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Autore: Meramadia94    02/04/2012    1 recensioni
In quel preciso istante suonò il telefono sulla scrivania-:''Gregory Lestrade.''- rispose prontamente il DI. Divenne pallido come un cencio quando il suo interlocutore iniziò a parlare e lasciò cadere la cornetta a peso morto sulla scrivania.
''Problemi? E' morto qualcuno?''- fece Sherlock speranzoso.
Lestrade sospirò: non sapeva come dirlo.
''Sherlock... John...''
Io metto il rating giallo, mi pare il più appropriato ma se ci sono problemi non eisterò a cambiarlo
Rating modificato da giallo a arancione
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Lestrade , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivarono in Ospedale a tempo record.

Sherlock non permise nemmeno al taxi che aveva chiamato di fermarsi e scese correndo verso l'ospedale, urtando medici, pazienti, infermieri e finendo su una barella.

''Sto bene!!!''- disse scontroso liberandosi delle persone che lo avevano abbrancato per aiutarlo a rialzarsi.

E quando avrò capito dov'è John e scoperto chi è stato, starò meglio!!!

''Prego, da questa parte.''- fece la caposala della cartellina con un cenno della mano. L'archivio dell'ospedale era nel sotterraneo, poca illuminazione e parecchi gradini.

Appena aperta la porta dell'archivio, videro subito Anderson e la sua squadra della polizia scientifica, mentre Sally cercava di confortare una disperata Sarah che piangeva come una fontana, e la cosa non le aggraziava il trucco che iniziava a colare e lasciarle strisce nere sul viso, comparabili a delle frenate.

L'archivio era completamente a scatafascio: un intero scaffare rovesciato, cartelle cliniche e fogli e segni di lotta sparsi ovunque.

''Guardate che disastro...''- fece la caposala mettendosi le mani tra i capelli-:'' ci vorranno... settimane, mesi come minimo per rimettere tutto com'era prima.''

Lestrade non poteva capacitarsi che con un rapimento di mezzo, l'unica cosa di cui ci si preoccupava al momento era il disordine in archivio.

''Donovan, organizza dei posti di blocco intorno alla clinica, non voglio che nessuno esca o entri fino a quando non avremmo scoperto cos'è successo.''- disse Lestrade. La donna si affrettò ad obbedire.

Cos'era accaduto era alquanto ovvio: John si era accorto di essere in pericolo e aveva iniziato a lottare con veemenza prima di decidere di arrendersi ai suoi aggressori.

Erano più di uno, Sherlock ne era certo.

''Scusate, la domanda, in questo posto ci viene molta gente?''- domandò Sherlock.

La caposala rispose immeditamente-:''Solo gli infermieri addetti, ma tutti indossano delle speciali scarpe per non portare batteri dall'esterno, e tutti i giorni ogni singola stanza della clinica, archivio incluso, vengono disinfettate accuratamente. Me ne occupo personalmente, da anni e nessuno ha mai avuto nulla da ridire sul mio operato.''

''E mi dica...''- continuò Sherlock-:'' prima del dottor Watson... era venuto qualcun altro oggi?''

La caposala fece cenno di no con la testa.

''Bene''- concluse Sherlock-:'' adesso sappiamo che i rapitori erano almeno in tre... per quanto John avesse potuto combattere per ribellarsi, anche aggiungendo la sua esperienza di guerra... ha potuto fare ben poco contro tre uomini, forse armati.''

Lestrade lo fissò e poi chiese-:''Come fai a dire che erano tre persone?''

Oh, per l'amor del cielo... pensò Sherlock alzando gli occhi al soffitto-:'' Basta guardare sul pavimento: se è vero che questa stanza viene pulita e disinfettata ogni giorno e prima di John non c'è venuto nessuno, a chi appartengono queste impronte?''

''A noi no di certo...''- rimebeccò Anderson-:'' tutta la mia squadra, me incluso, indossano l'attrezzatura adeguata per non compromettere la scena del crimine.

''Ma l'attrezzatura per usare il cervello vedo che è un optional''- disse Sherlock-:'' ci sono quattro paia di impronte di scarpe, tra le quali un paio appertengono a John, gli altri sono per forza dei rapitori.''

''Faccio fare dei calchi delle impronte che hanno lasciato?''- chiese Anderson.

''Si... e gia che siamo in ospedale fatti dare un' occhiata da un medico, e pure bravo.''- suggerì Sherlock esaminando la scena del crimine.

Anderson lo guardò come se avesse appena detto che due più due è uguale a cinque-:''Ma di che stai parlando, io sto benissimo.''

''Lo dici tu, hai appena avuto una buona idea.''- ribattè Sherlock. Lestrade si lasciò sfuggire una risatina.

 

''Quindi dottoressa Sawyer...''- fece Lestrade seduto alla poltrona del direttore sanitario, che aveva loro gentilmente prestato l'ufficio per gli interrogatori-:''Lei è stata l'ultima persona a vedere John prima del rapimento.''

