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Autore: LandOfMagic    05/04/2012    3 recensioni
Le sventure sembrano non finire per chi porta il cognome Potter. Come a dire, la storia si ripete... E se anche la piccola Lily Potter subisse lo stesso destino del padre? Come si svolgerà il primo anno ad Hogwarts tra nuovi professori, nuovi amici e vecchie conoscenze?
DAL CAP. 10:
“Non avevo dubbi che sarebbe stata smistata a Corvonero. È una secchiona, forse peggio della madre!” sussurrò Ron all’indirizzo di Harry.
“Ronald Weasley, ti ho sentito sai? Almeno io non ho dovuto Confondere l’esaminatore di guida per ottenere la patente babbana!” lo rimbeccò la moglie.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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7.
Diagon Alley: la culla della magia (parte I)


 
 
 

“Il sole splendeva illuminando una pila di calderoni fuori dal negozio più vicino.
Un’insegna appesa sopra diceva: Calderoni. Tutte le misure.”
(Tratto da “Harry Potter e la pietra filosofale”)

 
 
 
Il villaggio di Diagon Alley era profondamente mutato dopo la seconda guerra magica. L’atmosfera cupa e plumbea che l’aveva ammantato come una cappa opprimente, costringendo molti commercianti a chiudere bottega, era stata spazzata via e aveva riconcesso il posto a quell’aria di vivacità e spensieratezza di un tempo. I negozi rasi al suolo dai Mangiamorte erano stati ricostruiti con l’utilizzo della magia oppure erano stati soppiantati da nuovi edifici che ospitavano le attività commerciali più disparate.
Lily Potter si ritrovò catapultata in un pittoresco mondo colorato, le cui botteghe erano costruite per la maggior parte in legno.
Un grosso cartello all’inizio della via riportava una scritta a caratteri cubitali: BENVENUTI A DIAGON ALLEY.
Le strade erano gremite di maghi, streghe e creature magiche di tutte le razze alla ricerca degli oggetti più diversi.
Nell’aria si respirava un intenso profumo di resina. Lily lo inalò a pieni polmoni, ben felice di ritrovare quell’aroma familiare che l’aiutava a tenere vivo il ricordo della città nella quale aveva trascorso la sua infanzia.
Gallerie di negozi dai colori sgargianti si perdevano a vista d’occhio e la ragazzina non aveva ancora la minima idea di cosa avrebbe dovuto comprare e da dove avrebbe dovuto iniziare.
“La stavo aspettando, Signorina Potter” una voce alle sue spalle la distolse dai suoi pensieri. Si voltò e si ritrovò davanti un buffo ometto alto due piedi o poco più. Aveva un cilindro in testa a coprire una folta criniera di capelli rossi, così come rossa era anche la sua lunga barba ispida. Indossava un gilet color pistacchio con una cintura di pelle dalla quale penzolavano alcuni sacchetti tintinnanti ed un paio di calzoni di un verde più scuro con un buco all’altezza del fondoschiena dal quale spuntava un pungiglione sottile ma acuminato. Ai piedi portava degli stivali decisamente sproporzionati rispetto al resto del corpo. Stava masticando una presa di tabacco che ripose con estrema cura in una tasca per stringere la mano alla ragazzina.
“Mi chiamo Sir. Brandy Pongi e la accompagnerò a comprare il materiale scolastico per il suo primo anno”.
“Molto piacere, Sir. Pongi” Lily ricambiò la stretta e si sentì serrare la mano in una morsa di ferro.
Per essere un uomo così piccolo ha la forza di un gigante, pensò.
Il leprecauno le porse quindi una lettera siglata dal Preside Animum.
“Questo è un elenco di tutto ciò che le occorrerà”.

 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Sereno Pacificus Animum.
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Mago Eccelso, Grande Stregone. Confederazione Internazionale dei Maghi)
Cara Ms. Potter,
siamo lieti di informarLa che Lei ha il diritto di frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. I corsi avranno inizio il 1° settembre.
Con ossequi,
Sereno Pacificus Animum,
Preside.

 
Gli studenti del primo anno dovranno munirsi dei seguenti testi scolastici obbligatori:
 
-         “Iniziazione alla magia: corso teorico e pratico di istruzione magica”  di Primer Magis.
 
