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Autore: MaxT    01/11/2006    4 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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cap.6- racconti dopo cena  
Anche questo capitolo è una versione riscritta del vecchio n.6. 
Grazie della recensione, Valerie. Auguri per il tuo computer e per la tua fiction. 
Spero proprio che ti piaccia anche questa puntata. Racconta una leggenda del metamondo sull'origine degli abitanti e della casa reale. 
E' un po' in contrasto con certi racconti di Kandrakar che narrano della millenaria lotta del bene contro il male... ma, si sa, ogni paese ha la sua mitologia.

PROFEZIE


 
Riassunto delle puntate precedenti
Elyon, tornata ad Heatherfield a trovare le sue amiche W.I.T.C.H., racconta loro che è preoccupata per una profezia, fatta da lei stessa, che prefigura
 una nuova tirannia a Meridian. Inoltre confida di avere grossi problemi ad adattarsi alla mentalità della città di cui è sovrana. 
 Will è preoccupata: l'improvvisa ricomparsa di Elyon può attirare attenzioni inopportune anche su di loro. 
 A Meridian, in un colloquio con la madre adottiva Miriadel e con il giovane Caleb, emergono le aspettative che rendono infelice Elyon: lei sola può
 porsi al vertice della piramide di controlli telepatici che assicura onestà e fedeltà in tutta la gerarchia sociale. Inoltre, lei sola potrà generare la
 prossima regina, e questo le rende impossibile sposare Caleb, che non può avere figli. Il giovane ottiene che lei si dimentichi del loro amore con l'aiuto
 di un filtro, ma resta al fianco di Elyon come amico e attendente. 
 Elyon invita le amiche a cena a palazzo. Nel giardino, Irma e Taranee respirano a pieno il polline di alcuni fiori, i konnestras, subendone strani effetti. Caleb rivela che quello è il luogo preferito da Elyon, soprattutto da quando questa ha ricevuto una misteriosa lettera postuma di sua madre. Si lascia sfuggire anche che la profezia di Elyon prevede che lei stessa sarà il nuovo tiranno. 
Cornelia giudica che i konnestras la influenzano negativamente, e dovrebbero essere estirpati.

Cap.6

Racconti dopo cena
(versione riscritta dell’Ottobre 2008)




Meridian, sala da pranzo di Elyon

“La mia modesta sala da pranzo”, dice Elyon con malcelato orgoglio, fermandosi per un attimo accanto alla porta aperta per lasciar guardare le amiche.
La grande stanza, a forma di fetta di torta, occupa buona parte del piano della torre.
Le ragazze entrano lentamente, osservandosi intorno. La grande tavola imbandita, la finestratura dal pavimento al soffitto, i marmi ed i legni lucidi, i ritratti ed i paesaggi sembrano tutti raccontare storie di regine e re antichi, di ambasciatori ed ospiti illustri, e di decisioni prese in pranzi di lavoro che hanno lasciato tracce importanti nella storia della città.

“Modesta come la sua padrona”, fa Irma, per niente impressionata, dopo una rapida occhiata attorno. Sono altre le cose che la interessano in una sala da pranzo. Si dirige sicura verso il tavolo, sedendosi sulla sedia dallo schienale più alto, che dà le spalle alla finestratura.
“Cosa vuoi dire?”, le chiede la Luce di Meridian inarcando un sopracciglio, scoprendosi anche defraudata della sua sedia preferita.
“Che Irma si sentirebbe più a suo agio nella mensa della servitù”, risponde Cornelia per lei. “Se vuoi farla accompagnare, Ellie, poi noialtre mangeremo più tranquille”.
“Ehi!”, si ribella Irma. “Bionda, parla per te!”.
Will si stringe nelle spalle con aria rassegnata, ma segretamente divertita dallo scambio di punzecchiature. “Elyon, conoscevi queste due già da prima di me. Non dovresti meravigliarti più”.
“Infatti…”, annuisce lei sorridendo. “Sai, Will, Mi sembra di conoscerti da tantissimo, eppure, se fai i conti, dal nostro primo incontro due anni fa abbiamo passato assieme solo poche ore”.
“Brevi, ma intense”, aggiunge Taranee sorridendo. Non le sembra gentile ricordare in che circostanze lei ha goduto, più di Will, della compagnia di Elyon.
“Questo non è un self service, vero?”, chiede Irma, notando che non c’è nessun servitore nella stanza, né, soprattutto, alcun cibo.
“No di certo!”, la rassicura la padrona di casa, ammiccando. “Aspetta e vedrai!”.

