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Autore: KaienPhantomhive    05/04/2012    4 recensioni
-Seguito di 'Evangelion Alternate Future'-
Quattro mesi sono passati dalla comparsa dell'Angelo delle Tenebre e dalla disfatta degli Angeli Maggiori.
Ora una Nuova Genesi getta le ombre su quattro universi accomunati da uno stesso segreto.
Come finirà la storia dei ragazzi dal destino designato e del Multiverso?
Una favola attraverso lo Spazio ed il Tempo, fino ai Cancelli del Paradiso...alla ricerca della felicità.
-Citazione:
"Si schiudono i battenti del Cancello di Tanhoizer e si apre infine...la Heaven's Door!"
Serie coinvolte: Evangelion, GunBuster/DieBuster, Aquarion, Gurren Lagann
Fisica di riferimento:
Maxwell, Einstein, Tanhoizer, Schwartzchild, Lorentz, Teoria M, Supestringhe, Heisenberg
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Neon Genesis Evangelion - Moonlight SINphonia'
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Ed eccoci al secondo Epilogo della mia -forse estenuante- long-fiction. In quanto Epilogo psicologico adattato ad una realtà metafisica post-Impact non ha senso senza aver letto lo scorso capitolo.
In ogni caso invito a leggerlo anche ai lettori occasionali -anche solo per curiosità- ed esprimere il proprio più sentito parere, in quanto redatto sulla riga dell'episodio 26 dell'anime originale.
Se non è per la trama, quantomento potrete trovarlo interessante come approfondimento ulteriore dei singoli personaggi (raggruppati per tematiche comuni).
Detto questo, grazie come sempre per il numeroso sostegno! <333



A Speculative Analysis (Epilogo II):

La Bestia Che gridò ‘AM-ore’ nel Cuore del Mondo – In the Depths of Human Hearts
 
Un giorno un bambino incontrò Dio e domandò:
“Se dovessi essere felice, come mai potrei capire la ragione della Felicità?”
Dio non rispose, ma chiese a sua volta:
“Sei felice?”
Il bambino replicò:
“Non so. Ho paura di provare gioia: potrei essere felice e rendere scontento qualcun altro.”
Così quel Dio decise di abbandonarlo a sé, lasciandogli un ultimo richiamo:
“Se avessi voluto creare un Mondo di pace assoluta, non avrei creato il Mondo. Ma è solo nella vostra libertà, che talvolta vi fa provare dolore, che voi potete compiere quelle scelte che vi renderanno felici. Se vi avessi donato la Felicità, essa non sarebbe stata tale.”
Così il bambino continuò per la sua strada, crescendo di anno in anno.
Senza raggiungere la Felicità, egli imparò a conoscere il prossimo.
Conobbe l’Amore ed il Rimpianto; li vide in coloro che lo circondavano e poté presto provare le medesime sensazioni.
Un giorno, tuttavia, si ritrovò ad affrontare un scelta difficile, rivolgendo ad una delle persone incontrate nel viaggio la domanda di un tempo:
“Dopo aver vissuto tanto, dove posso trovare la Felicità?”
Nemmeno quello che chiamava ‘amico’ rispose nitidamente.
Ma quando incontrò nuovamente Dio, capì che mai si era separato da lui.
Ciò gli arrecò molta sofferenza, sentendosi invero tradito proprio da quel Dio che aveva sempre pregato e che mai gli aveva risposto.
Perché quel Dio era lui stesso.
 
Il bambino pianse a lungo e le Stesse stelle caddero dal Cielo, mentre il Mondo si estingueva assieme alle sue lacrime.
Quando tutte le Anime poterono avvertire i loro confini disciogliersi ed unirsi assieme, quella domanda irrisolta risuonò univoca:
“Se Dio avesse un desiderio…a chi potrebbe rivolgersi per esaudirlo?”
 
Per questo ora si prenderà in esame l’anima delle persone che hanno fatto Evangelion AFTERMATH.
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione (in ordine di citazione): Samuel L.I. Witwicky; Ryan A.A. Witwicky; Mikaela Banes; Mari I. Makinami; Teru I. Makinami, Michael J. Black; Simòn Jiiha; Nia Teppelin.
 
Come un sipario che si solleva su un palcoscenico infinito, lo Spazio prende forma, in un Universo senza Tempo.
Il Nero Vuoto si estende a perdita d’occhio, interrotto solo da milioni di deboli lumicini stellari.
Bianca, silenziosa, immacolata: la superficie lunare si allunga in ogni direzione, solcata da grandi crateri.
In prospettiva, la sagoma della Terra spande il suo chiarore color zaffiro nell’oscurità siderale.
 
C’è una sedia, al centro della grande pianura nel Mare della Tranquillità.
E’ una semplice sedia di legno bianca, piccola e squadrata.
Ritto e composto, un giovane uomo stretto nella sua divisa militare di vernice nera siede a pugni stretti.
 
Una voce risuona fuori dal vincoli spazio-temporali:
-Vita e Morte: il Principio e la Fine; il Distacco dall’Assoluto ed il Ricongiungimento ad esso. Esseri umani ed Angeli sono divisi da essi: i primi conoscono la Morte, i Secondi la Vita. Eppure i primi hanno maggiore percezione della propria esistenza, a differenza degli Angeli, la cui essenza non possiede estensione.-
 
“Vita e Morte.” – ripete l’uomo – “Non credo che la maggior parte degli individui abbia mai pensato al modo in cui si muore: solitamente si cerca di rifuggire quel pensiero, per paura: la paura dell’ignoto, l’incertezza del ‘quando’. Credo di aver vissuto eternamente in una ‘condizione di mezzo’: per quelli come me l’Ultimo Giorno è noto da sempre, perfino prevedibile con un semplice calcolo.”
Stringe la mani sui pantaloni di tessuto spesso:
“Dapprima ho avuto paura di me stesso: la consapevolezza di avere a disposizione un potere enorme come l’Energia Topless eppure non sufficiente ad alterare il mio infausto destino mi opprimeva. Quando gli esseri umani vedono davanti a loro l’ombra densa e prossima della Morte, iniziano a dubitare di sé stessi.”
 
L’immagine di un ragazzo sui sedici anni si configura a pochi metri da lui, come un ricordo sfocato:
E’ chino su sé stesso, in ginocchio; piagnucola in silenzio, sperando di non farsi sentire:
E’ tutto inutile…non sono capace di nulla. Non sono in grado di salvare nemmeno me stesso, quindi…che muoiano tutti!
 
Sam Witwicky aggrotta la fronte, indispettito:
“Perché dici così? Che cosa ti è successo, da sentirti tanto inerme? Se hai paura di morire…allora perché non combatti? Perché non ti opponi con tutte le tue forze per ribadire il tuo diritto di vita?”
 
-Combattere? Dunque hai deciso di combattere per salvare te stesso?-
 
“No…” – risponde a voce bassa, continuando a fissare quello spettacolo patetico – “…credevo in principio di rendere gli altri orgogliosi. Per la prima fase della mia vita credo di aver cercato solo l’approvazione altrui, lasciando offuscare i miei sogni…”
 
Volevo solo il suo riconoscimento.” – ripete ancora lo spirito di un ragazzo poco più che maggiorenne, di spalle.
 
Poi però venne la paura…la paura della Morte – continua quel piccolo spettro del passato, ora in piedi al suo fianco; lo sguardo perso in punto vuoto.
 
“Ma da sola la paura non può portare a nulla!” – la voce del giovane uomo inizia ad incrinarsi di nervosismo – “E’ per questo che ho continuato a dare tutto me stesso…per coloro che volevo sopravvivessero!”
 
“Anche nel buio del terrore e della solitudine, l’Amore ci ha permesso di continuare a guardare avanti.” – una splendida donna indugia a pochi metri da lui; i lunghi capelli corvini aleggiano in assenza di Gravità – “Il motivo per cui ho lottato anch’io, con i miei mezzi: non permetterò che una nuova vita si estingua a causa mia…”
E si sfiora il ventre con una mano.
 
“Però...non ti sei mai accontentato!” – lo rimprovera accigliato l’ombra di quella persona che invita era solito chiamare ‘fratello’ – “Hai sempre detto che saresti diventato un Topless, che seguire i propri sogni era come essere i ‘Paladini dell’Umanità’! Ma quando si è trattato di me, mi hai sempre dato contro! Speravo tu mi appoggiassi!”
 
“Ma io…” – stringe i denti, in difficoltà – “…io credevo solo di aiutarti! Non sei mai stato pronto per le battaglie autentiche, non hai mai avuto la consapevolezza del rischio: io cercavo solo di proteggerti!”
 