-         “Gli strumenti del mago: come realizzare e dove trovare gli strumenti indispensabili alle pratiche magiche” di Tutto Trovit.
 
-         “Scritti di astronomia (volume I)”di Lumino Stellarius.
 
-         “L’arte di divinare”di Futurio Inmanus.
 
-         “Più di cento modi di trasmutare noi stessi e gli oggetti che ci circondano”di Aquilino Mutor.
 
-         “Il potere delle erbe officinali”di Neville Paciock.
 
-         “L’esatta arte di preparare pozioni: 101 ricette”di Madama Cooks.
 
-         “Alla ricerca dei Ricciocorni e di altre creature rare”di Luna Lovegood.
 
Inoltre dovranno procurarsi:
 
-         Pergamene per appunti.
-         Piume ad inchiostro lavabile.
-         N°1 bacchetta magica.
-         N°1 calderone (misura standard).
-         N°1 sfera di cristallo (evitare le imitazioni in vetro).
 
Si ricorda infine che a tutti gli studenti è concesso portare un animale da compagnia, qualora lo desiderassero, acquistabile presso il Serraglio Stregato o l’Emporio del Gufo.
 

“Non pensavo ci fossero così tante cose da portare” commentò Lily ripiegando la lettera.
“E questo non è niente! Aspetti di vedere il prossimo anno. Più si scava nei misteri della magia e più c’è da imparare”.
“E queste cose le posso trovare tutte qui?”
“Dalla prima all’ultima. Questo è il Grande Mercato della Magia. Creature da ogni dove giungono qui per comprare gli articoli magici più utili, più strani o più rari”.
“Da dove è meglio che cominci?” chiese Lily osservando con meraviglia le miriadi di viuzze stracolme di negozi che si aprivano di fronte ai suoi occhi. C’era sicuramente l’imbarazzo della scelta.
“Bé, provi da Uno sguardo al futuro, il negozio di articoli divinatori di Mrs. Legimens. Lì dovrebbe trovare il calderone e la sfera di cristallo. Io la aspetto all’Osteria dei Boccali Volanti. Vado a farmi un goccetto di buon vecchio whisky”.
Quando Lily entrò nel negozio un magico acchiappasogni indiano prese a tintinnare all’aprirsi dell’uscio. La ragazzina sollevò la testa attirata da quella melodia e studiò, affascinata, quello strano oggetto appeso proprio sopra l’ingresso.
“Quello è un acchiappasogni” la sorprese Mrs Legimens. Era una donnetta piuttosto bassa e robusta, con un paio di occhiali dalle lenti molto spesse e i capelli bianchi raccolti ordinatamente in una crocchia sulla nuca. “Lo sai a cosa serve?”
Lily scosse la testa. Non ne aveva mai visto uno prima di allora.
“Serve a scacciare gli incubi. Il cerchio in legno è una rete che intrappola i sogni e li filtra. Se sono buoni, seguono il filo di perline; se sono cattivi, vengono indirizzati verso le piume d’uccello per allontanarli” spiegò la donna. “Tu sei Lily Potter, non è così?
“Come fa a conoscermi?” fece la ragazzina, stupita.
“Oh, ti stavo aspettando. Sapevo che saresti venuta a farmi visita da stamattina, quando ho letto il mio oroscopo nei fondi di caffè a colazione”
“Lei conosce in anticipo il nome di tutte le persone che entreranno nel suo negozio?” domandò Lily strabiliata.
“Mi piacerebbe, ma non è così!” le sorrise Mrs Legimens.
“E allora perché sa come mi chiamo?”
“E chi non lo sa?”
Lily la squadrò con occhi pieni di confusione.
“Voglio dire, sei l’unica erede di Harry Potter, il salvatore del mondo magico. È più che logico che tutti gli occhi siano puntati su di te”
“Salvatore del mondo magico?”
“Tu non sai niente di tutto questo, eh?”
Trovò conferma nell’espressione stralunata della ragazzina.
“Già, proprio come pensavo… ma non spetta a me spiegarti queste cose! Vieni ti offro una tazza di tè”.
“Ma io voglio sapere!”
“Prima il tè, mia cara. Sono le cinque, è l’ora del tè!”
Lily seguì Mrs Legimens tra scaffali carichi di libri di cartomanzia e mensole occupate da boccette di varie forme e misure, mazzi di tarocchi ed infusi delle erbe più usate per la divinazione, fino a raggiungere un tavolino di legno sul quale era raggomitolato un gatto grigio immerso in un sonno profondo.
