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Autore: Elpis    04/04/2012    5 recensioni
“A volte pochi giorni possono cambiare una vita e una passione travolgente come un uragano può trasformarsi in amore eterno”
Ginevra Weasley e Draco Malfoy non avrebbero mai detto che questa frase sarebbe stata adatta a descrivere il loro controverso rapporto, né che un giorno sarebbero arrivati a provare l'uno nei confronti dell'altro qualcosa di diverso rispetto all'odio reciproco. Eppure a volte il destino è talmente imprevedibile che neanche il più abile dei centauri riuscirebbe a leggerlo nelle stelle...
La storia ha partecipato al contest “Una frase per sognare” di TheGhostofyou classificandosi prima e vincendo anche il premio Miglior Coppia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Draconis
 

 

 

A volte pochi giorni possono
cambiare una vita intera

 

 

 

 

 

« Deve farlo Draco. Ora, Draco, sbrigati ».
Il suo sguardo saettò sul volto stanco ma sereno di Silente e le viscere gli si contrassero dolorosamente nello stomaco, acuendo quel senso di nausea.
Chinò il capo, cercando di racimolare il coraggio o forse la freddezza necessaria a svolgere il suo compito.
« Avanti, Draco, fallo! »
Credeva che la loro presenza gli sarebbe stata di conforto, invece la voce ruvida e graffiante di Amycus gli procurò un brivido lungo la spina dorsale. Il vento gli sollevò una ciocca di quei capelli fini e pallidi ed essa ricadde sul suo volto, nascondendo per un attimo la scena raccapricciante che aveva di fronte agli occhi. 
I
 suoi occhi furono attratti dalla mano destra, le dita lunghe e affusolate strette intorno all’impugnatura della bacchetta di biancospino. La scuoteva un tremito convulso e spasmodico, un tremito che cercava di combattere e che finiva invece per dominarlo sempre di più.
« Maledizione, Malfoy! Uccidilo! »
L’ultima parola fu come un colpo di frusta sui suoi nervi tesi e Draco temette che le gambe non avrebbero retto. Il suo sguardo era come ipnotizzato da quel legno argenteo, bagnato dalla luna e dalla luce delle stelle.
Il biancospino era il legno della speranza.
Gli sembrava ridicolo che fra le sue dita dovesse svolgere una funzione così orribile.

 