“Tu non volevi proteggermi: avevi solo paura di rivederti in me! Sei sempre stato così: non riesci a distaccarti da quella tua Infantile Dipendenza, dal timore per gli altri!”
 
“STA’ ZITTO!” – grida improvvisamente, artigliandosi la testa – “Tu non capisci il valore della vita! Non puoi comprendere cosa si provi a conoscere la durata della propria permanenza in questo Mondo, già da adolescenti! Credi che la guerra sia un divertimento, ma non lo è! Se solo tu avessi un briciolo di maturità in più non parleresti così!”
 
“Questo perché TU non mi hai mai considerata tale!” – grida infuriata una ragazza dai lucidi capelli castani; stringe nelle braccai il corpo nudo dalle forme perfette – “Hai sempre avuto la presunzione di poter decidere anche della mia vita!”
 
“Ma eravamo entrambi così piccoli!” – una seconda sedia compare alle spalle del giovane ufficiale; su di essa un uomo dai fluenti capelli neri stringe i pugni, in una smorfia di dolore ed incomprensione – “Senza genitori…come potevamo pensare di sopravvivere al Mondo Disgustoso, senza prenderci cura l’uno dell’altra?! Ero solo un bambino, con una vita irta di pericoli davanti…eppure tu eri con me! Dovevamo avanzare insieme, per sopravvivere! Io DOVEVO scegliere per te: era l’unico modo per difenderti!”
 
-Difenderla? Da cosa? Da chi?-
 
I due ragazzi seduti di spalle affondano la fronte nella mani, rispondendo all’unisono:
Da se stesso/a!!”
 
“Ogni essere umano prova un Vuoto dentro di sé: è il Vuoto nato dalla paura della solitudine.” – parla lentamente un ragazzino dagli ispidi capelli neri, come un Corvo Solitario – “Quando i nostri fratelli si prendono cura di noi, quando qualcun altro agisce per difenderci…noi speriamo segretamente di identificarci con loro.”
 
“Non potendo vivere in totale isolamento, gli uomini tendono ad affezionarsi a coloro che più si adattano a quel Vuoto, riempendolo.” – un terzo giovane si unisce al duo centrale; i folti capelli di cobalto ondeggiano nello Spazio.
 
Una ragazza dai lunghissimi capelli serici lo fissa dolcemente, mormorando:
“E’ per questo che l’animo soffre tanto, quando se ne separa: la morte di coloro che amiamo apre nuovamente il Vuoto che c’è in noi.”
“E tentiamo di colmarlo con l’Amore.” – prosegue Mikaela Banes, al suo fianco.
“Se non ci è concesso, ce ne appropriamo con i corpi…” – sibila con astio la bella Mari Makinami – “…ma è solo un surrogato di pienezza.”
 
-La morte di persone care? Come queste, ad esempio?-
 
Un uomo dal torso nudo giace insanguinato sulla superficie lunare; al suo fianco un bambino dai corti capelli blu piange con il volto stravolto dall’orrore, mentre le mani tremano confusamente; le loro figure non sono distinguibili, quasi avvolte nella nebbia del Passato:
Fratellone! Fratellone non puoi abbandonarmi!
 
“Che cosa…?” – Simòn Jiiha si copre la metà destra del volto con una mano – “Perché…? Perché questi ricordi affiorano ancora? Perché il tormento non ha fine?! Perché ci hai lasciati, Kamina?!”
 
-Ricordi dolorosi? Sono solo ricordi, in fondo.-
 
Davanti agli occhi di Teru Illustrious Makinami, una coppia di spettri è stesa al suolo: i loro corpi nudi e fumosi come il Tempo stesso si aggrovigliano e si intessono in un gorgoglìo confuso di gemiti.
Piacere, misto a vergogna.
Il giovane dai lunghi capelli neri, senza volto, sovrasta la ragazza.
 
Inorridito e deformato da un’espressione di disgusto, Teru Makinami si volta altrove:
“No, no! Questo non sono io! Io…io volevo solo darti amore! Stavo solo cercando di rendere tutti felici!”
La bella ragazza assottiglia gli occhi di gelo, oltre le lenti dei delicati occhiali:
“Questo sei sempre tu…che condividi il tuo Vuoto con un’altra ‘me stessa’: la ‘me stessa’ che conosceva la solitudine.”
 
-Gli umani temono i ricordi, poiché essi sono fonte di dolore. Ma perché essi temono il dolore?-
 
L’ombra del un giovanissimo Sam Witwicky è nuovamente distante: il suo corpo sembra arrancare in una sostanza lattescente, quasi neve.
Avanza incerto, poi crolla sulle ginocchia, in lacrime.
Alla sua destra è steso il corpo senza vita di suo padre; alla sua sinistra…quello di un ragazzo identico a lui.
 
“BASTA COSI’, SMETTILA!!!” – quello che, in vita, fu un uomo di valore ora sopprime il volto nelle mani, gridando dal cordoglio – “QUEI RICORDI NON MI APPRTENGONO PIU’! NON VOGLIO RICORDARE!”
 
“Dicendo così ti inganni.” – lo contesta la splendida e sensuale amata – “Poiché è per il fatto stesso di essere ricordi, che essi sono indissolubilmente legati a te.”
“Visto?” – nota con una punta di cinismo Ryan Witwicky – “E’ proprio come dicevo io: hai solo paura di quello che si cela in te; ma reprimendo i tuoi veri sentimenti non potrai mai sperare di comprendere quelli altrui…”
 
“Ma perché…perché?” – geme in silenzio; un velo di stanchezza si abbassa sui suoi occhi perennemente intristiti – “In questa vita di dolori…se si riesce a trovare anche una sola cosa piacevole, dimenticando il Passato…cha male c’è a dedicarsi solo a quella?! E poi sono cambiato, non sono più il ragazzino di un tempo: ora sono un adulto!”
 
A dire il vero…” – lo spettro dell’infanzia, la bella ragazza dai capelli castani ed il giovane orfano pronunciano quelle parole come veleno puro – “…non ho idea di cosa sia un adulto.”
 
-Una cosa piacevole, una cosa che da conforto: il conforto degli umani, cioè la Felicità. Sei felice?-
 
Uno ad uno, quegli individui costituiti di puro spirito -i cui corpi faticano a mantenere i lineamenti- mettono a nudo i più segreti sentimenti:
 
“Fin quando ho la certezza di aver salvato coloro che amo…sì.”
“No; poiché non sono riuscito a raggiungere l’amore che desideravo. Ma forse potrei ancora…”
“Sì. La mia vita si è compiuta: la mia anima è divenuta una cosa solo con colui che amo.”
“Sì. Ho infine colmato la solitudine che mi opprimeva; vorrei avere tempo per amare…”
“Potrei non essere felice, per non aver saputo farmi amare da colei per cui ho sacrificato anima e corpo. Tuttavia lo sono, per il fatto che lei lo sia…”
“Sì. Blake, fratello mio, finalmente possiamo essere di nuovo una famiglia…”
“Sì: ho attraversato la sofferenza, ma ho colmato il mio Vuoto.”
“Sì: ho rinnegato me stessa ed il mio popolo, ma ho colmato il mio Vuoto.”
 
-Vorresti vivere nuovamente? Vorresti adempiere a quei desideri celati negli Abissi del Cuore Umano?-
 
” – risponde un’unica voce.
 
-E così sia: ora…e per sempre-
 
 
Nell’oscurità della Luna, un giovane dal corpo statuario si solleva in piedi.
Osserva incantato la Terra; poi si volta…e sorride:
 
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*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione: Shinji Ikari; Asuka S. Langley; Thomas H. Z. Gnaisenau.
 
Un treno senza meta corre perdutamente libero in un tramonto eterno, che infiamma i vetri dello scompartimento deserto ed impregna l’aria di un profumo acerbo d’arance.
 
La cabina appare quasi immota; solo l’alternarsi di alberi innumerevoli di campagna oltre i finestrini e l’ondeggiare delle maniglie di sicurezza scandisce l’andamento della monorotaia.
 
Seduto rigidamente su un divanetto, un ragazzo fissa un punto vuoto, oltre le pareti del treno; un obsoleto lettore mp3 è abbandonato sul poggia-pacchi sopra di lui.
 
