Videogiochi > Final Fantasy VIII
Ricorda la storia  |      
Autore: j3nnif3r    05/04/2012    1 recensioni
Volevo dire la mia sulla relazione fra Fujin e Seifer. Forse la penso in modo un po' diverso rispetto alla maggior parte della gente che ha scritto su di loro...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fujin, Seifer Almasy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Forse le parole avevano perso importanza con il tempo, quando si era accorta che non servivano poi a molto. Ne usavano così tante, in giro. Le spargevano come se ne avessero riserve illimitate, come se pronunciarle non significasse esporsi, tirar fuori qualcosa. Se si tira fuori così tanta roba ogni giorno, cosa rimane dentro? E per questo la gente le sembrava vuota, perchè aveva usato tutte quelle parole con leggerezza. E si era svuotata.

Forse in realtà non aveva mai saputo usarle come gli altri. Era rimasta ad osservare, perchè così poteva diventare invisibile e carpire dettagli che nessuno avrebbe mai notato. Nessuno si era mai curato molto di lei, se non per guardarla come se fosse un fenomeno da circo. Le era sempre andato bene, perchè non le piaceva essere notata.

O forse semplicemente le conservava, per quando sarebbe stato il momento di usarle. Per quando ne sarebbe valsa la pena.

Lui era l’unico che sembrava talmente pieno da essere incapace di svuotarsi.

 

Anche se nessuno l’avrebbe creduto, Seifer le parlava spesso. Era facile parlare con lei, che rimaneva paziente ad ascoltare anche quando dalla sua bocca uscivano frasi inquietanti. Fujin pensava che Seifer le parlasse perchè sapeva che, qualsiasi cosa avesse detto, lei avrebbe capito. Chiunque altro l’avrebbe rimproverato, gli avrebbe intimato di calmarsi, di considerare le cose razionalmente, o di crescere. Lei voleva solo ascoltare, guardare le labbra muoversi e cogliere il senso che c’era al di là delle parole. Non capiva perchè la gente non potesse solo fermarsi ad ascoltare, invece di lottare per rispondere. Ogni conversazione era un duello. Avrebbe vinto chi sarebbe riuscito a dire le cose più belle, più profonde e assennate.

Fujin capiva il fascino che Squall esercitava sulle ragazze. Anche lei l’aveva guardato con interesse, nel segreto della sua mente, perchè Squall taceva e chi tace sembra nascondere dei segreti. Come resistere ai segreti, se stavano dentro ad un corpo così invitante? Eppure, crescendogli accanto, si era accorta che in Squall non c’era alcun segreto ma solo un grande caos, e che rimaneva in silenzio non per conservarsi ma perchè, in fondo, non aveva nulla da dire.

Seifer, invece, urlava.

Era così ogni suo gesto. Ciò che era veniva fuori dal suo modo di combattere, veloce e preciso, o dai sorrisi amari che faceva quando si sentiva in difficoltà. Anche lui era capace di suscitare interesse fra le ragazze, ma poi tutte lasciavano perdere perchè Seifer sembrava cattivo. Il tipo d’uomo che non cresce, che ha sempre bisogno di dimostrare qualcosa.

E se pensavano così, era perchè non avevano mai provato ad ascoltare.

 

Era arrivata l’estate, ed era un’estate di cambiamenti. Il gruppo dei SeeD famosi era ormai disperso, con Irvine e Selphie a Galbadia, Quistis con Kiros ad Esthar, e Zell in giro per tutti i Garden. C’erano nuovi insegnanti e nuove matricole, l’aria era diversa, gli adulti lasciavano il posto ai più giovani che iniziavano le loro avventure. Tutti trovavano il loro posto nel mondo, e si dimenavano per renderlo comodo.

E lei, lei era ancora lì seduta sul bordo della fontana centrale del Garden, con Rajin, a vigilare sui ragazzini che infrangevano le regole perchè era nella loro natura farlo.

“Quello secondo me ci darà problemi. Glielo si legge in faccia.”

Rajin era così semplice, così banale. Le piaceva perchè la faceva sorridere. Si era spesso chiesta perchè rimanesse con lei, quale fosse il suo motivo per non trovarsi una ragazza e trasferirsi da qualche parte, lontano.

Evidentemente, almeno una volta, Fujin non aveva osservato abbastanza.

 

“Ti ho portato un regalo.”

Le aveva teso un pacchettino, probabilmente preso in una gioielleria. Fujin l’aveva guardato, perplessa, poi aveva abbassato di nuovo gli occhi sul pacchetto.

“Aprilo, ti piacerà!” l’aveva incalzata Rajin, ridacchiando. “L’ho visto e ho pensato a te, tutto qui.”