“Accomodati, cara”
La ragazzina si sedette ed allungò una mano per accarezzare la folta pelliccia del gatto. Il felino spalancò due spaventati occhi gialli a quel tocco estraneo, gonfiò la coda e soffiò digrignando i denti.
“Sulfur!” lo riprese Mrs Legimens. “Che maniere sono queste, gattaccio selvatico! Forza, scendi!” gli diede una leggera spinta e lo costrinse a saltare giù dal tavolino. “Devi scusarlo. Non gli piacciono gli sconosciuti e odia essere disturbato mentre dorme”.
Lily osservò Sulfur allontanarsi agitando la coda nervosamente e sparire dietro una lunga fila di calderoni.
“Allora cara, lo preferisci con il limone o al latte?”
“Al latte, grazie”
Con un rapido colpo di bacchetta Mrs Legimens fece apparire sul tavolo un servizio da tè in porcellana. La teiera fumante si mosse, come dotata di vita propria, e versò l’infuso bollente nelle due tazze.
“Signora, lei conosceva i miei genitori?”
Mrs Legimens indicò alla zuccheriera due zollette di zucchero ed il cucchiaino iniziò a versare e a mescolare da sé.
“Non di persona, ma ho sentito molto parlare di loro. Bevi il tè, prima che si freddi”.
“Sa cos’è successo a mia madre?”
“Ehm… è una faccenda molto delicata, bambina. Forse, forse non sono io la più indicata per raccontartelo… perché non lo domandi al tuo papà quando lo rivedrai?”
Lily si dovette arrendere, aveva la sensazione che quella donna le stesse nascondendo qualcosa o avesse paura di raccontarle qualcosa in più.
“Posso andare a scegliere una sfera di cristallo? È per il mio primo anno di Scuola” le chiese una volta finito il tè.
“Ma certo, cara. Sono laggiù” la donna le indicò uno scaffale in fondo al negozio.
“Grazie per il tè” Lily le restituì cortesemente la tazza. Quando Mrs Legimens la prese in mano restò scioccata nell’interpretare quello che aveva letto involontariamente nelle foglie di tè sul fondo. La tazza le cadde dalle mani e si sbriciolò ai suoi piedi con un fragore di cocci infranti.
“Mrs Legimens, va tutto bene?”
“Le foglie… le foglie dicono…” bianca in volto, faticava a parlare a causa dello shock.
“Cosa dicono? Cos’ha visto?” la incalzò la ragazzina, con apprensione.
“FUORI DAL MIO NEGOZIO!” sbraitò l’anziana donna spingendola verso la porta.
“Signora, la prego, mi dica cos’ha visto!” la implorò.
Mrs Legimens si fermò di colpo. I suoi occhi nascosti dalle spesse lenti degli occhiali fissarono Lily con sgomento e pietà allo stesso tempo.
“Nulla!” esclamò in tono piatto. “Non ho visto niente!”
“Ma com’è possibile?”
“Non c’è futuro per te!” la colpì con quell’affermazione brutale.
“E ORA ESCI! VIA DI QUI! FUORI DAL MIO NEGOZIOOO!”
“Ma…”
Non le diede nemmeno il tempo di ribattere. “VATTENE VIAAA!”
Lily, impressionata, corse a gambe levate verso la porta e si fiondò fuori. Nella fretta di uscire andò a sbattere contro una donna che invece stava per entrare. Lunghi capelli castani le ricadevano in morbide onde sulle spalle ed il suo viso trasudava un’aria da intellettuale.
“Oh, mi perdoni!” Lily farfugliò delle scuse, ancora agitata.
“Che ti ha detto quella vecchia pazza?”
“Come, scusi?”
“Che ti ha detto per farti correre come se avessi un troll alle calcagna?”
“Lasciamo perdere” sbuffò la ragazzina, ravviandosi i capelli arruffati per la corsa.
“Sai, è successo anche a mio figlio Hugo. Poco fa è uscito di qui in lacrime. Era andato a comprare un calderone e quella matta gli ha detto che presto verrà morso da un lupo mannaro. Sto andando lì a dirgliene quattro. Solo perché si crede un’indovina, non ha nessun diritto di spaventare a morte dei ragazzini!” sbottò furiosa quella signora. “E qualunque cosa ti abbia detto non crederle, sono solo i vaneggiamenti di una vecchia svitata!”. Con quell’ultima frase si congedò ed entrò  con cipiglio nel negozio di Mrs Legimens.