 Draco salì gli scalini lentamente, avvertendo qualcosa di graffiante all’altezza del petto. Era la rabbia, un cancro che lo divorava da dentro, rendendolo ancora più irritabile e scontroso del solito.
I suoi passi rimbombarono nella stretta scala a chiocciola che portava alla Torre di Astronomia, mentre il freddo di Settembre si insinuava sotto i pesanti strati del suo mantello, pizzicandone la pelle pallida.
Si recava spesso lassù: nell’ultimo periodo aveva imparato ad amare la solitudine. Era una cosa insolita perché aveva sempre gioito nel trovarsi sotto i riflettori e circondarsi di leccapiedi, ancor meglio se stupidi come Tiger e Goyle che pendevano letteralmente dalle sue labbra. Ma il compito che il suo nuovo Signore gli aveva affidato era qualcosa che avrebbe dovuto svolgere da solo, qualcosa che non avrebbe mai potuto condividere. La notte si rigirava nel letto e le lenzuola gli si avvolgevano attorno come un sudario, rimuginando su come avrebbe potuto svolgere al meglio il suo incarico. Era un pensiero ricorrente, un tarlo che lo corrodeva e non gli dava requie, al punto che occhiaie profonde e scure sembravano incise sotto i suoi occhi cupi. Solo quando saliva su quella Torre e osservava la Foresta Proibita dall’alto, cullato dal vento e dalla notte, sentiva finalmente i suoi nervi distendersi e il cuore calmare i suoi battiti. Respirava a pieni polmoni l’aria fresca e frizzante e gli sembrava di riuscire a raccogliere meglio i propri pensieri, di trovare un po' di quella determinazione che gli era necessaria.
Non era certo la prima volta che percorreva quelle scale, ma Draco rimase spiacevolmente stupito quando, giunto all’ultima rampa, si accorse che il suo posto era già occupato da qualcun altro.
Si pietrificò sul penultimo scalino, fissando quella sagoma longilinea che si stagliava netta contro il chiarore dalla luna. Il suo sguardo fu subito calamitato dal paio di gambe che la gonna corta dell’uniforme lasciava scoperte, appena velate da calze sottili. Erano lunghe, sottili ed affusolate come due colonne da alabastro. Deglutì, avvertendo un improvviso calore al basso ventre che si affrettò ad ignorare perché lui era Malfoy e figurati se poteva farsi scombussolare solo per un paio di belle gambe... I suoi occhi salirono in cerca di una distrazione e un alito di vento sollevò i capelli della sconosciuta, facendoli svolazzare in onde di un ramato intenso, che pareva quasi un rosso scuro sotto la luna... Rosso?
« Weasley? » mormorò con un tono di palese disgusto, senza neanche accorgersi di aver parlato a voce alta.
La ragazza sussultò, come trafitta dal suono della sua voce, e si girò di scatto.
Nello scorgere i suoi lineamenti delicati, le piccole efelidi che le adornavano le guance, gli occhi grandi e scuri, Draco trovò conferma ai suoi peggiori timori.
Aveva di fronte la Piattola Weasley. E la cosa peggiore era che aveva anche pensato che avesse delle gambe passabili.
Che schifo.
Draco salì con un agile balzo gli ultimi scalini che gli mancavano, dirigendosi a passi decisi verso Ginevra, più che intenzionato a scacciarla da lì. Quello era la sua Torre, il suo posto privato per osservare le stelle e non erano graditi scocciatori, a maggior ragione se pezzenti traditori del loro sangue.
Ginny era appoggiata alla balaustra, il busto rivolto al panorama sottostante. Malfoy si immaginava che assumesse la sua immancabile ed odiosa aria battagliera, sollevando il nasino in alto e guardandolo storto, con la spocchia che le era propria. Invece la Weasley non fece niente del genere. Distolse lo sguardo e chinò il capo, indietreggiano per quanto le fosse concesso dall'esiguo spazio. Fu solo quando non ci furono che pochi passi a separarli che Draco ne intuì il motivo. La Piattola aveva il viso arrossato e, per quanto cercasse di nasconderlo, riusciva a vedere benissimo che i suoi occhi erano gonfi e irritati.
Stava piangendo.
Il pensiero lo divertì. Certo, condividere i suoi spazi con la feccia era sempre spiacevole, ma l'idea di poterla tormentare un po' servì a risollevargli l'umore tetro e cupo da giorni.
« Che ti è successo Weasley? Al Ministero hanno finalmente licenziato quell'inetto di tuo padre? » la sfotté con la sua migliore faccia da schiaffi.
Lei sollevò la testa e gli lanciò un'occhiata di fuoco.
« Molto simpatico, Malfuretto, davvero » gli rispose cercando di darsi un contegno, anche se la voce le uscì rotta dalle labbra. « Ma penso che il Ministero farebbe meglio a occuparsi di altro: mettere dentro i delinquenti come tuo padre, tanto per fare un esempio ».
Non si curò dell'insulto, stranamente attratto dal suono tremulo della sua voce. Un brivido gli attraversò la spina dorsale nel notare una lacrima che ancora le scorreva lungo il collo, catturando la luce delle stelle. Le rispose con un tono ancora più acido del consueto, per mascherare quell'attimo di turbamento.
« Tutto sommato non mi interessano i motivi dei tuoi piagnucolii, basta che tu vada a frignare da un'altra parte perché questo è il mio osservatorio » affermò pomposo.
Ginny lo guardò come se avesse appena affermato di amare ciecamente gli Schiopodi Sparacoda.
« Be'? » domandò inarcando un sopracciglio. « Cos'è quella faccia a triglia, Weasley? Ti ho chiesto di smammare, non vedo cosa ci sia di così difficile nel concetto...»
