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Autore: Drachandros    29/10/2006    3 recensioni
In questo testo che vostro malgrado sono riuscito a scrivere racconto di una delle tante giornate di discutibile bellezza che mi sono capitate durante il continuo scorrere della mia vita. L'ho scritto sostanzialmente per mancanza di altro da fare, ma se sarete abbastanza masochisti da leggerlo c'è una timidissima possibilità che una piccola parte di voi si diverta anche. Se poi vi volete veramente fare del male vi invito anche a recensirlo, a me farà senz'altro piacere finchè ne parlate bene ovviamente. A voi la parola ora, vi presento uno dei testi più demenziali e ironici mai scritti da mente malata!
Genere: Demenziale, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: L’Errore Più Grande

Capitolo 3: L’Errore Più Grande

 

 

L’idea di andare a riprendermi la bicicletta mi elettrizzava, mi sentivo stupido come non ero mai stato. Ad ogni modo quando mi avevano massacrato per prendermi la bici tra una cascata e l’altra avevo contato più di cinque persone e date le mie condizioni in quel momento il numero spaziava da sei a cinquantotto: non potevo andarci da solo.

Ripresi il cordless e iniziai a digitare il numero di Michele: il mio migliore amico. Michele era molto colto, spesso simpatico, ma se toccavi i suoi gatti era capace di farti implodere a ceffoni. A parte questo inconveniente da lui c’era sempre qualcosa di nuovo da imparare, qualcosa di bello e interessante, in genere era solito salutarmi offrendomi una citazione filosofica o cose del genere.

Il telefono cessò di squillare e si fece largo la sua voce: “pronto?”

“pronto! Sono Lorenzo”

“oh, ciao! Ho scoperto che il maiale ha un orgasmo di trenta minuti!!!

…filosofia…evidentemente quella mattina non si era alzato sofista, pazienza.

“ma davvero?!” esclamai come se mi avesse rivelato i segreti dell’universo

“si! Ti rendi conto? A saperlo nascevamo tutti maiali, ti immagini quand…”

“AD OGNI MODO” lo bloccai “ti ho chiamato per chiederti se oggi sei libero”

“forse” rispose lui un po’ seccato “per cosa?”

“per andare a cronometrare l’orgasmo dei cavalli”

“davvero?”

“No” Michele era intelligente ma era molto carente di senso dell’umorismo “volevo provare ad andare a riprendermi la bicicletta che mi hanno fottuto

fottuto?” chiese lui con fare stupito “ma non era un baratto?”

“si, bicicletta contro cazzotti, la voglio andare a riprendere solo perché i cazzotti non erano trattabili”

Michele, che probabilmente si era reso conto di aver superato l’orlo del patetico si ricompose e disse: “non posso”

“come mai?”

lui a questa domanda spiazzante stette qualche istante in silenzio pensoso e poi esclamò: “devo portare a spasso il cane”

“non hai un cane.”

“ho troppi compiti”

“ma se domani hai assemblea?!

“devo andare del barbiere”

“di domenica è chiuso”

“c’è il funerale di mia madre”

“Michele, so che è viva.”

“devo spegnere la luce in bagno”

“ah, ok, pazienza sarà per un’altra volta” EVIDENTEMENTE Michele non poteva (o_O)

Dopo averlo salutato guardai Ekips con far scoraggiato, lei, che era aggomitolata sul letto, alzò il muso e mi fissò a sua volta.

“persino tu, stupido quadrupede, sei più bravo a inventare scuse di Michele”

lei riabbassò la testolina vuota e si rimise a dormire.

Dopo essermi seduto affianco a lei sul bordo del letto inizia a comporre il numero di Raffaele, ma all’improvviso Ekips prese ad abbaiare, per lo spavento lasciai andare il telefono che si sfranse per terra e scivolò sotto il letto.

“guarda cosa hai combinato” dissi al cane dandogli un affettuoso cazzotto sulla testolina, Ekips non parlò ma dopo la botta dalla sua testa scaturì un lieve rimbombo.

“ottima acustica!” mi complimentai e dopo aver verificato con altre pacche che non era stato un caso scesi dal letto e iniziai a raccogliere le parti della cornetta.

Un tempo quel telefono non si rompeva cosi facilmente, invece ora cadeva a pezzi come Mike Buongiorno, per prendere la batteria di quel aggeggio cosi malandato mi infilai sotto il letto. Quel fazzoletto di pavimento sotto il largo letto matrimoniale era secondo in presenza di polvere solo alla testa di Zidane, ma in compenso vantava una pari durezza.

Ricomposto il telefono e passata la crisi allergica riprovai a chiamare Raffaele, ma a casa sua squillava a vuoto e il suo cellulare lo aveva sepolto sotto la sabbia questa  estate. Peccato Raffaele era abbastanza grosso, sicuramente più di me, io ero cosi magro che molti scienziati mi volevano catturare perché su di me si poteva studiare anatomia senza aprirmi.

A questo punto non mi rimaneva che chiamare l’ultima spiaggia: Matteo, un individuo storto come una radice quadrata: angolo dei piedi 180 gradi; semplice come la proprietà transitiva: sai cosa farà cinque minuti prima che lui inizi a pensarci; intelligente come un bongo (tamburo) in pelle di lucertola con la lebbra: un analfabeta che si è appena sparato due bottiglie di rum e pera lo può battere a scacchi; utile come un preservativo bucato e bello come Maria De Filippi.

Ripensandoci era meglio non accorrere all’ultima spiaggia, aggrottai le sopracciglia, mi ero appena accorto che sarei dovuto andare da solo.

Mi misi le scarpe, gli occhiali a specchio (essendo fotosensibile non potevo uscire di casa senza occhiali), aprii la porta con decisione e uscii. La cosa iniziava bene, ero molto carico, iniziai a scendere le scale dopo aver dato una spintarella alla porta di casa perché si chiudesse, ma all’improvviso  come in un lampo di lucidità mi fermai.

cazzo, sono in pigiama”

la porta si richiuse dietro di me con un tonfo

cazzo, le chiavi”

Ero rimasto fuori casa, in pigiama e senza possibilità di rientrare per vestirmi, era la fine (?).

 

  
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