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Autore: ___MoonLight    02/04/2012    3 recensioni
«Tu sei riuscito a creare qualcosa di buono, non solo per te stesso. Qualcosa in cui credi.»
Tony gli riservò solo un ostinato silenzio, al che Bruce esitò.
«Ci credi ancora, vero?»
«Che importanza ha? Ho mandato tutto in fumo,» replicò piattamente lui.
«Sei già rinato dalle ceneri, Tony. Davvero non puoi farlo ancora?»

L'Afghanistan ha segnato Tony e gli ha donato l'opportunità di cambiare in meglio la sua vita. Ma il destino ha tutte le intenzioni di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote, e l'immagine corazzata che si è costruito e dietro la quale tenta di riparare i torti commessi e quelli subiti non è più abbastanza per proteggerlo. Cosa succede quando l'uomo diventa davvero di ferro, anche senza armatura?
[Storia completa e revisionata]
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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3

 

One way road



"Some might say they don't believe in Heaven
Go and tell it to the man who lives in Hell
Some might say you get what you've been given
If you don't get yours I won't get mine as well"

[Some Might Say – Oasis]



«Pepper, mi ascolti, la prego!»
«Lei non sa quello che dice. Sembrava in trance, almeno credo, ed è meglio che stia tranquillo fino a che...»
Tony stava per alzare la voce, esasperato, completamente euforico e allo stesso tempo disperato, ma il campanello elettronico trillò con forza proprio in quel momento.
«Il dottor Mitchell è arrivato e chiede di poter conferire in privato con la signorina Potts,» gracchiò JARVIS.
«Aspetti qui e stia calmo. Torno subito,» disse Pepper, facendo già per lasciare la stanza. «E per favore, non faccia sciocchezze.»