« Io dovrei andarmene? » lo interruppe lei con uno strascico della vecchia baldanza. « Perché me lo dici tu? Ma fammi il favore!»
Incrociò le braccia sul petto, con un'aria di sfida che gli diede alla testa.
« Sì, esatto proprio perché te lo dico io » ribadì afferrandole il gomito e strattonandola verso le scale.
Ginny si divincolò con una mossa veloce e istintivamente la mano le corse alla bacchetta.
« Tieni le mani a posto Malfoy, se non vuoi che ti affatturi! » lo minacciò puntandogliela sotto il naso.
Draco indietreggiò. Aveva visto sui suoi amici gli effetti delle fatture della Piattola e non era particolarmente interessato a sperimentarli sul suo bel faccino.
« Metti via la bacchetta, Weasley. Posso assicurarti che toccarti è l'ultima delle mie priorità » affermò duro, sperando di salvare l'orgoglio oltre alla pelle.
La Piattola lo guardò con un sorriso strafottente. Maledizione. Quasi quasi la preferiva nella versione timida e piagnucolona.
« Paura, Malfuretto? Cosa ne dici di strisciare di nuovo nei Sotterranei e lasciarmi in pace, allora? »
Draco digrignò i denti, contraendo i pugni delle mani.
« Io non mi muovo da qui! » ringhiò deciso.
« Io nemmeno! » urlò quella pazza isterica.
Rimasero immobili per alcuni secondi, guardandosi in cagnesco. Alla fine lei si decise a riporre la bacchetta nella tasca della veste, e tornò a fissare il cielo, ignorandolo platealmente.
Draco rimase per un attimo a fissare le sue spalle rigide, le gote ancora arrossate per la rabbia, i piccoli denti bianchi che mordicchiavano il labbro inferiore, chiedendosi come fosse possibile che lei stesse ignorando lui. Profondamente offeso decise di ricambiarla con la stessa moneta e appuntò lo sguardo sulle stelle che brillavano particolarmente luminose nel cielo. Finì per incantarsi, come gli capitava sempre, e si smarrì in pensieri confusi mentre osservava il pigro ondeggiare delle nuvole che attraversavano il firmamento.
« Si può sapere cosa fissi con sguardo così intenso? » gli chiese.
Questa volta fu il turno di Malfoy di trasalire e di fissarla sorpreso. A giudicare dall'espressione curiosa ma rilassata del suo viso, Ginny aveva deciso di abbandonare le ostilità e Draco pensò che dopotutto avrebbe anche potuto godersi quella tregua momentanea.
« La mia costellazione » le rispose con un tono lievemente meno supponente del solito.
Ginevra sgranò gli occhi.
« Cioè, adesso ti saresti pure comprato le stelle? » gli chiese con misto di incredulità e sarcasmo.
Draco dovette appellare a tutto il suo controllo per non scoppiare a ridere.
« Certo che no, pezzente » Fu strano come quella parola suonò morbida fra le sue labbra, quasi fosse priva del risvolto offensivo che le era proprio. « Mi riferivo alla costellazione del Dragone, quella da cui deriva il mio nome ».
Ginny sbuffò e una ciocca di capelli turbinò intorno alla sua guancia. Draco aveva sempre detestato il rosso perché gli ricordava i Grifondoro in generale e gli Weasley in particolare. Tuttavia quella sera si ritrovò a pensare che dopotutto non era tanto male. Per lo meno su di lei faceva effetto, come se una cascata di fuoco le coprisse le spalle, incorniciando quel visino a cuore.
« Solo ai tuoi poteva venire in mente di chiamarti così » ridacchiò sommessamente.
Era sempre stato molto sensibile per quel che riguardava il suo nome, ma quella volta si limitò a scrollare le spalle e a non dar peso alla sua osservazione. Che fosse perché gli era piaciuto il suono argentino della sua risata? No, certo che no. Figurati se lui poteva trovare intrigante la sua voce da gallina.
Per un po' calò di nuovo il silenzio, ma era un silenzio diverso, molto più rilassato e intimo.
Bastò quel pensiero a farlo rabbrividire mentre si voltava di scatto a fissare lo sguardo assorto di Ginevra. Era appoggiata sulla balaustra con le braccia incrociate e fissava le stelle con rapito abbandono. La frase sprezzante che avrebbe voluto rivolgerle gli si seccò in gola nel vedere come la luna ne accarezzasse i lineamenti e ne riempisse di luce gli occhi.
Fu di nuovo lei a parlare, salvandolo dall'imbarazzo.
« Tu credi nel destino? » gli chiese con un filo di voce, continuando a guardare il cielo.
Draco strabuzzò gli occhi.
« Adesso ti metti a fare discorsi filosofici? » la derise.
Ginny arrossì e chinò appena il capo, con sguardo un po' mortificato.
Per alcuni minuti Malfoy rimase in silenzio e quando infine si decise a risponderle, usò un tono leggero, come a voler significare che quella domanda per lui non aveva voluto dire niente.
« Non so se ognuno di noi nasce con un percorso già tracciato. Quanto ai deliri della Cooman o di quello stupido ronzino, no, non ci credo affatto » mormorò osservando il sorrisetto divertito che si dipingeva sul volto di Ginevra. « Tuttavia credo... credo che a volte semplicemente non si possa scegliere » proseguì con un tono decisamente più amaro. « A volte è qualcos'altro o forse qualcun altro a scegliere per noi e possiamo solo destreggiarci con carte che altri ci hanno messo in mano »
Nel pronunciare quell'ultima frase, Draco distolse lo sguardo, appuntandolo di nuovo sul cielo plumbeo. Per un attimo temette di essersi esposto troppo e che adesso lei avrebbe iniziato a ficcanasare nei suoi affari. Ma Ginny lo stupì, annuendo appena e non indagando oltre.