Mentre le amiche si siedono, Hay Lin cammina lungo le pareti, persa nei dipinti che le adornano. “Elyon, sono bellissimi. Questa scogliera… Il modo in cui sono rese queste montagne… Ma davvero hanno questi colori, se viste dal vivo?”.
“Veramente non lo so”, ammette lei. “Me lo ero chiesto anch’io, da brava pittrice. Se vorrete, un giorno andremo a vedere assieme quei luoghi”.
Hay Lin prosegue fino ad arrivare alla porta da cui sono entrate. E’ chiusa, ed il battente ha un largo pannello di un azzurro ceruleo che attira la sua attenzione. Le pare che stia diventando via via più luminoso, e il suo azzurro non sembra più una superficie dipinta, ma come il riflesso del cielo in uno specchio. Da oltre la porta, le sembra di sentire uno scampanellio lontano.

“EEK!”. Hay Lin non riesce a trattenere un piccolo strillo di sorpresa quando ne emerge qualcosa di metallico con appesi dei campanelli d'ottone. “Ma cosa...”.
Con prudenza, dal pannello fuoriesce un carrello di vivande, ed un cameriere dalla bella livrea cremisi e dal brutto viso verde si sporge per metà all'interno della stanza. “Chiedo scusa. Altezza, signorine...ho spaventato qualcuno?”.
“Avanti, Idriorr. Entra pure”, lo rassicura Sua Altezza. Poi si gode le espressioni sorprese delle amiche. “Ragazze, non preoccupatevi: quella porta, quando è chiusa, funge da portale tra la sala da pranzo e la cucina, che è sul lato opposto del palazzo”.
Taranee fischia sbalordita. “Tutto per non far raffreddare le pietanze calde”.
“E se qualcuno apre la porta nel momento sbagliato?”, chiede Will.
Elyon ridacchia, e si rivolge al domestico. “Lo spieghi tu, Idriorr?”.
Lui accenna un inchino paziente, sforzandosi di trovare divertente la cosa. “Sì, Altezza. Succede che mi schianto contro la parete”. Trattenendo un sospiro, comincia a trasferire i piatti degli antipasti dal carrello al tavolone.

Irma non perde niente di queste operazioni. Ha negli occhi la luce che prelude al suo rituale preferito. Resta un attimo indecisa, osservando che molte pietanze le sono sconosciute.
“Beh, io comincerei da questi spaghetti”.
“Subito, signorina”. Il cameriere gliene riempie il piatto, e lei inizia ad arrotolarli sulla forchetta con abilità da amatrice.
Elyon annuisce soddisfatta. “Ho fatto preparare qualcosa delle specialità di Meridian e qualcosa di familiare, tanto per andare sul sicuro”. Poi, ridacchiando: “Ho fatto escludere cose come gli occhi di bomp ed i ronfarelli vivi; non mi ci sono mai abituata neanch’io”.
Hay Lin le chiede con naturalezza: “Perché ti guardano con rimprovero, o perché ti supplicano telepaticamente di risparmiargli la vita?”.
“Perché scappano dal piatto”, risponde la padrona di casa.
Notando qualche smorfia di orrore tra le amiche, Hay Lin minimizza: “Che c’è di strano? Non avete mai assaggiato gli scorpioni vivi, come si fa in Cina?”.
Osservando le facce delle altre, si pente subito di avere parlato.
Cornelia le tributa un’occhiata glaciale: “Hay Hey, se credi di fare una bella pubblicità al tuo ristorante…”.
Irma smette di mangiare e osserva preoccupata gli spaghetti, aguzzando la vista per capire se abbiano occhi o zampe.
Elyon le tranquillizza: “Ehi, ragazze, non preoccupatevi. Non c’è niente di troppo esotico in questi cibi” . Si rigira davanti agli occhi la forchetta con infilzata una specie di cannellone, come se neanche lei credesse troppo alle sue parole.
Nel mentre, dal portale arriva un secondo cameriere con un carrello di bevande.
“Grazie, ho proprio sete”, dice Cornelia, facendosi versare nella coppa un nettare giallino e spumeggiante.
La Guardiana dell'Acqua volge lo sguardo vendicativo verso di lei. 'Troppo facile, Cornacchia!', si dice tra sé.
L'espressione disinvolta di Cornelia si muta in stupore ed imbarazzo quando il suo gesto di bere viene accompagnato da abbondanti schizzi, versamenti ed un orrido rumore di risucchio.
“IRMA!”, ruggisce infine, con il suo sguardo più feroce ed il viso ancora grondante.
“Siii?”.

