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Autore: Cheshire_Blue_Cat    02/04/2012    1 recensioni
... bene, questa è la prima fic che pubblico e, anche se sono cosciente che fa veramente schifo, spero che piaccia a qualche buon anima ^.^ parla di una ragazza che non è umana, si chiama(casualmente -.-) Lirin e sul suo passato è gettato un velo di mistero su cui lei intende far luce, ovviamente possiede un'Ombra(di mia invenzione)... bhe, spero vivamente che qualcuno legga questa schifezza... P.s. ho preferito scrivere che i personaggi fossero un po' più grandi che nell'anime... spero non dispiaccia a nessuno. ^.^
P.p.s. ho apportato alcune modifiche al capitolo 8 per chi fosse interessato... -.-" mi ero dimenticata che per inserire i dialoghi bisogna usare i trattini e non le virgolette... pardon! ^.^
//Incompiuta... già... mi duole il cuore, ma alla fine ogni storia è già finita appena si scrive la prima parola per chi la scrive quindi anche questa storia prima o poi avrà una fine//
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Falsity

 
Con quell’unico balzo vide scorrere tutto più lentamente, ancora qualche interminabile secondo e le era addosso, ma si accorse solo all’ultimo momento che l’unica a non essere rallentata era proprio Zola.
Con la spada fendette il vuoto e il terreno tremò quando Kirillion si alzò sulle zampe di dietro per rialzarsi, ruggì e ringhiò cercando di tenere il più lontano possibile le altre Ombre con brevi fiammate intermittenti.
Zola era nuovamente a pochi metri da lei, con la sciabola sguainata e lo sguardo glaciale che la scrutava da cima a fondo.
Balliamo… ghignò Lirin facendo roteare la spada nella mano, la sua Ombra assentì con uno sbuffo di fumo dalle narici e, con un’unica sferzata d’ali si liberò di Minotauro e Blue Dragon e si lanciò addosso all’Ombra di Zola.
La donna non sembrò minimamente scomporsi quando il suo pipistrello venne sbattuto a terra con violenza, ignorò i suoi muti ringhi menando un primo velocissimo fendente contro la ragazza.
Lo parò facilmente, scostò la lama della sciabola e colpì Zola sul naso con un pugno. L’avversaria indietreggiò tenendosi una mano sul viso sanguinante, l’espressione contratta non faceva presagire niente di buono infatti ricominciò ad attaccare, con più foga di prima.
Lirin nel frattempo cercava di avvicinarsi sempre di più al bordo della rupe anche se quella lotta stava seriamente destando la sua curiosità su quanto forte potesse essere Zola, tutto in lei le diceva che si stesse trattenendo; da come facilmente riusciva a ferirla, seppur superficialmente e da quanto fosse facile per Kirillion prendere di peso il pipistrello e sbatacchiarlo da una parte all’altra come un pupazzo.
Si distrò e una stilettata di dolore le percorse la faccia, saltò indietro per riguadagnare la distanza sfiorandosi la guancia coperta di sangue, ritrovò l’urgenza di scappare via.
Con gran orrore però si accorse che gli evocatori le tagliavano la strada per il limite della rupe e Zola quella per la foresta.
- Che brava, sei caduta dritta in trappola. - la derise Zola in tono falsamente gentile: - Ora dicci chi sei, da dove vieni e soprattutto da quale parte stai. - aggiunse con più freddezza.
Lirin rinfoderò la spada: - Io non sto dalla parte di nessuno. - sibilò. Quella era più o meno la verità, ma nessuno aveva mai osato ferirla, le dava troppo fastidio che fosse arrivata con la spada dove neanche Loghi era riuscito.
Con un ringhio mutò in giaguaro e con soli tre balzi raggiunse Zola e la buttò a terra, sollevò le zampe davanti per colpirla, ma schivò i suoi colpi per un pelo.
