere il silenzio. «Ma tu conosci qualcuno che è felice?» chiese «Completamente, intendo.»

«No.» rispose lei, sicura.

«Bene. Allora non siamo gli unici due poveri scemi.»

Risero di gusto entrambi. La consapevolezza di essere due poveri scemi, ma almeno non gli unici al mondo, era decisamente esilarante. Ma ancora più esilarante era negare di essere i primi due della lista.

Negare, negare, negare. Lei e suo fratello erano dei maestri nella sottile arte del negare l'evidenza. Doveva essere genetico.





Notes, again:

Citazioni: (1) “Vuoi essere la mia portaerei? … navigo nelle tue acque” è preso da Il Paradiso degli Orchi di Pennac ♥; (2) «(Siamo liberi su una nave.) Per un po' e relativamente.» da Rosencrantz e Guildenstern sono morti di Tom Stoppard (altro ♥); notizie random: ho chiamato “cervellone” Sherlock già precedentemente, ma il fatto che John lo chiami così ogni volta che è tutto innamorato è preso da GA, dove Meredith non può fare a meno di chiamare McDreamy il suo Derek! Avevo pensato di chiamarlo McBrain, ma poi troppo sbattone! XD D'altra parte anche Derek si chiede e chiede a Meredith: “Cosa significa?” XD

Ma insomma, è abbastanza chiaro chi è la portaerei di Harry (e viceversa) oppure devo dirvelo?? XD Andiamo, ha i servizi segreti di mezzo mondo alle calcagna, e Harry ha un'aria familiare... Non ci vuole il QI di Sherlock!

E poi non so che dirvi! Andate e moltiplicatevi! ♥

  
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