***


«Signorina Potts, purtroppo la situazione non è delle migliori,» inziò subito Mitchell, «e in quanto medico non posso edulcorare i fatti.»
Pepper lo ascoltava attentamente, cercando comunque di rimanere positiva. Mitchell aprì una ventiquattr'ore e ne tirò fuori alcuni fascicoli che poi le porse. La donna li aprì anche se li conosceva praticamente a memoria, avendo passato l’ultimo mese in ospedale e quindi perfettamente consapevole delle condizioni fisiche di Tony.
«Oggi farò una visita di controllo, principalmente delle analisi generali, ma verificherò ovviamente che i moncherini si stiano rimarginando senza complicazioni e che l'occhio non si sia infettato.»
Pepper annuì rigidamente, scorrendo i documenti con aria assente.
«È possibile, direi anche molto probabile, che il signor Stark cada in depressione post-traumatica; in tal caso bisognerà ricorrere a un supporto psicologico. Inoltre avrà sicuramente bisogno di assistenza giorno e notte, almeno per il primo periodo di convalescenza,» elencò velocemente, continuando a frugare nella valigetta nera.
«A quello provvederò io,» rispose prontamente lei, e il medico interruppe il suo tramestio di scartoffie per rivolgerle uno sguardo sorpreso.
«Signorina Potts, è un incarico piuttosto duro, forse sarebbe meglio qualcuno di più qualificato dal punto di vista medico e...»
«Ho già provveduto a informarmi adeguatamente riguardo al caso del signor Stark,» lo interruppe, «e sto anche cercando di acquisire qualche conoscenza medica di base per essere d'aiuto. Ma il signor Stark d'ora in poi avrà solo bisogno delle sue medicine e di qualcuno che lo supporti,» incrociò lo sguardo di Mitchell, che continuava a fissarla con innegabile scetticismo. «Sono anche l’unica persona su cui il signor Stark possa contare, e soprattutto l'unica di cui si fidi.» Si sentì quasi presuntuosa nel pronunciare quelle parole, ma era consapevole della loro veridicità. Non le importava cosa avrebbe pensato di lei il dottor Mitchell.
«Capisco...» Ian guardò mestamente Pepper e il suo volto stanco e tirato per le notti insonni: era chiaro come Stark non fosse l'unico a soffrire per quel grave incidente.
«E poi è meglio non coinvolgere altre persone "esterne", lo sa anche lei,» aggiunse Pepper, guardinga.
«Sì, purtroppo ne sono stato informato,» rispose lui, sbrigativo e apparentemente seccato da quel commento «Può contare sulla mia discrezione,» aggiunse subito dopo, notando il suo sguardo preoccupato. «Non ho alcun interesse a ledere la privacy del signor Stark, anche se lui non mi sembra esattamente l'immagine della riservatezza...»
«Decisamente no,» sospirò Pepper, «ma è importante che non trapeli nulla né delle sue condizioni né del
resto,» ribadì, consapevole di mettere pressione al medico, ma senza riuscire a frenarsi.
«Mi creda, non è la prima a farmi questo discorso e devo dire che gli "altri" sono stati molto più minacciosi e molto meno cordiali di lei,» Ian scosse lievemente la testa. «Lo sapevo che quel giorno avrei dovuto cedere il turno di notte a Stephen,» borbottò tra sé, a metà tra il rassegnato e l'incredulo, e chiuse con un gesto secco la valigetta.
«Le posso assicurare che verrà adeguatamente ricompensato per tutto ciò che...»
«Signorina Potts, non ho intenzione di affrontare la questione del mio compenso "extra" adesso,» la fermò subito lui. «Sono un medico e sto facendo il mio lavoro. Non mi interessano le circostanze particolari in cui mi trovo a svolgerlo. Ne parleremo a tempo debito,» concluse con decisione.
Pepper rimase leggermente spiazzata da quella risposta, ma anche positivamente colpita dall'atteggiamento professionale di Mitchell.
«La ringrazio.»
Lui si limitò a scrollare le spalle, per poi riprendere a scorrere come se nulla fosse i dati clinici del suo paziente.
«Dunque, le fornisco un breve riepilogo,» esordì infine, chiudendo le scartoffie e guardandola con gravità. «È un bene che il signor Stark sia rimasto più o meno volontariamente in ospedale fino ad ora. Dovrebbe aver dato modo ai moncherini di rimarginarsi quel tanto che basta per scongiurare possibili infezioni al di fuori da un ambiente sterile,» riportò brevemente gli occhi a un foglio occupato da una tabella. «Dalle ultime analisi del sangue risulta qualche valore anomalo, ma di questo dovrò discutere direttamente col signor Stark. Etica professionale.» aggiunse a mo' di scusa.
Pepper si limitò ad accigliarsi appena, senza però insistere. Mitchell stava già facendo uno strappo alla regola nel condividere con lei le informazioni personali di Tony, e si sentiva già abbastanza in colpa per quello.
«In generale è una situazione molto più rosea delle aspettative, considerata la gravità e le
circostanze dell'incidente,» concluse volutamente vago. «Quello che posso dirle e che avrà credo intuito, è che il signor Stark non potrà più camminare, almeno per un lungo periodo, ma spero che quando si sarà ripreso a sufficienza potrà ricorrere a qualche protesi all’avanguardia. Si parla di un periodo minimo di riposo di un anno.» Il modo in cui lo disse faceva intuire quanto dubitasse della capacità di Tony di "stare a riposo" per tutto quel tempo.
Anche Pepper era molto scettica al riguardo.
«Per il resto, purtroppo, non c'è molto che possiamo fare,» concluse mestamente.
Pepper annuì appena, tirata. Si costrinse a smettere di tormentarsi le mani e a mantenere un atteggiamento composto.
«Capisco. Adesso dovremo informarlo,» disse con titubanza.
«Avevo intenzione di farlo io, ma le volevo chiedere se non preferisse farlo lei, dato che è la persona più simile a un familiare che il signor Stark abbia al momento. Se vuole sarò comunque presente, nel caso avesse bisogno di un supporto medico,» Ian la guardò, cercando di confortarla in qualche modo.
«Lo farò io,» rispose lei, con fermezza «E le sarei grata se fosse presente anche lei.» Esitò, abbassando fugacemente lo sguardo prima di parlare di nuovo e odiandosi per la sua indecisione:
«Non so come prenderà la notizia. Ciò che mi preoccupa veramente è che lui non sembra rendersi conto della gravità della cosa. Fa quasi finta che non sia successo nulla.»
Ian giunse le mani davanti a sé, come a raccogliere le parole giuste.
«Il caso del signor Stark è estremamente delicato,» disse dopo qualche istante. «È comprensibile un rigetto dell’accaduto ed in particolare delle conseguenze. Mi ha accennato di avere un'amnesia riguardo a ciò che è accaduto e ciò rafforza l'ipotesi di un trauma, come le dicevo prima. Per ora ha solo bisogno di tempo,» aggiunse, nel tentativo di rassicurarla «Ma in seguito le consiglio vivamente di fargli prendere in considerazione un consulto psicologico.»
«Sarà difficile... li ha sempre rifiutati categoricamente,» Pepper incrociò le braccia.
«Sempre?»