Si guardarono, Zola aveva gli occhi strabuzzati per lo stupore. Lirin le si riavvicinò nuovamente, con lo schianto di poco prima aveva scavato con le zampe una piccola infossatura sul terreno. Le aveva fatto cadere di mano la sciabola con quel colpo: - Che dispiacere, mi aspettavo di più. - soffiò tra i denti snudati. Saltò.
Non fece in tempo ad azzannarla che una scarica elettrica che partiva da in mezzo alla schiena fece scomparire la sua Ombra e le fece perdere i sensi. Ora la grande bestia giaceva a terra come addormentata con ancora una smorfia minacciosa sul muso.
Zola si rialzò e recuperò la sua arma: Non può essere… pensò osservando il giaguaro.
I ragazzi avevano ancora le Ombre evocate e si avvicinarono circospetti: - Cosa era? - chiese Shu affiancando Zola.
La donna non rispose, si limitò a rivolgere uno sguardo grato a Omeron che intanto rimetteva alla cintura una sorta di arma metallica con la punta che somigliava alla coda di uno scorpione dove scorreva elettricità ad alta tensione.
- Omeron, possiedi delle informazioni riguardo? - domandò tesa.
- Avete di che pagare? - chiese subito, Zola scosse la testa quindi il rosso fece dietrofront e fece per tornare al villaggio. Si bloccò solo un istante: - L’unica cosa che posso dirvi è che non è umana. - detto quello se ne andò.
 
No aspetta… cos’era successo? Quel dolore lancinante alla schiena e poi buio… nel suo inconscio sbuffò: Quei bastardi devono avermi stordito, accidenti! Ma come ho fatto a farmi battere da Zola? Certo, loro erano in cinque… nell’incoscienza aveva cambiato forma, come al solito.
Qualcosa di ghiacciato le inondò il viso e fu costretta ad aprire gli occhi e scrollarsi per non rischiare di ghiacciare. La vista era ancora appannata, ma poteva distinguere il viso dalla carnagione ambrata di Zola davanti al proprio.
Non le diedero neanche il tempo di rinsavire dal torpore dello svenimento, i due ragazzi la presero di peso per le braccia costringendola a stare in piedi. Quando mise a fuoco la scena vide che i due ragazzi, Shu e Jiro, avevano evocato le Ombre che ora la fissavano con attenzione senza lasciarsi sfuggire neanche un suo respiro.
Zola le rovesciò sugli occhi un altro spruzzo di acqua: - Ma la vuoi smettere?! – si infuriò Lirin strattonando la presa che le bloccava le braccia.
Zola rimase altera e ripose la borraccia: - In questo momento non sei in condizioni di dare ordini. -
Diede un altro strattone però fu subito riportata indietro appena fece un passo, lanciò un’occhiata assassina a ognuno dei due evocatori snudando quel poco che le rimaneva dei canini appuntiti.
- Vedi di fare la brava. - la ammonì Zola portando la mano all’elsa, Lirin smise di divincolarsi. La donna annuì: - Bene, vorrei sapere alcune cose su di te. - prese a girarle in torno per osservarla: - Per esempio: che cosa sei? -
Lirin serrò la bocca pronta a restare in silenzio qualunque cosa le avrebbero fatto: Lirin! Avanti parla! Questa è la nostra occasione! le urlò Kirillion con fare concitato.
Spiegati meglio…le rispose la ragazza impegnata a sostenere lo sguardo gelido di Zola.
Avanti, è semplice. Fai finta di fidarti di loro, li aiuti, ti fai portare alle rovine delle Ombre e puff! È fatta!
Non era male come idea, era fattibile e non le dispiaceva fare il cattivo gioco, in fondo era un’ottima bugiarda quando voleva.
A quel pensiero sorrise appena: - Sono Lirin e come avrete capito non sono di qua e non sono nemmeno umana. - Zola assentì sempre attenta: - Per ora posso dire solo che sono un Demone. -
- Ah, e perché ci stavi seguendo? - Shu le fece pressione sulla spalla, Lirin fece una smorfia dato che la scossa che l’aveva fatta svenire si sentiva ancora e fu tentata di girarsi e dargli una testata.
