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Autore: LadySherry    02/04/2012    2 recensioni
« Ci sono due cose che ho imparato da quando sono qui. La prima: mai fidarsi degli estranei. La seconda: mai fidarsi di Bill Kaulitz.»
(...)
«Ma tra il bivio del prendere o lasciare, avevo deciso di prendere.»
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7.

 

L' Italia...la mia Italia. Se non fosse per il magnifico lavoro ad Amburgo e Giulia a Berlino, pianterei radici qui, sul serio.

Finalmente mi hanno concesso tre ore libere, da sprecare come voglio e con chi voglio.

Zac, la guardia del corpo dell' altra sera, si è offerto di farmi da guida turistica, visto che ha abitato a Milano per più di cinque anni e che gli altri non hanno bisogno di lui per il resto della giornata.

« Non è che potresti togliere la targhetta che hai spillato sulla maglia? Mette una certa soggezione» dico, indicandogli la spilla sulla maglia.

Dopo essermi accertata che non indossasse nulla che potrebbe portare le menti di alcune ragazze (eccessivamente astute) a collegarlo ai Tokio Hotel, chiamo un taxi.

Per la prima volta, dopo due settimane dall' inizio del tour, riesco a girare per una città e ammirarla come io mi intendo. Visto che, di Parigi, ho visto soltanto l' albergo e l' aeroporto.

Entro ed esco dai negozi, seguita da un Zac visibilmente stanco. Povero, costretto a trasportare tutti i sacchetti con i vestiti e accessori vari. Si è offerto lui ma sono sicura che non avrebbe mai immaginato di arrivare a tanto.

Torniamo in hotel dopo neanche due ore e io mi chiudo nella mia stanza a sistemare per bene le cose nella valigia.

Nella stanza di fianco sento Tom che ride, seguito a ruota da su fratello e quello che riconosco come Georg, dalla risata quasi isterica.

Qualcuno bussa alla porta e, dopo essermi sistemata i capelli, vado ad aprire.

David, senza nemmeno salutare, entra a razzo seguito da Benjamin.

« Ciao » borbotto, chiudendo la porta.

«Hai chiamato per confermare l' impegno della settimana prossima?».

«Certo, ho chiamato ancora ieri» affermo, sedendomi sulla sedia.

«Ben, perchè Bill non è ancora qui?» sbuffa il menager, sbuffando.

«Dovrebbe arr...».

Non fa nemmeno in tempo a finire la frase che bussano alla porta.

Ovviamente è Bill, seguito da Tom (altro ovviamente!).

«Eccomi. Sì, confermiamo per il servizio fotografico» afferma, sorridendo.

«Ovviamente ci sarò anche io» sorride Tom, quasi orgoglioso della sua scelta.

Sì, devono aver adibito la mia stanza come sala riunione, mentre ero fuori a fare shopping.

«Chiara, io non avrò tempo di andare con loro, e deve esserci un membro dello Staff presente » afferma Ben, guardando David.

«Ma non va già Natalie, scusa?» chiedo.

«Ma lei è la truccatrice, non la mia assistente» sbuffa David, come se avessi fatto una domanda stupida.

Forse sarebbe meglio fare una modifica al mio contratto e togliere l' incarico da assistente e modificare con la voce “baby sitter”, penso, cercando di non fare facce strane.

«Eddai, sarà divertente» afferma Bill, con un sorriso.

«Sì, come l' ultima volta, immagino» sussurro, con un certa ironia.

«Esattamente».

Evidentemente non ha colto l' ironia delle mie parole.

Sta di fatto che, divertente o no, al set fotografico dovrò andare. Che mi piaccia oppure no.

Dopo che se ne sono andati tutti quanti controllo l' orologio.

Devo chiamare Giulia.

«Pronto?».

«Indovina?».

«Chiaraaa. Ero qui da mezzora e mi chiedevo quando ti saresti decisa a chiamare, visto che non vuoi che sia io a chiamarti» sbuffa, anche se non è arrabbiata.

«Sono altissimi i costi, lo sai» le ricordo, con un sorriso.

«“E tu fai il lavoro più fico del mondo e ti finanzia la Universal”. Sì, me l' hai già detto» risponde, imitando la mia voce. O almeno, ci prova.

Sorrido. A volte mi mancano i momenti in cui io e lei sedevamo in salotto con i pop corn, la coca cola e qualche film divertente o romantico o di avventura.

Poi parlavamo di tutto, prendevamo in giro qualche collega e la giornata passava in fretta.

«Comunque, come vanno le cose a Berlino?» chiedo.

«Molto bene. Al negozio è tutto fantastico, le ragazze sono simpaticissime vedessi la gente che entra» risponde, euforica.

«Tesoro, lavori da Dior, chi ti aspettavi che entrasse in un negozio simile? - dico, alzando gli occhi.

Sono circondata da gente mica tanto normali. Ci farò l' abitudine e, prima o poi, perderò la normalità pure io.

