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Autore: LuluXI    04/04/2012    5 recensioni
Disclaimer: personaggi di Masami Kurumada (con delle eccezioni)
Il Saint del Cancro si è sempre portato appresso dolore e distruzione, tanto da meritarsi il nome di Death Mask, la maschera della morte. In lui di buono, forse, non c'è niente. Potrebbe dunque, diventare padre?
Un'idea talmente illogica da poter apparire addirittura plausibile.
Come si sarebbe comportato Death Mak se avesse avuto un erede?
E, soprattutto, cosa sarebbe cambiato nella sua storia?
(OOC per sicurezza, non si sa mai. Rating Arancione, per lo stesso motivo)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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 Sono io la morte e porto corona,
io Son di tutti voi signora e padrona
e così sono crudele, così forte sono e dura
che non mi fermeranno le tue mura...
(Branduardi – Ballo in Fa diesis minore)

 

 

Serena rimase a lavorare a casa di Death Mask come domestica e non creò più problemi: era come un fantasma, e nessuno badava a lei. Un giorno però, mentre puliva una stanza, si ritrovò accanto un piccolo fuoco che volteggiava nell’aria: lo sfiorò appena e questo, tremando, le lanciò una scarica elettrica.
Serena urlò.
“Non dovresti toccarli.”Death Mask, accorso dopo l’urlo, la fissava a braccia conserte, appoggiato allo stipite della porta “Non sono molti quelli che possono vantare un cosmo in grado di tenere a bada questi spiriti.”
Serena non disse nulla: da quando lui la aveva picchiata, nonostante fosse passato più di un anno, in sua presenza, non riusciva mai a fiatare; a testa bassa, lasciò la stanza.
 
“Non vali neanche un unghia di tua sorella”pensava Death Mask, ogni giorno. Sara aveva sempre avuto paura di lui ma, in un certo senso, lo aveva sempre affrontato con coraggio, andando incontro al suo destino, ogni volta, qualunque esso fosse. Serena, invece, ogni volta che lo vedeva scappava sempre.
“N-nobile Death Mask?” la voce del paggio lo fece girare e dovette sforzarsi di non scoppiare a ridere quando si sentì definire “nobile”.
“Che cosa vuoi?”“Il Sacerdote desidera vedervi.”
Sbuffando Death Mask lasciò la quarta casa. Nell’ultimo periodo erano successe troppe cose per i suoi gusti: si vociferava di Bronze Saint ribelli e di una rivolta e Arles non era contento.
Probabilmente quei mocciosi erano dalla parte della ragione e per questo erano un ostacolo ai piani del Sacerdote.

 

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“Aletto sei proprio tu?”
La voce di Aphrodite risuonò nel bosco e la bambina si affrettò a nascondere i due conigli con cui si stava esercitando.
“Zio Aphrodite?”Il Gold Saint sentendosi chiamare così sorrise, lanciando lontano una rosa e aprendo le braccia per abbracciare la bambina che aveva ormai nove anni.
“Dove sei stato?”
“In missione…”
“Vai dal Sacerdote?”
Lui annuì, e sciolse l’abbraccio.“Te cosa facevi?”
“Mi allenavo.”
La risposta sembrò soddisfarlo e il Gold Saint si congedò per raggiungere il tredicesimo tempio.
Aveva visto chiaramente i corpi dei due conigli, nascosti nell’erba alta, ma aveva fatto finta di niente: non sapeva cosa stava combinando Aletto, ma non aveva tempo di pensarci.
Prima di sparire fuori dal bosco si concesse un istante per osservarla: diventava sempre più bella di giorno in giorno, quella bambina.
 “Sacerdote, sono venuto a fare rapporto.” Disse Aphrodite, facendo il suo ingresso nelle sue stanze private mentre Death Mask, con espressione corrucciata, usciva.
“Parla Aphrodite: cosa mi dici della tua missione?”
“Dedalus della costellazione di Cefeo è stato ucciso”

 

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Era pronto a partire, eppure non era molto entusiasta di quella missione. Il Sacerdote aveva deciso di inviarlo a Goro-Ho dal Vecchio Maestro, per ucciderlo e un po’ gli dispiaceva per quel vecchietto.

Non che gli stesse simpatico; tuttavia si ricordava di averlo visto, in passato, quando era solo un bambino.
Lui non aveva mai rispettato nessuno, eppure quell’anziano così taciturno gli incuteva un certo timore e Death Mask, ancora bambino, si era ritrovato ad ammirarlo.
Così minuto e vecchio sembrava terribilmente fragile invece era in grado di farsi rispettare: doveva nascondere una forza incredibile.
“Inutile crucciarsi troppo”pensò mentre indossava l’armatura d’oro. “E’ un ordine del Sacerdote ed è mio compito eseguire. Inoltre, perché dovrei aver paura di un vecchio? Probabilmente a quest’ora non riuscirà nemmeno a muoversi.”
 
“Dove vai papà?” domandò Aletto facendo capolino nella stanza.

“In missione”
“Anche tu?”
“E’ così che funziona qui Aletto, dovresti saperlo.”
“Papà?”
“Che cosa vuoi ancora?”
“Sta per succedere qualcosa di brutto?”
Death Mask alzò lo sguardo su di lei: era semi nascosta dietro alla porta e lo osservava.