- Aspetta, lasciala un attimo! -
Lirin alzò lo sguardo, davanti a se trovò il rosa familiare di un vestito: Kluke? si chiese.
Dopo una breve discussione che non ascoltò fu lasciata libera di drizzare la schiena: - Ahi… - gemette roteando la spalla intorpidita poi guardò la ragazza che le stava davanti.
Fissò lo sguardo nei suoi occhi verdi così come lei fece con i suoi: - Ti ringrazio… - mormorò alla fine Kluke con la voce roca.
Lirin non si mosse, assentì con un solo battito di palpebre. Le espressioni esterrefatte degli altri fecero gioire qualcosa dentro di lei: Te l’avevo detto che la ragazza mi sarebbe tornata utile… rinfacciò a Kirillion.
- Trasformati per favore. - le ordinò gentilmente Kluke, Lirin obbedì docile e la fissò con le pupille feline strette.
La rossa sussultò e gli occhi le si velarono, ma sorrise: - Ti devo la vita. - disse ancora. Shu la scosse per una spalla: - Kluke, ma che stai dicendo? - le chiese con lo sguardo che diceva tuseicompletamentefuoriditesta.
- È lei che mi ha fatto svegliare dopo lo scontro con Nene. - spiegò la ragazza.
- È la verità? - si avvicinò Zola minacciando ancora il giaguaro con la spada, l’animale assentì: - Sei libera di non crederci. - la sfidò sostenendo i suoi occhi.
Quella volta però Zola cedette ed abbassò di poco lo sguardo: - Se sei stata tu ti dico grazie, ma non possiamo ancora fidarci di te… -
- Comprensibile. - confermò, Zola la gelò con l’azzurro dei suoi occhi per averla interrotta, Lirin sghignazzò: la grande Zola aveva paura di lei.
- Ma la tua Ombra mi ha suscitato una grande curiosità quindi credo che verrai con noi affinché ne possa capire di più. -
Un altro segno di assenso compiaciuto che a quanto pare fece saltare i nervi della donna che le puntò velocemente la sciabola al collo: - Se proverai a scappare non mi farò scrupoli ad uccidere te e la tua Ombre. - la minacciò poi la indicò ai ragazzi sempre con la spada: - Legatela. -
Quello era assolutamente il peggior fuori programma che poteva immaginarsi. No, legata no, avere preclusioni nei movimenti era una cosa che le faceva salire il nervoso, ma dovette controllare gli scatti involontari delle braccia e delle gambe per farsi legare.
Quei due ragazzi la marcavano ancora stretto il che, a pensarci bene non le dispiaceva affatto, sapere che incuteva timore persino all’acerrima nemica di Loghi era n punto in più per lei.
Diede una scrollata di spalle per togliersi i ciuffi corvini dalla fronte: - Ehi Kluke! Quand’è che arriviamo? - domandò guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Shu che strinse di poco la presa sulla corde che le teneva legati i polsi. Poteva vedere le sue nocche sbiancare: Vedi niente? chiese a Kirillion mentre aspettava risposta, la dragonessa si riscosse dal suo sereno sonnecchiare e scrutò tra le Tenebre del moro: Gli viene difficile mantenere i nervi saldi, la sua Ombra è dormiente, ma agitata…
Annuì e si accorse finalmente che ora affianco aveva anche la ragazza dai capelli rossi, le sorrise: - Zola dice che manca poco. -
Mugugnò poco convinta fissando l’orizzonte limpido: - Va bene. Come ti senti? - le chiese sincera.
- Bene e tutto grazie a te. - ci fu una breve pausa: - Posso chiederti perché mi hai svegliato? Voglio dire… perché salvarmi? -
Lirin per poco non inciampò: - Bhe ecco… - a dire il vero nemmeno lei lo sapeva: - … penso di aver visto qualcosa di puro nel tuo cuore, qualcosa che mi sentivo in dovere di salvare… -
Fu sicura che Kluke stesse per dirle qualcosa, ma l’esclamazione di Zola la distrò: - Siamo arrivati. - affermò indicando un ammasso di rovine crepate e coperte di fili d’erba avvizziti.
