Via
col terzo!!
Innanzitutto
un sentito, sentitissimo ringraziamento alla mia
dolce Lucy, che col suo solito papirico commento mi ha messo di buon umore, decisamente. Non
sai quanto mi faccia piacere ricevere complimenti di
questa portata da una brava scrittrice come te, ecco, non credo che potrò
davvero mai esprimerlo.
Un
altro sentito grazie alla mia dolce metà [aggiungerei un
inquietante metà °_°] Kodamy;
ho notato che qua abbiamo pochi adepti da reclutare per un eventuale e prossimo
festival del macabro. Mumble… devo rifletterci.
Ad
ogni modo, ho notato che ci sono parecchi cose a pezzi, in questa long fic. Comunque
hai ragione, gatti marci forever e basta [con incenso
annesso e connesso, of course]. Non è meraviglioso
vedere Sasuke indeciso? Io lo amo, così. u.ù
[sarò malata?]
Mao chan, tesoro, ho un dubbio
che puoi risolvermi solo tu. Fatti trovare ogni tanto, su sto
spiffio di msn!! Ti becco
sempre occupata, ultimamente^-^ Ti ringrazio tantissimo per i complimenti,
fatti da te, sono sempre un toccasana.
Diana, grazie per la bella
recensione, fa sempre piacere sapere che ci sono persone che apprezzano ciò che
scrivo.
Rekishi, spazzi via ogni mio
dubbio con pochissime parole. Pero tu sappia di questo tuo potere. È bellissimo,
grazie.
Quando
Kakashi-sensei gli aveva chiesto se aveva dei sogni, lui aveva risposto di no.
Perché i
suoi erano unicamente incubi, e della peggior natura.
Ma sul
piano delle ambizioni, non aveva saputo trattenersi, come una falena inesorabilmente
attratta dal fuoco.
“Ho un’ambizione, si: riportare
agli antichi fasti il mio Clan. E uccidere chi so io.”
La verità
andava aggredita, ogni realtà affrontata a petto scoperto: se voleva che gli
Uchiha tornassero ad essere un Clan rispettabile, allora doveva assolutamente
eliminare quel incidente di percorso.
E sposare
una ninja formidabile, anche.
Sakura
Haruno non era stata, fino a poco tempo prima, neanche
considerata.
Però poi
si era dovuto ricredere, davvero. Una volta diventata allieva di Tsunade era sinceramente migliorata.
Però è una Haruno.
Gli Haruno non sono ninja.
“- Mi devi insegnare, oni-san. –“
“- Domani, Sasuke. –“
“- Per te è sempre domani! –“
“- Mi spiace, fratellino. –“
Per cosa ti dispiace, Itachi?
Per quello che non hai mai voluto
insegnarmi, o per i genitori che hai ucciso?
“- Non è vero. –“
“- Domani lo farò, promesso. –“
“- Non è mai domani, Itachi. –“
Ti ho capito, davvero.
Sapevi che al termine di questa
catena ci sarebbe stato un domani che non sarebbe diventato un domani – con –
te.
Sapevi anche che io ti avrei
aspettato.
Alla fine sarebbe giunto, quel domani.
Below The
Tree
Cry is only a mode
[having the rain inside]
Third Act
La
fiammata uscì dalle finestre della casa a sud con forza e vigore tali che
Sasuke si costrinse ad ammutolire di fronte a tanta – evidente - potenza.
Il poco
prato scampato alle precedenti ingiurie andò carbonizzato in meno di un
istante. Il chakra praticamente illimitato del
fratello.
Itachi.
Poteva
sembrare strano ma il suo cuore aveva smesso di
battere: così, improvvisamente, a tradimento.
E di certo
il suo cervello non lavorava alacremente come al
solito.
Atterrò
sul suolo bruciato, piegando le ginocchia per attutire l’urto, e mulinando le
braccia, riuscendo così a rimanere in equilibrio, nonostante l’onda d’urto che
aveva spazzato la pianura e tutto quello che stava su di essa.
- Il mio
fratellino che non sa far altro che aspettare. – mormorò Itachi, riemergendo
come una fenice dalle ceneri della casa. – Patetico. –
Sasuke
Uchiha, Uchiha era il cognome, Uchiha era la dannazione, rimase fermo, in
piedi.
