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Autore: overthinkgeo    06/04/2012    3 recensioni
Osservo il suo profilo immobile che si nasconde tra le ombre della stanza. La sua espressione è indecifrabile. Ora pacifica, ora turbata. La contrazione della sua bocca non trasmette altro che tensione e irritazione, mentre i suoi occhi serrati lo presentano come una persona senza pensieri.. o meglio, disinteressata.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Ok questo è il secondo capitolo della mia prima fanfiction! non ho molto da dire.. a parte il fatto che ho cercato di inventarmi una deduzione di Sherlock e non so quanto giusta possa essere ! Ma va beh lol almeno c'ho provato. Buona lettura



Avevo deciso di portarlo fuori, anche se sapevo che sarebbe stato un fiasco. Non parlammo per tutto il tempo.
Uscimmo dal nostro appartamento alle 14 e 30, scendemmo tutta Baker Street a passo sostenuto facendo lo slalom intorno ai passanti. Sembrava avessimo una destinazione, in verità stavamo soltanto cercando di concludere la camminata più velocemente possibile. Arrivammo all'incrocio con Marylebone Road, dove ci fermammo per aspettare di attraversare la strada. Sherlock era impassibile, anche se percepivo la debolezza della sua pazienza. Sapevo quanto odiasse l'attività motoria compiuta senza un vero scopo, ma questa volta avevo dovuto insistere.

Attraversammo la strada e prendemmo Marylebone Road, la percorremmo in meno di 5 minuti e arrivati a York Gate girammo nuovamente a sinistra.

Amo Regent's park in primavera, per questo glielo proposi; dal momento in cui ero cosciente del fatto che la passeggiata sarebbe stata noiosa e priva di rapporti sociali desideravo, almeno, che la destinazione fosse di mio gradimento. I prati erano foderati da una coperta di fiori colorati, i quali emanavano un forte odore, quasi si poteva percepire il suo spessore.

La gente era diminuita e il silenzio ci avvolgeva... anche se le voci di diversi uccelli e il mormorio della città rimanevano costantemente come sottofondo.

Non avevo voglia di parlare...eppure mi dava fastidio quella situazione. Decisi, dunque, di non rompere il ghiaccio e di sostenere ciò che lui, a quanto pare, reggeva facilmente: il maledetto silenzio imbarazzante .


E' incredibile come io provi, nei confronti di Sherlock, un'immensa fiducia e familiarità e allo stesso tempo non riesca ancora a trovare dei comportamenti da attuare in certi momenti del suo stato d'animo. Ho capito a grandi linee il suo carattere, ciò che odia, ciò che ama, ciò che lo rattrista..tuttavia, non so ancora come muovermi in certe situazioni. Non ho conosciuto una grande varietà di persone durante mia vita, ma posso dire con certezza che lui è l'uomo più insolito e singolare che abbia mai incontrato.


Ora ci troviamo nuovamente lungo Baker Street, mancano pochi metri prima che io possa afferrare la maniglia del nostro portone, e -devo ammettere- non ho mai desiderato tanto toccare quel freddo metallo.

La signora Hudson arriva di corsa dal suo appartamento, indossa il solito vestito vinaccia.. Ci saluta in modo frettoloso e ci annuncia con voce irrequieta che un giovane uomo era venuto per cercare Sherlock.
Ora sono le 16 e 54 e, secondo il racconto della signora Hudson, l'uomo si sarebbe fatto vivo circa un'ora fa. Sherlock mi guarda con un'occhiata spazientita, come se volesse rimproverarmi duramente per farmi capire cosa gli aveva fatto perdere la mia maledetta passeggiata.
La signora Hudson dice che il giovane uomo era parecchio agitato e preoccupato, questo sembra rassicurare Sherlock, il quale senza esitare si dirige quasi correndo su per le scale. Auguro una buona serata alla signora Hudson e ,con grande calma , seguo il mio amico.

Entro nell'appartamento.. vedo Sherlock che si sta sfilando il cappotto e la sua tanto adorata sciarpa.
E' davanti alla finestra, e i suoi lineamenti vengono disegnati perfettamente dall'intensa luce. Non riesco a vedere il suo viso ma i movimenti rapidi e taglienti che compiono ininterrottamente le sue mani attirano la mia attenzione. Nonostante in tutto ciò che stesse facendo non si poteva cogliere nemmeno un lieve accenno alla serenità, vedevo quei movimenti come qualcosa di scivoloso, naturale.. amo il modo in cui si muove Sherlock, ci vedo sempre qualcosa di melodioso, scorrevole. Ogni suo gesto è così disinvolto!

Le sue lunghe dita affusolate si sono ora appoggiate sulla scrivania, le fisso e mi viene quasi voglia di sfiorarle.
I miei pensieri vengono interrotti dal suono del campanello della porta, io e Sherlock ci giriamo di scatto e ci scambiamo un'occhiata di approvazione.