Lirin distolse lo sguardo dal cielo e tremò, subito gli occhi divennero lattei e all’immagine della rovina si sovrappose quella di una fiorente città brulicante di vita, il tutto era avvolto da una luce rosata e incantevole. Al centro della città campeggiava un tempio imponente fatto di mattoni dai colori sgargianti che colorano il tramonto e un rilievo sulla facciata.
Sbatté le palpebre un paio di volte per riprendere visione della realtà, la visione era durata soltanto qualche secondo ed era sicura che nessuno l’avesse notato.
Osservò ancora le pietre crepate e rovinate, l’unica costruzione rimasta in piedi era un gigantesco tempio con una decorazione sbiadita sul davanti. Non faticò a collegarlo con l’immagine lucente della sua visione.
Osservò meglio il fregio, era sottile e con due ali piumate. Ora che ci pensava poteva somigliare… Ad una fenice… avrebbe dovuto immaginarlo, quelle erano le rovine delle Ombre.
- Le rovine della Fenice… qui troveremo delle risposte, almeno spero… - commentò Zola fermandosi davanti alla facciata: - Anticamente qui sorgeva l’antica città di Luminas, se non sbaglio i tuoi avi venivano da qui Kluke. -
La ragazzo sobbalzò: - E tu come fai a saperlo?! -
La donna non si scompose di fronte a tanto stupore: - So anche che sei nata lo stesso giorno di Shu. -
Il ragazzo ne sembrò altrettanto sorpreso: - Noi non te l’abbiamo detto. Ma perché siamo qui? -
- Posso solo dirvi che è per l’eclissi. -
Kluke rimase a bocca aperta mentre gli altri procedevano trascinandosi dietro Lirin, la Demone era irrequieta. Aveva ascoltato la conversazione e tanto le era bastato per capire che Zola non aveva scoperto tutte le sue carte. L’eclissi… ripeté per memorizzare quella parola, sembrava importante.
Entrarono nelle rovine, ma si trovavano di fronte ad una parete con l’immagine di un uccello enorme e rosato. Dopo un’infinità di scalinate ripide e corridoi chilometrici.
Punto morto… pensò Lirin, ma dovette ricredersi quando Zola posò il palmo sulla parete e questa si aprì ubbidiente sotto il suo tocco.
- Questo passaggio è apribile solo grazie al potere delle Ombre, solo gli evocatori possono vedere cosa c’è oltre. - spiegò Zola inoltrandosi nella caverna.
Lirin rimase ferma a rimirare la parete che scompariva prima di ricevere un altro strattone, ringhiò verso Jiro: - La vuoi piantare? So camminare da sola! - sibilò arrabbiata.
Sembra che Zola stia facendo delle specie di ripetizioni apposta per me… disse quasi scherzando a Kirillion: Dalle facce sembra che gli altri già lo sapessero…
Può darsi, ma perché dovrebbe metterci al corrente?
Forse perché potremmo esserle utili…
Alla fine della grotta c’era un’altra parete, con un altro affresco, stavolta più dettagliato, di Fenice.
- Kluke prova ad evocare la tua Ombra. - disse Zola.
La ragazza provò, ma non un lembo di oscurità di mosse ai suoi piedi ed era per lei frustrante.
- Tranquilla, anche se non riesci ad evocare la tua Ombra forse riuscirai a trovare qualcosa in queste rovine. - la confortò Zola dopo aver visto i pessimi risultati.
Kluke sorrise appena e cominciò ad esplorare la camera. Trovò una sorta di sarcofago in un angolo, c’era scolpita fenice sopra e vi posò sopra la mano.
Lirin sentì i tremiti pre-visione tornare a farle visita, puntò gli occhi senza pupilla sull’affresco dell’Ombra, in silenzio. Qualcuno da affianco a lei urlò per lo spavento e nello stesso istante Kluke scomparve in un nugolo di luce violetta.
