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Autore: Lemon    04/04/2012    5 recensioni
Non lo so.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si guardò intorno in mezzo alla folla, smarrita. Il freddo la fece rabbrividire, penetrando dentro ai vestiti. Lei si strinse nel cappotto verde militare che era evidentemente di qualche taglia più grande e fece qualche passo, mentre la musica si diffondeva per tutto l'enorme parco. Si fermò un attimo e un uomo si scontrò contro di lei ma, invece di sbraitare e urlarle contro o semplicemente ignorare il fatto, le sorrise. Era il giorno della pace, il giorno per ricordare quell'uomo e non c'era nè tempo nè voglia di disturbare quella quiete che avvolgeva Central Park. -Sei piccola- Disse, con un perfetto accento inglese. -Che ci fai qui da sola?- Aggiunse l'uomo, gentilmente. La ragazza, titubante, si sistemò il cappello e chinò il viso, guardandosi la punta delle scarpe da ginnastica con il volto rosso. Lui sorrise. -Ti sei persa? Guarda, si stanno radunando tutti laggiù, andiamo- La scrollò delicatamente e lei annuì, riprendendo a camminare a fianco di quell'uomo dai capelli biondicci e il maglione che puzzava di naftalina, ma che in fondo in fondo le diffondeva una sensazione di protezione. 
I giornali, che parlavano tutti di quel terribile omicidio, svolazzavano nel freddo vento di dicembre, mentre alcuni spazzini facevano di tutto per mantenere l'ambiente pulito. -Otto dicembre millenovecentottanta, la morte di un eroe- Lesse il biondo a voce alta e la più piccola rabbrividì, questa volta non per il freddo. -Io ancora non ci credo- Parlò finalmente, con un sussurro, lei. L'uomo annuì. Dinanzi a loro si prestava un enorme folla, la ragazza sgranò appena gli occhi e guardò tutta quella gente. Guardò con i suoi occhi tutto quel dolore che aveva causato una morte. Scosse la testa, era la sua morte, la morte di John Lennon, l'eroe della classe operaia. Quando si girò, il biondo inglese era già scomparso, che sgarbato, pensò lei, poteva almeno salutare. Poi scrollò di nuovo la testa e s'immerse nella folla. C'era chi teneva candele sollevate nel cielo grigio, chi teneva cartelloni con frasi che la colpirono dritto al cuore. Ne lesse uno per uno a bassa voce, ripetendosi le frasi mentalmente diverse volte per poter ricordarsele e scriversele nei quaderni, "Tutto il mondo è triste, grazie per la tua musica e il tuo genio". Sorrise debolmente all'uomo che sorreggeva il cartello e proseguì, sommersa tra i suoi pensieri. Doveva essere andata a scuola, doveva tornare a casa, doveva mangiare. E invece aveva buttato lo zaino vuoto da qualche parte ed era corsa al Central Park. Doveva fare troppe cose, ma in un attimo in mezzo a tutta quella gente si sentì parte di una grande famiglia. 
Trovò un posto e tra la folla si liberò un canto. Lei si sentì obbligata a unirsi a tutte quelle voci diverse, era il minimo che poteva fare, non mi sono neanche portata una candela, pensò. Voltò il viso, continuando a cantare con quanta voce avesse nelle corde vocali e sentì gli occhi inumidirsi. Non ci credeva ancora. E le lacrime presero a rigargli il viso, lasciandole in bocca un miliardo di domande. Era veramente morto? E soprattutto perché? -Lui non avrebbe voluto il pianto della gente- Le sussurrò una donna, anche lei però con gli occhi lucidi. -E noi non volevamo la sua morte- Controbattè la ragazza, asciugandosi velocemente le lacrime e la superò, sentendosi il fiato mancare. Vide tutte quelle persone con il viso nascosto tra le mani, le sciarpe e i fazzoletti e perse il fiato. John Lennon era veramente morto.


Lemons.

Ma non lo so, è una di quelle cose che vengono così, di getto.
   
 
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