Una voce senza fonte riecheggia per i silenti vagoni del treno:
-Il viaggio: il simbolo della vita umana; l’emblema della condizione transitoria delle anime in cerca di sé stesse. Una strada percorsa in un unico senso: l’impossibilità d’agire, l’occlusione dell’Io in un sistema delimitato e l’incapacità di decidere della propria vita. Perché sei qui?-
 
“Perché sto fuggendo.” – risponde Shinji Ikari, atono – “Fuggendo da coloro che mi odiano, fuggendo da ciò che mai mi ha dato felicità. In questi tre anni, in questi interminabili mesi vuoti, ho creduto di essere ad un passo dalla mia realizzazione: tutto era finito: sebbene avessi ucciso Kaworu, sebbene queste mie stesse mani si fossero macchiate del sangue di colui che definivo ‘amico’…non avevo più motivo di combattere. Credevo e speravo di non salire mai più a bordo dell’Eva; credevo di potermi infine lasciare alle spalle quel Mondo Disgustoso che mi aveva causato dolore.”
Lentamente, la sua voce si incrina in un moto d’ira soppressa:
“Però, in qualche modo, mi sentivo perso e senza meta. Così decisi anche di gettare da parte quel vecchio auricolare: tappandomi le orecchie sigillavo anche il mio cuore e così speravo di fuggire per sempre dal Mondo Disgustoso…ma era solo un’egoistica convinzione.”
 
“E ci sei arrivato solo ora?!” – la voce acuta e nervosa di una ragazza lo redarguisce.
Ritta in piedi e gambe larghe, Asuka Langley impone le mani sui fianchi, fissando con sprezzo e ripudio il ragazzo:
“Sei sempre stato egoista, non cambi mai! E poi lo dicono tutti…”
 
Un mescolio di ricordi confusi riaffiora in un vociare indistinto e sardonico:
-Non posso credere che sia tanto smidollato!
-E’ lui il pilota di quel robot spaventoso?! E’ davvero un irresponsabile: ha fatto più danni che altro!
-Non merita tante attenzioni: è solo un buono-a-nulla disperato!
-Mi dai sui nervi!
-Vattene, non voglio più vederti!
-Se non vuoi combattere sullo 01 allora non mi servi a nulla: vattene e non farti più vedere!
-Sei un meschino! Non potrai mai combinare nulla di buono!
-D’altronde sei solo uno ‘Stupi-Shinji’…!
-Che rabbia!
 
Lei riprende la sua accusa, voltandosi dall’altra parte:
“Anche ora ti comporti da codardo: se hai deciso di tornare a combattere, se davvero lo trovi inutile e repellente, allora perché lo fai?!”
 
“Perché mi è stato detto così…” – risponde lui, chinando la testa – “…tutti si aspettano sempre molto da me! Però, anche se non voglio…come potrei deludere le loro aspettative?! In fondo non fai anche tu altrettanto? Dici di combattere per dimostrare il tuo valore…ma a chi? A te stessa? Credi di aver bisogno di dimostrare alla tua anima di esistere? No, tu sei esattamente come me e come tutti gli altri! Hai bisogno dell’approvazione altrui, hai bisogno che siano gli altri a dirti che sei apprezzata!”
 
“Tu non capisci un bel niente di me! D’ora in poi stammi lontano!”
 
“E invece ti capisco…”
 
“Ti ho detto che non capisci niente di niente, stupido! Credi di conoscermi?! Credi di potermi aiutare?! Che arroganza! Come puoi capirmi tu?! Tu non sai niente di me! Tu non capisci niente di me! TU NON CAPISCI MAI NIENTE!!!”
 
“Come posso capirti? Tu non mi dici mai nulla! Se non mi dici niente, se non mi parli mai…come faccio a capirti?! E’ impossibile!”
 
-Hai mai provato a capirla davvero, Shinji?-
 
“Certo che ci ho provato…!”
 
Con aria di sfida e superbia, la ragazza gli poggia un piede sulla mano, inchiodandolo contro lo schienale del sedile:
“Scemo…guarda che lo so quali porcherie fai mentre pensi a me! Fammi vedere un po’ come fai…io sto qui a guardare.”
“Ma perché ti comporti così? Che cosa ti ho fatto? Perché vuoi farmi questo?!”
Mpf! Se non puoi essere tutto mio…allora non ti voglio affatto!”
“Allora cerca di essere gentile con me!” – la implora quasi in lacrime.
 
Il volto della ragazza si trasfigura in molteplici identità, sorridendo ingenuamente:
Ma io sono gentile!
 
“Non è vero! Vi nascondete dietro un sorriso, per mantenere ambigua la situazione!”
 
L’eco di una ragazza dai corti capelli azzurri ed il volto in ombra si ode dal fondo dello scompartimento:
“Perché la verità fa male a tutti. È molto, molto dolorosa…”
 
“Ma la vostra ambiguità non fa che rendermi insicuro!”
 
“È solo una scusa.”
 
“Ma…così ho paura! Paura che gli altri smettano di aver bisogno di me! Mi mette in ansia, mi fa preoccupare! Ditemi qualcosa! RESTATE CON ME!!!”
 
Ma i fantasmi scompaiono improvvisamente, lasciandolo solo.
Solo un bambino siede innanzi a lui; anche il suo volto è irriconoscibile, ma la sua voce risuona di ricordi lontani:
“Di chi è la colpa, se ora sei rimasto solo?”
 
Shinji si morde un labbro e serra gli occhi; il cuore colmo di risentimento:
“La colpa è di mio padre! Mio padre che mi ha abbandonato!”
 
“Sì, è vero!” – ruggisce una seconda voce di ragazzino, a fianco a lui.
Un giovanotto dai corti capelli nocciola si porta una mano all’occhio sinistro, coperto da una benda nera – “La colpa è SEMPRE dei padri! E’ tutta colpa loro se soffriamo! Perché non rispettano i nostri sentimenti…perché non rispettano quelli altrui!”
 
-Di quale ‘altro’ parli?-
 
“DELLA MAMMA!!!” – gridano questa volta in coro i tre giovani piloti.
 
-Hai mai provato a domandarti il perché? Sei davvero certo/a che di esserti sforzato/a per comprenderlo?-
 
“Certamente!” – ribatte Shinji, amareggiato – “Ma a lui non importa nulla di me!”
“A lui non importa di nessuno!” – continua Thomas Hansel Zeppelin Gnaisenau, distogliendo lo sguardo.
“Se nessuno è in grado di capirmi perché non ne ha il coraggio…” – conclude la ragazza, incrociando le braccia al petto – “…allora non vedo il motivo di fare un sforzo per loro!”
 
Ancora una volta si separano.
Solo il giovane Shinji Ikari resta seduto su quel divanetto foderato di stoffa rossa sgualcita sformata; si regge la testa a due mani, gemendo:
“Nessuno mi capisce…”
 
Ancora una volta, il ricordo della ragazza senza nome lo apostrofa cinicamente:
“Sei tu che non hai capito niente.”
 
“Pensavo che dovesse essere un Mondo privo di cose spiacevoli, di incertezze…”
 
“Perché eri convinto che tutti fossero uguali a te.”
 
“Mi hai tradito! Hai tradito i miei sentimenti! Proprio come mio padre…proprio come Kaworu!”
 
La bella spettrale assume il volto di Asuka Langley:
“Hai frainteso fin dall'inizio; hai solo creduto a ciò che volevi credere!”
 
Poi quella stessa ragazza si volta altrove, stringendosi il cuore con frustrazione:
“Nessuno ha bisogno di me, quindi…che vadano tutti al diavolo!”
 
-Allora a cosa ti servono quelle mani?-
 
Ancora un volta, Shinji Ikari serra i suoi occhi ed il suo animo:
“A nessuno importa se io esisto o meno. Non cambia nulla, quindi…che vadano tutti al diavolo!”
 
-Allora a cosa ti serve quel cuore?-
 
Il piccolo Thomas prende nuovamente il posto del diciassettenne, chinando lo sguardo al suolo:
“È meglio che io non ci sia, quindi…dovrei sparire anch’io!”
 
-Allora perché sei qui?-
 
“Posso restare qui?” – chiedono all’unisono, mentre i loro corpi si isolano l’un l’altro in vagoni separati.
 
-Se è ciò che desideri…vuoi essere felice?-
 
“Sì.” – rispondono ancora una volta, tendendo le mani verso tre donne dal volto oscurato, che tuttavia rilucono di un’aura materna.
 
-Vorresti vivere nuovamente? Vorresti adempiere a quei desideri celati negli Abissi del Cuore Umano?-
 
“Ti prego, mamma, fa che sia così! Fa che io possa essere felice!”
 