«Anche in seguito al... al suo rapimento, un anno fa.» Le era difficile ripensare a quei tre mesi di assenza proprio in quella situazione così delicata.
Ian diede segno di essere al corrente della cosa – d'altronde la scomparsa di Tony aveva coperto i notiziari per settimane.
«Vedremo di persuaderlo al più presto, allora,» disse Ian. «Se non ne ha ancora dato segno, è probabile che in seguito a quest'ultimo shock emergano anche i sintomi dello stress post-traumatico accumulato,» si bloccò nel notare l'espressione preoccupata di Pepper, che dal canto suo era scivolata in riflessioni contorte e poco piacevoli.
L'armatura e ciò che comportava poteva essere considerata un'esternazione di quello stress? Fu riscossa dalla voce cordiale ma risoluta del medico:
«Non pensiamoci adesso. Per ora dobbiamo solo esporgli i fatti.»
«Non so se li accetterà mai.»
«
Dovrà farlo, se vuole continuare a vivere. E non mi sembra affatto il genere di persona che si lascia abbattere facilmente, dopo tutto quello che gli è successo,» concluse con fare incoraggiante.
Pepper sorrise tristemente, volendo però credere a quelle parole, e restituì le cartelle a Mitchell.
«Signorina Potts?«
«Mi dica.»
«Riterrei più prudente tenerlo all'oscuro degli ultimi eventi: un ulteriore accumulo di stress in un frangente così delicato sarebbe insostenibile per lui.»
«Sono d'accordo, cercherò di informarlo quando si sarà ristabilito; dopotutto abbiamo ancora un mese... spero che nel frattempo avrà raggiunto una situazione di stallo.»
Ian si limitò ad annuire, e Pepper capì che anche lui era dubbioso al riguardo. Il medico esaminò con cura gli strumenti che aveva con sé in previsione della visita.
«Sarà meglio andare; ci starà aspettando,» disse chiudendo con uno scatto la valigetta e seguendo Pepper verso la camera del suo paziente.