«Sì, lo so, ma è tutto magnifico! Pensa, ho lo sconto dipendenti su qualsiasi capo d' abbigliamento del negozio».

La sento ridere e automaticamente sorrido anche io.

Pazza donna.

«Io oggi ho fatto shopping per Milano» aggiungo.

«Oh, magnifico. E' bella come città?».

«Tesoro, è stupenda. I negozi sono bellissimi, un giorno ti ci porto».

«Non vedo l' ora. Chiara, ora devo andare, devo finire di compilare delle carte. Ah, dimenticavo, se ti serve qualche vestito di Dior dimmelo, te lo trovo fuori e te lo compro, visto che ho lo sconto».

«Certo, grazie. Te lo dirò, ora che me l' hai ricordato. Preparati! Ciao, a domani».

Okay, la conversazione con Giulia è terminata e ora?

Qualcuno bussa alla porta.

Di nuovo.

Se è Jost lo prendo e lo butto giù dal balcone.

Invece no.

«Ciao» mi saluta, con un sorriso.

Lo squadro dalla testa ai piedi, perplessa.

Deve essere completamente impazzito. Ne sono fermamente convinta.

Guardo fuori dalla porta per accertarmi che il corridoio sia libero, dopodiché lo faccio entrare.

«In camera mi annoiavo» borbotta.

Si siede sulla sedia accanto alla scrivania. Chiaro, lui fa tutto senza chiedere il permesso a nessuno.

«E hai deciso di venire ad annoiare me» rispondo, acida.

Sorride.

«Se la vuoi mettere così...sì, sono venuto qui per annoiarti».

«Oh, dovrei esserne felice?».

«Un sacco di persone lo sarebbero al posto tuo».

«Ah già, lui è la star internazionale, certo».

Scuoto la testa e mi butto sul letto a pancia in giù.

«Caspita, non così in fretta» scoppia a ridere.

Eh?

Alzo la testa per guardarlo e mi basta vedere quella strana scintilla negli occhi per capire quella vaga perversione che il suo lato perverso tende sempre a evidenziare.

«Ma cosa hai capito? Razza di stupido. Sono stanchissima!» borbotto, disperata.

Non smette di ridere nemmeno quando gli lancio il cuscino addosso, colpendolo in pieno sulla faccia.

«Hai finito di ridere?» sbuffo, sistemandomi a gambe incrociate sul letto.

«Okay, va bene. Ho finito» biascica, dando un colpo di tosse per evitare di ridere di nuovo.

«Bene, era ora».

Rimaniamo un attimo in silenzio.

Lui fissa il pavimento mentre io mi guardo i piedi.

Nulla di così divertente.

«Prima non c' eri...» dice, tutto d' un tratto.

«Ero uscita a fare shopping» sorrido, rievocando l' immagine del povero Zac.

«Divertita?».

«Abbastanza».

Cala di nuovo il silenzio, quel silenzio imbarazzante in cui nessuno dei due dice niente.

Effettivamente non mi stupisco.

Lui si annoiava. Io mi annoiavo. Adesso ci annoiamo insieme.

Che noia.

«Kaulitz, ho pensato...guardiamo un film?».

Mentre lo dico scoppio a ridere. E' un' idea così assurda voler vedere un film insieme a lui.

Mi guarda perplesso, con il sopracciglio alzato.

«Che film?» chiede, senza troppo entusiasmo.

«Oh, qui ce ne sono tanti. Io vado un attimo in bagno. Prendi quello che vuoi».

Corro in bagno e mi guardo allo specchio.

Che fine ha fatto la ragazza che diceva sempre “il lavoro è solo lavoro”?

Ritorno in camera e noto che Tom si è già messo comodo sdraiato sul letto.

Mi siedo per terra poco distante dalla tv.

Sedersi sul letto è decisamente fuori discussione.

Il film, devo ammetterlo, non è per niente male.

Certo, qualche scena decisamente spaventosa mi ha costretto più volte a chiudere gli occhi, m dopotutto è un film che cattura.

Può fare schifo quanto vuoi, ma non puoi non arrivare alla fine.

«Possiamo spegnere se fa troppo schifo per i tuoi gusti» interviene, calmo.

«No, posso farcela» dico, facendo “sì” con la testa almeno un milione di volte.

«Non è necessario fare la coraggiosa» sbuffa, spegnendo la tv.

«Ma perchè hai spento? - borbotto, alzandomi da terra e, con passo di carica, avvicinandomi a lui. «Io volevo continuare vederlo» aggiungo, guardandolo furiosa.

«Ma se eri sconvolta!» si difende, alzando le mani. «Okay, riaccendo».

Prende di nuovo il tasto play.

Una testa, che fino al secondo prima era attaccata al resto del corpo, schizza via finendo dall' altra parte della strada, gettandosi con tanto di rimbalzo sopra una catasta di corpi massacrati.