Ci troviamo in tre adesso nella stanza: io e Sherlock siamo seduti nelle nostre rispettive poltrone e l'inaspettato ospite è in piedi, al centro della stanza.

Si vede chiaramente come cerchi di mantenere la calma, ma ogni volta che tenta di tenere il suo corpo immobile le gambe cominciano a tremare o compiere piccoli movimenti. Sherlock lo osserva con interesse, o meglio.. lo studia.

L'uomo dimostra non più di 35 anni, indossa una camicia bianca, una cravatta blu e dei pantaloni neri. Ha un'espressione turbata e spazientita, i piccoli occhi azzurri guizzano velocemente a destra e a sinistra. Pare che in una manciata di secondi abbia osservato l'intera stanza, ma allo stesso tempo sembra accecato dall'ansietà. Stringe i pugni e li rilassa di continuo.. potrebbe mettersi a piangere da un momento all'altro.

- Ecco a lei - Sherlock afferra qualcosa da sopra la scrivania e la porge al nostro ospite, il quale s'immobilizza per un nano secondo e con un brusco scatto afferra aspramente l'oggetto dall'elegante mano di Sherlock. Non capisco cosa stia succedendo.

-A quanto pare la signora Hudson l'ha invitata ad aspettarci qui, mentre noi eravamo fuori. E' strano che un uomo come lei dimentichi gli occhiali da sole, soprattutto questi occhiali da sole.. mi sbaglio signor.. Grant Munro?- Sherlock alza lo sguardo.. e un piccolo sorriso si protrae nel suo viso.

L'uomo lo guarda con timore e cerca di dire qualcosa quando ..

- Non faccia quella faccia, signor Munro, e non mi chieda come faccio a saperlo.. il suo nome non ha alcuna importanza in questo momento. Ma, vogliamo concentrarci dunque su questo paio di occhiali?- Sherlock socchiude gli occhi, assume un'espressione seria e di colore grigio e comincia a fissare l'oggetto in questione..

-Ho avuto circa 2 minuti e mezzo per osservare questi occhiali da sole.. me ne sarebbe bastato uno! (altro sorriso compiaciuto).
- Ray-ban wayfarer, montatura di metallo.. devono appartenere agli anni '50. Sono chiaramente visibili le numerose riparazioni che sono state fatte alla montatura.. le lenti sono state cambiate diverse volte e questi naselli sono stati sostituiti recentemente. Ma la cosa curiosa è che queste riparazioni sono venute a costare complessivamente più degli occhiali stessi, dunque cosa devo dedurre? un padre molto amato ormai defunto che le aveva regalato questo oggetto? Ma non è tutto. I segni sul suo naso lasciati dai naselli mi fanno capire che indossa spesso gli occhiali... ogni volta in cui è esposto alla luce del sole! -mi verrebbe da dire quasi sempre, siccome il suo abbigliamento mi suggerisce che è guidatore di bus-... anzi.. non può farne a meno! poiché la fotofobia di cui è affetto non le permette di sopportare le luci forti. Chiunque avrebbe potuto notare il rossore dovuto dalla congiuntivite che sta contornando la cornea dei suoi occhi, apparso per la mancanza degli occhiali per più di un'ora..-

Non sto seguendo la deduzione di Sherlock, vorrei quasi alzarmi e tappargli quella maledetta bocca. Il signor Munro sta perdendo le staffe e, la sua situazione psicologica sta precipitando giù da un burrone. Le labbra di Sherlock si muovono velocemente.. i suoi occhi, le sue mani, le sue espressioni possono quasi gridare la soddisfazione che lo sta colmando. Non guarda in faccia nessuno, continua solamente a osservare gli occhiali da sole che il ragazzo stringe saldamente nella mano destra, delineata da gonfie vene.

Il mio amico sta dimostrando la sua intelligenza e niente lo può rendere più appagato; posso quasi vedere il compiacimento che zampilla ininterrottamente fuori dai suoi occhietti azzurro pastello.

Non so cosa mi stia succedendo, ma non ho mai desiderato tanto accarezzare il viso del mio miglior amico. Sto cercando di scacciare questi pensieri dal gomitolo di osservazioni che si sta attorcigliando nel mio cervello. Distolgo lo sguardo dalle sue labbra ma, appena mi rigiro, loro, ghermiscono nuovamente le briglie dei miei pensieri. Faccio diversi tentativi ma..

Curiosità, desiderio, amore e insicurezza si sono appropriati di ogni mio pensiero.

C'è silenzio nella stanza

Non percepisco più nessun rumore

Nessuna voce

Niente mi è più chiaro


...





-John?-
  
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