***


Pepper si era appena chiusa la porta alle spalle che Tony si fiondò come poté verso la scrivania addossata alla parete. Afferrò un foglio, dissestando la risma ordinata in un angolo, e riuscì a recuperare una matita con la punta. Il braccio sano gli doleva per lo sforzo di spingere la sedia a rotelle, ma iniziò a scrivere con impeto, maledicendo di non essere mancino. Zittì JARVIS che si intromise tentando di offrirgli aiuto con la progettazione e si trovò a scrivere sempre più freneticamente. Più in fretta, prima che tutto svanisse, prima di perdere di nuovo la speranza...
Stava ancora scrivendo e disegnando quando Pepper e Ian rientrarono nella stanza, spezzando lo stato di estrema concentrazione nella quale era sprofondato. Si girò di colpo, stringendo nel pugno trionfante un mazzo di schizzi, bozze e appunti a stento decifrabili.
«Signor Stark, non dovrebbe neanche muoversi dal letto nelle sue...» cominciò Mitchell, avvicinandosi esterrefatto.
Tony non gli diede neanche il tempo di finire che piantò le carte a un palmo dagli occhi stralunati del medico, bloccando la sua avanzata:
«È possibile?!» proruppe, a metà tra un grido e una domanda, con la voce che rasentava il panico.
Mitchell tentennò, strizzò gli occhi dietro gli occhiali squadrati e prese con cautela i fogli; prese ad esaminarli con sguardo assorto, mettendo momentaneamente in secondo piano l'inattesa esuberanza del suo paziente mentre Pepper si fermava accanto a lui allibita. Distinse il disegno mal riuscito di una sottospecie di macchina, o almeno credeva che assomigliasse ad una macchina: era un medico, non un ingegnere. Richiamava vagamente un albero spoglio, ma con le radici dalla parte sbagliata. Lo schizzo era confuso con appunti di formule meccaniche e leve per lui incomprensibili, bozzetti di altri componenti indecifrabili e, più in basso, quella che sembrava un'accurata selezione di elementi chimici –
quelli li riconosceva, almeno – molti dei quali sbarrati, altri collegati con freccette, altri ancora cerchiati e con un punto interrogativo accanto. Ancora sotto, una fitta serie di formule semicancellate si protraeva fino al margine estremo del foglio, per poi continuare sui successivi, sui quali campeggiavano ulteriori disegni di circuiti e di quelli che sembravano reattori arc – li riconobbe solo perché ne vedeva uno vero in quel momento, infisso nel torace del suo paziente, altrimenti li avrebbe presi per dei congegni alieni, visto il modo maldestro in cui erano disegnati.
«Che cosa dovrebbe essere?» chieste infine cautamente, sistemandosi meglio gli occhiali.
«Una protesi!» replicò entusiasta Tony.
«Protesi?» Mitchell capovolse il foglio, cercando di dare un senso a quell'accozzaglia di forme, e in effetti distinse delle dita, quelle che aveva scambiato per i rami di un albero; le "radici" erano in realtà una miriade di fili e cavi.
«È la protesi di un braccio,» riprese velocemente Tony, «attraversato da nervi artificiali, cioè dei cavetti di un materiale conduttivo, ma non troppo, altrimenti finirei fulminato, e... e insomma, svolgono la funzione di terminazioni nervose ad impulsi elettrochimici collegate al sistema nervoso. Ma non direttamente: non posso farmi fare una lobotomia, ci vorrebbe un... un microchip alimentato con un mini-reattore a sua volta collegato col reattore cardiaco... e qui sorgono i problemi, perché il palladio... forse con un catalizzatore!» ragionò interrompendo il suo fiume di parole e tormentandosi il pizzetto mentre rifletteva. «Insomma,
so come realizzarlo, ma non so se funzionerà, ma... ma se funzionasse potrei recuperare completamente l'utilizzo degli arti!» parlò senza quasi respirare, farfugliando mentre rincorreva i suoi pensieri già alla ricerca di un modo per realizzare la sua idea.
Non dovette fare una bella impressione ai suoi due ascoltatori, perché si scambiarono un'occhiata perplessa, credendolo probabilmente preda di un
delirium tremens dettato dall'astinenza dai sedativi.