“SUCCO DI MIGLIO! SCIROPPO DI MIRTILLI! POLLINE FRESCO! VENITE AD ASSAGGIARE, SIGNORI! FORZA, ASSAGGIATE!” stava gridando un simpatico folletto dal banchetto di un chiosco dall’altra parte della strada. “VIENI, LILY! AVVICINATI!” si rivolse alla ragazzina quando si accorse che lo stava fissando. Lily ormai non si stupiva più del fatto che tutti sapessero il suo nome.
“Sa se c’è un altro negozio di articoli per la divinazione oltre a quello di Mrs Legimens?” gli chiese lei ben contenta di aver trovato l’occasione per chiedere informazioni.
“Per tutti i folletti, certo che c’è! È quello di mio cugino Indovinus!”
“Potrebbe indicarmi la strada?”
“Farò di meglio! Ti accompagnerò io stesso se assaggerai una delle mie bevande dolci” le disse mostrandole tutti i barilotti che riportavano incisi i nomi delle bibite contenute al loro interno.
“D’accordo. Un succo di mela caramellata”.
“Ottima scelta. È uno dei miei preferiti” le strizzò l’occhiolino prendendo un bicchiere di legno e riempiendolo quasi fino all’orlo. “Oh, ma che maleducato… non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Signor Dulcis e le bevande che vedi qui le preparo tutte io con le mie mani. Prima lavoravo alla birreria La botte sempre piena ma il vecchio proprietario mi ha cacciato quando ha scoperto che mi piaceva un po’ troppo bere mentre ero in servizio… eheh…” ridacchiò grattandosi la barba.
“Molto piacere, Signor Dulcis!” la ragazzina ricambiò il suo sorriso e si rinfrescò il palato con il succo fresco che il folletto le aveva preparato. Poi rovistò nelle proprie tasche e tirò fuori uno zinchetto, una moneta grigia dalla forma ovale, per pagare il Signor Dulcis.
“No! No! No! Offre la casa!” esclamò lui, quasi offeso. “Adesso seguimi, ti porto da mio cugino”.
Con una strana formula in lingua gnomica sistemò il chiosco che si chiuse ed assunse la forma di un gigantesco fungo. Alla base del cappello, il folletto appese un cartello di legno che recitava la scritta «TORNO SUBITO».
La bottega del folletto Indovinus era un trionfo di colori delle tonalità più stravaganti. I tendaggi alle finestre tinteggiati a toni caldi concentravano un mix di sfumature eccentriche ed improbabili, come se fossero il risultato di un lavaggio malriuscito. Eppure si integravano alla perfezione con lo stile un po’ sopra le righe della bottega. Il pavimento era un perfetto mosaico colorato che raffigurava con estrema dovizia e cura di particolari un antico duello tra maghi. Lo scintillio delle bacchette era così ben rappresentato da lasciare nello spettatore la sensazione che fosse reale. L’espressione pacata e gioviale del rubicondo faccione del proprietario metteva ogni cliente di buonumore ed in tutto il negozio regnava sovrana un’atmosfera di cordiale accoglienza. Saranno stati i colori, o la precisione con la quale ogni oggetto si trovava al proprio posto, o ancora la vivida lucentezza emanata da una miriade di lucciole sospese al soffitto, ma Lily non si era mai sentita così serenamente rilassata come quando aveva varcato la soglia della bottega.
“Salve, cugino! Guarda un po’ chi ti ho portato!” proruppe il Signor Dulcis cogliendo Indovinus di sorpresa con un’amichevole pacca sulle spalle.
“Qual buon vento, caro Dulcis!” rispose l’altro ricambiando il saluto con un abbraccio caloroso. “Signorina Potter, lieto di incontrarla di persona!” si voltò poi verso Lily e la salutò con una goffa riverenza. Il suo pancione prominente non gli consentiva di esibirsi in inchini particolarmente eleganti ed aggraziati.
“Eccola! E’ lei!”
“Ne siete proprio sicura?”
“Ma si! Vi dico che è lei!”
“Mmm… se lo dite voi! Me la immaginavo più alta!”
Lily si guardò attorno confusa, cercando di capire da dove provenissero tutti quei bisbigli.
“Oh, non ci fare caso. Ai quadri piace spettegolare!” le sorrise Indovinus indicando la parete alla loro destra.
In una cornice dorata una nobildonna sfarzosamente ingioiellata dalla testa ai piedi stava intrattenendo una conversazione piuttosto animata con il soldato che abitava il quadro accanto al suo.
