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Autore: MartinaSSpecial93    06/04/2012    6 recensioni
Lei è Ilaria, una ragazza di 15 anni italiana, che realizzerà il suo sogno più grande: andare a Londra. Con una piccola condizione però: quella di dover sopportare per cinque giorni Louis Tomlinson,il suo grande amore segreto, e sua mamma Joy la quale farà di tutto per farli stare insieme. Louis è di origine inglese,da parte di sua madre appunto, ma non era mai stato a Londra e si considerava italiano a tutti gli effetti. Tra Ilaria e Louis però non c'è mai stato un grande rapporto a causa della loro timidezza. Riuscirà questa magica città a separare la barriera che c'è tra loro due e a scioglierli il cuore?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'aereoporto di Stantsted era enorme: mai visto uno così grande. Non che io avessi visto molti aereoporti nella mia vita, ma in confronto a quello di Milano-Malpensa, beh, era decisamente più enorme. Il bello è che Stantsted è l'aereoporto più piccolo di Londra:che cosa buffa.
Ora eravamo fuori, mia mamma stava fumando una sigaretta e nel mentre Jay e Louis consultavano la cartina della città,per vedere dove era il nostro albergo. Io stavo in un angolo,masticavo un chewingum e ascoltavo l'mp3.
Per raggiungere il centro dovevamo prendere un autobus che ci avrebbe portato in Victoria Station, dove poi,a piedi, avremo raggiunto l'albergo. Fatto sta che prendemmo questo autobus e percorremmo la verde campagna londinese,coperta da una coltre di nebbia che la rendeva ancora più affascinante. Io stavo naturalmente dalla parte del finestrino e Louis che stava affianco a me mi fissava, e questo mi metteva un tantino in imbarazzo. Cercai di non farci caso e continuavo a osservare fuori dal finestrino; ora si iniziavano ad intravedere le prime case 'all'inglese',con il giardino privato e i mattoni in vista,i primi grattacieli e i primi supermercati:stavamo entrando in città. Ci mettemmo più del dovuto perchè trovammo un traffico assurdo non appena varcata la city,c'erano automobili da tutte le parti. E poi eccolo: davanti ai miei occhi, apparve,appena coperto da un po' di nubi, il maestoso Tower Bridge in tutta la sua imponenza con la Torre di Londra affianco. Che spettacolo,gente. Presi velocemente la macchina fotografica e cercai di scattare una foto, che però venne orrenda e mossa. Ne farò altre domani, pensai eccitata tra me e me,riposando in borsa la macchina fotografica. Louis continuava a guardarmi divertito.
“Che c'è da guardare?” riuscii a sbottare con tutto il coraggio che avevo in corpo,cercando di essere il più scocciata possibile,anche se mi faceva piacere se lui mi fissava.
Lui scosse la testa: “Niente...” mormorò sorridendo. Ma non era il tipo timido e introverso? Bah, non sembra proprio. Io alzai le sopracciglia,confusa, e continuai a guardare fuori dal finestrino quella meraviglia di città,il mio grande amore.
Il viaggio durò circa un'oretta e mezzo. Arrivati in Victoria Station ci sedemmo su dei gradini al di fuori e aprimmo la cartina per consultarla. Il nostro albergo era a circa dieci minuti a piedi da lì. Ci rimboccammo le maniche ed iniziammo a marciare. Dio, mi trovavo per la prima volta a Londra. I miei piedi stavano calpestando terra londinese e stavo respirando la sua aria. Ero così radiosa e felice! Non mi capitava spesso di essere così allegra, ma quel giorno lo ero eccome. Non riuscivo a togliermi quel sorriso monco dal viso,era impossibile.