Fece per riprendere a parlare, ma il medico lo interruppe, frastornato:
«Signor Stark, per l'amor del cielo, si esprima nella
mia lingua! Sono un medico, non un ingegnere!» Ian espresse ad alta voce il suo precedente pensiero, mentre cercava di seguire il ragionamento del suo paziente.
Sembrò capire il riferimento al sistema nervoso, ma era evidentemente dubbioso. Dopotutto, stava blaterando riguardo a una tecnologia inesistente.
«Tony, per favore,» intervenne Pepper stancamente, decidendosi a intervenire; sembrava seriamente convinta che stesse delirando.
«No,
dovete ascoltarmi!» tuonò lui.
Ian e Pepper ammutolirono, cogliendo l'estrema urgenza del suo tono, e aspettarono che continuasse.
«Lo so che vi sembro impazzito, e magari lo sono,» confessò, lottando con la sua stessa lingua per formare quelle parole, «ma ho passato settimane a vegetare in ospedale pensando di non avere scampo. Adesso invece sento di aver trovato una via d'uscita. Questa è l'unica possibilità che ho adesso, e devo almeno provare a metterla in pratica.» Si fermò, guardando direttamente negli occhi Pepper «Non posso trascorrere il resto della mia vita su una sedia a rotelle. Lei sa che non posso,» disse, quasi implorante, sperando che lei capisse e ripensasse a quel giorno di sei mesi prima, quando le aveva chiesto di sostenerlo nell'unica cosa giusta che sentiva di aver fatto in vita sua.
«Lo so,» riuscì a dire lei, sostenendo il suo sguardo, e fu tutto ciò di cui aveva bisogno per sentirsi di nuovo saldo nelle sue convinzioni.
Ian era rimasto in un rispettoso silenzio, cogliendo la gravità di quello scambio a lui solo vagamente comprensibile.
«Allora, è possibile?» sospirò ancora Tony, accennando ai progetti.
Non aveva assolutamente preso in considerazione l'evenienza che il suo progetto fosse irrealizzabile. Aveva semplicemente buttato su carta ciò che gli era parsa un'illuminazione folgorante, spuntata da chissà quale recesso del suo inconscio. Ma potevano sorgere mille complicazioni contro le quali non avrebbe potuto fare nulla. Dopotutto, al contrario di Ian, lui non era un medico. Era un genio, ma sapeva poco e nulla di anatomia: lo stretto indispensabile per adattare l'armatura alle sue esigenze e per medicarsi da solo.
"L'armatura..." gli fece capolino nella mente il problema di come esattamente avrebbe continuato la sua attività di "supereroe" – anche se al momento era ancora solo un consulente – ma lo scacciò: una cosa alla volta. Doveva prima diventare normale; poi avrebbe pensato a diventare anche super. Forse poco tempo prima avrebbe affrontato i problemi contemporaneamente, ma adesso non poteva permettersi di sbagliare qualcosa facendo tutto troppo in fretta.
Mitchell guardò ancora una volta ciò che ora per lui era un semplice scarabocchio su un foglio spiegazzato, e che per l'uomo che aveva di fronte poteva diventare una ragione di vita.
Esitò prima di rispondere.
«Mi presenti un progetto più dettagliato e vedrò di giudicarlo dal punto di vista medico.»
«Ma
pensa che sia possibile?» chiese ancora Tony: voleva una risposta netta al più presto, perché illudersi nella situazione in cui si trovava sarebbe stato devastante.
Ian sospirò, ripiegò con cura il foglio spiegzzato e lo infilò nella tasca della giacca, poi incrociò le braccia, come preparandosi a spiegare qualcosa di molto complesso a un bambino lento di comprendonio.
«In linea teorica
sarebbe possibile,» esordì, facendo trattenere il respiro a Tony, in attesa del continuo «Per quanto riguarda la sua applicazione... devo ammettere che non ne ho la più pallida idea. Protesi del genere sono state ideate da anni, ma mai realizzate, prima di tutto per l'enorme costo umano ed economico che comporterebbero i vari test e i materiali...»
«I costi non sono un problema. Io sarò la cavia, ci sono abituato,» e diede una schicchera al reattore con fare indifferente. «E ho un impero finanziario che... Pepper, ho
ancora un impero finanziario, vero?» sobbalzò, girandosi verso di lei.