-E così sia: ora…e per sempre-
 
Nell’oscurità di un vagone, gli occhi di rubino di un giovane dai lineamenti sottili risplendono lugubri.
Prima di immergersi nelle tenebre di un sottopassaggio, un paesaggio campestre campeggia per un istante, gremito di piccole lastre nere.
Poi il buio avvolse tutto…
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione: Gendo (Rokubungi) Ikari; Yui Ikari; Misato Katsuragi; Leon Marshall; Rioji Kaji; Ritsuko Akagi; Naoko Akagi.
 
Una pianura senza confini si estende a perdita d’occhio, trapassata solo dal singolo binario di una monorotaia che è appena passata ed è già scomparsa alla vista.
Come spogli memento mori senza tempo né ricordi, migliaia di lapidi nere dal fusto sottile e metallico riflettono in un nugolo di piccoli scintillii il caldo sole pomeridiano, mentre lunghe ombre scure si estendono alle loro basi.
 
-Il Tempo è fautore di disfatta: i corpi e la materia si decompongono, tramutandosi in altre forme in un ciclo inesauribile di Vita e Morte. Eppure mere decorazioni funebri, le cui spoglie sono già state sottratte alla terra dal Tempo, riescono a mantenere vivo il ricordo di un individuo. Ma nel momento in cui tutti le anime ritornano al Principio…è forse quello l’attimo in cui il Ricordo sovviene al Desiderio, divenendo Realtà?-
 
Un uomo in abiti scuri indugia ritto in piedi, innanzi uno dei monoliti in lucidi acciaio nero; sulla base d’appoggio è inciso il nome ‘Yui Ikari’.
 
Oltre la lapide, la sagoma eterea e luminosa di una donna lo fissa intensamente:
Corti e lisci capelli castani incorniciano un volto affusolato, irradiato dalla dolcezza di un sorriso appena accennato.
 
Gendo Rokubungi si rivolge a quella donna il cui nome è stato impresso a fuoco nella materia ed il cui cognome è stato adottato ad eterno ricordo:
“Quanto ho atteso questo momento: il momento in cui saremmo finalmente tornati insieme, Yui. Quando sono vicino a Shinji riesco solo a fargli del male. A questo punto…è meglio che non faccia più nulla per lui.”
 
“Quindi avevi paura di Shinji?”
 
L’uomo volta lo sguardo altrove, verso il cielo di zaffiro e topazio che indora candide nubi:
“Shinji è sempre stato distante dal mio Io: sebbene lui tema sé stesso ed il prossimo e nonostante il peso del mio ruolo, Shinji è l’unico che sia in grado di adempiere totalmente alla sua Volontà: il potere che detiene, il potere di poter cambiare il Mondo, è suo e di lui soltanto; non sono in grado di costringerlo a combattere, anche se ciò dovrebbe essere mia prerogativa.”
 
“Provavi dunque impotenza nei suoi confronti? Credevi davvero che nostro figlio ti avrebbe abbandonato, preferendo la solitudine all’Amore?”
 
“Sì. Per questo io l’ho abbandonato per primo: per paura che mi arrecasse nuovamente sofferenza; come tu me ne hai arrecata con la tua morte.”
 
“La morte di coloro che ci hanno messo al Mondo è sempre dolorosa.” – mormora una donna dai lunghi capelli di un rovente color prugna, scossi dalla brezza profumata – “E’ come se una parte di noi morisse assieme a loro: la parte dell’animo che è ancora legata a quella vita prima della vita: ai Desideri dei nostri genitori.”
 
“Anche se quegli stessi genitori sono solo persone, pertanto capaci di ferirci con le loro azioni, resta impossibile non ricercarne l’affetto.” – Leon Marshall si lascia accarezzare il viso dal vento riposante; la schiena premuta contro quella di Misato Katsuragi.
 
“Dunque serbi ancora quel timore anche in questo momento? Ora che i nostri Cuori sono di nuovo una cosa sola, ora che tutto è possibile per i nostri semplici Desideri?” – chiede ancora la giovane madre prematuramente strappata alla Vita.
 
“Non riesco a concepire di poter essere amato da una persona. Ho la convinzione di non esserne degno…” – risponde Gendo Ikari
 
“E’ la paura di ferire il prossimo che ci impedisce di agire.” – fa eco la voce sensuale ed impostata di un bell’uomo dai lunghi capelli raccolti in una coda nera ed ispida – “Come nel Dilemma del Porcospino il piccolo animale amava la sua compagna, eppure si reprimeva, allo stesso modo noi non possiamo non provare amore verso qualcuno. Ma nel momento in cui crediamo di essere inopportuni ed incapaci di comprendere quel ‘qualcuno’, ci allontaniamo da esso…abbandonandoci ad uno stato di irrequietezza senza tregua.”
 
Un ragazzino dai folti capelli neri e blu compare alle spalle di Gendo Ikari, come una seconda coscienza:
“E quindi non fai altro che scappare. Tu respingi completamente il Mondo, prima che il Mondo possa ferire te.”
“Perché temo me stesso.” – risponde l’uomo, pacatamente – “Perché è l’unico modo per dimenticare chi sono in realtà.”
 
“L’unico modo per dimenticare un padre distante.” – ripete Misato Katsuragi.
 
“L’unico modo per placare il paradosso interiore che mi tormenta…” – continua una giovane donna dai corti capelli biondi – “…è mascherare alla ‘me stessa’ che vedo riflessa ciò che mi arreca sofferenza: tingendo i miei capelli speravo di annullare la differenza tra me e mia madre; verso colei che veneravo come scienziata, odiavo quale donna…e ripudiavo come madre.”
 
“Tuttavia l’animo umano è imperfetto.” – lo spirito di Naoko Akagi fissa dolentemente il volto di una figlia cresciuta senza affetto – “E’ l’invidia che ci porta a gesti orribili. Eppure è proprio quell’invidia che dimostra il nostro attaccamento alla vita ed al prossimo. Come potremo dunque liberarcene? Qual è dunque la radice dell’odio?”
 
Yui Ikari risponde nuovamente:
“Eri impaurita da quella cosa invisibile e impalpabile che divide le persone.”
Una piccolissima bambina dai capelli celesti, vittima innocente delle violenze dell’animo umano, appare e scompare per un breve secondo:
“Soltanto per paura. Hai semplicemente chiuso il tuo cuore.”
 
Gendo Ikari è ora disteso al suolo; le lenti oscurate degli occhiali che riflettono il caldo sole di un tramonto infinito:
“E la mia attuale condizione ne è la ricompensa. Mi dispiace…Shinji.”
 
“Mi dispiace…Misato.” – si avverte la voce sconosciuta di un uomo, avvolto da nembi densi di fumo nero.
 
“Mi dispiace…Ritsuko.”
 
-Dolore…e poi perdono? Nell’infrangere la Barriera dell’Animo, sei felice?-
 
“Non ancora.”
 
-Vorresti vivere nuovamente? Vorresti adempiere a quei desideri celati negli Abissi del Cuore Umano?-
 
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
 
-E così sia: ora…e per sempre-
 
A grande distanza, tra la foresta stilizzata e muta di lapidi funebri, colui che fu noto in vita con il nome di ‘Kaworu Nagisa’ affianca la giovane Rei Ayanami.
E sorride al Tramonto della Vita.
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione: Silvia De Alisia; Apollo; Reika Hong Lihua; Sirius De Alisia; Gen Fudo.
 
Un immenso salone di cristallo risplende silenziosamente.
Una bianca luce abbagliante filtra da vetrate arabescate dai colori vividi, spargendo scintillii di polvere di Stelle su ogni superficie.
Un grande bouquet di fiori esotici e seducenti pende dal soffitto:
La sua forma ricorda nelle curve l’Albero della Vita ed il Grande Mistero bisbiglia ed ammicca invitante tra i petali di un’Orchidea, tra le spine di una Rosa o nel flebile sussulto di una Dalia Nera, che si affaccia a capofitto nel Vuoto, sorretta da due Iris Blu, vicini come amanti.
Un Anemone Rosso scruta come un grande e amorevole occhio la ragazza stesa al centro della sala.
 