''Dicci con dovizia di particolari cos'è successo, anche il minimo dettaglio può essere importante, e se ti riesce evita di frignare.''- fece Sherlock.

Quest'ultima richiesta la fecesenza il minimo tatto, ragion per cui si beccò un' occhiataccia da Lestrade.

''Si...''- rispose lei asciugandosi il naso-:'' avevamo appena ricoverato un ragazzo che aveva avuto un incidente in moto, e mi aveva ordinato di fargli fare un check-up completo. Allora ho guardato l'orologio e ho visto che era ora di pranzo, così avevamo deciso di mangiare qualcosa assieme. Poi è arrivata la Scott per chiedergli di andare a prendere una cartella clinica in archivio.''

''E non vedendolo tornare, vi siete preoccupate, siete scese a cercarlo e avete capito che era stato portato via con la forza.''- concluse Lestrade.

Sarah annuì-:'' Gli ho chiesto se dovevo accompagnarlo, ma lui ha rifutato... oh, è tutta colpa mia!!! Se solo avessi insistito di più forse a quest'ora...''- fece lei riprendendo a piangere.

''Cos'avresti fatto?''- la aggredì Sherlock-:'' se, se, se...è troppo semplice dire se avessi saputo, se avessi fatto così quando ormai il danno è fatto. E comunque a noi interessano i fatti, non i se o i ma.''

Lestrade gli mollò un calcio, ma Sherlock non parve nemmeno accorgersene.

''Tu sei molto amica di John... ti ha mai detto di essere spaventato da qualcuno o che c'erano persone che lo avevano minacciato o roba simile?''- chiese Lestrade-:'' chi lo sa, magari sapeva che nell'archivio lo aspettavano e ha rifiutato che tu lo accompagnassi proprio per...''

Sherlock non era della stessa idea. Viveva con John da tre anni, si consideravano fidanzati da uno, se qualcuno avesse minacciato John o fosse stato spaventato da qualcosa o qualcuno, lo avrebbe capito e poi avrebbe costretto John a sputare il nome o i nomi dei miserabili che gli stavano facendo del male.

''No, niente. John era un uomo socievole e sempre sorridente, ma sul lavoro era molto serio e non parlava quasi mai delle sue faccende personali.''- rispose Sarah-:'' e poi non credo che qualcuno potesse avercela con lui. Era sempre pronto a dare una mano e un sorriso a tutti, con un profondo senso del dovere, non ho mai sentito ne pazienti ne colleghi dire una sola mala parola contro di lui.''

Eccetto quando non rispondeva alle chiamate perchè Sherlock lo aveva tenuto tutta la notte a cercare un libro per decifrare un codice cinese.

''Concordo, ma fammi un piacere...''- fece Sherlock-:'' non parlare di John al passato, d'accordo? Finchè non lo ritroviamo è vivo.''

''Può andare''- la liquidò Lestrade-:'' per favore mi mandi la Scott, la caposala.''

Sarah annuì e uscì dall'ufficio.

''Per una sola persona posso mettere la mano sul fuoco, qua dentro...''- fece Sherlock-:'' ed è proprio Sarah Sawyer. Lei non c'entra nulla.''

''Sono d'accordo con te, inoltre ci sono parecchie prove a suo favore. A questo punto possiamo concentrare le nostre risorse su tutti gli altri che lavorano qui... un ago nel pagliaio.''- sospirò Lestrade massaggiandosi le tempie.

Avevano mille sospetti e nessuna prova concreta contro nessuno, eccetto quelle impronte.

 

 

''...si, lo ammetto... l'ho mandato io nell'archivio, mi serviva una cartella clinica. Le luci purtroppo non funzionano bene, e pensavo che fosse per quello che tardava...''- disse la Scott.

''E ha trovato l'archivio in disordine e segni di lotta, e ha pensato bene di chiamare la polizia.''- concluse Sherlock-:'' ma mi scusi, le incombenze come cercare carte in archivio non sarebbero compito degli infermieri? Perchè chiedere a un medico competente e qualificato di andare a cercare una cartella clinica?''

''Se vivete insieme lo saprà...''- si difese la Scott intuendo che il CI stava sospettando di lei per quel sequestro di persona-:'' in questi giorni c'è carenza di personale e non è strano che anche i medici più bravi svolgano certe mansioni.''

Lestrade disse che con lei avevano finito, e la donna se ne andò.

Erano al punto di partenza, se non con l'aggiunta che i rapitori avevano avuto il favore delle tenebre. Ma questo non migliorava il quadro delle indagini, lo rendeva sempre più complicato.

''Ma chi può aver interesse a fare una cosa simile? Tantopiù che John non è ricco, non ha parenti influenti che possono pagare un riscatto.''- disse Sherlock.

Avrebbe avuto senso se avessero rapito lui al suo posto. Lui, Sherlock Holmes, fratello minore della personificazione del Governo Britannico... Mycroft avrebbe tolto lo stipendio per un anno a mezza Inghilterra, rinunciato alla sua comoda poltrona e chi più ne ha ne metta per liberare il fratello... nell'ipotetico e impossibile caso nel quale il rapimento avesse avuto successo.