L’aveva aperto, ed era una collana. Sottile, elegante, costosa. Qualcosa che non avrebbe mai avuto motivo di indossare.

“Perchè?” gli chiese, richiudendo il pacchetto.

“Così. Non ti piace?”

Non è che non le piacesse. Non era sua. Non era una cosa che avrebbe mai desiderato. Ma spiegarlo sembrava troppo complesso. “Mh.”

“Mh? Io ti compro un regalo e tu mi rispondi mh? Non è carino, scusa!”

Fujin sapeva cosa significasse quel gesto. Non era la prima volta che qualcuno le rivolgeva simili attenzioni. Di solito aveva stroncato la cosa con la freddezza, o con una brutta risposta. Ma lui era Rajin e ciò rendeva tutto più difficile.

 

La notte portava strani sogni, strane visioni. Spesso rimaneva sdraiata, il corpo che premeva sul materasso come se pesasse troppo, il fresco dalla finestra sempre aperta.

Non le era mai piaciuto dormire in una stanza chiusa, non riusciva a respirare.

Quando Seifer era entrato spalancando la porta, era scattata a sedere.

“Hanno perso una matricola.” aveva annunciato lui, senza nemmeno accendere la luce. “Rajin sta russando come un cretino e io devo cercarla, muovi il culo e aiutami.”

Fujin odiava far parte del comitato di sicurezza, con tutte quelle matricole che non riuscivano a non perdersi, che si ferivano mille volte al giorno, che avevano sempre qualche problema. Si alzò con un balzo, afferrò la giacca e seguiì Seifer fuori dalla stanza.

 

Era stato lui a decidere di farne parte, per primo.

Gli era venuta l’idea all’improvviso, una di quelle idee che all’inizio seguiva con passione per poi stufarsene un po’.

Il primo mese era stato assurdo, con lui convinto di essere il padrone del Garden e lei e Rajin a seguirlo come cagnolini, a divertirsi come matti nel rimproverare tutti.

Poi Seifer si era scocciato ed il lavoro più noioso era rimasto a loro, ma non aveva importanza. Lui ne era felice, lo riteneva importante.

E, quindi, anche lei.

 

“Non è tornato in camera, oggi.” disse Seifer mentre camminavano. “Pensavo fosse nella zona segreta a scoparsi qualcuna, ma non c’è. Forse è uscito ed è rimasto ferito in combattimento.”

“Ok.”
”Quindi usciamo e ci dividiamo, lo troviamo, lo mandiamo a fanculo e torniamo a dormire.”

“Ok.”

“Dormivi?” le chiese senza guardarla, camminando.

“No.”
”Bene.”

Arrivati all’esterno, Seifer scambiò qualche parola con la guardia e poi si divisero. La notte era fresca, chiara. Fujin alzò il viso per guardare le stelle.

 

Aveva cercato in qualsiasi buco, nei punti più nascosti, negli angoli in cui di solito le matricole si rifugiavano dopo aver avuto la bella pensata di uscire senza armi. Non c’era nessuno.

Era strano, in fondo. Se avessero cercato così ogni notte, di certo avrebbero scoperto un sacco di gente che usciva per non essere osservato. La zona segreta era ormai storia vecchia, troppo affollata, il primo posto dove cercavano, ed i ragazzi si erano fatti furbi. Anche la guardia era un essere umano, e i soldi comprano chiunque. Cambia solo il prezzo.

Stanco, Seifer si era seduto appoggiandosi ad un masso e aveva chiuso gli occhi un istante.

Che ci faceva lì?

Che stava facendo lì?

Aveva senso, essere lì?

Domande che cercava sempre di evitare, perchè non avevano risposta.

Semplicemente, non esisteva un posto per lui nel mondo.

Si era lasciato cullare dai rumori della notte, e dopo un po’ si era addormentato senza accorgersene.

Aveva aperto gli occhi quando il sole l’aveva raggiunto. Si era sollevato, parandosi gli occhi con una mano. Oh, perfetto, aveva passato una notte fuori come un barbone, magnifico. Quella matricola poteva andare a farsi fottere, anzi, sperava che qualcosa l’avesse divorato vivo.

“Seifer!”

Fujin lo raggiunse di corsa, gli si fermò davanti appoggiandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.

“Trovato!” disse, alzando il viso e sorridendo.

Lui aggrottò la fronte, mise le mani sui fianchi. “Vuoi dire che hai continuato a cercarlo fino ad ora?”

Fujin annuì, come se fosse una cosa scontata. Forse per lei lo era.

Seifer le restituì il sorriso, e la seguì dentro.

 

Quando si era ricordato della sua infanzia alla casa di Edea, era rimasto stupito della sua assenza. Era convinto di conoscerli da sempre, quei due. Erano sempre stati una squadra, no? Com’era iniziato?

