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Autore: Roxetta    04/04/2012    1 recensioni
«Stai bene? Oh cielo! Forse ti devo portare all’ospedale…»
«No, no! Sto bene, non preoccuparti! Mi gira solo un po’ la testa. »
«Meno male! Comunque io sono Costa Foti. Piacere di conoscerti, e… scusa per il disastro che abbiamo combinato io e Pimpi. E tu? Come ti chiami? »
Non avevo sentito una parola di quello che mi aveva detto, e non perché fossi ipnotizzata dalla sua voce. Semplicemente perché, con due parole, mi aveva praticamente paralizzata: il suo nome era stata come un’ iniezione di ghiaccio nelle vene. Lui era un Foti! Quello che per definizione avrei dovuto considerare il mio peggior nemico e avrei dovuto odiare al di sopra di ogni cosa.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La serata non era più fresca della giornata trascorsa quindi, l’abito azzurro di cotone con la spalla scoperta e lungo al ginocchio per cui avevo optato, di rivelò un’ottima scelta; per fortuna a rendere più piacevole l’aria c’era un po’ di brezza marina. Io, come la mattina ero seduta sulla panchina sotto l’albero ed avevo chiuso un attimo gli occhi quando un “ Buh! ” mi fece sobbalzare e sbilanciare all’indietro. Ovviamente era Costa che mi afferrò prontamente per un braccio ed iniziò a ridere.
« Ma allora è proprio un vizio quello di cadere!» fu tutto quello che riuscì a dire fra una risata e l’altra. Io, che all’inizio non ci trovavo nulla di divertente, mi ritrovai a ridere assieme a lui.
« Non c’è nulla di più divertente di una goffa ventiduenne, non è vero?»
« Questo ventitreenne non ti trova per niente goffa! Solo leggermente… distratta» e questa affermazione diede il via ad un altro giro di risate. Quando riuscii a smettere di ridere avevo gli occhi gonfi di lacrime e quindi, col dorso della mano, li asciugai e lo guardai: indossava dei pantaloni color sabbia ed una morbida camicia della stessa tonalità di azzurro del mio vestito. Un sorriso spontaneo spuntò sulle mie labbra senza che me ne accorgessi e subito lui mi imitò.
« Allora, vogliamo andare?»
« Meglio di si! Corro il rischio di cadere ancora…»
Senza che avessi finito di parlare, prese il mio braccio destro e lo mise sopra il suo, come un vero gentiluomo.
« Grazie.» dissi un po’ timida
« Figurati! Ora conviene cominciare ad andare; non vorrei che cancellassero la prenotazione.»
« Giusto!»
Lo guardai negli occhi e cominciammo a camminare. Mi sembrava di aver fatto pochi passi  ma, quando distolsi lo sguardo dal suo viso, mi sentii un po’ disorientata: avevamo camminato per diversi metri.
« Wow! Non mi ero accorta di quanta strada avessimo percorso!»
« Per fortuna qualcuno fra noi due è stato attento.» disse strizzandomi l’occhio.
L’insegna del ristorante italiano “Il tricolore” appariva ormai chiara avanti a noi. Con molta disinvoltura, Costa aprì la porta e dopo avermi preso la mano destra, mi fece cenno di entrare per prima. Ed io, in estasi all’idea di come avrei passato la serata, risposi un grazie stentato un po’ in ritardo.
L’interno del ristorante aveva un’aria calda e familiare ma anche estremamente irrespirabile data la quantità di persone che vi si ammassavano. Per fortuna il tavolo che ci attendeva era alla punta estrema della terrazza, dove la brezza era percepibile almeno un po’. Sospirai di sollievo e Costa mi guardò incuriosito.
« E’ solo che fa un po’ caldo qui…» dissi sventolandomi con la mano come fosse un ventaglio; così, tenendomi la mano, si affrettò ad andare verso la terrazza dove era il nostro tavolo e una volta arrivati, con un gesto antichissimo, tirò indietro la mia sedia facendomi segno di accomodarmi. Io, abbastanza lusingata dalle sue attenzioni, non me lo feci ripetere due volte e con un sorrisetto riconoscente mi accomodai sotto il suo sguardo; dopo due secondi me lo ritrovai seduto di fronte che mi fissava.
« Cosa c’è?» chiesi un po’ in imbarazzo, portando subito la mano alla borsetta che custodiva un specchietto.
« Nulla, tranquilla! E’ che sei davvero molto carina stasera e poi mi sono reso conto di quanto il mio colore preferito ti stia bene.» Non potei fare a meno di osservare il mio vestito, la sua camicia e poi il suo viso con – ne ero certa – le guance rosse di vergogna ed un sorriso da ebete stampato in faccia. Fortunatamente arrivò il cameriere con il cestino dei grissini ad interrompere il mio brillante numero e , per evitare qualche altra gaffe, afferrai subito un grissino.
« Affamata?»
« No! E’ solo che io adoro questi grissini! Devi provarli anche tu!»
E così presi un altro grissino dal cestino e lo avvicinai alle sue labbra che si schiusero dopo essere state sfiorate. Ed ecco che appariva nuovamente il cameriere con in mano un piccolo candeliere – con le candele accese – che posizionò al centro del tavolo. Questo gesto mi fece riflettere sul fatto che agli occhi degli altri dovevamo sembrare come una coppia di fidanzatini. Istintivamente mi ritrassi dalla posizione che avevo assunto e mi sedetti diritta e composta. Costa mi guardò con la sguardo vagamente confuso ma non chiese nulla. Il cameriere fece la sua terza apparizione.
« Buonasera signori. Ecco i vostri menù. Quando volete ordinare, io sono qui.»
Diedi una rapida occhiata al menu e parlai prima che Costa avesse la possibilità di ordinare qualcosa di estremamente costoso.
« Direi una porzione di spaghetti ai frutti di mare e del pesce arrosto. Che ne pensi?»
La mia sicurezza lo spiazzò per un secondo, ma si affrettò a rispondere annuendo.
« Perfetto signori! Vi auguro una buona serata!» e così si congedò il cameriere.
« Non avresti dovuto dissanguarmi?» chiese a metà strada fra l’ironico e l’arrabbiato.
« Per me ciò che ho ordinato è più che sufficiente. E poi, magari, il resto lo pagherai la prossima volta che mi inviterai…»
Le mie guance rosso fuoco e gli occhi bassi nell’ultima parte del discorso, lo spiazzarono meno di ciò che avevo detto e, dopo qualche secondo di silenzio che mi fece presagire il peggio, parlò con un tono inequivocabilmente felice.
« Certo, la prossima volta finirò di pagare il conto!»
« Ci conto!» risposi al quarantanovesimo cielo.
 
