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Autore: Lady Antares Degona Lienan    31/10/2006    6 recensioni
I suoi occhi scuri, densi, si alzarono fino alla linea del tramonto. Si tirò in piedi lentamente, poggiandosi sulle mani. Faceva freddo, lo sapeva, la nebbia concentrata a grumi andava sparendo rapidamente, e la natura era pronta all’autunno.
Ma allora, perché non sentiva niente?
La tua anima, Uchiha. La tua anima galleggia sospesa e non tornerà.
Non puoi afferrare quello che hai così impunemente venduto, lo sai, vero?
Perché aspetti fermo, allora?
Io aspetto.
Non faccio niente, solo, aspetto.
Ho venduto la mia anima per lui, e lui non è mai venuto a riscattarla.
Per questo, aspetto qui. Perché io voglio bene a mio fratello, e lui mi vuol bene.
Verrà.
- PERCHE’? – urlò, e scaricò mille pugni a terra, deluso dalla sua stessa improvvisa debolezza. Vedeva solo Itachi nella sua mente, solo quel sorriso, e i rari sorrisi che da piccoli si erano rivolti.
E un albero; le foglie che cadevano a terra, rosse come il sangue dei parenti che lui aveva ucciso, una sera di molti anni prima.
Un albero che quasi aveva preso la forma della sua schiena. – Perché mi hai fatto aspettare così tanto, Itachi?! –
[Ita/Sasu]
[Conclusa]
Genere: Romantico, Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Via col terzo

Via col terzo!!

Innanzitutto un sentito, sentitissimo ringraziamento alla mia dolce Lucy, che col suo solito papirico commento mi ha messo di buon umore, decisamente. Non sai quanto mi faccia piacere ricevere complimenti di questa portata da una brava scrittrice come te, ecco, non credo che potrò davvero mai esprimerlo.

Un altro sentito grazie alla mia dolce metà [aggiungerei un inquietante metà °_°] Kodamy; ho notato che qua abbiamo pochi adepti da reclutare per un eventuale e prossimo festival del macabro. Mumble… devo rifletterci.

Ad ogni modo, ho notato che ci sono parecchi cose a pezzi, in questa long fic. Comunque hai ragione, gatti marci forever e basta [con incenso annesso e connesso, of course]. Non è meraviglioso vedere Sasuke indeciso? Io lo amo, così. u.ù [sarò malata?]

Mao chan, tesoro, ho un dubbio che puoi risolvermi solo tu. Fatti trovare ogni tanto, su sto spiffio di msn!! Ti becco sempre occupata, ultimamente^-^ Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, fatti da te, sono sempre un toccasana.

Diana, grazie per la bella recensione, fa sempre piacere sapere che ci sono persone che apprezzano ciò che scrivo.

Rekishi, spazzi via ogni mio dubbio con pochissime parole. Pero tu sappia di questo tuo potere. È bellissimo, grazie.

 


 

 

 

 

 

Quando Kakashi-sensei gli aveva chiesto se aveva dei sogni, lui aveva risposto di no.

Perché i suoi erano unicamente incubi, e della peggior natura.

Ma sul piano delle ambizioni, non aveva saputo trattenersi, come una falena inesorabilmente attratta dal fuoco.

 

“Ho un’ambizione, si: riportare agli antichi fasti il mio Clan. E uccidere chi so io.”

 

La verità andava aggredita, ogni realtà affrontata a petto scoperto: se voleva che gli Uchiha tornassero ad essere un Clan rispettabile, allora doveva assolutamente eliminare quel incidente di percorso.

E sposare una ninja formidabile, anche.

Sakura Haruno non era stata, fino a poco tempo prima, neanche considerata.

Però poi si era dovuto ricredere, davvero. Una volta diventata allieva di Tsunade era sinceramente migliorata.

Però è una Haruno.

Gli Haruno non sono ninja.

 

“- Mi devi insegnare, oni-san. –“

“- Domani, Sasuke. –“

“- Per te è sempre domani! –“

“- Mi spiace, fratellino. –“

Per cosa ti dispiace, Itachi?

Per quello che non hai mai voluto insegnarmi, o per i genitori che hai ucciso?

“- Non è vero. –“

“- Domani lo farò, promesso. –“

“- Non è mai domani, Itachi. –“

Ti ho capito, davvero.

Sapevi che al termine di questa catena ci sarebbe stato un domani che non sarebbe diventato un domani – con – te.

 

Sapevi anche che io ti avrei aspettato.

Alla fine sarebbe giunto, quel domani.