« È per lo Sfregiato che stavi piangendo, non è vero? » le chiese dopo un attimo di silenzio.
Ginny sussultò.
« Non dovresti chiamarlo così » lo sgridò, corrucciando la fronte.
« È per il grande e portentoso eroe Potter che piangevi? » si corresse con tono palesemente ironico.
Senza un motivo apparente il nome “Potter” gli uscì con un astio ancora maggiore dalle labbra, ustionandogli la bocca come se fosse pus di Bubotubero.
« È così evidente? » domandò Ginny, accennando un sorriso che non raggiunse gli occhi.
« Che cosa, che sei cotta di San Potter? » mormorò godendosi il suo dilagante rossore. « Lo sanno anche i muri. Io l'ho scoperto il secondo anno quando gli hai scritto quel patetico biglietto di San Valentino ».
Un altro paio di battute e la Piattola sarebbe morta per autocombustione liberando il mondo da un rampollo di quella mefitica progenie degli Weasley.
« Credevo che fosse un'idea carina » bisbigliò appena.
« Occhi verdi e lucenti di rospo in salamoia...» cantilenò Malfoy facendo il verso allo gnomo che l'aveva recitata. « Come potevi trovare carino questo schifo? »
Ginny lo fissò incredula.
« Te la ricordi ancora! » esclamò concitata.
« E chi se la scorda! » ribatté senza più riuscire a reprimere un sorrisetto.
« Smettila! » urlò quella tirandogli un pugno leggero sul braccio.
Scoppiarono a ridere all'unisono, come in un tacito accordo. Davvero stava ridendo non di ma con una Weasley? Il pensiero fu sufficiente a smorzare ogni traccia di ilarità.
« E comunque Potter è un idiota » affermò categorico, mentre Ginevra si mordicchiava il labbro, perplessa. « Fa tanto l'eroe e il coraggioso e poi lascia che la ragazza che ama si sbaciucchi con mezza scuola, solo perché non ha le palle di dirle che gli piace. Penoso » concluse con una smorfia di disprezzo.
« Io non mi sbaciucchio con mezza scuola! » replicò quella, offesa. « E poi Harry non prova niente per me... »
Il tono triste con cui pronunciò quell'ultima frase lo irritò a morte.
« Ma davvero? Vuoi dirmi che non hai notato che da quando è iniziato quest'anno non ti toglie gli occhi di dosso? » chiese inarcando un sopracciglio. « Che fissa i tuoi ex come se volesse sfidarli a duello? Lo Sfregiato è cotto a puntino, solo è un codardo. Io, al suo posto... » deglutì, cercando di scacciare quel blocco improvviso all'altezza della gola
« Al suo posto? » lo incitò lei, con muta aspettativa.
« Io non ti lascerei mai fuggire » esalò con una punta di incertezza.
Ginevra lo guardava con occhi lucenti, ad appena un passo di distanza. Questa volta neanche con le migliori intenzioni del mondo riuscì a impedirsi di pensare che fosse bellissima. Gli parve quasi che una di quelle stelle si fosse incastrata nei suoi capelli, perché non era possibile che la sua pelle rifulgesse così.
Non seppe mai quale bocca fosse andata incontro all'altra. Percepì solo il contatto delle sue labbra frementi e il loro sapore lo incendiò.