Eravamo ormai arrivati a pochi passi dal portoncino di casa mia e Costa sembrava ancora tranquillo. La serata era trascorsa in un battito di ciglia e ormai mi ritrovavo a doverlo lasciare. Che sofferenza! « Abbiamo passato una meravigliosa serata insieme, non pensi anche tu Maria?»
« Assolutamente!» risposi con quella che non poteva essere altro che la verità.
« E domani cosa fai?» Questa volta fu lui ad essere un po’ sfacciato e fu il mio turno di rimanere senza parole.
« Non so… credo che tornerò alla spiaggia a dipingere.»
« Perfetto! Allora ci vediamo lì!»
E con la velocità di un fulmine mi posò il pollice sulle labbra prima che potessi dire qualcosa. Poi fece scorrere la mano fino all’orecchio sinistro e per la seconda volta mi baciò sulla guancia e poi via, correndo per la strada come un matto, mi urlò la buona notte. Ed io per l’ennesima volta impalata. Mi sarei mai abituata a quel ragazzo?
 
 
 
Angolino autrice: Salve a tutti! Eccomi ritornata con l’ultimo aggiornamento della settimana (credo). Ho deciso di fermarmi per qualche giorno anche perché vedo che la storia non prende molto, così da poter capire un po’ dove migliorare. Ringrazio come sempre tutti coloro che hanno voluto dare un’occhiata al mio “piccolo mostro” e che, anche se molto silenziosamente, mi hanno fatto sentire la loro presenza. Vi aspetto come sempre in recensione se vorrete e spero di ritornare al più presto! Un bacio!!!
Rox 
   
 
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