Un’oretta e molte portate dopo, Irma annaspa combattuta davanti ad una torta di chisacosa che sembra una vera delizia. Perché proprio ora il suo stomaco deve chiudere i battenti? Eppure il messaggio da dentro è chiaro: o il cibo, o l’aria.
La ragazza deve declinare il dolce con un cenno accompagnato da un’occhiata piena di rimpianti, come ad un amante che non rivedrà mai più.
“Irma, non ti riconosco!”, le dice Cornelia con voce mielata. “Lasci nel piatto proprio questa torta? E’squisita!”. Le sorride con scherno. Lei ha conservato un po’ di posto per il gran finale.

Finito il dolce, Elyon propone: “A Meridian, per tradizione, dopo una cena si raccontano storie. Chi conosce qualcosa?”.
Tutti gli sguardi si volgono verso Hay Lin. Will parla per tutte: “Hay, conosci qualche leggenda cinese, per caso?”.
“Che non sia ancora quella dei quattro draghi”, precisa Cornelia.
“Sì, a dozzine”, annuisce un po’ svogliatamente la cinesina davanti al suo piatto della seconda portata, ancora mezzo pieno. L’inalazione del konnestras non ha ancora finito di esigere il suo tributo di nausea. Cerca di assumere un’aria ispirata, e inizia: “Un giorno, ad un fattore sfuggì il suo cavallo dal recinto. L’uomo era abbattuto, ma il vecchio padre gli chiese: ‘Sei sicuro che sia un male?’. Lui, però, non capì cosa intendesse”.
“Neanche io”, commenta Irma con una scrollata di spalle.
“Zitta, grazie. Tempo dopo, il cavallo ritornò al recinto portando con sé una cavalla. Il fattore era raggiante, ma il vecchio padre gli chiese: ‘Sei sicuro che sia un bene?’. Infatti, tentando di domare la cavalla, l’uomo fu disarcionato e si fratturò un braccio. Mentre il poveretto gemeva per il dolore, il vecchio padre chiese ancora: ‘Sei sicuro che sia un male?’”.
“Ma certo, Hay!”, la interrompe ancora Irma, stringendosi a denti serrati il braccio destro. “Quando è successo a me, mi ha fatto un male boia!”.
“LASCIAMI CONTINUARE, GRAZIE!”, alza la voce Hay Lin, poi si sforza di riprendere il contegno. “Dunque, dicevo: in breve, scoppiò una guerra, e molti paesani furono obbligati ad arruolarsi, tranne l’uomo con il braccio rotto, che era ben contento di questo. ‘Sei sicuro che sia un bene?’, chiese ancora il vecchio padre”. Hay Lin ci pensa un attimo, poi conclude: “La storia potrebbe andare avanti all’infinito, ma io no. Sono esausta”.
Torna a puntellare il mento con gli avambracci.
“Siamo sicuri che sia un male?”, chiede Irma un po’ imbronciata.
Per qualche attimo, al disotto del piano del tavolo viene combattuta una guerra segreta fatta di calcetti, pizzicotti  e gomitate.
“RAGAZZE!!”, si impone Will, dopo che un calcio fuori bersaglio si è abbattuto sul suo ginocchio neutrale. “La vogliamo finire?”.

