“va beh allora grazie eh, magari più tardi torno a prendere la macchina eh” Kevin sembrava impacciato mentre scendeva dalla Jeep della ragazza
“scusa se ti metto fretta, ma ho un appuntamento e sono già in ritardo” disse Allie guardando nervosamente l'orologio sul cruscotto
“oh okay, allora ciao e grazie ancora” non avevano parlato molto durante il tragitto, solo le indicazioni verso casa e qualche domanda casuale, l'atmosfera era strana e interrotta dai continui squilli del cellulare di Kevin. Allie lo guardò sparire dietro il cancello di quella che doveva essere una gigantesca e lussuosa villa, ingranò la marcia e si allontanò schiacciando la suola delle sue Converse sull'acceleratore.
“Kevin?” la madre del ragazzo spinse piano la porta della stanza, lui era disteso sul letto con gli occhi puntati sul soffitto
“che c'è?” chiese mettendosi seduto pronto a sorbirsi un'infinita predica
“non se tornato a casa questa notte, e sei rientrato sgattaiolando, Kevin non riusciamo a capire cosa ti stia prendendo, mancano pochi mesi al matrimonio e Danielle dice che la stai evitando in questi giorni” la madre, visibilmente preoccupata, prese tra le sue la mani di Kevin e puntò gli occhi dritti nei suoi, aveva deciso che non sarebbe uscita da quella stanza senza delle risposte
“non lo so mamma, sono confuso, indeciso, spaventato, e forse è il caso che rallentiamo un attimo con il matrimonio, sta succedendo tutto così in fretta, mi sento travolto dalle cose e dagli eventi, ho bisogno di un momento di pausa” aveva deciso tutto d'un tratto che avrebbe seguito la linea schietta e sincera di Allie, forse però doveva imparare a calibrare bene le parole, Denise era diventata bianca come un lenzuolo
“mamma, non sto dicendo che voglio annullare tutto, ma solo che ho bisogno di boh, non lo so, ma voglio rallentare” sbottò infine lasciando andare la mani della madre
“va bene, come vuoi, ma forse dovresti parlarne anche con Danielle non credi?” tratteneva i singhiozzi a fatica, non voleva assolutamente che il figlio mandasse a monte tutto quello che stavano organizzando solo per uno stupido capriccio, lo fissò per qualche secondo e poi lo lasciò a riflettere da solo su quello che veramente voleva fare.
“alla buon'ora” aveva appena appoggiato il piede al suolo quando una vocina irritante la raggiunse
“per favore, non cominciare, ho avuto un contrattempo” sbattè la portiera e si fermò per un momento a fissare la bionda ragazzina che la stava bacchettando dalla soglia di una meravigliosa villa, Kirsten e i suoi 16 anni di lusso e vizi, la sua sorellastra che proprio non riusciva a sopportare, la oltrepassò e si avviò a passo deciso verso il patio esterno dove suo padre, Jhon la stava aspettando
“ciao piccola” era alto, moro, longilineo e aveva sempre un filo di abbronzatura che lo rendeva meraviglioso, si alzò e diede un dolce bacio sulla fronte ad Allie
“ciao papi, scusami per il ritardo ma ho avuto un ospite imprevisto da portare a casa” si sedette dall'altro capo del tavolo, proprio di fronte a lui
“non preoccuparti, Violet non ha ancora fatto servire il pranzo” rispose lui con un sorriso smagliante, nonostante non fosse la madre di Allie lei le voleva un gran bene, in fondo era stata lei a crescerla dopo che i suoi genitori si erano lasciati
“ho sentito la mamma ieri, ha detto di salutarti e che non vede l'ora di vedermi” si erano lasciati ma si volevano ancora bene, Allie non era stata prevista e dopo la sua nascita avevano provato a far funzionare le cose, avevano anche programmato di sposarsi, ma poi avevano guardato in faccia la realtà e per il bene di tutti si erano separati. Allie chiuse gli occhi e si lasciò travolgere dal sole caldo, pensando al momento in cui avrebbe riabbracciato sua madre.
Quando aveva premuto il tasti di invio era sicuro, deciso e con un discorso ben chiaro in testa, ma ora che Danielle era davanti a lui con la faccia bianca e confusa gli si era offuscata la mente. Non voleva ferirla, non voleva rovinare il suo sogno da mille e una notte ma doveva parlarle e rallentare la corsa verso l'altare, le parole gli erano uscite così senza nemmeno rendersene conto
“hai conosciuto un'altra ragazza? È con lei che ti vedi quando sparisci nel nulla?” Danielle singhiozzava e lo guardava con occhi tristi ed arrabbiati
“no Dani, non c'è nessuna altra donna, è solo che ho bisogno di frenare questo caos, sono sempre innamorato di te e deciso a sposarti, ti sto solo dicendo che ho bisogno di qualche giorno in più” si era sporto verso di lei per prenderle le mani, l'aveva tranquillizzata e si era avvicinato per abbracciarla
“ora devo andare Kevin, mi accompagni?” lo aveva detto piano in un sussurro, e lui in fondo era sollevato dal fatto di non dover passare altri atroci momenti in lacrime con lei, le diede un leggero bacio sulla fronte le prese la mano e la accompagnò giù per le scale e poi attraverso il cortile soleggiato
“ti chiamo più tardi ok?” lei lo strinse forte in un abbraccio e poi scivolò nell'auto. Mentre l'enorme cancello oscurato si apriva, Kevin intravide un auto scura e del tutto famigliare, per poi scorgere quel metro e quasi sessanta senza peli sulla lingua sorridere
“ehi tu straniero” la sentì chiamare nella sua direzione, non era per niente il momento giusto
“ehi ciao” biascicò mentre sotto lo sguardo attento di Danielle, correva verso la moretta
“cosa fai da queste parti?” chiese grattandosi nervosamente la testa
“giuro che non volevo importunarti, ma sono risalita in auto e ho trovato questo sul sedile” disse brandendo il lussuoso portafoglio di pelle nera, Kevin si toccò automaticamente la tasca posteriore dei jeans, verificando il fatto che fosse vuota
“cavolo, non me ne sono nemmeno accorto” borbottò guardando nervosamente verso l'auto di Danielle, ancora ferma nel vialetto
“Ehi tranquillo, volevo solo restituirlo, ci si vede” si era accorta del suo disagio, gli aveva piantato il portafoglio tra le mani e si era allontanata ancora prima che lui potesse dire o fare qualsiasi cosa
“aspetterò la tua chiamata” la voce di Danielle lo fece sobbalzare, accennò un gesto con la testa e fece un passo indietro per permetterle di uscire. Rimase così imbambolato senza capire bene cose gli era appena successo, con il cancello in chiusura e lo sguardo perso nel vuoto.