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Autore: LostinStereo3    05/04/2012    3 recensioni
Non sapevo da quanto tempo camminavo, non mi importava, il tempo era solo un numero, uno scorrere di numeri in successione che si accavallavano, uno dietro l’altro, in una continua gara verso un misterioso traguardo. Che senso aveva questo? Perché il mondo era così crudele? Se era vero che Dio esisteva, perché aveva permesso tutto ciò?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo due lunghissime ore di storia, lunghe più per il fatto che ero seduta vicino a Billie e perché la classe sembrava provare più interesse per me che per la lezione, mi catapultai fuori a fumare.
Ne avevo un disperato bisogno.
Mi nascosi al solito sugli scaloni dietro la palestra e mi fermai a fissare alcuni ragazzi che si facevano belli agli occhi di tutti infilando una palla in un cesto.
Non l’ avrei mai capita, la gente così.
Che senso ha tutta quella apparenza? I ragazzi palestrati e le ragazze in minigonna, davvero troppo corta anche per essere definita tale. Tutti belli e perfetti nei loro vestiti firmati.
Mi piombò addosso la realtà. Io non ero come tutti loro, io non ero una di loro, non lo ero mai stata. Ringraziai il cielo che fosse così.

Rientrai dentro, avevo letteratura inglese.
Pensai che forse sarebbe andata meglio questa volta, amavo quella materia.
Mi ricredei appena 5 minuti più tardi quando, entrando, trovai la stessa situazione della classe di storia, con l’unica differenza che c’era meno gente.
Mi guardai intorno e decisi, come prima, di sedermi vicino a lui.
Come prima, era indaffarato a scrivere su un fogliettino consunto e non fece caso a me per tutta l’ora. Mi chiesi come facesse ad essere così indifferente al mondo.
Non lo avevo mai veramente notato, nel senso che sapevo che lui c’era, ma non ci facevo caso. Passavo la mia giornata scolastica con i miei amici e non mi interessava di nessun altro, avevo una visione distorta e poco realistica della vita.
Avevo chiuso i rapporti con tutte le mie vecchie amicizie, erano amicizie false e inutili.
Ero sola e mi andava bene così.

A fine giornata mi resi conto che eravamo insieme praticamente in tutti i corsi.

Mi alzai dalla sedia nella classe di matematica nello stesso istante in cui la campana suonò, raccolsi la mia roba e la buttai nella tracolla che giaceva indisturbata sul pavimento.
Lui non sembrava essersi accorto della fine delle lezioni e continuava ad avere la testa china sul solito
foglio.

“Non vai a casa?” mi mozzicai la lingua appena mi resi conto che avessi parlato.
Che mi era saltato in mente?

Lui alzò la testa dal banco, accorgendosi per la prima volta della mia presenza.
Si voltò verso di me, mi puntò addosso i suoi occhi e mi uccise con uno sguardo.
Restai colpita e impressionata dalla potenza dei suoi occhi così profondi e verdi.
Quasi impaurita non dissi niente e me ne andai da quella merda di scuola, maledicendo me stessa.

Camminai con le cuffie alle orecchie e il capo chino fino a casa, dove mi buttai sul letto sfinita.















No, non sono morta. Sono partita per Monaco (città bellissima, voglio viverci) e quando sono tornata non ho avuto un momento libero tra la scuola, la mia vita e la mia pigrizia. Ma eccomi qui, pronta a tormentarvi di nuovo con questa storia.
5 persone seguono la mia storia? *-* vi amo.
  
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