“E come fate ad esserne così sicura?”
“Capisco che la vostra istruzione di gendarme di basso rango sia poca cosa, ma anche i muri sanno chi è quella ragazzina” ribatté la dama con un cipiglio di superiorità indiscussa e riprese a lisciarsi le pieghe della sua vaporosa gonna di taffetà blu.
Indovinus non riuscì a trattenere una risata.
“Le donne!” sospirò. “Lingue più taglienti della vostra spada, amico mio” commentò strizzando l’occhiolino al soldato che era rimasto spiazzato dall’audacia della signora. “Il poverino è una vita che la corteggia e tenta di conquistarla, ma lei niente. Non perde occasione per fargli notare la loro diversa levatura sociale!” bisbigliò Indovinus avvicinandosi al cugino e a Lily per non farsi sentire dai quadri. “E’ ancora lì che aspetta il principe azzurro! Quasi quasi mi è venuta l’idea di andare alla Vecchia Pinacoteca a comprare la tela del Re dei Troll di Caverna. Ci sarebbe da divertirsi!”
Il Signor Dulcis e Lily risero di buon gusto.
“Ma bando alle sciocchezze, di cosa hai bisogno, signorina?” Indovinus si sfregò le mani, entusiasta di poter essere d’aiuto alla bambina più famosa degli ultimi decenni. Lily gli elencò ciò che era scritto nella lettera del Preside Animum.
“Vediamo un po’ in cosa posso esserti utile…” il gioviale folletto corpulento inforcò un paio di occhiali da vista, poi sparì dietro un pesante tendaggio broccato intarsiato con un complesso disegno a fili d’oro e d’argento. Ricomparve pochi istanti più tardi spingendo un carrello di legno sul quale erano appoggiati una sfera di cristallo ed un grosso pentolone di ferro dal manico ricurvo.
“Fai attenzione alla sfera! È di fattura molto delicata” la avvertì Indovinus quando Lily uscì dalla sua bottega.
La ragazzina si incamminò per le vie affollate alla ricerca di una libreria dove acquistare i volumi di magia che le erano necessari, ma dopo aver valutato una mezza dozzina di vetrine di librai si perse d’animo. I prezzi esposti superavano di gran lunga l’ammontare delle sue finanze, così come le preziose finiture di quei libri. Volumi interamente rilegati in pelle, con le pagine bordate in oro, decorate a mano da uno stuolo di folletti scrivani. Libri tascabili, delle stesse dimensioni di un francobollo, e perfino libri commestibili che promettevano la scienza infusa se mangiati nel modo corretto.
Per un po’ girovagò senza meta, troppa la vergogna per andare a chiedere un prestito al Signor Pongi, finché si ritrovò ai piedi dell’edificio più grande che avesse mai visto fino ad allora. Sull’insegna sbiadita e consumata dagli anni si riusciva ancora a leggere «EMPORIO DI TUTTO UN PO’» ed un annuncio ingiallito avvisava la clientela che nel negozio si potevano trovare libri usati a prezzi stracciati. Rinvigorita da quella nuova speranza, entrò senza pensarci due volte. L’interno aveva l’aspetto di una dimora signorile decaduta da secoli. Tappeti e arazzi logorati dalle tarme rivestivano i pavimenti e le pareti; poltrone che un tempo erano state sfiorate dalle eleganti fogge degli abiti delle streghe e dei maghi dell’alta società adesso giacevano impolverate e dimesse; lampadari preziosi che con i loro ninnoli di cristallo avevano illuminato grandi raduni di magia ora, celati da spessi fili di ragnatele, erano diventati la dimora ideale di qualche famiglia di insetti. Una quantità esorbitante di anticaglie faceva capolino da tutti gli angoli possibili, cianfrusaglie più o meno in disuso erano sparpagliate ovunque, persino le scale che conducevano ai piani superiori ne erano disseminate. Lily pensò che tra tutto quel ciarpame ci avrebbe messo giorni a trovare qualcosa di anche solo lontanamente utile. Stava per rinunciare e andarsene, quando una vocina sottile le domandò in tono concitato: “Che cosa cercavi?”
Dall’ombra di una mastodontica colonna di marmo sbucò fuori una testolina di ricci canuti.
“Sono il Signor Pasticcio Confusio”.