 
- Riesco quasi a vederla: una giovane donna con gli occhi azzurri e i capelli lunghi è arrivata a Jibral poco dopo l’arrivo di Shu e gli altri forse per seguirli… - mormorò Omeron leggendo da un rotolo di pergamena.
- Ti possono essere utili? – gli chiese il vecchio informatore dall’altra parte del velo.
- Moltissimo, grazie tante. E secondo questi documenti dovrebbe ancora trovarsi in questa città. -
- Quindi ora ti darai da fare per cercarla, se vuoi posso darti una mano. -
Omeron  scosse la testa: - So che è meglio non azzardare ipotesi, ma una persona sola non può aver fatto tutto il lavoro e per questo credo sia troppo pericoloso. Inoltre ho accettato io il caso e voglio occuparmene personalmente. - fece un breve inchino e fece per andarsene che il vecchio lo trattenne, chiamò un suo servo che porse a Omeron uno scrigno: - Prendilo, dopotutto ti appartiene. -
Il rosso aprì il coperchio e prese l’arma ad energia elettrica che si trovava all’interno.
 
Zola le diede un leggero buffetto sulla guancia lentigginosa, ma non si mosse. Era come caduta in trans.
- Shu adesso basta. - ordinò Zola al ragazzo che intanto chiamava a gran voce l’amica.
Quando si avvicinò aveva il fiatone: - Dov’è finita Kluke? -
- Credo sia entrata nelle rovine… ma adesso mi interessa lei. - indicò Lirin in piena veggenza, tremante e pallida.
- Ho fatto male ad indebolirla. - mormorò a voce bassa bagnandosi le dita con la borraccia e passandogliele sulle labbra aride.
- È troppo debole. - constatò.
Shu, Jiro, Marumaro e Bouquet la osservarono: - Si, ma che cos’ha? - chiesero quasi in coro.
Zola non rispose.
 
Entrò nel locale al limite della città, ordinò il solito appoggiandosi al bancone.
- Che c’è? Mi sembri un po’ pallido. - disse al cameriere, aveva notato la presenza che stava appoggiata, esattamente come lui, all’altro capo del bancone.
Fece per portarsi il bicchiere alle labbra, ma lo allontanò subito dopo averlo annusato: era avvelenato, poteva sentirne l’odore acre e pungente.
Con qualche parola riuscì a far andare via il cameriere che schizzò letteralmente fuori dalla porta, a quel punto si voltò verso la figura incappucciata che gli stava a pochi metri.
Stavano faccia a faccia e un’aura violacea e macchiata di nero avvolgeva la donna che gli stava di fronte, Omeron non ne sembrò per niente intimorito: - Per oggi direi di finirla qui. - le disse calmo: - Per oggi è meglio che ci salutiamo qui. -
- Salutarci? - fece lei con voce dolce.
- So che preferiresti farmi fuori, ma se affretti troppo le cose credo che anche tu potresti aere dei problemi a lasciare la città. - la provocò, un uncino della sua Ombra artificiale gli accarezzava impercettibilmente i capelli: - Sai, questa città è più sorvegliata di quanto pensi. - continuò e lei ritirò quella lama da dietro il suo collo.
- Un uomo che si limita solo alle parole non è un vero uomo… - commentò lei.
Omeron sorrise: - Un uomo che non pensa alle parole prima di passare ai fatti non è un bravo informatore. Tu non credi? - le fece di rimando.
Lei annuì: - Dicono che tu sia il migliore. Che cosa sai di preciso? -
- Questo buon profumo… è un fiore, non è vero? - chiese ad occhi chiusi, quasi non si trovasse di fronte ad un nemico mortale: - Ci vediamo. - e uscì.
 
Poco dopo Kluke riemerse da un cunicolo buio, Lirin sbatté le palpebre riprendendo coscienza di se. La prima cosa che fece fu guardare Kluke e annuire, perché lei sapeva cosa era successo dentro le rovine, della statua della Fenice e dell’apparizione dell’Ombra, i loro sguardi si incrociarono poco prima che tutti gli altri le si affondarono addosso gridando il suo nome chiedendole se stava bene.