«Fortunatamente per tutti noi, sì. E andrebbe anche a gonfie vele...»
Ian le rivolse un'occhiata gelida, e gli occhi di Pepper saettarono a loro volta nella sua direzione.
«... se il suo proprietario ritornasse ad occuparsene,» completò in fretta.
Tony li osservò per qualche istante, accigliato.
«Benissimo, c'è qualcosa che non devo sapere, vero?
Ovviamente,» si rispose, bloccando con un gesto Pepper che stava per ribattere. «Non mi interessa, o almeno, non ancora. Mitchell, mi stava dicendo delle protesi attualmente esistenti.»
«Sì, giusto. Dicevo che il problema sono innanzitutto i materiali: la fibra di carbonio o vetro va bene per le protesi fisse. Sono l'ideale per arti amputati sotto l'articolazione, ma nel suo caso...»
«Gomito e ginocchio sono andati, lo so,» completo piattamente Tony, sentendo uno strano senso di distacco nel parlare del proprio corpo.
«Per quanto riguarda le protesi per gli arti superiori, sono ancora del tutto teoriche: finchè una protesi deve sostenere solo il peso corporeo e permettere a qualcuno muoversi non ci sono grossi problemi dal punto di vista tecnico. Se si passa a parlare di mani, dita e capacità motorie proprie, il discorso cambia. Si tratta di congegni estremamente rudimentali, che consentono di svolgere le basiche funzioni ed azioni quotidiane. Per quanto riguarda una protesi collegata ai nervi umani e rispondente con precisione agli impulsi nervosi, non c'è ancora stato alcun progresso tangibile. La protesi è un prolungamento inanimato del corpo, non una sua parte integrante.»
«Quindi per me quelle "normali" non sarebbero applicabili.» concluse Tony, accigliandosi pensieroso.
«Sfortunatamente sì. L'idea dei nervi artificiali non è nuova, ma per ora non esiste un materiale adatto a sostituirli. E anche se ci fosse, ciò implicherebbe ricreare l'arto in tutte le sue componenti: tendini, muscoli, legamenti, cartilagine e quant'altro. È estremamente complesso.»
«Ho progettato un'armatura con un'interfaccia che risponde ai miei movimenti, perché non dovrei riuscirci con una semplice gamba o un braccio?» commentò infine Tony, sovrappensiero.
Ian sospirò e si scambiò un'occhiata con Pepper: aveva ragione sul fatto che Tony e la discrezione si trovassero agli antipodi, considerando che gli aveva appena confessato esplicitamente di essere lui il supereroe corazzato di cui il mondo parlava da sei mesi. La donna gli fece un impercettibile cenno di diniego col capo:
non adesso. L'identità segreta di Tony era l'ultimo dei loro problemi.
Ian prese a raccolta i suoi pensieri, cercando di elaborare una risposta di senso compiuto dal poco che sapeva riguardo all'armatura: da qualche tempo era comparsa a più riprese in zone di guerra, ponendo fine a svariati conflitti armati. Paradossalmente non c'erano video che lo testimoniassero, se non quelli sgranati del recente scontro alle Stark Industries, principale fonte d'informazioni al riguardo. Si passò una mano tra i capelli grigi, mettendo insieme i pochi pezzi di cui disponeva.
«Premettendo che non capisco assolutamente nulla di robotica...» sospirò, «E che non so niente di certo sulla sua armatura, se non che vola e spara raggi laser...»
«Sono propulsori,» lo corresse in automatico l'altro, per poi rendersi finalmente conto di ciò di cui stavano parlando. «Merda, aspetti. Lei non dovrebbe sapere...» s'interruppe e si voltò verso Pepper, che si limitò a fissarlo scura in volto.
«Ormai è un po' tardi per pensarci, non crede?»
Tony emise un verso indistinto, muovendosi a disagio sulla sedia a rotelle.
«Mh. Mi sono lasciato trasportare. Doc, non lo dica troppo in giro, ok?» tentò di sdrammatizzare, agitandosi appena al pensiero che la sua identità segreta diventasse pubblica.
Lui scosse la testa e decise di continuare come se nulla fosse accaduto.
«Dicevo... dal poco che ho intuito, cioè molto poco, lei non invia segnali neurali all'armatura, ma essa si limita ad assecondare i suoi movimenti... dico bene?»

