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Il coinquilino che aveva in mente non si sarebbe dimenticato di comprare il latte (perché, sì, avrebbe fatto la spesa) e la cosa più discutibile che avrebbe messo in frigo sarebbero stati gli avanzi del take away cinese del giorno prima - e non certo resti umani a vari stadi di decomposizione, Cristo santo.
Il suo perfetto coinquilino immaginario avrebbe fatto un lavoro un po' noioso, ma rispettabile, forse un po' scontato rispetto ad essere l'unico consulente investigativo al mondo, ma non avrebbe rischiato di morire di morte violenta un giorno sì e l'altro pure; l'appartamento non sarebbe di certo esploso e John avrebbe corso un rischio considerevolmente minore di ritrovarsi a giocare al ventriloquo dei pazzi, con addosso abbastanza esplosivo da far saltare in aria un isolato.
Il suo rispettabile coinquilino immaginario e immaginato non si sarebbe mai permesso di usare il suo computer; ma, anche se ci avesse provato, non avrebbe certamente indovinato la password (John aveva gettato la spugna quando neppure usare il nome del pesce rosso che aveva avuto a quattro anni era servito a tenere Sherlock lontano dal suo portatile).
Il banale coinquilino dei suoi sogni se si fosse annoiato avrebbe letto un libro. O avrebbe guardato un po' di tv (a volume non troppo alto). Al suo ideale coinquilino non sarebbe nemmeno passata per l'anticamera del cervello l'idea di disegnare smile con dei proiettili, sul muro di casa loro. E avrebbe trovato quantomeno bizzarra l'idea di dialogare con un teschio.
Se anche, per un'altamente improbabile successione di eventi, fosse finito a letto con il suo perfetto coinquilino immaginario, questi non si sarebbe mai sognato di scrivergli addosso il proprio nome. (John ci aveva messo un paio di giorni a far venir via quel proprietà di Sherlock Holmes dal braccio. Era stato costretto a girare a maniche lunghe in pieno agosto. Non solo Sherlock aveva preso in considerazione l'idea di usarlo come lavagna, ma l'aveva anche giudicata un'ottima idea. E aveva usato un pennarello indelebile).
Il suo ordinario e irreale coinquilino non sarebbe stato una calamita per criminali pazzi e annoiati, non avrebbe tentato di avvelenargli il caffè e non avrebbe suonato il violino a notte fonda.
Se avesse vissuto con il suo coinquilino immaginario, la sua pistola si sarebbe arrugginita in fondo a qualche cassetto e di certo non avrebbe ucciso nessun'altro, dopo l'Afghanistan.
Se avesse vissuto con il perfetto e immaginario e banale coinquilino dei suoi sogni, John si appoggerebbe ancora ad un bastone, rifilerebbe patetiche scuse alla sua analista e cercherebbe di non far tremare troppo la mano sinistra.
A John era andata meglio di quanto potesse sperare.
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N.B. Capitolo scemo e breve - ma starò via dei giorni e volevo aggiornare. (Senza contare che questo capitolo è talmente superfluo che dovevo per forza metterlo in una raccolta del superfluo!).
Buone vacanze di Pasqua a tutti!