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Autore: Anto1    02/04/2012    3 recensioni
Serventi è di nuovo in circolazione. La sua smania di sconfiggere Gabriel lo porta a fare un patto con un demone. Prima di combatterlo, però, il Gesuita dovrà fare i conti con qualcosa di altrettanto oscuro: il suo stesso potere.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Mi parli di lei, Padre Antinori!”
Claudia ripeté di nuovo quelle parole, rigida e dura, non lasciando trasparire nessuna emozione dalla voce astratta o dal viso bianco come un lenzuolo. Gabriel era rimasto muto, come impietrito da una visione sconvolgente, e lei doveva esortarlo a parlare. Cercava di dirsi di mantenere un contegno, costringendosi ad indossare una maschera professionale, come una maschera di trucco che copre il viso del pagliaccio; l’unica differenza era che il pagliaccio si truccava per far ridere il pubblico, lei invece aveva ad aiutarla solo l’apparente rigidità del corpo e del viso, che la distaccavano dal suo paziente come un muro di mattoni, necessario per non identificarsi con lui e per aiutarlo. Avevano una cosa in comune però, lei e quel pagliaccio: tutti e due dovevano soffocare le loro emozioni, i loro impulsi e velare i loro problemi per lavoro, ed entrambi piangevano dentro; ma il pagliaccio parlava ad un pubblico sconosciuto e aveva di fronte facce che non conosceva, lei, invece, era una donna innamorata e ferita che in quel momento doveva parlare freddamente all’uomo dei suoi sogni. Quest’uomo di cui si fidava ciecamente le aveva fatto un torto indelebile, quindi non solo per professionalità lei indossava una maschera di freddezza, ma anche per non permettere a quelle lacrime di fuoriuscire, a quelle emozioni di sopraffarla, emozioni così forti da farle accelerare le pulsazioni e la pressione sanguigna, e fra quelle emozioni regnava la paura: strisciante e inesorabile, era in quel momento più forte di quello sconveniente, irrefrenabile e bollente amore per un sacerdote.
“Si metta comodo, Padre” deglutì, cercando con quel gesto d’impedire al cuore di scoppiarle nel petto, che ora si stava alzando e abbassando quasi impercettibilmente per il respiro reso affannoso dalla tensione. Inspirò profondamente per ristabilire la calma, e riprese a parlare “chiuda gli occhi e si rilassi completamente.”
Gabriel fissava Claudia interdetto. Quegli occhi castani fissi su di lui sembravano muti e inespressivi, svuotati di qualsiasi sentimento, svuotati dell’amore che lui era solito leggervi; quegli occhi che prima lo guardavano tanto innamorati ora erano muti. Quell’immobilità del suo sguardo lo riempiva di tristezza, non poteva più sostenerlo; lo avrebbe preferito arrabbiato, accusatore, disgustato, ma non privo di anima. Quello che lo mortificava di più era sapere, quasi avvertire che Claudia non si stava comportando così freddamente per mantenere una facciata professionale; quando lui, mesi fa, tormentato dagli incubi e desideroso di affrontare la paura che ancora gli incuteva Villa Antinori, era andato in quello stesso ufficio per parlarle, lei non era stata così gelida, ma aveva usato un atteggiamento amichevole e quasi materno nei suoi confronti, non aveva  abbandonato nemmeno lì quella scossa elettrica che gli univa, anzi gli aveva addirittura dichiarato di non poterlo aiutare perché si sentiva troppo coinvolta da lui. Ma ora quei bellissimi occhi scuri dicevano il contrario. Avrebbe tanto voluto alzarsi da quel divano, prenderla per le spalle, scuoterla e chiederle il perché di quel suo contegno così freddo; invece, sospirò, bloccando le emozioni di risentimento che invadevano il suo cervello, si mise a sedere diritto, le mani sulle ginocchia, e chiuse gli occhi, spezzando quel contatto visivo così spietato e doloroso con lei. Non vedeva più i suoi occhi, ma continuava a sentire la sua voce; al contrario, questa sembrava molto più soffice, quasi dolce, molto simile alla voce che aveva imparato ad amare. Un suono calmo, rilassante.
“Si concentri sul suo respiro, lo senta scorrere liberamente dentro di sé: è calmo, entra ed esce senza sforzo, fluisce in tutto il suo corpo, rilassando i suoi muscoli, il suo cervello…”

Quella voce era dolce come una ninna nanna, soave, melodiosa; Gabriel vi si abbandonò completamente. Si concentrò su quelle note e su quelle parole come se non esistesse altro in vita sua; tutto il turbamento di prima era ormai del tutto svanito, tanto che lui non si ricordava nemmeno più perché mai si fosse arrabbiato, non si ricordava persino di essere sé stesso. Tutto quello che era importante, ora, era ascoltare quella voce e fare tutto quello che diceva.