- S, tutto apposto, ma ora ho questa qua. - disse mostrando il cristallo a forma di piuma che portava al collo.
- Credo che ti aiuterà con i tuoi poteri. - constatò Zola: - Tu dici? – chiese Kluke contenta rigirandosela tra le mani.
Lirin rimase in disparte, senza dar alcun cenno di scappare anche se i ragazzi avevano mollato le funi. Da lontano le mostrò il ciondolo, felice. La Demone sorrise di rimando, ma non poté evitare di sentire una morsa al petto. Perché poi?
Ma durò poco, un rumore abbastanza vicino le fece drizzare le orecchie: - Silenzio per favore. - stranamente tutti le obbedirono, ma Jiro e Shu tornarono a stringerla.
Si concentrò, erano rumori di battaglia quelli: - C’è un esercito poco distante da qui, combatte contro le Ombre Nere del Gran Reame e stanno perdendo. - mormorò.
Zola sussultò: - Dev’essere l’esercito di Jibral. -
Un attimo dopo si erano tutti fiondati fuori dalle rovine e stavano seguendo i rumori dello scontro che si facevano man mano più vicini. Arrivarono che mezzo esercito era stato decimato.
- Dobbiamo aiutarli! - gridò Marumaro.
- Possiamo? - chiese Shu.
Zola gli sorrise: - Anche se ti dicessi di no, tu andresti lo stesso. Quindi andiamo. – sfoderò la sciabola e dopo aver lanciato un’occhiata prima a  Bouquet poi a Lirin rivolse la sua attenzione su Kluke: - Tu te la senti di venire? - lei annuì stringendo il medaglione.
Pertirono tutti all’attacco, anche Bouquet evocò l’Ombra, ma per tenere a bada Lirin e rimase in disparte.
Per gli evocatori non fu difficile eliminare le Ombre Nere, pensavano di aver vinto prima di avvistare un gigantesco robot che macinava metro dopo metro verso di loro con le braccia metalliche puntate verso di loro e luminescenti che caricavano il colpo. Dritto verso di loro e i soldati feriti.
Lirin cercò disperatamente di allargare le funi dato che Bouquet si era distratta.
Kluke si mise nella traiettorie del tiro a braccia aperte, evocò l’Ombra: - Proteggeremo tutti, ne abbiamo il potere. - quando il laser si infranse sulla barriera creata da Fenice Lirin riuscì a strappare le corde che la tenevano.
Kluke reggeva la barriera ad occhi chiusi per lo sforzo: - Avanti Shu attacca! - urlò, ma non ne ebbe il tempo perché Kirillion volò più veloce, le fauci che ribollivano e fumavano, lanciò una sfera di fuoco contro il robot dopo l’urlo della sua evocatrice: - Fiamme d’Inferno! -
Il robot esplose come i fuochi d’artificio e Kluke cadde in ginocchio ansimante mentre la ragazza-giaguaro si godeva l’ondata calda sprigionata da quell’esplosione a viso aperto, fieramente. Con quella luce la sua Ombra sembrava ancora più possente, quasi quanto Blue Dragon che intanto era rimasto a guardare inebetito la scena.
I soldati furono loro molto grati per essere intervenuti e li salutarono con il sorriso in volto nonostante le ferite riportate.
- Bouquet, mi sembrava che Zola ti avesse detto di controllare la prigioniera. - la sgridò Jiro, Zola però gli posò una mano sulla spalla e guardò Lirin, con ancora lo sguardo perso nell’orizzonte.
- Cosa cerchi? - le chiese alle spalle, lei non si voltò: - Cerco la verità. La Leggenda delle Ombre. - disse solo.
- Anche io. La tua Ombra è potente, ne potremo avere bisogno. - la invitò.
Lirin si voltò solo a quel punto, circospetta: - Dipende da te, ti fidi? - Zola non rispose, ma mentre si voltava verso i ragazzi poté scorgere un’ombra di un sorriso.
Con qualche passo la raggiunse: Si fida… le disse Kirillion quasi sottovoce, ma fu solo un brusio a cui prestò poca attenzione.