-In questo spazio assente da ogni legge fisica, i corpi e le anime possono indugiare a lungo nel Flusso dell’Eternità. Vite estinte, attuali e future si intrecciano senza soluzione tregua, miscelando nell’Elisir di Lunga Vita i Desideri, le Speranze e le Verità di coloro che hanno vissuto e che continuano a rinascere, nel tentativo di raggiungere la Felicità. Per questo motivo tu sei qui.-
 
Il suo corpo giace lascivo sul gelido pavimento di diamante; i lunghi capelli biondi sono sciolti in un mare lucente di onde dorate, che incornicia il piccolo volto dagli occhi turchesi, che riflette i petali di Pesco fluttuanti nell’etere di quel Walhalla fuori dal Tempo.
La sua eburnea mano sinistra stringe il polso destro, dal quale si allungano quattro lunghe piume luminescenti; un bracciale metallico è stato rimosso e gettato ai suoi piedi.
Sposta lo sguardo alla sua sinistra, sussurrando:
“Ricordi: richiami dell’anima a una vita passata, che ritornano con prepotenza nel nostro Presente per ricordarci da dove veniamo. Ci tormentano, ci danno vita, ci permettono di continuare ad andare avanti, nella rimembranza di coloro che amavamo.”
 
“Però, alle volte, quei ricordi d’amore possono essere molto dolorosi.” – risponde un ragazzo dai folti capelli arancioni, seduto su un tavolo di marmo e rubino, nell’abside della cattedrale eterea.
 
Per un breve istante, un grido di dolore straziante riecheggia per le campate gotiche.
L’immagine di due ali piumate bianche strappate, ed ora intrise di sangue scarlatto, lampeggia una volta nell’altissimo soffitto.
 
“E’ per questo che preferiamo non ricordare.” – continua il giovane che risponde al solo nome di ‘Apollo’ – “La paura di rimanere nuovamente feriti ci costringe nel dubbio verso il prossimo, poiché la Reincarnazione dello Spirito conosce nuova Carne, eppure non dimentica del tutto l’Anima che visse un tempo.”
 
“Ma le debolezze dell’animo non sono fatte per sopportare tante incertezze.” – fa eco una giovane distesa mollemente sui gradini di cristallo; i suoi occhi violetti risaltano sotto i corti capelli nero cangiante – “La confusione nata dal conflitto tra l’Anima Immanente e quella Concupiscente crea disordine nelle nostre esistenze, inducendoci all’Oblio.”
 
“E’ forse per questo che l’Uomo compie il Male?” – un giovane dai lunghi capelli biondi afferra una rosa tra le lunghe dita sottili, portandola a contrasto della luce abbagliante – “Perché non riesce a distinguere sé stesso e gli altri dalle vite passate?”
 
“Vivendo ancora ed ancora…” – prosegue la bella Silvia – “…impariamo ad amare nuovamente, dimenticando quel che fu. Conosciamo nuovamente quel concerto di emozioni altisonanti che abbattono le Barriere dell’Animo, delineando un nuovo ‘Io’.”
 
“Questo nuovo ‘Io’ non è per nulla al Mondo sostituibile.” – Apollo stringe i pugni, guardando la principessa dai lunghi capelli biondi – “Ci rende liberi di scegliere, liberi di agire aldilà del Passato. Vivere in perpetua emulazione di vite passate non ha alcun senso: solo i nostri Desideri ci rendono capaci di uscire da ricordi dolorosi e mutare il nostro Destino.”
 
“Eppure siamo indiscutibilmente legati a quei ricordi!” – Sirius de Alisia sembra quasi inveire verso il ragazzo – “Non possiamo vivere senza di essi: rappresentano un ‘Noi Stessi’ passato, ma appartiene al Passato anche l’Essenza presente!”
 
“Ma l’Amore prova la fragilità di questi ricordi.” – la bella Reika si alza in piedi, fissando colma di passione il viso elegante del giovane uomo – “Nella nostra attuale Reincarnazione impariamo ad amare nuovi animi, alimentando il desiderio di Vita. Anche se un tempo siamo stati legati ad altri cuori…”
Ed il suo sguardo si volta verso il ragazzo dai capelli dello stesso colore delle fiamme ardenti.
 
Così fa anche Silvia de Alisia, sorridendogli delicatamente:
“Una nuova Vita che nasce dal Passato: la semplice continuità di ciò che si è spento anche solo pochi secondi fa. Cosa c’è di più naturale?”
 
“Eppure alcuni di noi riescono ad amare ancora coloro per cui provavano i medesimi sentimenti, anche dopo migliaia di anni.” – le sorride di rimando Apollo.
 
-E’ la forza dei Desideri che trascende il Tempo e lo Spazio!- quella voce senza fonte si concretizza:
Gen Fudo, ritto in piedi, batte con decisione i palmi delle virili eppure delicate mani.
Una piccola onda d’urto si sprigiona tra esse, sollevando in un flusso meraviglioso i migliaia di petali colorati caduti al suolo.
 
Nel turbinare di quei fiori simili a moti dell’animo, i volti dei presenti assumono nuovi aspetti:
 
Il giovane Apollo scompare in un vento di primavera ed il petto muscoloso e nudo di un uomo alto e amorevole ne prende il posto:
Ha grandi ali bianche ed i suoi lunghissimi capelli di rovente ambra fluttuano in fiume di piume scarlatte:
 
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“Anche dopo 12.000 anni, il nostro Amore canterà con vigore l’Inno della nostra Gioia…Céliane.”
 
 
Un petalo rosa attraversa il volto della ragazza, che ora risplende di un antico bagliore:
 
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“La promessa che ci facemmo quel giorno è ancora intatta…Apollonius, amore mio!” – mormora estasiata.
 
“Non temiamo il Futuro…affrontiamo con coraggio le avversità che la Vita ha da offrirci, per poter essere nuovamente felici!” – esclama lo spirito di Skorpios, trasfigurando i lineamenti di Reika Hong Lihua:
 
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Sirius De Alisia si avvicina alla giovane guerriera dell’Antichità, afferrandole le mani:
“Anche se saremo costretti a vivere con il nostro animo in un perpetuo errare…noi raggiungeremo quella Felicità!”
E si fonde alla donna nella durata di un soffio di brezza profumata di fragole.
 
-L’unione dello Spirito e del Corpo: questa è la Grande Forma! Questo sono gli esseri umani! Solo accettando voi stessi i vostri Cuori sapranno estendersi all’Infinito, liberi da qualsiasi vincolo!- la voce di Gen Fudo s’impresse indelebile nel cristallo del Walhalla -Ed ora ditemi: vorreste vivere nuovamente? Vorreste adempiere a quei desideri celati negli Abissi del Cuore Umano?-
 
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
 
-E così sia: ora…e per sempre.-
 
Oltre una vetrata dai colori splendenti, una piuma immacolata cade silenziosamente.
Un sorriso un tempo tagliente si addolcisce in una curva armoniosa, sotto due occhi d’ametista:
“Dopo 12.000 anni, ho capito. Finalmente puoi vivere i tuoi Desideri…Apollonius, mio primo ed unico amore.”
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione: ‘Christopher Hino’, ‘Kaworu Nagisa’; ‘Rei Ayanami’; ‘Nono’.
 
La porta del piccolo auditorium scorre nel solco del pavimento in legno, ritraendosi nella parete laterale.
Qualcuno muove un passo all’interno.
 
Ci sono tre gradi finestre in quella stanza, dalle quali filtra un debole chiarore cianotico di un freddo Sole in quella fumosa mattinata di gelido inverno.
 
Un ragazzino dal nome proibito avanza fino al pianoforte in legno smaltato nero, si siede sullo sgabello imbottito e con il dorso della mano leviga lo spartito musicale poggiato sul leggìo.
Una viola ed un violino sono abbandonati su due seggiole pieghevoli.
Un violoncello si appoggia stancamente alla finestra di destra.
Sembra leggere lo spartito…eppure non ha un volto.
 
Esegue un accordo d’ouverture, che risuona profondo ridondante in quell’angusta stanzetta.
 
Poi, una voce lo interrompe:
“La musica…in grado di dispensare gioia ai cuori e dare la vita all’animo umano: probabilmente la più alta forma espressiva raggiunta dai Lilim. Sebbene essa si perda facilmente nello spazio attorno a noi, vi rimane indissolubilmente legata per lungo tempo. Non credi che abbia ragione…Cris?”
Un giovane dal corpo esile e efebico entra nella stanza; capelli d’argento ondeggiano come spuma sul suo capo. Nemmeno lui ha un volto.
 
“Cris?” – ripete il ragazzo seduto al piano, interdetto; la sua voce sgorga da un viso senza lineamenti.
“Quello sono io.” – risponde un giovane identico, alle sue spalle; il suo volto è ben delineato e due grandi occhi profondi come l’oceano brillano da sotto ciocche di capelli corvini – “Lui non è me.”
 
“Eppure vi somigliate molto…” – continua il Kaworu Nagisa privo di lineamenti, ora intento ad accordare il violino poggiato sulla sedia.
 
Eppure lui non è me.” – ripete lo spettro di un ragazzo dai capelli d’avorio il cui viso sottile e compiaciuto completa la mancanza di espressività del suo sosia.
 