Portava un paio di occhiali da vista sproporzionati rispetto alle piccole dimensioni della sua testa. Se li tolse e prese a pulire le lenti con meticolosa attenzione, utilizzando un lembo della propria camicia scozzese.
“Scusa per l’attesa, ero nel retro a sistemare degli scatoloni…”
Probabilmente il retrobottega era anche peggio del negozio stesso, a giudicare dalla sporcizia che gli imbrattava il viso ed i vestiti.
“...ultimamente gli affari dell’emporio non vanno granché bene… non mi aspettavo clienti oggi” inforcò di nuovo gli occhiali e si sbarazzò di un filamento di ragnatela che gli solleticava il naso. Lily pensò che fosse il folletto più strano e ridicolo tra quelli che aveva incontrato fino ad allora.
“Un gatto ti ha mangiato la lingua, per caso?”
“Oh, no… scusi… è che….” non sapeva come dirlo senza farlo sembrare un insulto “… io non sono sicura di trovare qui quello che sto cercando” sputò fuori alla fine tutto d’un fiato.
“Ma che sciocchezze!” ridacchiò Pasticcio massaggiandosi la punta del naso. “Questo è il negozio più fornito di tutta Diagon Alley! Certo, forse non è una bottega di lusso come le altre, però qui si può trovare davvero di tutto!” esclamò con un certo vanto nella voce. Poi quasi come se ci avesse ripensato, “Se sai in quale angolo cercare, ovviamente. Parola di folletto!” si portò una mano sul cuore.
“Allora mi servirebbero i libri per il primo anno alla Scuola di Hogwarts” fece Lily, rincuorata.
Il folletto drizzò le orecchie, elettrizzato. “Anch’io ho frequentato una scuola di magia diversi anni or sono… era una scuola di classi miste, all’epoca si usava così…” raccontò con aria trasognata, come perso nelle memorie “… ho tutti buoni ricordi di quei tempi…” sorrise. “A parte quella volta in cui un vampiro in astinenza tentò di azzannarmi la giugulare scambiandomi per il suo pasto!” poi si accorse dell’aria improvvisamente sconvolta della ragazzina. “Oh, ma non devi preoccuparti. Ora questi episodi non accadono praticamente più. Gli insegnanti hanno adottato misure molto restrittive nei confronti delle creature che mostrano segni di aggressività” le spiegò eclissandosi dietro una montagna di libri antichi.
“Questo no!” Lily lo sentì esclamare a gran voce e subito dopo si dovette abbassare in fretta per schivare un corposo tomo di “Scienze delle erbe magiche” che attraversò tutta la stanza e andò finire ai piedi delle scale.
“Nemmeno questo! Attenzione lì a destra!” una fila di statue si portò rasente al muro onde evitare la decapitazione a causa di “Biografie di vampiri famosi”.
“Ancora no!”
Lily si nascose al riparo di una colonna di marmo e vide un altro libro atterrare sul lampadario di cristallo e farlo oscillare pericolosamente. Una sfilza di insetti spaventati si calò giù seguendo un filo di ragnatela e corse a nascondersi in una crepa del muro.
“Finalmente!” si udì un grido di trionfo. “Eccoli!” il folletto riemerse con una bracciata di libri, senza nemmeno darsi la pena di valutare se il suo bombardamento di copertine rigide e volumi che parevano mattoni avesse lasciato dei feriti.
“Una spolveratina e tornano come nuovi!” le assicurò affidandole quella pila di pagine che odoravano di insetticida per tarme e di stantio.