“Inizia una guerra, Aletto: ci sono dei Cavalieri che si ribellano al Grande Sacerdote.”
“Come noi?”
La domanda lo spiazzò; lentamente scosse il capo.
“No, non come noi.”
“Perché non combattiamo con loro?” domandò lei, mentre lui raggiungeva la porta “Lui è un bugiardo, ci ha sempre trattato male: non dovremmo ucciderlo?”
Death Mask non rispose, e si avviò verso l’ingresso: non la salutò e non rispose alla sua domanda.
“Papà perché non combattiamo con loro?” Aletto lo inseguì, continuando a fare la stessa domanda fino a quando lui non fu fuori dalla quarta casa; solo allora si fermò.
Ripetè la domanda più e più volte, ma suo padre non parlò: si stava domandando se, in fondo, non gli sarebbe stato utile ribellarsi una volta per tutte.

 

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“Uh uh uh… Vecchio Maestro, mi fa piacere rivederla dopo tanto tempo…”
“Sei tu, Death Mask?” rispose l’anziano maestro, senza muoversi “Tsk! Il Sacerdote ha mandato un assassino persino da me, significa che ha molta fretta…”
“Maestro, non vorrei usare il mio colpo su di lei, ma questo è un ordine diretto del Sacerdote. Io, Death Mask, devo toglierle la vita…” disse, alzando un pugno, pronto a colpire “Io, il Gold Saint della costellazione del Cancro!”
 Il suo colpo venne bloccato da un ragazzo e Death Mask, dopo aver sentito la sua presentazione, non ebbe esitazioni. “Ammazzerò anche lui!”
“Non ci posso credere!” l’urlo di Shyriu riecheggiò per tuta la valle. “Ha fermato il mio calcio con un solo dito.”
“Tu sei come la rana in un pozzo che non sa nulla del grande oceano…Prima di morire capirai il vero potere terrificante dei Gold Saint!”
Lo lanciò senza troppa difficoltà nella cascata, ignorando le urla preoccupate della ragazzina: la sua voce gli ricordò quella di Serena, ma si impose di non pensarci.
“Un fagiano, se non canta, non viene ucciso. E’ il tuo destino morire così, per aver ficcato il naso nei fatti altrui.” Disse, osservando la cascata, prima di voltarsi verso il Maestro.
“Dunque, chi devo davvero uccidere è lei! Maestro, anzi… Uno dei dodici Gold Saint… Il Saint della costellazione della Bilancia!”

Avrebbe voluto aggiungere altro, ma un ricordo improvviso lo costrinse a tacere per un istante: Sara era della bilancia. Digrignando i denti, si impose di non pensare, e tornò a concentrarsi sull’altro Gold Saint.
“Maestro, l’ordine diretto del Sacerdote è di sconfiggerla perché per ben tredici anni ha dimostrato la sua disobbedienza nei confronti del Santuario… Lei è pronto a morire?”
“Quell’ordine non vale niente perché proprio il Grande Sacerdote è un rivoltoso che ha cercato di uccidere la dea Atena, ottenendo il potere  sul Santuario.”
Death Mask si sforzò per non ridergli in faccia.
“E quindi?”
“Oh!” il Saint della Bilancia, parve stupito. “Pensavo che tutti i Gold Saint obbedissero al Sacerdote ignari delle malefatte da lui commesse…Ma ora scopro che c’è chi, come te, lo serve essendo cosciente della malvagità di quell’uomo.”
“La definizione del bene e del male, come provano gli avvenimenti della storia, cambiano a seconda dell’epoca” replicò Death Mask “Per esempio, quando si pensava che il nazismo fosse giusto… Oppure quando si pensava fosse giustificata l’invasione militare giapponese… Mi capisce maestro? Anche se ora le azioni del Sacerdote sono considerate malvagie, magari in futuro saranno considerate giuste.”
 
“Possibile che non capisca?” si domandava Death Mask, osservandolo. Lui accettava da sempre quella realtà delle cose, nonostante avesse iniziato a disapprovare le azioni del Sacerdote, quando si era messo contro di lui e sua figlia. Non approvava quelle sue azioni, ma quella era una realtà storica: nel corso dei secoli qualcuno avrebbe potuto vedere in quei gesti, degli atti di bontà.“Che idiota! La vera giustizia non cambia mai, in qualsiasi epoca ci si trovi!”
“Non ha senso discutere ulteriormente! Deve morire!”
Nuovamente Death Mask sferrò un attacco: non voleva stare a sentire le prediche di quel vecchio Gold Saint. Era sempre stato sicuro delle sue idee e non avrebbe permesso ad un vecchio decrepito di fargli la predica.
Eppure, quando stava per colpire, il Bronze Saint del Dragone spuntò fuori dalla cascata.
Una colonna d’acqua lo investì in pieno.
 “Idiota! Hai fatto venire la voglia di combattere sul serio a un Gold Saint come me! Ormai non ho scelta: ora vedrai la vera forza del Cancro…”
Non si sarebbe lasciato mettere i bastoni tra le ruote da un moccioso: era troppo orgoglioso per permettere che ciò accadesse.
 
 
 
 
 

NOTE: *parte la musichetta di Profondo Rosso*
Bene, eccoci qui con un altro capitolo: scusatemi se vi sto facendo aspettare ma, come avrete notato, ormai siamo arrivati al punto di contatto con l’opera originale e presto questa mia fic vedrà la sua fine e io sto cercando di ritardarla il più possibile. Sono già all’opera con un possibile seguito, ma il tutto procede molto lentamente perché purtroppo il tempo manca. Tornando a noi, come avrete letto tutti, i Bronze si sono già fatti vivi, il maestro di Shun è già stato ucciso da Aphrodite e Death è stato mandato a Goro-Ho.
La parte finale del capitolo, infatti, riprende i dialoghi del manga, con l’aggiunta qua e là di qualcosa di mio pugno. Questa volta non ho molto da dire, posso solo ringraziare nuovamente tutti voi che seguite e augurarvi Buona Pasqua, per chi la festeggia, visto che non aggiornerò più per un po’ ;)
Grazie, veramente, a tutti
 

   
 
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