«Più o meno, sì, è un po' più complicato di così,» concesse Tony, un po' seccato dall'estrema semplificazione del medico.
«Ne sono convinto; comunque, per qualcosa di esterno non sorgono problemi: l'armatura riceve i suoi impulsi motori e si muove di conseguenza. Come pensa di collegare, e soprattutto alimentare, un qualcosa di inerte che fa parte del suo stesso corpo? Per inciso, l'ipotesi di un rigetto non è da escludere: succede con gli organi, è possibile che sia lo stesso per gli arti.»
Tony soppesò la domanda, assorto e cercando di mettere ordine nei suoi pensieri. Comprendeva benissimo la difficoltà del collegare i nervi artificiali a quelli recisi – sempre che esistesse un materiale in grado di riprodurli – e di far sì che rispondessero al suo volere.
«Per l'alimentazione, c'è il reattore arc,» ragionò lentamente, portando d'istinto la mano al petto e picchiettando sul cilindro metallico.
Gli sembrava quasi scontato affidare alla tecnologia che gli aveva salvato la vita il compito di risollevarla. Lo sguardo di Ian esprimeva invece tutta la sua scetticità riguardo a quello che considerava un attentato alla salute. E forse non aveva tutti i torti.
«Non dovrebbe essere troppo complesso, dopotutto il prototipo di questo l'ho costruito con un mucchio di rottami. Non ho mai pensato a potenziarlo o modificarlo perché andava benissimo così. Non ci vorrà molto a miniaturizzarlo ulteriormente, ha visto i progetti,» concluse, additando la tasca dove il medico aveva riposto i fogli.
«Signor Stark, lei è probabilmente in grado di progettare e realizzare senza problemi qualunque cosa le venga in mente, ma non si dimentichi dell'applicazione pratica. Sarebbe necessaria una drastica operazione chirurgica anche a livello microscopico.»
«Lei è un neurochirurgo ed è stato lei ad operarmi, quindi se le fornissi un prototipo completo, con tutte le informazioni e i dati necessari...»
«Rimaniamo coi piedi per terra,» tagliò corto Mitchell, evidentemente colto alla sprovvista da quella richiesta prematura.
«Lo farei, se potessi,» buttò lì Tony con leggerezza, muovendo appena il piede superstite.
Ian si schiarì la gola a disagio, rendendosi conto della
gaffe.
«Potrei riuscire ad operarla in futuro, ma dipende esclusivamente da quel che riuscirà a concludere coi suoi progetti strampalati,» riparò infine, con circospezione.
Tony non si sentì particolarmente oppresso da quella responsabilità: almeno riguardava unicamente se stesso, non come quando produceva armi.
«Signorina Potts, lei che ne pensa?» chiese, senza guardarla direttamente.
Lei esitò, combattuta, ma Tony sorrise nel scorgere la sua espressione: ormai la conosceva troppo bene e sapeva che l'avrebbe appoggiato.
«Dico che è una follia, ma appunto per questo potrebbe funzionare,» disse, con un sorriso sottile, il primo spontaneo che le aveva visto in volto da quando si era svegliato: si sentì rianimare solo a vedere quel piccolo gesto. «Basta che non mi costringa a compiere altre operazioni semi-chirurgiche poco ortodosse...» aggiunse lei, guardandolo storto con fare ironico.
Tony sogghignò al ricordo dell'ultima sostituzione del reattore, mentre Ian alzava un sopracciglio, perplesso, senza però indagare ulteriormente.
«Molto bene, dopo quest'esauriente chiacchierata, che si è conclusa all'opposto di come pensavo, dovrò sottoporla lo stesso a un controllo,» disse poi, schiarendosi la voce e cacciandosi lo stetoscopio nelle orecchie dando quindi inizio alla visita.
Pepper posò gentilmente una mano sulla spalla di Tony, ma lui ci badò a malapena, troppo occupato a elaborare formule, ad annotare mentalmente percentuali e proporzioni e a sviluppare quel progetto per ora effimero che avrebbe potuto rimetterlo letteralmente in piedi.
C'era una via d'uscita: non doveva far altro che crearla.




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Revisione effettuata il 12/02/2018


Note Delle Autrici: 

Hurrà! Dopo tanto angst, non poteva mancare un capitolo di "risollevamento morale" per il povero Tony... e altri seguiranno :)
La parte più tragica è passata (anche se non sarà l'ultima) [Edit: non è neanche la più tragica, in effetti] e ora le cose si fanno -per quanto possibile- più leggere.

Dunque. abbiamo dovuto istruirci sulle basi fondamentali di: ingegneria biomedica, chimica, tra poco anche un po' di fisica e anatomia. Non siamo medici (magari!) e sono conoscenze superficiali, quindi se notate stronzate fate un fischio :'D
D'ora in poi i capitoli conterranno sempre parti un po' "tecniche", visto che implicheranno la realizzazzione delle protesi, e ci sbizzarriremo con le varie funzionalità di JARVIS.
Speriamo che le parti non risultino troppo pesanti; se sì, fatecelo notare.

Infine, ringraziamo tantissimo sofy96, alliearthur e Rogue92 che hanno aggiunto la storia tra le seguite ed hanno recensito gli scorsi capitoli.
Grazie :) <3

Alla prossima!

Moon&Light




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