Poi le sue
mani si mossero quasi da sole sul segno del Cavallo; seguì quello della Tigre.
- Tecnica
della Palla di Fuoco Suprema! –
[il fuoco brucia, il fuoco è]
Itachi non si diede nemmeno pena di schivare il colpo, che
lo investì in pieno, avvolgendolo tra le sue spire rosse e
oro. Si poteva vedere il contorno della sua figura, nera, come un pugno
nell’occhio di tanta luce.
- Mi sembra così divertente, tutto ciò. Non trovi, Sasuke?
–
- Non c’è nulla di cui debba
divertirmi, fratello. –
Una parola sputata come il Paradiso avrebbe risputato
Lucifero in persona.
Ci sono ancora degli
dei in cui credere quando scende la notte, o il buio
avvolge il giorno?
- Eppure tu mi hai aspettato, per tutto questo tempo. –
Non farmi pensare a quanto sono stato sciocco, fratello.
Non farmi pensare al freddo che sentivo, la notte,
appoggiato a quel tronco.
- Hai ragione, e solo ora capisco quanto è stato sciocco
farlo. –
Perché tu saresti venuto comunque, giusto?
Anche se io avessi deciso di prendere la mia strada.
- Chidori! – Sasuke gli si
slanciò contro, concentrando il chakra nella parte
inferiore del piede, aumentando la velocità dello scatto, e contemporaneamente
pensando solo alla palla di energia che consumava, prepotente, il suo braccio.
Una vita passata a fare solo quello, e l’improvvisa
realizzazione di un fallimento.
[a cosa è servito, se al posto di
allenarmi per ucciderlo, l’ho solo aspettato?]
Itachi gli fu di fianco, una mano tesa ad afferrargli la
collottola della maglia blu, senza che nemmeno riuscisse a rendersene conto. Il
chidori passò avanti alle due figure, lasciandole
immobili inchiodate al suolo, e si fiondò sui resti
della casa di Sakura, distruggendola.
Sasuke vide distintamente un gatto saltare in aria, e
distruggersi in mille piccoli ammuffiti pezzi.
Un occhio marcio e umido di un liquido ripugnante lo colpì
appena sotto la clavicola, sporcandolo.
Itachi lo osservò, la testa sinistramente piegata su un
lato, come qualcuno che sta valutando un piccolo
giocattolo. – Alla fine, non sei migliorato molto. Hai imparato ad usare un Chidori, ma è come se un corvo avesse capito come fare una
picchiata verso il suolo, senza saper volare. –
Il minore dei due fratelli
[lui è mio fratello, perché, perché
questo dolore…?]
digrignò i denti e fece per ribattere,
l’altro l’interruppe. – Hai ragione fratellino, ho proprio sbagliato. Un corvo
imparerà a volare. Tu saprai solo saltare, fino alla morte. –
E rimarrò lì, a fissarti, Itachi, mentre tu voli via…
Portami con te.
Poi lasciami cadere, uccidimi.
Ma portami via con te, lascia che io sia tuo fratello,
almeno per un battito d’ali del corvo che sei.
Questa volta il chidori lo colpì
appena sopra lo stomaco, scaraventandolo ad alcuni metri di distanza, in un
volo infinito verso la terra, che a Sasuke parve come un miracolo di visione.
Itachi affondò nello sharingan
furente del fratello minore, lottando strenuamente per non sorridere. Atterrò
in piedi, con grazia infinita, appena piegato dal dolore.
- Forse mi sbagliavo. –
- Hai sempre sbagliato i tuoi calcoli, Itachi. Quando hai
deciso di non uccidermi, per esempio.
–
Il vento era assente da troppo tempo.
La pioggia cominciò a cadere, densa, oscurando il cielo e
le due figure.
Sasuke sentì l’acqua infilarsi all’interno dei suoi
vestiti, scorrere fino ai piedi ormai infreddoliti, scalzi.
C’era pioggia ovunque, gli parve
quasi di annegarvi dentro.
- Ma io non potevo uccidere mio fratello. –
Sasuke fermò il suo attacco sul segno del Cavallo,
paralizzato. – C-cosa? –
Gli parve di sentire un macigno sul petto, che lentamente
andava scendendo verso il basso, sprofondando nelle sue viscere, sempre più
verso il fondo.