Non è me, nonostante la gente pensi questo.” – una ragazza dal piccolo volto incorniciato da capelli cianotici è ritta accanto alla viola; anche di lei non resta che una cascata di capelli setosi su una faccia piatta ed inquietante.
“Chi sei tu?” – domanda una Rei Ayanami differente, vissuta molto tempo prima; gli occhi rossi sono vividi eppure la loro presenza non esprime alcuna emozione, proprio come il manichino che parlava la suo posto.
 
“La domanda non è ‘chi sei tu.” – precisa la seconda immagine di Tabris – “La domanda è…‘chi sono io’.”
 
“Io sono quello che scelgo di essere.” – risponde il bambino dalla ciocca di capelli blu elettrico – “Io sono Christopher Hino.”
“Io sono quello per cui sono nato.” – contesta il suo doppio, al pianoforte – “Thanatos: né più, né meno.”
 
“Io sono un insieme di percezioni.” – risponde ancora la Rei Ayanami fantoccio – “Parti assemblate di cuori diversi; un castello di carte intessuto con fragili fili di Spirito, che presto si sfalderanno e faranno perdere consistenza al mio ‘Io’.”
“Io sono la IV.” – proferisce l’originale.
 
“Io sono la III.” – una sosia della ragazza è fasciata nella sua plug suit.
“Io sono la II.” – come gemelle, una seconda si affianca alla prima, vestita in una semplice uniforme scolastica.
“Io sono la I.” – conclude infine una bambina in abito rosso sangue; sul suo collo sono evidenti segni di strangolamento.
 
“Non posso esser certo di ciò che sono.” – Cris stringe un pugno.
 
“Puoi esserlo se compi una scelta.” – lo redarguisce Kaworu Nagisa – “Indagando nel tuo animo puoi trovare le risposte che cerchi. Ma prima devi porti quella domanda…”
 
Chi sono io?
 
I tre spettri senza volto si accomodano sulle sedi dell’auditorium.
Anche un manichino dai lunghi capelli viola compare, impugnando l’archetto di un violoncello.
Suonano il primo ‘La’.
 

-QUARTETTO D’ARCHI-
-KANON IN D-DUR (J.C. PACHELBEL); ACCORDATURA-
-ESECUZIONE-
 

 

Non ci sono più confini.
Non più stanze, né Spazio. Il Tempo non ha significato.
C’è solo luce. Luce bianca e pura.
E musica; una musica che pervade tutto.
 
Nel Nulla Eterno si ode una voce.
Non ha fonte; soltanto una sottile striatura nera è tesa all’Infinito, in vibrazione come una corda di violino.
 
Trema:
“Che cosa sono io?”
 
“Che cosa desideri essere?” – vibra una seconda, comparendole a fianco. E’ la voce di un ragazzo.
“Non so cosa desidero. Chi sono io?”
“Dovresti sapere chi sei.”
 
“Solo chi non ha ricordi di sé stesso non ha identità.” – si aggiunge la flebile voce di Rei Ayanami.
 
“Non ricordo molto di ciò che sono stato. Dovrei ricordare?”
“Ricordare ti permette di vivere ancora: è la base dei nostri sogni.”
“Però, a volte, ricordare non è piacevole. Ci mette davanti a passati oscuri di cui non vorremmo più avere memoria.”
Perché la verità può ferire l’Animo.”
“Animo? Io posseggo un animo.”
“Tu SEI animo.”
“Però sei composto anche di carne.”
“Lo sono stato; ora non più.”
“Però possiedi un Cuore.”
“Un cuore che mi inganna.”
“E’ nella natura umana: gli esseri umani si ingannano continuamente, per continuare a vivere.”
Perché la verità può ferire l’Animo.”
“Ma io…sono davvero umano?”
“No, eppur tuttavia ti identifichi tra loro.”
“Perché hai imparato a provare emozioni.”
“Perché stai imparando a ricordare…”
 
Decine di altre piccole corde più esili iniziano a vibrare nel Vuoto, mentre la bianca luminosità del sogno inizia a baluginare di immagini discordanti.
Ricordi perduti, dolorosi:
 
-Tu come ti chiami?
-Tu puoi chiamarmi ‘Cris’.
-Fa male…fa male! Per favore, fatelo smettere!
-Tu chi sei?
-Io sono il ‘Portatore di Dio’.
-Tu chi sei?
-Finalmente sei sveglio…‘Thanatos’.
-Ho dormito così a lungo…
-Il giusto non è che l’utile del più forte.
-Io odio il Comandante Ikari!
-Come puoi essere tanto meschino?!
-Tu sei come me.
-No, io non sono come te.
-Un Angelo può anche rivelarsi un Demone, se il suo cuore è nero. Tu cosa sei?
-Io sono me stesso.
-No, smettila! Non permettere che sbirci nella mia mente!
-Naruto…io sono l’Angelo della Morte.
-Coraggio, poni fine alla mia esistenza! Perché altrimenti io dovrei vivere in eterno…tale sarebbe il mio Destino.
-NESSUNO MI AMA!!! NESSUNO MI VUOLE DAVVERO BENE!!!
-Io ti volevo bene e tu mi hai tradito! Hai tradito i miei sentimenti!
-E’ ingiusto!
-Il giusto non è che l’utile del più forte.
-E’ sempre colpa tua: mi menti in continuazione! Tu mi hai tradito!
-Per questo…per questo motivo io devo morire.
 
“Questi sono i tuoi ricordi.”
“Ho dei ricordi davvero orribili.”
“Ciononostante sono ricordi: testimonianze di ciò che sei stato.”
“Però ho anche altri ricordi!”
“Anche quelli sono ricordi dolorosi: parlano di sofferenza e solitudine.”
“Una lunga, interminabile solitudine…”
“Sono sempre stato solo.”
“Lo sei dall’Alba dei Tempi.”
“Perché la Morte è sola…così come lo è la Vita.”
“La mia vita non è sempre stata sola!”
“Non più, è vero. Riesci a ricordare?”
“Riesci a richiamare quella felicità alla tua Anima Immortale?”
“Sì: io ne sono capace. Da quando ho conosciuto quell’umano…da quando qualcuno ha aperto l’Inviolabile Barriera del mio Animo.”
“Il tuo distacco dal Mondo.”
“Innalzi una barriera intorno a te. Perché non vuoi essere ferito e soffrire: perché non vuoi ferire e far soffrire.”
“Sì. Però ci sono riuscito: ho espanso il mio A.T.Field.”
“Sì: gli Umani lo chiamano a questo modo. Tale è il suo nome in Terra.”
“E’ un nome umano. Tu cosa sei?”
“Io sono umano.”
“Questo non è vero.”
“Ma posso esserlo! Voglio ricordare la Felicità!”
 
Altre immagini di luce squarciano il guazzabuglio di Morte e Sangue che affolla lo Spazio Bianco.
La Felicità zampilla come acqua viva da esse:
 
-Ahah! Mi fai davvero ridere!
-Ehi, sei diventato tutto rosso! Sei in imbarazzo, per caso?
-Io…io ci tengo a te! Per favore, ti prego, non abbandonarmi! Come potrei affrontare da solo tutto questo?!
-Cris è il mio migliore amico!
-Quando sono con te…beh, io sono felice!
-Per me è lo stesso.
-Questa sensazione, la neve…è meravigliosa.
-Il Mondo è pieno di cose piacevoli che aspettano solo te!
-Difenderò il tuo diritto di desiderare fino alla morte!
-Se Naruto non salirà mai più a bordo dell’Eva, allora…va bene anche così. Perché io…io darò tutto me stesso!
-Signorina Misato, Signorina Misato! Mi guardi! Si fidi di me!
-Sì, io ho fiducia in te!
 
Poi, una terza corda inizia vibrare piena d’eccitazione e amore.
E’ la voce di una ragazza:
-Io…io mi chiamo Nono!
-Ah, che bello! Il Signorino Cris è così colto!
-Come vorrei essere come il Signorino Cris: combattere i Mostri Spaziali a bordo di un robot enorme come lo 08 del Signorino! Lui è proprio come ‘Nonoriri’!
-Però…Nono non ha nessuno che le voglia bene!
-Nono…tu sei stata davvero sciocca! Sei nata su questa Terra e dunque non sei diversa da nessun’altra ragazza!
-E non devi più dire che sei sola! Perché, da ora, tu…TU NON SEI PIU’ SOLA!
-Da quando ha incontrato il Signorino, Nono ha potuto vedere quella Stella Cadente!
-Perché Nono ama il Signorino Cris…
 
“Questi…questi sono io miei ricordi! Questo è ciò che voglio conservare!”
“Quindi hai infine trovato la Felicità?”
“Sì, l’ho trovata!”
 