Cornelia annuisce innocentemente, e si volge verso Elyon. “Magari tu saprai qualche bella leggenda del metamondo”. Ha già capito che l’amica non aspettava altro.
Infatti si illumina. “Ma certo, Corny. Ce ne è una che racconta le origini degli abitanti. La ho un po’ rielaborata di mia fantasia”.
Intreccia le dita, sorridendo con l’aria dolce di una nonna che racconta una fiaba ai nipotini.

“Fin da prima che esistesse la vita, il Metamondo e la Terra sono stati uniti tra loro da un portale naturale che, passando al difuori dello spazio, congiungeva questi due mondi separati da distanze astronomiche.
Vi erano occasionali passaggi di esseri viventi tra i due mondi: animali, semi di piante. Talvolta morivano, talvolta sopravvivevano e si adattavano all’ambiente diverso, evolvendosi in modi differenti”.
Elyon guarda fissa davanti a sé.  Le ragazze intuiscono che sta vedendo ambienti lontanissimi ed estranei, popolati di piante aliene e mostriciattoli di ogni forma.
“Più di trentamila anni fa, l’Europa era ancora popolata da una umanità diversa. Ora questi esseri verrebbero chiamati Neanderthaliani, ma loro non lo sapevano. Nel frattempo, una nuova popolazione ostile stava migrando nei territori in cui vivevano. I discendenti di questi ultimi avrebbero riservato per sé il nome di Sapiens Sapiens”.
“Sapiens sapiens….”, medita seria Irma. “Avevano forse a che fare con l’Oracolo?”.
“No, cara”, le spiega pazientemente Cornelia. “E neanche con te”.
“Ehm…”, si schiarisce Elyon. “Se posso…  Bene, questi nuovi erano entrati in concorrenza con gli abitanti originali per le scarse risorse di quella terra fredda e selvaggia. La migliore capacità di costruire armi, di coordinare gruppi, di pianificare e di parlare erano i loro punti di forza. Non era possibile alcuna fusione delle due popolazioni: erano troppo diverse, praticamente due specie distinte. Nell’immaginario collettivo dei nuovi arrivati, i tratti dei vecchi abitanti erano l’archetipo stesso della bestialità: l’arcata sopraccigliare prominente, la fronte e il mento sfuggenti…”.
Cornelia guarda il profilo di Irma con occhio critico. Quando questa se ne accorge, una nuova guerra sommersa di pizzicotti infuria brevemente sotto lo schermo discreto della tovaglia.
“Ehm”, si schiarisce ancora Elyon. “Ovunque, la decisione presa dai nuovi era sempre la stessa: sterminare quegli esseri sub-umani. Le piccole tribù si coalizzarono tra loro. Iniziarono una lotta senza quartiere contro gli abitanti originali, che opposero una resistenza disperata e scoordinata. Questo avvenne in tutto il Vecchio Mondo. Fu la vera prima guerra mondiale”.
Will ha seguito, attentissima. “Chissà se alcuni nomi della mitologia, come Ercole o Odino, risalgono così indietro nel tempo?”.
“Non saprei”, dice Elyon stringendosi nelle spalle. “Comunque, prima che tutto ciò finisse, per alcuni dei vecchi abitanti si aprì una inaspettata via di salvezza: il portale naturale tra Terra e Metamondo si portò al livello del terreno, e divenne accessibile”.
“Chi fece questo?”, chiede Will.
Elyon si stringe nelle spalle. “Penso che fu solo un caso. Sapete, il portale fluttua, si muove lentamente, un po’ come i poli magnetici”. Riprende l’aria assorta da narratrice. “Non so dove avvenne: le leggende di qui raccontano solo di un luogo innevato. Comunque il portale naturale non è né vistoso, né inquietante come quelli che avete visto voi: può assomigliare, piuttosto, ad un tunnel nella nebbia”.
Will annuisce, catturata dal racconto. “Magari, i preistorici lo percorsero senza rendersi conto di passare da un mondo ad un altro”.