Questa volta, a spegnere il televisore, sono io.

«Te l' avevo detto» borbotta, scuotendo la testa.

«Come fai ad essere tu, invece, così sadico?».

«Mi hai detto di scegliere il film che più mi piaceva e io ho eseguito il tuo ordine. Devo continuare a fare di testa mia? Perchè se fosse così, a quest' ora, sarei di là in camera mi ad annoiarmi da solo».

«Nessuno ti ha chiesto di venire ad annoiarti con me!».

«Questo non vuol dire nulla!».

«Oh sì, invece. Questo vuol dire che sei molto annoiato, che stai annoiando anche me e che ci stiamo annoiando insieme. Questo vuol dire che adesso ci stiamo annoiando anche se facciamo di tutto per trovare il modo di non annoiarci. E tutto ciò non ha senso, per questo ci annoiamo».

Mi guarda perplesso, come se non avesse capito il mio discorso.

Effettivamente, il mio discorso non ha alcun senso. E' noioso quanto questa situazione.

«Okay, dobbiamo fare qualcosa...» dico, sospirando.

«Sì».

«Tuo fratello?».

«Andiamo ad annoiare anche lui?» chiede, improvvisamente illuminato dalla sua idea geniale.

Ci dirigiamo quasi correndo verso la camera di Bill.

Bussiamo finché non viene ad aprire.

Ci buttiamo senza salutare dentro la stanza e sorridiamo, rivolgendoci a lui.

Ci guarda piuttosto confuso.

«Va tutto bene?» chiede.

«Certo, ci stavamo annoiando e volevamo annoiare anche te» interviene Tom, con un sorriso enorme stampato in faccia.

«Ah» riesce a dire Bill, dopo un po'.

Ci accomodiamo, senza chiedere il permesso, sul letto di Bill.

Bill ritorna al suo portatile e cala il silenzio.

Io sbuffo e mi alzo in piedi.

«Okay, così non funziona però. Bill, tu ti stai divertendo, noi ci stiamo annoiando e dovresti essere annoiato pure tu».

Tom scoppia a ridere e Bill mi guarda, perplesso.

«Non hai da lavorare, tu?».

«No, fino a domani ho giornata libera».

Sospira e ritorna al pc.

«E se andassimo ad annoiare anche Georg e Gustav?» mi illumino, guardando Tom.

Lui annuisce e si alza, tornando accanto a me in piedi.

«Bill, andiamo ad annoiare gli altri due?» dice Tom, rivolgendosi al fratello.

«Georg è in compagnia della sua ragazza, non so se...».

«Andiamo a salvare quella povera ragazza allora» dice Tom, tirandomi per un braccio.

Bill ci segue pregandoci di non disturbarli.

Lui non lo ascolta e nemmeno io.

Bussiamo alla camera di Georg.

Dopo un po' una ragazza bionda apre la porta e tutti e tre ci affrettiamo ad entrare.

Da quel momento, credo che Georg abbiamo decisamente cominciato ad odiarmi.

Rimaniamo per quasi due ore, a chiacchierare allegramente come se niente fosse.

«Manca solo Gustav, adesso» affermo, fissando Tom.

«Giusto Andiamo tutti da Gusti».

Ci dirigiamo tutti e cinque verso la sua camera.

Bussiamo di nuovo. Quando Gustav apre, ci buttiamo letteralmente dentro la stanza.

«Dai, che ci fate tutti qui?» sbuffa, sistemando la borsa caduta dal tavolo a causa di uno spintone di Tom.

«Siamo venuti ad annoiarti, Gu» dico, scoppiando a ridere.

Che scemi.

«Ma io mi chiedo: che cavolo avevo in mente quel giorno che ho firmato il contratto con la Universal, me lo dite?» sbuffa, mettendosi le mani nei capelli.

Lo guardiamo tutti sorridendo, con sguardi inquietanti.

«Tu!» dice, indicando Georg. «Da te mi sarei aspettato un po' di solidarietà» urla, guardando me, Tom e Bill.

«Hanno arruolato me e lei senza farcelo esplicitamente sapere» alza le spalle, difendendosi.

Scoppiamo tutto a ridere, sotto gli sguardi accusatori di Gustav.

«Dai, adesso ci divertiamo tutti insieme » sogghigno, lanciando un' occhiata agli altri.

Annuiamo tutti insieme e, dopo un' ultimo sguardo d' intesa, ci buttiamo in massa addosso a Gustav.

Ciò che ne rimane – ammesso e non concesso che ne rimanga qualcosa – non ve lo so dire.

 

 

Note: Eccomi qui! Scusate per il ritardo e per l'inconveniente. Non mi ero accorta che in realtà non avevo postato niente ._. Comunque, ringrazio tutti quelli che hanno messo questa storia tra i seguiti e i preferiti, e anche a chi commenta!

Un saluto.

Xo xo

  
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