Guardò Itachi che a sua volta lo guardava, con un mezzo
sorriso.
Ed era un sorriso bellissimo.
[non fidarti, lui ha ucciso, ucciso,
ucciso…]
- Cosa stai dicendo? –
- Come avrei potuto uccidere il mio fratellino adorato? –
[non mi uccidere!]
L’aria gli uscì dai polmoni, l’acqua li invase
definitivamente, lasciandolo lì, ad agonizzare.
Il chidori scomparve dalle sue
mani che ancora tremavano, la tensione nervosa giunge al limite.
Sasuke uchiha crollò a terra, e lacrime sul volto, e acqua
a crollare sulla sua figura, e pioggia nera a dipingerlo, come il pegno di
qualcosa ormai irrimediabilmente perso.
- PERCHE’? – urlò, e scaricò
mille pugni a terra, deluso dalla sua stessa improvvisa debolezza. Vedeva solo
Itachi nella sua mente, solo quel sorriso, e i rari sorrisi che da piccoli si
erano rivolti.
E un albero; le foglie che cadevano a
terra, rosse come il sangue dei parenti che lui aveva ucciso, una sera
di molti anni prima.
Un albero che quasi aveva preso la forma della sua
schiena. – Perché mi hai fatto aspettare così tanto, Itachi?!
–
Avrebbe voluto abbracciarlo e stringere quella veste
troppo lunga che gli fasciava il corpo, e soffiare sul suo collo anni di attesa
straziante, ad osservare un’amica ormai pazza che si affacciava alla finestra,
giorno dopo giorno.
Il maggiore rimaneva fermo, davanti a lui.
[io gli voglio bene, ma lui, lui ne
vuole a me? Perché se non mi vuole io mi faccio fuori e non lo aspetto e quindi
non potrà non provare dispiacere, ma io non ci sarò per vederlo]
[sorridimi, Itachi]
- Sasuke… - le labbra dell’altro si schiusero appena,
lentamente. - … io… -
Un chidori lo colpì alla schiena,
sbalzandolo al piedi del fratello, che era scattato in
piedi.
- Itachi! –
[non sono stato io, io non lo odio, io
lo amo, è mio fratello, si]
- Adesso smettila Sasuke. –
La voce che lo aveva chiamato aveva una vibrazione che lui
avrebbe saputo riconoscere fra mille: bassa, vibrante, policromatica. E
l’occhio sinistro rosso che lo guardava, dotato di sharingan,
l’aveva messo al tappeto più di una volta, quando era piccolo.
La cicatrice che i sassi
gli avevano inferto brillava di una luce inquietante, quella sera.
Kakashi Hatake.
- Non colpire mio fratello. È mio fratello, mio, mio!! –
[e solo io, posso governarlo]
- Smettila di fare il bambino, hai quasi 18 anni. –
- Non ti devi intromettere in questioni che non ti
riguardano. –
La pioggia pareva parlare, ed era come se stesse
piangendo.
Lui partì lo stesso all’attacco, opponendo ad Itachi le
sue stesse tecniche, copiate come era suo uso e gusto. Lo colpì una, due, tre volte alla schiena, accanendosi con una foga
assassina.
- No, Kakashi lascialo stare! –
Il suo maestro non lo ascoltava, sordo ad ogni sua
richiesta, e continuava imperterrito nella sua opera omicida, gli occhi fissi
sul corpo ormai inesorabilmente immobile del maggiore degli Uchiha superstiti.
BASTA.
BASTA, SMETTILA.
B – A – S – T – A
Oppure io…
Lui è mio fratello,
io gli voglio bene, non posso stare senza di lui…
E non voglio passare
il resto della mia vita poggiato ad un albero, aspettando qualcuno che non
verrà.
Perciò,
Kakashi-sensei, scusami se ti uccido ma…
… quest’autunno non
deve durare per sempre.
Il suono di mille shuriken in
volo. Il tonfo del suo corpo, che irrigidito cadeva a terra. Le labbra
spalancate, colte in un attimo si sorpresa, così come
gli occhi.
La pioggia che cadeva.
Pioggia dentro di lui.