“Nono l’ha trovata!” – anche la voce di Colei-Che-Amò-Senza-Un-Cuore si aggiunge al terzetto.
 
“E dunque ti senti libero di scegliere?”
“Ti senti libera di essere chiamata ‘umana’?”
“Sì!
“Sì, esatto!”
“Sei felice?”
“Fin quando sono con quei due ragazzi…”
“Fin quando sono con il Signorino…”
…io sono felice!” – le due corde vibrano insieme, rapidamente.
 
Vorreste vivere nuovamente? Vorreste adempiere a quei desideri celati negli Abissi del Cuore Umano?
 
“Sì!”
“Sì!”
 
E così sia: ora…e per sempre.
 
Ed il mondo di immagini caotiche si sfuma per l’Eternità in un candore abbagliante.
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione: Naruto Uzumaki; Ginevra Chevalier.
 
Una distesa uniforme di liquido ambrato riluce al posto del cielo, come lente e calme onde marine.
Sotto di essa, l’oceano di liquido amniotico si estende privo di ogni limite, illuminato da una luce dell’Anima che non conosce estinzione.
 
Disteso su un suolo di sabbia finissima, il un ragazzo giace mollemente; i capelli dorati appena scossi dalle calde correnti.
Una giovane donna dal nudo corpo di pelle eburnea giace su di lui; le sua mani sono fuse nel torace del ragazzo, fino ad immergersi nel cuore.
I nastri di seta dorata che ricoprono la piccola testa della meravigliosa creatura le ricadono sul seno e sulle spalle, fino a lambire il volto di colui che ama più di ogni altra cosa al mondo.
 
“Non so ancora dove si trovi la Felicità…” – proferisce lentamente lui.
“Trovi la Felicità soltanto nei sogni vero?” – chiede lei, fissandolo negli occhi.
“Già. Allora questa calma, questo Mondo dove non esiste nessuno…non è la realtà?”
“Esatto. È solo un sogno.”
“Ecco perché io qui non esisto.”
“Hai migliorato la Realtà ricostruendola a tuo piacimento. Divenendo una cosa sola con l’Universo, hai potuto scegliere quel Bene che per te era necessario.”
“È sbagliato?”
“Stavi sfuggendo dalla Realtà, rifugiandoti nella fantasia.”
 
Lui piega leggermente la testa di lato, fissando il Nulla:
“Non posso sognare da solo.”
Lei estrae una mano dal torace, voltandogli delicatamente il viso verso di lei:
“Non sarebbe un sogno, ma solo un surrogato della Realtà.”
“Dov'è il mio sogno?”
Il tuo sogno è la continuazione della Realtà.
“Ma allora dov'è la mia realtà?”
La tua realtà…è alla fine del tuo sogno.
 
Rimangono in silenzio per un lungo tempo, con i loro corpi fusi all’altezza dell’inguine.
 
Poi quello che in vita fu noto al Mondo con il nome di ‘Naruto Uzumaki’ chiede:
“Ginevra…dove siamo?”
La ragazza resta impassibile, continuando a reggergli il volto tra le dita sottili:
“Questo è il Mare di L.C.L: il Brodo Primordiale da cui ha origine la Vita; un Mondo senza A.T.Field, senza individualità. Un luogo indefinito, dove non si può dire dove tu finisca ed inizino gli altri. Un Mondo fragile, in cui il tuo ‘Io’ esiste ovunque.”
“Ovunque…e dunque in nessun luogo.”
“Esattamente. Proprio come una Divinità Primordiale. Proprio come l’Universo stesso. Un’esistenza priva di dimensioni: Spazio e Tempo qui non hanno pressoché alcun valore.”
“Io, ora…sono morto?”
“No; semplicemente tutto sta diventando una cosa sola: è una Rinascita. Questo è il Mondo da te desiderato: il tuo Mondo.”
Naruto increspa la fronte, distogliendo ancora lo sguardo:
“Però…non penso che sia giusto. No, non lo è.”
“Se desideri ripristinare l’esistenza degli altri, le Mura dell’Animo torneranno a separarli…e la paura delle persone tornerà ad esistere.”
Per un momento, il ragazzo esita. Poi annuisce:
“Non ha importanza; è giusto così. Ti ringrazio.”
 
 
Un fulgore abbagliante inonda tutto, riducendo il liquore indefinito un’inca distesa di luce lattescente.
In un piccola finestra dell’Animo, immagini discordanti di una giovane vita passata scorrono a velocità nauseante, ripercorrendo oltre sedici anni di esistenza.
 
Il ragazzo osserva quello squarcio di ricordo a lungo, meditando a voce alta:
“Ho l’impressione che là ci fossero soltanto cose che detestavo…quindi non credo di aver fatto male a fuggire. Ma non ho trovato ciò che volevo neanche nel luogo in cui mi sono rifugiato. Perché non c’ero più io e quindi era come se non ci fosse nessuno.”
 
Il fantasma di un giovane padre lo affianca, domandando:
“Dunque, non ti importa affatto se gli A.T. Field torneranno a ferire te e tutti gli altri?”
“Non ti importa se anche tu tornerai a soffrire? Se tutto quello per cui hai combattuto risulterà vano?” – il ricordo di una bellissima madre si materializza alla sua sinistra.
 
“Non mi importa.” –risponde lui – “Però, voi due che vivete nel mio Cuore, cosa siete?”
 
“Siamo la speranza che un giorno gli Uomini possano comprendersi a vicenda.” – risponde l’uomo.
“E allo stesso tempo siamo le parole ‘ti amo’.” – il volto della madre si confonde a quello dell’eterea ragazza.
 
Naruto stringe un pugno, dal rimorso:
“Ma quella è solo un’illusione, una mia convinzione arbitraria…quasi una preghiera. Non durerà per sempre: un giorno sarò di nuovo tradito e abbandonato.”
Serra i denti e la sua voce si incrina di dolore e frustrazione:
“E tu, papà…perché lo hai fatto? Perché hai deciso di sigillare l’anima della mamma nello 01? E la tua nell’Unità 07? Essere l’unico in grado di pilotare quell’Eva…! Hai idea di quanto dolore ho dovuto sopportare per questo gesto?! Hai idea di come si possa sentire un figlio, sapendo di combattere contro un mostro che contiene l’anima di suo padre?!”
 
L’uomo sorride pacatamente, stringendo a sé la moglie ora ritrovata:
“Ho sigillato l’anima della donna che ti ha concepito all’interno dell’Unità 01 perché l’amavo a tal punto che, per nessuna ragione al mondo, avrei accettato di perderla. Rinchiudendo la sua anima lì dentro, ero certo che mai si sarebbe estinta…e che avrebbe vegliato su di te.”
“Piccolo mio…” – mormora la donna dai lunghi capelli di porpora – “…la scelta è stata mia: pur sapendo di essere in punto di morte, non potevo permettermi di abbandonarti in questo Mondo. Avrei voluto dirti ed insegnarti così tante cose…ma non è stato possibile. Nonostante questo mi hai resa felice: come donna…e come madre.”
Minato Namikaze riprende il suo monologo, fissando il figlio:
“Incatenando il mio stesso spirito all’Eva che avevo ideato avrei avuto certamente la possibilità di incontrarti nuovamente. Combattendo per il tuo Amore e per i tuoi Ideali hai infranto quelle catene che ci tenevano distanti…ed hai ricongiunto i nostri Cuori nel Trono dell’Anima: tale è l’Unita 06. Solo così potevi difendere coloro che avevano bisogno di te…”
 
“Che ragionamento egoista…!” – Naruto si morde un labbro; una piccola lacrima brilla sulla punta di un ciglio.
 
“Sì. Lo è stato.” – confessa il padre.
“Eppure questo è servito a donarti la Felicità di una famiglia.” – chiarisce la donna, stringendo il figlio al seno – “Per una madre nulla è più doloroso che essere a conoscenza della sofferenza del proprio bambino: è un male troppo grande da sopportare…”
 
“Per affrontare il dolore…io sono salito di nuovo a bordo dell’Eva? Perché?”
 
“Non intendi più pilotare l’Eva?”
 
“Io ho deciso di non pilotare mai più un Eva!”
 