 

 

 

 

Below The Tree

Cry is only a mode

[having the rain inside]

Third Act

 

 

La fiammata uscì dalle finestre della casa a sud con forza e vigore tali che Sasuke si costrinse ad ammutolire di fronte a tanta – evidente - potenza.

Il poco prato scampato alle precedenti ingiurie andò carbonizzato in meno di un istante. Il chakra praticamente illimitato del fratello.

Itachi.

Poteva sembrare strano ma il suo cuore aveva smesso di battere: così, improvvisamente, a tradimento.

E di certo il suo cervello non lavorava alacremente come al solito.

Atterrò sul suolo bruciato, piegando le ginocchia per attutire l’urto, e mulinando le braccia, riuscendo così a rimanere in equilibrio, nonostante l’onda d’urto che aveva spazzato la pianura e tutto quello che stava su di essa.

- Il mio fratellino che non sa far altro che aspettare. – mormorò Itachi, riemergendo come una fenice dalle ceneri della casa. – Patetico. –

Sasuke Uchiha, Uchiha era il cognome, Uchiha era la dannazione, rimase fermo, in piedi.

Poi le sue mani si mossero quasi da sole sul segno del Cavallo; seguì quello della Tigre.

- Tecnica della Palla di Fuoco Suprema! –

[il fuoco brucia, il fuoco è]

Itachi non si diede nemmeno pena di schivare il colpo, che lo investì in pieno, avvolgendolo tra le sue spire rosse e oro. Si poteva vedere il contorno della sua figura, nera, come un pugno nell’occhio di tanta luce.

- Mi sembra così divertente, tutto ciò. Non trovi, Sasuke? –

- Non c’è nulla di cui debba divertirmi, fratello. –

Una parola sputata come il Paradiso avrebbe risputato Lucifero in persona.

Ci sono ancora degli dei in cui credere quando scende la notte, o il buio avvolge il giorno?

- Eppure tu mi hai aspettato, per tutto questo tempo. –

Non farmi pensare a quanto sono stato sciocco, fratello.

Non farmi pensare al freddo che sentivo, la notte, appoggiato a quel tronco.

- Hai ragione, e solo ora capisco quanto è stato sciocco farlo. –

Perché tu saresti venuto comunque, giusto?

Anche se io avessi deciso di prendere la mia strada.

- Chidori! – Sasuke gli si slanciò contro, concentrando il chakra nella parte inferiore del piede, aumentando la velocità dello scatto, e contemporaneamente pensando solo alla palla di energia che consumava, prepotente, il suo braccio.

Una vita passata a fare solo quello, e l’improvvisa realizzazione di un fallimento.

[a cosa è servito, se al posto di allenarmi per ucciderlo, l’ho solo aspettato?]

Itachi gli fu di fianco, una mano tesa ad afferrargli la collottola della maglia blu, senza che nemmeno riuscisse a rendersene conto. Il chidori passò avanti alle due figure, lasciandole immobili inchiodate al suolo, e si fiondò sui resti della casa di Sakura, distruggendola.

Sasuke vide distintamente un gatto saltare in aria, e distruggersi in mille piccoli ammuffiti pezzi.

Un occhio marcio e umido di un liquido ripugnante lo colpì appena sotto la clavicola, sporcandolo.

Itachi lo osservò, la testa sinistramente piegata su un lato, come qualcuno che sta valutando un piccolo giocattolo. – Alla fine, non sei migliorato molto. Hai imparato ad usare un Chidori, ma è come se un corvo avesse capito come fare una picchiata verso il suolo, senza saper volare. –

Il minore dei due fratelli

[lui è mio fratello, perché, perché questo dolore…?]

digrignò i denti e fece per ribattere, l’altro l’interruppe. – Hai ragione fratellino, ho proprio sbagliato. Un corvo imparerà a volare. Tu saprai solo saltare, fino alla morte. –

 

E rimarrò lì, a fissarti, Itachi, mentre tu voli via…

Portami con te.

Poi lasciami cadere, uccidimi.

Ma portami via con te, lascia che io sia tuo fratello, almeno per un battito d’ali del corvo che sei.

 

Questa volta il chidori lo colpì appena sopra lo stomaco, scaraventandolo ad alcuni metri di distanza, in un volo infinito verso la terra, che a Sasuke parve come un miracolo di visione.

Itachi affondò nello sharingan furente del fratello minore, lottando strenuamente per non sorridere. Atterrò in piedi, con grazia infinita, appena piegato dal dolore.

- Forse mi sbagliavo. –

- Hai sempre sbagliato i tuoi calcoli, Itachi. Quando hai deciso di non uccidermi, per esempio. –

Il vento era assente da troppo tempo.

La pioggia cominciò a cadere, densa, oscurando il cielo e le due figure.