“Ritorni con la mente a cinque giorni fa: lei è con me, a casa di Giada Bernardo.”
La sua mente verificò nei ricordi recenti se un simile avvenimento fosse mai accaduto. Sì, era in una stanza stretta, a soqquadro; Claudia, sul volto un’espressione terrorizzata, era al suo fianco; in piedi davanti a lui, una ragazza minuta dagli occhi e i capelli neri, che lo esortava con una voce da demone ad esorcizzarla, e lui che senza esitazione le metteva una mano sulla fronte per scatenare il suo potere.
“Che cosa è successo quando lei ha cercato di esorcizzare Giada, Padre Antinori? Che cosa è successo, mentre era in trance?”
“Ho cercato di portare in salvo la ragazza” rispose Gabriel, con voce bassa e strascicata “lei mi ha preso la mano, e mi sono voltato per portarla fuori da quel limbo, ma…” si bloccò, con un sussulto: il demone sotto forma di spettro nero galleggiava su di lui, impedendogli di passare.
“Ma?” la voce di Claudia era distante, e tuttavia il suo inconscio riuscì a coglierne un guizzo di apprensione.
“Il demone che la possedeva era lì, e m’impediva di passare. Gli ho detto di lasciarla andare, ma lui…” si mosse sul divanetto, agitato “lui ha detto di volere me, ed è entrato dentro il mio corpo.”
Claudia guardò spaventata il Gabriel seduto di fronte a lei, in contatto con la propria mente “E… e poi, ti sei risvegliato?” chiese, non accorgendosi di aver usato un tono più confidenziale.
Ma sul volto di Gabriel ora si stava formando un sorriso felice, estatico; Claudia fissò rapita l’espressione di puro piacere che trasfigurava il viso prima serio e triste del suo paziente. Era un sorriso di gioia estrema come non ne aveva mai visti sui visi di altre persone, il dipinto della felicità.
“Sì, mi sono risvegliato, nudo, e intorno a me c’era una foresta rigogliosa, bellissima; gli animali erano calmi e pacifici, e convivevano insieme in armonia. Il sole era alto e splendente nel cielo, e anche se lo guardavo, non mi bruciava gli occhi. Poi ho sentito il rumore dell’acqua che sgorga, e ho seguito quel suono: era una piccola cascata che si tuffava in un lago, come ha fatto poco dopo una rana. Quando la rana si è tuffata, le gocce d’acqua che ha spostato non sono ricadute nel lago, ma si sono alzate in aria, si sono moltiplicate, e si sono unite a formare un cristallo, che si è rotto subito dopo, colpito da un raggio di sole. Ma… alcune gocce sono rimaste, sono rimaste a coprire… oh!” tutti i suoi sensi si risvegliarono all’istante, e la sua mente si riempì di quell’immagine radiosa. Rimase senza parole, senza fiato, in adorazione.
“A coprire che cosa, Gabriel?”
Quella voce, solo quella voce riusciva a farlo andare avanti, a parlare “a coprire a malapena il corpo di una donna. Quel vestito assorbiva i colori intorno a sé, ed era bellissimo, ma non era niente in confronto a quello che copriva, alla donna che lo indossava… Claudia… Claudia è scesa su una piccola roccia piatta che stava al centro del lago, e ha cominciato a danzare, a muovere quel corpo meraviglioso aggraziatamente. Sembrava… sembrava una Venere, una Venere danzante, e l’acqua obbediva ai suoi comandi, si trasformava in foulard per lei, danzava con lei, le copriva solo il necessario. Era bella come nei miei sogni, se non di più”
“Ha… ha sognato Claudia?”
“Sì, quasi ogni notte.”
“E cosa facevate?”
“L’amore, sempre; abbiamo fatto l’amore pure nel sogno della foresta. Non riuscivo a resisterle, l’ho pregata in ginocchio di darsi a me, e lei ha accettato. Ma proprio quando ci stavamo unendo, lei ha cominciato a dissolversi… no… ti prego, ti prego, Claudia! No, amore mio, no! Sta… sta svanendo tutto. Claudia, non andare via, posso averti solo nei miei sogni!”