“Tuttavia lo hai fatto: hai pilotato l’Evangelion 01 e poi ha unito la tua anima a quella dello 06. Naruto, in questo momento ti trovi qui perché hai pilotato l’Eva; sei diventato quello che sei perché hai pilotato l’Eva; tutto questo, la tua realtà di aver pilotato l’Eva, il tuo ‘Essere’ fino ad ora, il Passato del tuo ‘Essere’ non può venire in alcun modo negato. Però, che cosa tu debba essere, da questo momento in avanti, devi deciderlo tu solo…”
 
Il ragazzo chiuse e chinò la testa:
“In questi mesi in cui ho imparato a conoscere un Mondo che mai avevo immaginato…ho incontrato così tante persone, sono successe così tante cose, molte delle quali mi hanno fatto soffrire. Ho perfino giurato a me stesso di non tornare mai più sui miei passi, di abbandonare per sempre il Mondo Disgustoso…eppure non ci sono riuscito. Non ho idea se sia giusto o meno che abbia deciso di tornare indietro e di incontrare nuovamente quelle persone, però…ho deciso di incontrarli ancora. Perché credo che i sentimenti di quei giorni fossero reali: quel giorno in cui ho incontrato lei…d in cui ho scoperto di poter essere felice!”
 
Il ricordo di Ginevra Chevalier compare nuovamente, sorridendogli da lontano:
“Il dispiacere dell’essere soli: noi umani siamo in molti, ed in questo possiamo detestare l'essere soli. Ciò che ci fa soffrire è quel che si chiama solitudine. Ma in tutto questo, possiamo ancora sperare di adempiere ai nostri sogni!”
 
 
Infine si avvicinano l’un l’altra, stringendosi affianco ed inabissandosi nella luce eterna:
“Il giorno in cui è iniziato il Mondo, sotto l’Albero della Vita…”
“…noi due abbiamo sentito gli echi distanti delle voci delle balene.”
“Tutte le cose che ho perso, tutte le cose che ho amato…”
“…stringerle in questa mano: dove vagherò ora?”
“Il Sole ambrato in cui si nasconde la risposta…”
“…se non ci fossimo incontrati, sarei rimasto l’Angelo del Massacro.”
“Un’anima che detiene lo scintillio dell’immortalità…”
“Non ferirmi le ali!”
“Sono nata per conoscere questo sentimento!”
 
Ed il volto del ragazzo muta i suoi lineamenti:
I suoi capelli si tingono di rosso fiamma e le iridi rilucono d’oro:
“Ti ho amata da 12.000 anni orsono…”
“Ti ho amato sempre di più con il passare dei giorni, mentre già 8.000 anni trascorrevano…” – risponde Silvia de Alisia – “…e ti amo ancora dopo 100.2000 anni!”
 
Ancora una volta, i volti mutano in quelli precedenti:
“Dal giorno in cui ti ho conosciuta, il mio Inferno è affogato nella musica.”
“Ma prima che il Mondo finisca, prima che la Vita finisca…”
“…voglio disfare questa tristezza assopita e abbracciare il tuo profumo!”
 
 
Un giovane dai corti capelli neri si lascia ammirare da una donna dai capelli violetti:
“Sei cresciuto più e più volte…”
“Ti sei allontanato ancora ed ancora…” – geme in silenzio Asuka Soryu Langley.
 
“Ti ho vegliato, incapace di dormire, anche se non mi hai mai potuto vedere…” – lo spettro di Yui Ikari si confonde con quello di Kushina Uzumaki.
 
Infine, le lacrime sul viso di Naruto Uzumaki lasciano il posto ad un sorriso ampio e dimenticato da molto tempo:
“Ti ho amata da 12.000 anni!”
“Ti ho amato sempre di più con il passare dei giorni, mentre 8.000 anni erano già trascorsi e ti amo ancora dopo 100.2000 anni!”
“Dal giorno in cui ti ho conosciuta, il mio cuore ha imparato a conoscere l’Amore, dimenticando la Solitudine!”
E si abbracciano per l’ultima volta:
“IO POSSO ESSERE FELICE!”
 
 
Infine la luce si squarcia in infinite smagliature, lasciando stracciare via il mondo di Luminosa Solitudine opprimente di quella prigione senza tempo né Spazio:
Un cielo azzurro si estende a perdita d’occhio, mentre interminabili vallate e distese d’erba smeraldina si allungano all’Infinito, brillando di Vita.
Schiena contro schiena, due ragazzi si stringono vicini, mentre sotto i loro piedi si estende la sagoma della terra stessa, come un luminoso Tetto del Mondo.
 
A fatica, riaprono gli occhi, sgranandoli dalle meraviglia per quel Nuovo Mondo carico di Vita…e sorridono:
 
Intorno a loro, decine di persone sono riunite in un ampio cerchio.
Non c’è dolore sui loro sguardi, solo gioia e serenità.
Mentre gli occhi di Shinji Ikari e Naruto Uzumaki scorrono su quei volti ormai noti, un sentimento di calore si accende nei loro cuori:
 
Due padri creduti ormai perduti si stringono alle loro donne, sorridendo con affetto.
E, come per ringraziamento, battono loro le mani:
“Congratulazioni!”
 
L’anziano Kozo Fuyutsuki cessa il suo ruolo di rigida etichetta, affiancato da un radioso Gen Fudo:
“Congratulazioni.”
 
Poco più in là, una donna in grado di provare amore come una vera madre è stretta tra due uomini desiderati profondamente, assieme ad un’affascinante scienziata bionda:
“Congratulazioni…”
 
Un gruppo di quattro children dai volti amichevoli sta applaudendo agli amici ritrovati; ne manca uno in particolare, ma questo non sciupa l’allegria:
“Congratulazioni!”
 
Un giovane Ammiraglio si stringe a sua moglie, sfoggiando un sorriso contenuto ma vissuto intensamente:
“Congratulazioni...”
 
Alla sua destra, una gremita squadra di ragazzi in uniformi Topless applaude vigorosamente; una ragazza esotica è al centro del gruppo, abbracciata ad una solare bambina dai lunghi capelli rosa:
“Congratulazioni!”
 
Dala parte opposta, gli Element ripetono quel gesto d’encomio e fratellanza:
“Congratulazioni!”
 
“CONGRATULAZIONI!!!” – gridano in coro gli esuberanti membri della DAI-GURREN.
Simòn Jiiha e Nia Teppelin sorridono delicatamente, sussurrando:
“Congratulazioni.”
 
Infine, i due ragazzi si volgono nella stessa direzione…ed un’espressione di meraviglia mista a lacrime di dolore e gioia si dipinge sui loro volti:
 
Poco distanti da loro, tre ragazzi li guardano in silenzio.
Anche in loro non c’è traccia di risentimento…ma solo serenità dell’Animo.
 
“Ayanami…Kaworu…” – boccheggia Shinji Ikari, nel turbinio di emozioni.
 
I due sorridono di rimando, applaudendo delicatamente:
“Congratulazioni, Shinji…poiché questo è il tuo Mondo: il Mondo per cui hai deciso di vivere.”
 
Il ragazzino al centro del trio muove un passo in avanti: le sue iridi blu brillano di un sentimento mai provato; quell’unica ciocca di capelli blu è come un lampo d’allegria nell’oceano nero della sua chioma.
 
Mentre un liquido prezioso di commozione riluce come cristallo negli occhi del giovane pilota dell’Unità 06, il giovane tende una mano avanti, con insicurezza:
“C-Cris…io…”
 
“Finalmente!” – lo anticipa l’amico – “Finalmente è giunto il momento di salutarci ancora, proprio come la prima volta. Nel tempo che hop trascorso in vita, non avrei mai pensato di imparare a provare certe sensazioni, eppure…eccomi qui. Sono stato felice di incontrare una persona come te.”
“Cris, io non voglio!” – grida improvvisamente, stringendogli le spalle – “Non voglio mai più dire ‘addio’ a nessuno!”
“Questo non è un ‘addio’.” – lo rassicura con quell’espressione calma che caratterizzava l’alone di Eternità di Thanatos – “E’ solo un ‘arrivederci’: ovunque tu desidererai incontrarmi, ogniqualvolta avrai il coraggio di esprimere un Desiderio…in quella volta noi ci incontreremo ancora. E quindi, ora...per aver abbattuto l’Inviolabile Barriera dell’Animo, per essere divenuto una cosa sola con l’Universo, per aver donato a tutti la possibilità di redimersi…per questo io ti dico: congratulazioni, Naruto Uzumaki!”
 
Ed il suono di quella parola riverberò nell’Eternità come un coro di Cuori impavidi di vivere.
 

 

E a tutti gli altri ragazzi (children):
 
“CONGRATULAZIONI!”
 
 
FINE

   
 
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