Quando i piedi iniziavano a farmi male, arrivammo al nostro albergo: che dire,era un piccolo B&B costruito con il classico stile inglese,bianco immacolato con due colonne davanti alla porta. Mi strinsi nelle spalle, eccitata, e dopo aver spinto la porta arrivammo nel piccolo ingresso. Al banco c'era un indiano di mezza età,che stava al computer. Non appena ci vide,sorrise cordialmente, e con il suo inglese imperfetto iniziò a parlare con Joy, la quale non aveva alcun problema a parlare inglese,essendo la sua lingua madre. Jay pagò il conto e l'indiano dopo aver consultato le carte s'incorrucciò col viso.
“No abbiamo stanze da quatro..No abiamo..” fu quello che riuscì a capire.
Oh Dio santissimo grazie!Non avrei dovuto condividere la stanza con Louis e sua madre! Dio era dalla mia parte. Non avrei dovuto preoccuparmi di andare in bagno o di stare in reggiseno per cambiarmi. Menomale.
Jay però sembrava arrabbiata e chiese spiegazioni all'indiano che cercò di giustificarsi in qualche modo. Finita la discussione, Joy si rassegnò e dopo aver afferrato con rabbia le due chiavi,iniziò a salire le strette scale a chiocciola con la valigia, imprecando, e dicendoci di seguirla. Noi sospirammo e dopo aver afferrato anche noi le valige iniziammo a scalare le strettissime scalette dell'albergo. Arrivati con fatica al nostro piano, Jay s'asciugò la fronte dal sudore e sospirò: “Eh ragazzi...Sono così dispiaciuta ma...”
Mia madre fece spallucce e l'abbracciò. “E se...” propose. Jay l'afferrò al volo:quelle due si capivano solamente guardandosi.
Joy sorrise e le fece l'occhiolino. “Tesoro!Ti dispiacerebbe ecco...Se io stessi in camere con Joy e tu con Louis?” mi domandò mia mamma,facendo spallucce e sorridendo: sia lei che Jay erano sicure che tra me e Louis non sarebbe successo niente,visto che non eravamo in grado di scambiarci neanche parola.
No, cazzo,no no no no. Non è possibile.
Io la guardai allarmata,con le guance in fiamme,ma subito Louis rispose al posto mio: “Per me va bene...” rispose vago sorridendo.

Io non sapevo che dire. Certo, mi avrebbe fatto piacere stare con lui ma mi sarei dimostrata così impacciata e non avrei fatto belle figure certamente. Sarei sembrata un'idiota e Louis mi avrebbe considerato ancora più sfigata di quel che ero. Non era possibile, non volevo assolutamente.
“Perfetto,tesori miei!” esultò Jay,saltellando e venendoci a schioccare un bacio sulla guancia ad entrambi. Poi ci disse di essere pronti entro un quarto d'ora,che poi saremmo dovuti uscire, e si rifugiò nella sua stanza seguita da mia madre,e ridacchiavano. Sembravano tornate ai tempi del liceo.
Io e Louis rimanemmo impietriti davanti alla porta per qualche secondo,non sapendo che dire e che fare. Poi lui mi fece cenno di entrare e io non esitai. La stanzetta era minuscola, ma con tutto l'occorrente: un piccolo bagno funzionale,una scrivania con uno specchio,un armadio e...un letto. Un letto. Deglutii a fatica. Io avrei dovuto condividere quel letto con Louis. Oddio. Lui notò il mio imbarazzo ma non disse nulla,si limitò a sospirare. Sistemai la mia valigia al margine del letto e da lì dentro presi il beauty-case con dentro i trucchi. Louis mi fissava, e mi metteva altamente in imbarazzo. Andai davanti allo specchio e mi sistemai gli occhi con una matita,mentre Louis si chiuse in bagno. Sospirai profondamente e mi sistemai i capelli scompigliati davanti allo specchio: ero orribile. Sorvolai, e riposi il beauty-case in valigia. Louis uscì dal bagno e mi sorrise,io ricambiai.
“Se vuoi posso...Dormire per terra...” mi propose imbarazzato.