Il suono metallico di una penna che cade a terra lo svegliò bruscamente dal torpore, oppure era stata la paura di perdere Claudia? Può darsi, pensò Gabriel, ritrovandosi a faccia a faccia con lei. E ora Claudia non sembrava più la dottoressa rigida e professionale che l’aveva chiamato Padre Antinori, ma una donna, una semplice donna che stava fissando gli occhi scuri e sconvolti su di lui.
Claudia si abbassò, prendendo la penna con mano tremante, ricadendo subito dopo sul divanetto. Non era possibile… non era possibile che lui la sognasse così! Non era sconvolta per il sogno erotico: essendo una psicologa, ne aveva sentiti molti, tanto che non la scandalizzavano più. Diversi suoi pazienti, maschi e a volte anche femmine, avevano fantasticato su di lei. Per uno psicoterapeuta, i sogni erotici sono all’ordine del giorno. Ma questa volta era diverso: era stato lui ad aver fantasticato su di lei, ad averla sognata, e lui era un prete, un prete che pochi mesi prima aveva rifiutato il suo amore, che pochi giorni prima aveva tentato di stuprarla. Tuttavia era un uomo: un uomo che la desiderava ardentemente. Sul viso di nessun uomo lei aveva letto quella felicità estrema per averla sognata e desiderata, e poi la disperazione totale per averla perduta.
“Io sono il tuo desiderio sessuale, il tuo sogno erotico. Non sono altro che un sogno erotico. Dicevi di amarmi ma questo… questo non è amore, è un’ossessione, una dannata, dannatissima ossessione sessuale!” si coprì il volto con le mani, per coprire i suoi occhi velati dalla vergogna mista al desiderio.
“No! No, Claudia, non è vero! Io ti amo follemente! Ti amo e ti desidero follemente! Sei il mio più profondo desiderio! Da quando ti ho lasciata io… non ho avuto un attimo di pace, e ho cominciato a vederti nei miei sogni, di continuo, e tu in quei sogni non ti rifiutavi mai a me, e insieme ci dichiaravamo l’amore che stavamo facendo. Oh, Claudia! Non pensavo a quello che mi sarebbe successo, quando ti ho rifiutata, su quella terrazza!”
A quelle parole, dette con voce appassionata, quasi supplichevole, Claudia non resistette più; la psicologa professionale lasciò posto alla donna innamorata e ferita.
“Avresti dovuto pensarci, ormai è troppo tardi! Io non sono il tuo desiderio, non sono la tua donna. Hai fatto la tua scelta, adesso è troppo tardi per tornare indietro! Stammi a sentire: io non farò mai quello che pensi tu, non cederò mai a te! Puoi continuare a sognarmi, ma io non farò mai l’amore con te! Credi che io sia solo una bambola del sesso, priva di sentimenti? Vuoi solo fare sesso con me, non te ne importa niente di quello che provo, sei ossessionato dalla mia immagine perfetta che hai creato nella tua mente! E’ proprio per gli ipocriti come te che io ho smesso di credere in Dio! Sei… come tuo zio, o forse dovrei dire… come tuo padre?” disse, con una smorfia di disgusto.
Gabriel si ritrasse, spiazzato e ferito. Non avrebbe mai pensato che Claudia si rivolgesse così a lui; l’immagine di angelo luminoso che si era formata nella sua mente si lacerò all’istante, mostrandogli una donna molto bella, ma dal viso duro e rigido come fosse di pietra, la bocca carnosa distorta in una smorfia di disgusto, negli occhi non più amore o indifferenza, ma odio puro. Osservò quella mano bianca e fine che scriveva qualcosa sul blocco notes; quella testa scura che si alzava verso di lui; quella bocca carnosa che aveva desiderato molte volte di baciare ormai vista come un’estranea.
“Ci vediamo mercoledì prossimo alle nove. Può andare, Padre Antinori!”
Gabriel rimase per qualche secondo a guardare quegli occhi di una durezza inaccettabile, poi, troppo sconvolto per rispondere, si alzò e se ne andò senza salutare.
Quando la porta si richiuse alle spalle dell’uomo, Claudia guardò sconsolata quello che aveva scritto: sulla prima “S” di “disturbo sessuale” cadde una lacrima.




Ecco a voi il 7 capitolo. Gabriel non ha scoperto tutto di sé, ma dato che sto scrivendo di seduto psicoterapeutiche, non posso far riaffiorare i suoi ricordi in un botto, ci vuole tempo. Spero che l’incontro-scontro con Claudia vi sia piaciuto. So che vi aspettavate di più e di meglio, ma stavo pensando comunque di fare una fan fiction molto lunga, forse 20 capitoli o più, se vi fa piacere! Anto.
  
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