Questa era una di quelle scene dei film, quelle scene che di solito sono messe al rallentatore.

Quando ho alzato lo sguardo, l’unica cosa che sono riuscita a vedere erano dei capelli biondi, anzi quasi bianchi, e subito dopo fui come ipnotizzata da due occhi azzurri come il mare. Non mi girava più la testa e tutto ad un tratto mi sentii mancare l’aria. Il ragazzo che mi investii all’aeroporto indossava una maglia bianca, una felpa verde e un paio di jeans col cavallo basso, ma mi ci volle un po’ per capire come era vestito, visto che inizialmente non potevo che guardare i suoi occhi.

Mi chiese se stavo bene,  gli feci cenno di sì con la testa e poi mi aiutò ad alzarmi. Era più alto di me di almeno dieci centimetri. Sentendo delle urla da dietro le mie spalle mi girai, ma lui mi prese per un braccio e mi trascinò dietro ad un pilastro dell’aeroporto. Mi mise una mano sulla bocca per farmi stare zitta e, dopo che quelle urla erano finite, mi tolse la mano dalla faccia e mi fece parlare:

- “M cosa fai? Come ti permetti? Prima mi butti a terra, non mi chiedi nemmeno scusa e poi mi prendi e mi butti dietro ad un muro senza motivo? Ma chi ti conosce?”

Lui mi guardò come se mi conoscesse da sempre e aggiunse:

- “E’ vero, scusa… mi dispiace di averti investita e buttata a terra in quel modo. Stavo scappando come hai ben capito e…”

Non lo lasciai finire di parlare, perché dissi:

- “E da chi scappavi? Da quelle ragazze che stavano urlando? Neanche fossi Obama… dai…”

Lui fece una smorfia e poi mi fece cenno di andare con la testa. Presi la mia valigia e uscì dalla porta che così a lungo avevo cercato. Chiamai un taxi e dissi all’autista di portarmi dritta all’indirizzo dove stava l’appartamento in cui avrei alloggiato. Mentre il taxi partiva, guardai fuori dal finestrino e il ragazzo biondo dagli occhi azzurri era uscito dall’aeroporto, mi stava salutando con la mano e mi stavo sorridendo. Io non ricambiai il saluto. Per tutto il viaggio in macchina ripensai a dove avevo già visto quel ragazzo, ma non riuscì a capirlo. Continuavo a pensare che quella non era la prima volta che lo vedevo, ma non riuscivo a capire chi fosse.

Arrivata. Entrai nell’appartamento, appoggiai la valigia e mi stesi sul letto. Ero veramente stanca. Dopo due minuti mi ricordai che dovevo chiamare i miei genitori per dirgli che il viaggio era andato bene e che mi trovavo nel mio appartamento. Lo feci. Chiamai anche mia cugina per dirle del mio piccolo incidente in aeroporto, magari lei sapeva chi era quel ragazzo.

- “Ciao Terry. Come stai? Sono appena arrivata a Londra. Indovina un po’, piove! Hahaha ma qui è bellissimo.

- “Ehi, qui tutto bene. Ci avrei scommesso che lì pioveva. Com’è andato il viaggio in aereo? Hai avuto tanta paura senza di me?

- “Non più di tanto cara… il viaggio è durato due ore… ma ti ho chiamata soprattutto perché devo raccontarti una cosa che però non è successa sull’aereo!

- “Spara!”

- “Appena scesa dall’aereo mi ha diciamo investita un ragazzo. Biondo, occhi azzurri, vestito come Justin Bieber… il problema è che non riesco a capire chi sia… l’ho già visto da qualche parte… ma non riesco a capire dove… magari tu lo sai!”

- “Biondo? Occhi azzurri? Ma lo conoscevi già?”

- “Non so… sicuramente l’ho già visto, ma non so se dal vivo”

- “Beh magari era Niall Horan… hahaha ovviamente scherzo!”

- “Chi?”

- “Il cantante dai… quello biondo! Tua sorella ha i suoi poster appesi in camera!”

Ecco dove l’avevo già visto… mia sorella lo adora! Lui e la sua boy band inglese o irlandese… non so…

- “Ah sì… Ho capito… Beh ora vado a mangiare… Terry ciao! Ci sentiamo presto, okay? Ti voglio bene. Ciao pulce!”

Era NIALL HORAN. Non sembrava un cantante… a me era sembrato un ragazzo normale! Niall Horan, wow!