 
- Lo sai che stanotte ho dormito su un mobile? -
An sbuffò sprofondando nel suo letto e si preparò alla cazzata delle… diede un’occhiata all’orologio… 22.47.
- Era comodino. - continuò Schneider con noncuranza, l’altro lo guardò assassino: - Schneider ti prego, questa te la potevi risparmiare! - si strinse nelle spalle: - Brrr… -
- Eddai! È da un po’ che ti vedo un po’ giù di morale. - lo rimbeccò il biondo sdraiato sul letto che fino a pochi giorni prima era occupato da Lirin.
Non è stato una brillante idea… pensò affranto riferendosi alle battute dell’amico che a momenti facevano piangere.
Non volevi qualcuno con cui parlare? chiese Alfain, innocente come al solito.
Anche quello era vero, si sentiva terribilmente solo, Lirin mancava da qualche giorno e già il tarlo della solitudine lo rodeva.
- Cos’è quella faccia da pesce lesso? - gli chiese sospettoso il biondo.
- Quale faccia? - An si ricompose subito mettendosi la sua migliore maschera sarcastica.
Schneider sorrise sghembo: - Sei un pessimo bugiardo; si vede lontano un miglio a cosa stai pensando. - lo provocò, An arrossì di botto e l’altro non tardò a notarlo: - Stai pensando ad una ragazza con dei lunghi capelli neri, gli occhi viola, le forme piene e le orecchie da gatto. -
- Giaguaro… - precisò An.
- Beccato, avevo ragione! - Schneider lo guardò come chi la sa lunga: - Ti piace Lirin. -
Andropov gli voltò istantaneamente le spalle: - Ma che dici, è solo mia amica. -
- Bugiardo. - disse sicuro Schneider: - E come mai ogni volta che si fa solo accenno a lei arrossisci? –
- Bhe ecco… - balbettò An. Provò a voltarsi che ritrovò l’unico occhio visibile di Schneider a pochi centimetri dal viso che lo scrutava con attenzione.
Abbassò subito lo sguardo.
- Sei proprio cotto. - fu il commento del biondo che tornò a sedersi sul “suo” letto a gambe incrociate.
- Sai, ti capisco. - continuò dopo poco.
An lo guardò sospettoso aspettandosi l’ennesima cavolata che non tardò ad arrivare: - Voglio dire, Lirin è sexy da star male. L’hai visto anche tu quanto… - e fece un ampio gesto con le mani all’altezza del petto.
Gli arrivò un cuscino dritto in faccia: - Cretino. - sentì dire ad An, ridacchiò e poi calò il silenzio e capì che probabilmente il suo compagno di stanza voleva dormire.
- Spupazzatela per bene in sogno. - gli disse prima di girarsi dalla parte del muro, in risposta ricevette una catena di insulti che la mattina dopo avrebbe dovuto cercarli sul dizionario.
Gli bastò aspettare poco perché Schneider cominciasse a dormire profondamente, a quel punto si alzò e andò alla finestra. Fuori volteggiava il cristallo che aveva mandato alla ricerca di Lirin. Aprì le ante il tanto necessario per farlo infilare dentro e vi guardò dentro: lei ora era con gli evocatori, stava bene e non era ferita.
Tirò un sospiro di sollievo e per quella notte avrebbe potuto dormire in pace.
Prima di addormentarsi si sfiorò le labbra, era un gesto quasi automatico quando la pensava. Schneider aveva proprio ragione, era cotto.
 
ANGOLINO VANEGGIO XD
Ehilà!!! Salve gente!!! *colpetto di tosse*
Aehm… non ho niente da dire oltre che ci ho messo troppo a scrivere questo capitolo.
Bene, ringrazio ancora Julia per le recensioni e alla prossima!!! :D
*me si voltà verso la porta con sguardo omicida*
An, rimetti apposto quel barattolo di nutella(???)
An: :3
Eheheheh, il piccolo e innocente An non me la conta giusta…
An: ???
Dopotutto gli opposti si attraggono.
  
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