 

***

 

Fu un amore proibito che la consumò lentamente.
Quella notte Ginny Weasley tornò nel dormitorio con il suo odore impresso nei vestiti, un aroma inebriante di cannella che le cullò il sonno. Ogni mattina si svegliava ripromettendosi che non l’avrebbe rivisto di nuovo; ogni notte i suoi piedi la portavano alla Torre di Astronomia, quasi animati da volontà propria.
I loro appuntamenti erano segreti: Ginny saliva quella stretta scalinata a chiocciola con il cuore in gola, temendo che lui si presentasse a quel tacito appuntamento e temendo ancora di più che non lo facesse. Non avrebbe saputo dire cosa ci fosse di così speciale in quegli incontri, cosa l’avesse trattenuta lì quando le mani di Draco si erano posati sui suoi fianchi stretti e l’aveva baciata con dolcezza e disperazione insieme. Sapeva solo che un quarto alle dieci il cuore iniziava a batterle come impazzito nel petto e le gambe le tremavano di impazienza fino a quando non si decideva ad assecondarle e andava a raggiungerlo.
Lui arrivava sempre per primo e la accoglieva con un sorriso da schiaffi. Le bastava uno sguardo ai suoi occhi freddi, ai suoi capelli talmente chiari da sembrare quasi bianchi alla luce della luna, alle sue labbra fini piegate all’insù; perché Ginny si sentisse ribollire dentro di un sentimento confuso che in alcuni momenti non avrebbe faticato a definire come odio e in altri come attrazione.
Passavano le ore a parlare e finivano inevitabilmente per litigare: sembrava che non ci fosse un solo argomento su cui andassero d’accordo, una sola cosa su cui la pensassero allo stesso modo. Lui era convinto di avere tante piccole e comode verità in tasca e lei si divertiva a smontare i suoi ragionamenti uno ad uno, evidenziando il loro bieco opportunismo e la loro melensa ipocrisia, fino a quando Draco non le lanciava uno sguardo di fuoco e tacitava le sue proteste con baci febbrili. Era sempre così: le loro menti erano come cane e gatto, due opposti inconciliabili; ma i loro corpi parlavano un linguaggio diverso e lì si intendevano alla perfezione. Eppure, per quanto la ripugnasse ammetterlo, il loro non era solo un gretto sfogo fisico e lo sapevano entrambi, nonostante non lo ammettessero ad alta voce. C’era così tanto di non detto, così tanto a cui evitavano persino di pensare che in quei giorni a Ginny sembrava di vivere in una bolla di vetro, scissa dal resto del mondo. La notte andava a letto ad orari improponibili perché quando era con lui, su quella Torre, con la pelle bagnata dalle stelle e dal calore dei suoi baci, dimenticava lo scorrere del tempo ed era infastidita dal ticchettio delle lancette al punto di non portarsi nemmeno l’orologio dietro. Il giorno andava a lezione sembrando uno zombie ma evitava con scrupolo le domande premurose di parenti ed amici e dava la colpa allo stress per lo studio.
Non avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura che la causa delle sue occhiaie e dei suoi sorrisi ebeti era nientemeno che Draco Malfoy. A volte immaginava la reazione di Ron se fosse venuto a conoscenza di una cosa simile e le viscere le si contorcevano come serpenti. Quanto a suo padre, era relativamente sicura che gli sarebbe venuto un infarto anche solo se avesse osato accennare l’argomento.
A volte gli ostacoli le apparivano così insormontabili che era tentata di gettare Malfoy giù dalla Torre e fingere che una cosa del genere non fosse mai successa, di rinnegare il fatto che proprio lei si sentisse attratta dalla più viscida delle Serpi. Poi però lui le afferrava il polso in una morsa quasi dolorosa e la fissava così intensamente che le sembrava le perforasse l’anima. Le sue iridi avevano sfumature argentee alla luce della luna e Ginny si sentiva trascinare dalla loro fredda bellezza, al punto di dimenticare che appartenevano a case rivali, che le loro famiglie si odiavano, di scordarsi persino che lei l’aveva detestato per anni e in parte lo detestava ancora. Quando lui la guardava in quel modo spariva tutto e le parole le sembrava un inutile orpello, perché nei suoi occhi così sprezzanti leggeva una muta richiesta alla quale non sapeva proprio dire di no.
Andò avanti così per una settimana: litigando, rincorrendosi, contando i minuti e persino i respiri, fingendo che esistessero solo loro due, la Torre e le stelle.
Poi arrivò quella sera in cui i baci non furono più sufficienti a placare i fremiti della pelle e i vestiti furono un ostacolo semplicemente troppo ingombrante per essere tollerato oltre.



 

Ciao a tutti!
sono stata "lievemente" contagiata dalla febbre dei contest, quindi eccomi qui, con un altro esperimento! :D
Si tratta di una breve long che comprende tre capitoletti. è già interamente scritta quindi gli aggiornamenti dovrebbero essere puntuali ( penso uno alla settimana).
Come ho scritto nell'introduzione la ff ha partecipato a "Una frase per sognare" di Theghostofyou, classificandosi prima. Colgo l'occasione per ringraziare la giudicia per la sua gentilezza e celerità! ^^
è la prima volta che mi cimento con questo pairing, spero che il risltato non sia stato disastroso e che mi farete sapere che ne pensate! (ovviamente sono ben accette anche critiche).
un saluto e un bacio
Ely 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

  
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