Eppure non c’erano, nei suoi ricordi.

Dopo aver fatto rapporto al preside sull’accaduto, entrarono in ascensore.

“Fujin.”
”Sì?”
”Come sei arrivata qui?”
Lei lo guardò, perplessa.

“Intendo... al Garden. Come ci sei arrivata, da piccola?”
”Non ricordo.”
”Proprio niente?”
”Niente.”

Seifer si passò una mano fra i capelli, sospirando. “E non ti pesa?”
”No.”

“E’ strano non ricordare niente della propria infanzia, no?”
Fujin fece spallucce. “A volte no.”
Sembrava esausta. Seifer ricordò all’improvviso che non aveva chiuso occhio. Era sudata e spettinata.

“Perchè hai continuato a cercare? Non era poi così importante.” le disse.

“Me l’avevi chiesto tu.”

Lui rise piano. L’ascensore arrivò al piano terra, con un rumore metallico. “Sei la solita scema.”

Fujin sorrise, perchè sapeva che era un complimento.

 

Era fatta così, lei.

Se le avesse detto di cercare per sempre, l’avrebbe fatto.

Era una stupida, in fondo.

Seifer si gettò sul letto, godendo finalmente qualcosa di morbido su cui rilassarsi. Stirò la schiena, le braccia, le gambe. Sentiva ogni muscolo contratto, dopo quella nottata.

Si era quasi appisolato quando bussarono alla porta.

“Sto dormendo.” disse, scocciato.

“Scusa, devo riferirti una cosa...” disse Fujin dall’altra parte. Seifer si alzò sbuffando, le aprì.

“Non sei ancora andata a dormire?”
”Il preside.” disse lei, porgendogli un foglio di carta. “Tieni.”

Seifer lo prese senza guardarlo e lo buttò sul tavolo. “Devi dormire, sei stanca.”

“Ci sono ancora delle cose da fare.”

“Che cosa?”
”Scrivere il rapporto.”
”Ma l’abbiamo riferito a voce, non se ne occupa Squall della burocrazia?”

“No. Tu.”

“Ah sì?” Seifer rise. “E da quando?”

“Da sempre.” disse lei. “Lo faccio io per te, poi tu firmi.”

“Ah, erano quelle le cose che mi facevi firmare?”
”Sì.”

“Cioè, fammi capire...” Con un gesto la invitò ad entrare, Fujin fece un passo nella stanza. “Ho sempre pensato che fossero cartacce inutili, e invece le compilavi tu al posto mio?”
”Sì.”

Lo diceva con quella semplicità, come se non fosse una bella cosa, ma una cosa normalissima.

Era proprio stupida.

“Lo compilo io, stavolta.” disse Seifer dando un colpetto al foglio. “Vai pure a letto.”

Fujin rimase ferma, fissandolo. “Non è necessario, non sono stanca.” Allungò una mano verso il modulo, ma Seifer la bloccò prendendole il polso.

“Sai cosa puoi fare adesso per me?”

“Cosa?”

“Un massaggio!” Le rivolse un sorriso largo, e lei lo guardò con un certo disappunto. “Dai, sono tutto teso, ho dormito su un sasso!”

Fujin annuì, e si sedette sul letto.

Era un sì, pensò Seifer. O almeno così sembrava.

 

Era normale, che in tanti anni non si fossero mai toccati davvero?

Sdraiato sulla pancia, a petto nudo, Seifer aveva chiuso gli occhi sotto le sue mani. Se avesse saputo che poteva essere così brava, l’avrebbe chiesto prima.

Si muoveva in silenzio, lenta. Il suo tocco era delicato e preciso. In pochi minuti era riuscita a farlo sentire come sciolto, a rallentare il respiro.

Era normale, che non si fosse mai accorto di tutto quel che faceva per lui?

“Potevi dirmelo, che c’erano quelle cose da compilare ogni volta. L’avrei fatto io.”
”Te l’hanno detto.”
”No, mai.”
”Sì, al corso prima di entrare nel comitato.”
”Ah. Forse non ho ascoltato.”
”Già.”
”Però potevi dirmelo.”
”Ssh... non si parla durante un massaggio.”
Si era voltato a guardarla, sollevandosi sui gomiti.

Il calore delle sue mani gli aveva fatto venire voglia. Non era per lei, era solo voglia. E se le avesse chiesto di fare sesso, avrebbe accettato anche quello? Come avrebbe reagito? Sorrise ad immaginarlo, e si rimise sdraiato.

“Cosa?”
”Mh?”
”Ridevi.”
”Pensavo.”
”Ah.”
”Pensavo a...” Seifer si chiese se fosse il caso. Ma in fondo, importava davvero? Si girò sulla schiena, e Fujin sollevò le mani perplessa. “Pensavo che sarebbe bello farlo, adesso.”
”Che cosa?”
Le aveva afferrato un braccio e aveva tirato, facendola cadere su di lui. Fujin non aveva opposto alcuna resistenza.

