Capitolo 3: L’Errore Più Grande
L’idea di andare a
riprendermi la bicicletta mi elettrizzava, mi sentivo stupido come non ero mai
stato. Ad ogni modo quando mi avevano massacrato per prendermi la bici tra una
cascata e l’altra avevo contato più di cinque persone
e date le mie condizioni in quel momento il numero spaziava da sei a
cinquantotto: non potevo andarci da solo.
Ripresi il cordless e iniziai a digitare il numero di Michele: il mio
migliore amico. Michele era molto colto, spesso simpatico, ma se toccavi i suoi
gatti era capace di farti implodere a ceffoni. A parte questo
inconveniente da lui c’era sempre qualcosa di nuovo da imparare,
qualcosa di bello e interessante, in genere era solito salutarmi offrendomi una
citazione filosofica o cose del genere.
Il telefono cessò di
squillare e si fece largo la sua voce: “pronto?”
“pronto! Sono Lorenzo”
“oh, ciao! Ho scoperto che il
maiale ha un orgasmo di trenta minuti!!!”
…filosofia…evidentemente
quella mattina non si era alzato sofista, pazienza.
“ma davvero?!”
esclamai come se mi avesse rivelato i segreti dell’universo
“si! Ti rendi conto? A
saperlo nascevamo tutti maiali, ti immagini quand…”
“AD OGNI MODO” lo bloccai “ti
ho chiamato per chiederti se oggi sei libero”
“forse” rispose lui un po’
seccato “per cosa?”
“per andare a cronometrare
l’orgasmo dei cavalli”
“davvero?”
“No” Michele era intelligente ma era molto carente di senso dell’umorismo
“volevo provare ad andare a riprendermi la bicicletta che mi hanno fottuto”
“fottuto?” chiese lui con fare stupito “ma non era un
baratto?”
“si, bicicletta contro
cazzotti, la voglio andare a riprendere solo perché i cazzotti non erano
trattabili”
Michele, che probabilmente si
era reso conto di aver superato l’orlo del patetico si
ricompose e disse: “non posso”
“come mai?”
lui a questa domanda spiazzante stette qualche istante in
silenzio pensoso e poi esclamò: “devo portare a spasso il cane”
“non hai un cane.”
“ho troppi compiti”
“ma se domani hai assemblea?!”
“devo andare del barbiere”
“di domenica è chiuso”
“c’è il funerale di mia
madre”
“Michele, so che è viva.”
“devo spegnere la luce in
bagno”
“ah, ok,
pazienza sarà per un’altra volta” EVIDENTEMENTE Michele non poteva (o_O)
Dopo averlo salutato guardai Ekips con far scoraggiato, lei, che era aggomitolata sul
letto, alzò il muso e mi fissò a sua volta.
“persino tu, stupido
quadrupede, sei più bravo a inventare scuse di
Michele”
lei riabbassò la testolina vuota e si rimise a dormire.
Dopo essermi seduto affianco
a lei sul bordo del letto inizia a comporre il numero di Raffaele, ma
all’improvviso Ekips prese ad abbaiare, per lo
spavento lasciai andare il telefono che si sfranse per terra e scivolò sotto il letto.
“guarda cosa hai combinato”
dissi al cane dandogli un affettuoso cazzotto sulla testolina, Ekips non parlò ma dopo la botta
dalla sua testa scaturì un lieve rimbombo.
“ottima acustica!” mi
complimentai e dopo aver verificato con altre pacche che non era
stato un caso scesi dal letto e iniziai a raccogliere le parti della cornetta.
Un tempo quel telefono non si
rompeva cosi facilmente, invece ora cadeva a pezzi come Mike
Buongiorno, per prendere la batteria di quel aggeggio
cosi malandato mi infilai sotto il letto. Quel fazzoletto di pavimento sotto il
largo letto matrimoniale era secondo in presenza di
polvere solo alla testa di Zidane, ma in compenso
vantava una pari durezza.
Ricomposto il telefono e
passata la crisi allergica riprovai a chiamare
Raffaele, ma a casa sua squillava a vuoto e il suo cellulare lo aveva sepolto
sotto la sabbia questa estate. Peccato
Raffaele era abbastanza grosso, sicuramente più di me, io ero cosi magro che molti scienziati mi volevano catturare perché
su di me si poteva studiare anatomia senza aprirmi.
A questo punto non mi
rimaneva che chiamare l’ultima spiaggia: Matteo, un individuo storto come una
radice quadrata: angolo dei piedi 180 gradi; semplice come la proprietà
transitiva: sai cosa farà cinque minuti prima che lui
inizi a pensarci; intelligente come un bongo
(tamburo) in pelle di lucertola con la lebbra: un analfabeta che si è appena
sparato due bottiglie di rum e pera lo può battere a scacchi; utile come un
preservativo bucato e bello come Maria De Filippi.
Ripensandoci era meglio non
accorrere all’ultima spiaggia, aggrottai le sopracciglia, mi ero appena accorto
che sarei dovuto andare da solo.
Mi misi le scarpe, gli
occhiali a specchio (essendo fotosensibile non potevo uscire di
casa senza occhiali), aprii la porta con decisione e uscii. La cosa iniziava
bene, ero molto carico, iniziai a scendere le scale dopo aver dato una
spintarella alla porta di casa perché si chiudesse, ma all’improvviso come in un lampo di
lucidità mi fermai.
“cazzo,
sono in pigiama”
la porta si richiuse dietro di me con un tonfo
“cazzo,
le chiavi”
Ero rimasto
fuori casa, in pigiama e senza possibilità di rientrare per vestirmi, era la fine (?).