Stavo dormendo nel mio letto, quando squillò il telefono. Mi alzai di colpo, mi sfregai gli occhi e allungai la mano verso il comodino, nel mentre pensai “ Chi è a quest’ora??! “afferrai il telefono e anche se avevo gli occhi un po’ appannati riuscì a leggere il nome che appariva sul display, era mia madre! -Pronto, Mamma!- risposi con una voce al quanto scocciata, -Tesoro ero preoccupata per te, è il primo giorno che te ne stai da sola in una città che non conosci!- disse, - Mamma, sì è vero che non conosco bene la città, ma non ho dieci anni, me la saprò cavare anche da sola!- la tranquillizzai e ci salutammo. Me lo sarei aspettata che mi chiamasse prima o poi ma non di certo alle 7 della mattina, e soprattutto di domenica. Domani avrei iniziato l’università, ero orgogliosa di me stessa per aver superato le superiori con gran voti, e quindi di aver ricevuto una borsa di studio. Sapevo già in che sezione ero e dei miei compagni di classe mi ricordavo a malapena qualche nome, ma ero sicura che li avrei imparati presto. Mi alzai dal letto perchè non riuscivo più a prendere sonno, mi diressi in cucina per farmi la colazione. Camminavo come uno zombie, aprii il frigo e spalancai gli occhi dallo stupore, non c’era niente di niente. Pensai di andare al bar che fa ad angolo, da quello che sentivo in giro ci và gente poco raccomandabile, ma se uno soffre di calo di zuccheri e bassa pressione come in questo caso, qualunque fosse il locale deve mangiare, quindi decisi di andarci ugualmente. Indossai cose non troppo vistose e aderenti per non dare nell’occhio, leggins, maglietta lunga e stivali. Mi ero giusto portata dietro i soldi per un cappuccino e una pasta, poi sarei tornata a casa a prendere altri soldi per fare qualche compera, visto che mi trovavo a Londra per la prima volta come non potevo andare a fare shopping??! Entrai in quel locale, mi ritrovai davanti due drogati o sbronzi, mi affrettai a “gustare” la mia colazione, pagai e scappai dal quel locale infestato da gentaglia. Mentre mi avviavo verso il mio appartamento, mi assicuravo che nessuno mi venisse dietro, ma avvertivo qualcuno che mi osservava dall’alto, o dall’uscio di una porta ma senza dargli troppa importanza continuai per la mia strada. Arrivai finalmente al portone, salii le scale e andai a prendere nella mia stanza da letto borsa, portafoglio, cellulare, biglietti dell’autobus e qualche altra piccola cosa che non mi fidavo a lasciarla incustodita a casa, non si sa mai entrasse qualche ladro. Trovai per la città molti negozietti carini, ma ovviamente non potevo spendere miliardi perché quei soldi mi dovevano bastare per un mese, e di certo conoscendomi non sarebbero durati nemmeno quindici giorni, ma essendo matura mi dovevo dare una regolata. Comprai solo un paio di jeans stetti, come piacciono a me e qualche maglietta. Pensai l’incubo che avrei passato domani, parlare inglese, conoscere nuove persone, soprattutto scegliere gli elementi giusti per il resto dell’università e possibilmente adocchiare qualche bel ragazzo.