Gli era sembrato di sentire il suo cuore accellerare, ma non aveva detto nulla.

Si era accorto che aveva un seno, Fujin. Sapeva che doveva averlo, ma sotto quei vestiti non si notava poi tanto. Le aveva fatto scorrere le mani sul petto, studiandone i contorni. Aveva infilato una mano sotto la maglietta, poi l’aveva sollevata un po’. La sua pelle era calda, morbida.

Con un gesto l’aveva spinta sul letto, facendola sdraiare, e le si era messo sopra. Aveva avvicinato le labbra al suo collo, l’aveva fiutata.

Era divertente quel momento, lo era sempre.

Lo eccitava sorprendere le donne in quel modo, saltando loro addosso quando non se lo aspettavano, creando quella tensione piena di aspettativa e voglia. Le matricole andavano pazze per quei momenti. Anche a Rinoa era piaciuto, nonostante sembrasse averlo dimenticato.

Gli piaceva sentire il loro corpo contratto, la loro paura, il loro desiderio di provare piacere.

Le infilò una mano sotto la maglietta, sicuro. Fece forza contro il reggiseno e lo oltrepassò appena con le dita. Fujin aveva chiuso gli occhi e rimaneva immobile.

Aveva mai fatto sesso con qualcuno, lei? L’avevano mai toccata?

Forse era il primo a godere di quel corpo piccolo e compatto, e la cosa lo eccitava ancora di più.

Spinse giù i pantaloni lungo le gambe, tornò a toccarle. Afferrarle.

Aveva anche un sedere, Fujin. Come aveva potuto non notarlo? Voleva entrarle dentro, voleva sentirla stretta e calda intorno. Voleva farla urlare ed essere ricordato come il primo che l’aveva fatto.

Le sue mani erano diventate più veloci, aveva iniziato a toccarla ovunque, ad esplorare il suo corpo premendo il viso sul seno, e quando era arrivato a tirar giù l’elastico delle mutandine Fujin aveva stretto le gambe istintivamente, senza sapere che quel gesto poteva solo far crescere la sua fame. Le aveva tirate con forza, ci si era infilato dentro con una mano e l’aveva sentita fremere.

Era la prima volta per lei, ne era certo.

Facevano tutte così, la prima volta.

Aveva alzato gli occhi sul suo viso e aveva visto che stava piangendo.

“Perchè... piangi?”

Fujin si era asciugata le lacrime in fretta, come per cancellarle. Aveva scosso il capo, si era rimessa come prima, come se quella fosse la posizione giusta. “...Scusa.”

Aveva un’espressione decisa e computa, come se stesse per affrontare un compito ingrato ma dovuto.

Seifer si era sentito uno stronzo, all’improvviso. Era rimasto a guardarla, lei con gli occhi bassi, così seria, in attesa.

Si era messo a sedere, liberandola.

“Non devi farlo per forza.”
”Non è per forza.” aveva risposto lei a voce bassa. “Se tu lo vuoi...”

Era così, dunque.

Sarebbe arrivata fino a quel punto, per lui.

Lui, che la vedeva come l’ennesima ragazza da scoparsi, come un numero di cui potersi vantare. Perchè in fondo anche quelle ragazze vedevano così lui, come una prima esperienza sfolgorante e strana. Lei no.

Lei lo amava.

“Grazie per il massaggio.” aveva detto. Si era alzato e si era infilato la maglietta. “Ora voglio dormire.”

Fujin era rimasta immobile sul letto, con i pantaloni ancora abbassati.

“Non hai sentito?”
”Sì!” Si era alzata con uno scatto, si era rivestita.

“Svegliami presto, domani mattina. Devo compilare quella roba.”

Fujin aveva annuito, e si era avviata verso la porta. Prima di uscire si era voltata. “Grazie.”

Gli aveva sorriso, e a quel sorriso Seifer non aveva saputo rispondere. Aveva abbassato lo sguardo, seccato, quasi arrossendo.

Lei, beh, forse era l’unica che poteva capire.

 

***

 

Note: Lo so, sarebbe stato bello se Seifer avesse ricambiato i sentimenti di Fujin, ma io non penso che sia così. Penso che la piccola albina sia destinata a rimanere non corrisposta.

So anche che Fujin nel gioco parla come una dislessica, ma era impossibile renderlo in una storia... e non ho mai capito per quale assurdo motivo parlasse in quel modo! O.o Quindi, abbiate pietà, l’ho resa un po’ più normale.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VIII / Vai alla pagina dell'autore: j3nnif3r