Elyon annuisce. “Probabilmente no, la prima volta. Erano solo gruppi di profughi in fuga, ma furono seguiti da bande di guerrieri invasori. Questi trovarono non solo i loro odiati nemici, ma anche un ambiente più favorevole del Nord Europa di trentaerottimila anni fa. Il metamondo era abitato già da diverse specie intelligenti. Alcune di queste erano dotate di poteri magici innati, altre erano completamente diverse da ciò che sulla Terra viene chiamato umano. Vi erano già i primi barlumi di quelle che avrebbero potuto diventare civiltà. Forse erano già in competizione tra loro. Comunque, l’arrivo di questi terrestri bellicosi ebbe l’effetto di un fiammifero in una polveriera. La guerra coinvolse anche i nativi in un’alternanza di scontri, massacri e alleanze effimere, mentre sempre nuovi guerrieri e nuovi profughi continuavano ad arrivare dalla Terra”.
Mentre Elyon fa una sosta per riempirsi un bicchiere, Will la guarda grave. E’ chiaro che non sta raccontando una semplice favola. “E poi?”.
“E poi…”, riflette lei, cercando di riprendere il filo. “Ah, sì. Già a quei tempi, nell’universo, esistevano degli esseri superiori, di cui si sapeva pochissimo. Un loro inviato apparve sul Metamondo, portandovi per le prima volta il nome di Kandrakar. Essi crearono la muraglia, un incantesimo su scala planetaria che bloccava il passaggio naturale e impediva il passaggio di ulteriori invasori. La prima volta che fu attivata, la muraglia salvò il metamondo dall’invasione umana”.
Hay Lin mugugna, pensando al racconto fatto da nonna Yan Lin quando spiegò loro il ruolo di Guardiane per la prima volta: “Non è proprio così che ce l’hanno raccontata”.
“Ssh!”, la zittisce Cornelia. “Sentiamo fino alla fine”.
“Grazie”, dice Elyon. “La storia sta arrivando al climax. Dunque… interrompere l’arrivo di nuovi invasori non fu sufficiente a rappacificare il metamondo. Poiché il massacro continuava, Kandrakar fece una potente magia che rimescolò tutti gli abitanti del metamondo con gli invasori. L’aspetto di tutti cambiò tanto, da individuo ad individuo, che non fu più possibile riconoscere le razze e specie originali. Ora c’era solo un’accozzaglia di esseri diversi. Questi, però, riuscivano a capirsi qualunque fosse la lingua che parlavano, e potevano incrociarsi tra loro”.
Will annuisce. “Sembra la storia della Torre di Babele, ma in un certo senso è alla rovescia”.
“E’ vero”, risponde Elyon. “Ma fu ancora più traumatica. Molti erano cambiati in qualcosa in cui non si riconoscevano, e si facevano orrore da se stessi. Molti si uccisero per la disperazione”.
Studia ancora i visi delle amiche. Impietriti. Hay Lin, inquieta, si porta la mano dietro come per controllare se per caso le fosse spuntata la coda.
Elyon riprende il racconto. “Alcuni tentarono di ricostruire i clan aggregando individui dall’aspetto simile, ma si accorsero che anche la somiglianza fisica non comportava la stessa origine. Solo un piccolo gruppo ebbe successo nel riunire individui quasi omogenei, ed assomigliavano agli invasori terrestri. I pochi membri di questo gruppo si isolarono dagli altri e, unendosi tra loro, diedero inizio ad una discendenza ristretta ma abbastanza omogenea. Gli incroci tra consanguinei portarono ad accentuare sia alcune caratteristiche negative per la salute, sia alcune positive, come i poteri magici sempre più forti. Queste facoltà resero potente questa stirpe, sempre più ristretta. Col tempo questa divenne la classe dominante del metamondo, e da qui scaturì la famiglia reale che pian piano lo pacificò”.
“Gli Escanor?”, chiede Cornelia.
“Non ancora”, risponde Elyon. “Parliamo di parecchie migliaia di anni fa. Finita l’emergenza, Kandrakar disattivò la muraglia, perché il portale naturale, nel lungo periodo, era la via per cui si realizzava una benefica simbiosi tra i due mondi. Molto tempo dopo, un condottiero terrestre, Escanor, combatté a fianco della famiglia reale in una delle ultime guerre che insanguinarono questo mondo, poi si unì alla regina Ontlinor”.