Sasuke sentì l’acqua infilarsi all’interno dei suoi vestiti, scorrere fino ai piedi ormai infreddoliti, scalzi.

C’era pioggia ovunque, gli parve quasi di annegarvi dentro.

- Ma io non potevo uccidere mio fratello. –

 

Sasuke fermò il suo attacco sul segno del Cavallo, paralizzato. – C-cosa? –

Gli parve di sentire un macigno sul petto, che lentamente andava scendendo verso il basso, sprofondando nelle sue viscere, sempre più verso il fondo.

Guardò Itachi che a sua volta lo guardava, con un mezzo sorriso.

Ed era un sorriso bellissimo.

[non fidarti, lui ha ucciso, ucciso, ucciso…]

- Cosa stai dicendo? –

- Come avrei potuto uccidere il mio fratellino adorato? –

[non mi uccidere!]

L’aria gli uscì dai polmoni, l’acqua li invase definitivamente, lasciandolo lì, ad agonizzare.

Il chidori scomparve dalle sue mani che ancora tremavano, la tensione nervosa giunge al limite.

Sasuke uchiha crollò a terra, e lacrime sul volto, e acqua a crollare sulla sua figura, e pioggia nera a dipingerlo, come il pegno di qualcosa ormai irrimediabilmente perso.

- PERCHE’? – urlò, e scaricò mille pugni a terra, deluso dalla sua stessa improvvisa debolezza. Vedeva solo Itachi nella sua mente, solo quel sorriso, e i rari sorrisi che da piccoli si erano rivolti.

E un albero; le foglie che cadevano a terra, rosse come il sangue dei parenti che lui aveva ucciso, una sera di molti anni prima.

Un albero che quasi aveva preso la forma della sua schiena. – Perché mi hai fatto aspettare così tanto, Itachi?!

Avrebbe voluto abbracciarlo e stringere quella veste troppo lunga che gli fasciava il corpo, e soffiare sul suo collo anni di attesa straziante, ad osservare un’amica ormai pazza che si affacciava alla finestra, giorno dopo giorno.

Il maggiore rimaneva fermo, davanti a lui.

[io gli voglio bene, ma lui, lui ne vuole a me? Perché se non mi vuole io mi faccio fuori e non lo aspetto e quindi non potrà non provare dispiacere, ma io non ci sarò per vederlo]

 

[sorridimi, Itachi]

- Sasuke… - le labbra dell’altro si schiusero appena, lentamente. - … io… -

Un chidori lo colpì alla schiena, sbalzandolo al piedi del fratello, che era scattato in piedi.

- Itachi! –

[non sono stato io, io non lo odio, io lo amo, è mio fratello, si]

- Adesso smettila Sasuke. –

La voce che lo aveva chiamato aveva una vibrazione che lui avrebbe saputo riconoscere fra mille: bassa, vibrante, policromatica. E l’occhio sinistro rosso che lo guardava, dotato di sharingan, l’aveva messo al tappeto più di una volta, quando era piccolo.

La cicatrice che i sassi gli avevano inferto brillava di una luce inquietante, quella sera.

Kakashi Hatake.

- Non colpire mio fratello. È mio fratello, mio, mio!!

[e solo io, posso governarlo]

- Smettila di fare il bambino, hai quasi 18 anni. –

- Non ti devi intromettere in questioni che non ti riguardano. –

La pioggia pareva parlare, ed era come se stesse piangendo.

Lui partì lo stesso all’attacco, opponendo ad Itachi le sue stesse tecniche, copiate come era suo uso e gusto. Lo colpì una, due, tre volte alla schiena, accanendosi con una foga assassina.

- No, Kakashi lascialo stare! –

Il suo maestro non lo ascoltava, sordo ad ogni sua richiesta, e continuava imperterrito nella sua opera omicida, gli occhi fissi sul corpo ormai inesorabilmente immobile del maggiore degli Uchiha superstiti.

 

BASTA.

BASTA, SMETTILA.

 

B – A – S – T – A

 

Oppure io…

Lui è mio fratello, io gli voglio bene, non posso stare senza di lui…

E non voglio passare il resto della mia vita poggiato ad un albero, aspettando qualcuno che non verrà.

 

Perciò, Kakashi-sensei, scusami se ti uccido ma…

 

… quest’autunno non deve durare per sempre.

 

 

 

 

Il suono di mille shuriken in volo. Il tonfo del suo corpo, che irrigidito cadeva a terra. Le labbra spalancate, colte in un attimo si sorpresa, così come gli occhi.

La pioggia che cadeva.

Pioggia dentro di lui.

 

 

 

   
 
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