''Sherlock, lo so che mi ritieni vergognosamente nella media...''- disse Lestrade-:'' ma se c'è una cosa che ho imparato in tanti anni di fedele servizio alla polizia... è che a volte le persone sono molto crudeli.''

Sherlock lo guardò con sguardo stranito.

''Senti, da quando hai iniziato a lavorare, per quanto si possa definire lavoro un passatempo, hai pestato i piedi a un bel po' di persone, forse troppe... così tante che potrebbero fondare un fan club. Una di queste potrebbe essersi risentita e potrebbe averti giocato un dispetto.''- chiarì Lestrade.

Sherlock sentì il mondo crollargli addosso, sperando con tutto il cuore che sosteneva di non avere, che Lestrade si sbagliasse perchè se aveva ragione...

John non era stato rapito da un uomo.

Dal demonio.

 

Quando John si riprese si avvide subito di essere in un posto che più ad una stanza assomigliava a una prigione. Era su un tavolino con la testa appoggiata a una coperta piegata su se stessa. Una finestrella inchiodata con due assi ad x, un tavolino impolverato e una sedia sgangherata.

Tutto quello che ricordava era che... era sceso per cercare qualcosa in archivio... l'aveva quasi trovata... quando si era sentito afferrare energicamente da dietro.

Subito aveva cercato di reagire mollando dei calci allo scaffale facendo cadere tutto, con quell'uomo che gli teneva un braccio attorno al collo e una mano sulla bocca.

Cercava di arrivare ad un pulsante rosso per far sapere a tutti che era nei guai, se si fosse messo ad urlare nessuno l'avrebbe sentito. Ma poi era arrivato un secondo uomo che gli aveva afferrato le gambe, nonostante John non smettesse di scalciare.

Infine il terzo che gli mirò un coltello e che colpì un nervo alla base della nuca...

Poi solo il buio.

''Bensvegliato, Johnny boy, mi stavo preoccupando.''- fece una voce nell'oscurità.

Oh bontà divina... pensò John quando vide il proprietario della voce-:''Moriarty...''

''Niente male questo positicino, vero?''- gli chiese sedendosi di fianco a lui. John era attanagliato dalla paura ma si sforzò con tutte le sue forze di non farglielo capire.

SI ritrasse al contatto con Jim.

''Che cosa hai intenzione di farmi?''- gli chiese con una punta di paura nella voce. Jim gli posò una mano sulla spalla per tranquillizzarlo-:''Non preoccuparti, voglio solo vedere fino a che punto arrivano le doti di Sherlock. Vediamo se ti ritrova. Nel frattempo considerati mio ospite gradito.''

John in risposta si alzò dal letto improvvisato e fece per dirigersi verso la porta, ma dall'oscurità spuntò un altro uomo pronto a bloccarlo.

''Lascialo e fai piano.''- ordinò Jim. Quell'energumeno costrinse John a sedersi di nuovo vicino a Moriarty con la forza-:'' chiariamoci subito: questo è un magazzino abbandonato e non c'è nessuno nel raggio di cinquanta kilometri. Perciò puoi anche metterti a urlare e sbraitare fino a che non hai più voce, tanto nessuno ti sente.''

Ok, sono fottuto...- pensò John.

Solo alla mercè della mente più pazza dell'intero universo.

Ma c'era una consolazione... non poteva andare peggio di così.

O si?

''Ehy, non fare quella faccia, Johnny Boy...''- fece Jim prendendogli il mento-:'' verrò a farti visita tutti i giorni.''

Ma che gioia...- fu il pensiero di John.

''Ora devo andare...''- fece lo psicopatico-:'' tra poco passerà un uomo a portarti del cibo e delle coperte. Mi servi vivo e in salute... almeno per un po' di tempo.''

John sogghignò-:''Puoi anche risparmiarteli certi gentili pensieri, qualunque sia il tuo scopo dammi retta, sei un povero illuso!!!''- detto questo gli sputò dritto in un occhio, ricevendo uno schiaffo dal gorilla di Moriarty.

Quest'ultimo mise una mano in tasca e mise accanto a John un fischietto d'argento attaccato a una cordoncina come se fosse un medaglione.

''Te lo lascio: se hai bisogno di qualcosa fai un fischio e i miei uomini saranno subito ad esaudirti... da domani.''- poi si rivolse al gorilla-:'' lasciatelo senza cibo e acqua per un giorno. Scommettoche dopo sarai molto più...malleabile.''

Dopodichè uscirono entrambi, chiudendo a chiave.

John si mise le mani nei capelli per la disperazione: era in una situazione talmente disperata che solo un miracolo poteva aiutarlo. Sapeva che sarebbe stato ucciso. Era questione di giorni, settimane forse, ma sarebbe morto.

Poteva solo sperare in Sherlock, che lo trovasse... e che entrambi ne uscissero incolumi o perlomeno vivi.

''Mi affido a te''- pensò prima di accoccolarsi su quello pseudoletto e cercare di prendere sonno. 

  
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