“Ma mi pareva di ricordare che Escanor fu raggiunto nel metamondo da sua moglie Leryn”, interviene Taranee dal fondo del suo mal di testa. “Però non mi ricordo più chi me l’ha raccontato”.
“Forse l’hai letto in un fumetto”, la canzona Irma.
Elyon annuisce. “Oh, certo, certo, si chiamava proprio così, Leryn. Però esitò troppo a raggiungere Escanor, e, sapete com’è, lo trovò felicemente accasato con la regina Ontlinor”. Risolino imbarazzato. “Quello che successe tra le due non viene raccontato volentieri dagli storici di Meridian, ma alcuni racconti popolari sono uno spasso per chi si appassiona ai pettegolezzi”.
Cornelia le ammicca. “Se ci sarà occasione…”.
“Ci sarà di certo”. Elyon ricambia il gesto di intesa. “Ora ci avviciniamo ai nostri giorni. Anche la discendenza di Escanor e Ontlinor aveva i forti poteri magici innati tipici della famiglia reale precedente, trasmissibili per via femminile. Come sapete, anche il trono viene tuttora trasmesso per via matrilineare”.
Will si chiede: “Ma se il potere  si trasmette per via femminile, come mai il nome della stirpe Escanor deriva da un maschio? Non sarebbe più logico che anche quello venga ereditato dalla madre?”.
“Buona domanda, Will”, fa Elyon un po’ sorpresa. “Prima di Escanor e dopo di lui, la regina Ontlinor, molto più longeva, ebbe altri mariti  sempre appartenenti alla stessa stirpe reale; inoltre, anche le sue sorelle e cugine avevano figlie con poteri. Purtroppo i matrimoni tra consanguinei hanno amplificato dei difetti genetici”. Scuote il viso, triste. “Molti morivano giovani, o anche in culla. Siccome Escanor portò un po’ di sangue nuovo nella famiglia, per alcune generazioni i suoi discendenti furono più sani e ne ereditarono il cognome, finché le unioni tra consanguinei ricrearono il problema. Ormai siamo arrivati al capolinea”.
“Capolinea?”, chiede Taranee dal suo silenzio ancora un po’ sofferente.
La Luce di Meridian annuisce. “Nel senso che io sono l’unica discendente della famiglia reale”.
Cornelia inarca un sopracciglio. “Sbaglio, Ellie, o hai corso il rischio di doverti sposare con Phobos?”.
Elyon si irrigidisce. “Non so se quell’essere, suicidandosi, abbia fatto più bene a me o più danno a Meridian”. Si rattrista. “Mia mamma, in sogno, mi aveva raccomandato di vegliare su di lui, perché era tutto quanto restava della mia famiglia”.
Cornelia la guarda grave. “Pensi che si riferisse a questo discorso?”
“Forse. O forse, ha solo chiesto indulgenza per lui. So che lo amava, anche se sapeva cosa sarebbe diventato”.
“Per precognizione?”, chiede Will.
Elyon annuisce, grave.
“Vedici il buono, Ellie”, interviene Cornelia. “Ora tu godi di una libertà in cui tua madre e tua nonna non hanno mai potuto sperare”.
“Libertà…”. La regina storce impercettibilmente il viso un po’ infantile. “Sei sicura che sia un bene?”.
Per qualche secondo, nessuna parla più.

Dopo un po’, il silenzio pesante viene rotto da Irma. “Chi vuole sentire la barzelletta del cane siamese?”.
Nessuna risponde. Il cane siamese resta con la coda tra le zampe.

“Ragazze, che ora è?”, chiede Will.
Hay Lin risponde: “Tutto ciò che posso dirti è che il mio orologio fa le dieci di sera. Decisamente ora di tornare a casa”.
“Ragazze, ancora cinque minuti”, dice Elyon, ripresasi dal momento di tristezza. “Andiamo sul terrazzo a vedere le stelle. Ho una cosa da mostrarvi!”.
“Modesta anche questa?”, chiede Irma, alzandosi pigramente dalla sedia più grande.
 
 

  
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