Data la modica cifra alla quale si era accaparrata quei libri usati, le restava un decente gruzzoletto per comprarsi una bacchetta se non di qualità eccellente, comunque dignitosa. Si vociferava in città che Ferula fosse la più abile costruttrice di bacchette magiche mai esistita dopo la morte di Olivander. Al contrario di molti ciarlatani che spacciavano per potenti bacchette quelle che erano solo semplici rami secchi senza alcun potere, Ferula aveva una maestria ed un talento innati nel recepire l’aura delle piante e dei fiori ed imprimerla nel fulcro vitale del legno. Per questo il suo era un esercizio che non aveva concorrenti né rivali. Tutte le piccole botteghe di artigiani che si arrabattavano nel tentare di imitarla avevano vita breve, stroncate dalla massa di creature magiche che pretendevano il meglio dalla loro bacchetta. Ed il meglio al grande mercato di Diagon Alley era di sicuro Ferula, un’artista nella forgia delle bacchette, come era conosciuta in città. Alta e filiforme, quasi avesse anche assunto le sembianze del materiale che lavorava con tanta accuratezza, era una donna rigida e inflessibile, asciutta e secca come la legna più buona da ardere e plasmare. Il suo negozio era ciò che di più vicino all’austero si potesse trovare, quasi spartano nella scarsità degli arredi. Il mobilio consisteva in una semplice scaffalatura che troneggiava sulla parete antistante l’entrata e una scrivania spoglia che fungeva da banco d’appoggio per i clienti che volevano visionare da vicino la merce.
“Siii?” una voce fredda e sibilante accolse l’ingresso della giovane Potter.
“Sono al primo anno e…”
“Riconosco voi del primo anno...” gracchiò la donna “…entrate tutti qui con aria spaurita, come se ci fosse un cartello alla porta che dice che qui si mangiano matricole! Ahah!”
Lily non riuscì a distinguere se quello era stato un ascesso di tosse o un accenno di risata asfittica.
“L’acquisto della prima bacchetta comporta sempre un mucchio di aspettative da parte dei ragazzini. La maggior parte delle quali sono tutte idiozie messegli in testa da un branco di genitori ignoranti che illudono i propri figli di poter diventare grandi nomi del firmamento magico con la giusta bacchetta. Come se bastasse sventolare un pezzo di legno per determinare la grandezza di un mago!” si sfogò Ferula.        
Lily comprese che quella doveva essere stata una giornata piena di ragazzini viziati e genitori petulanti, perciò non si offese personalmente per le crude parole della donna.
“Io non mi aspetto nulla…” rispose con sincerità. “Sto solo seguendo una lista di compere per la Scuola e qui c’è scritto che mi servirà una bacchetta”
“Molto bene! Fossero tutti così i ragazzini! Il più delle volte devo perdere la metà del tempo a spiegare loro che non esiste una bacchetta che effettua incantesimi da sola, se non è il mago a comandarla! Mi fanno scoppiare la testa!” si portò istintivamente una mano alla fronte come in un gesto di naturale abitudine. “Ma te lo concedo… tu sei diversa. Hai un bel temperamento, ragazza! Per questo forse…” si arrampicò su una scaletta di legno e raggiunse uno dei ripiani più alti dello scaffale “… direi che devi provare questa!” scese agilmente i pioli due a due e le porse un cofanetto bianco.
“Corteccia di bosso intarsiata con semi di melograno” dichiarò pomposamente, orgogliosa di essere l’artefice di uno strumento così raffinato e ben riuscito.
Lily la prese in mano. Sebbene fosse più leggera di quanto si aspettasse, avvertì un formicolio al braccio seguito immediatamente da una sensazione di energia mai provata. Tutto il suo corpo venne avvolto da un’aura lucente e Lily si sentì  completa.
“Direi che ti ho consigliato quella giusta” Ferula si esibì in una smorfia di vanesia approvazione "Sono proprio un genio!"      
   
 
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