Io lo guardai con gli occhi spalancati: “Ma figurati!” esclamai sorridendo,rossa di vergogna. Lui allora mi sorrise,più rilassato. I suoi profondi occhi azzurri mi perforavano il cuore. Cercai di non pensarci e ritornai sulla terra. Anche Louis venne davanti allo specchio e si sistemò il ciuffo moro,sorridendo accattivato. Era già bellissimo così come era,non aveva bisogno di sistemarsi,pensai mordendomi il labbro.
Louis poi controllò l'orario nel suo orologio al polso sinistro e esclamò: “E' ora di andare!”
Uscimmo dalla stanza e trovammo già fuori Jay e mia madre che ridevano come due scolarette.
Dopo aver sceso le ripide scale,ci ritrovammo fuori dall'albergo con la cartina fra le mani e gli zaini sulle spalle. Erano le 17.OO:avevamo ancora buona parte del pomeriggio da girare,poi,essendo primavera,il cielo tramontava più tardi.
Avevamo deciso di andare a visitare per prima cosa la zona del Big Ben e della Casa del Parlamento. Ci mettemmo in marcia, e percorrendo le vie alberate e profumate di carry di Londra,in circa un quarto d'ora arrivammo davanti all'imponente Bing Ben:difficile descrivere l'emozione nel vederlo. Ero affascinata,eccitata,felice,solare, all'idea di trovarmi davanti al sogno della mia infanzia. Piccole lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Era stupendo, davvero. Presi la macchina fotografica e non esitai a scattare una foto,nel meglio che potevo. Chiesi poi a mia madre di scattarmene una lì davanti.
“Si si!” rispose afferrando la macchina fotografica. “Vai anche tu Lou!” urlò al ragazzo che era appoggiato ad un muro,annoiato.
No mamma, io voglio una foto con il Big Ben, non con lui dannazione ,pensai tra me e me. Il ragazzo si posizionò distante da me, ma Joy l'ammonì: “Più vicino a Ila!Mica ti mangia eh!” lo sfidò, ridendo. Louis allora si avvicinò di più a me,i nostri corpi si sfioravano e il mio cuore stava esplodendo. Non era facile mantenere un'espressione decente con lui così vicino. Il flash ci invase e mia mamma fece cenno di OK con la mano. La raggiunsi correndo e mi precipitai a vedere la prima foto di Londra. Ok, io ero orribile ma Louis...Era stupendo,come sempre. L'avrei tenuta ovviamente solo per lui.
La sera passò piacevolmente. Mangiammo in un pub tipico londinese e poi tornammo al nostro hotel a piedi. Io continuavo a scattare foto a raffica: avevo già quasi esaurito la memoria. Avevo passato l'intera serata senza pensare ne a Louis ne a nient'altro, ma quando mi ritrovai davanti all'albergo mi ritornò alla mente quello che avrei dovuto passare fra qualche minuto. Il cuore iniziò a battare alla velocità della luce.
Quando mi ritrovai in stanza con Louis,non riuscivo nemmeno a parlare:avevo la gola in fiamme,le gambe che tremavano. Mi guardava anche lui senza dire niente. Mi rifugiai velocemente in bagno e mi chiusi a chiave. Poi mi lavai i denti molto rapidamente e mi sciacquai il viso,per togliermi la stanchezza di dosso. Uscii dal bagno e trovai Louis già in pigiama:un pigiama a righe azzurre,con delle ciabatte a forma di carota alquanto bizzarre. Non mi lasciai sfuggire un risolino, che Louis notò ma non mi disse nulla.
“Io vado a...letto.” mormorai, rifugiandomi sotto le coperte in un angolo del letto, più lontano possibile dalla parte di Louis.
“Anchio” anche lui si infilò sotto le coperte,nel lato estremo del letto, e poi spense la luce.
In un nanosecondo sentii il suo respiro farsi più regolare,ciò significava che si era già addormentato. Io proprio non riuscivo a prendere sonno,con lui affianco. Cercavo invano di chiudere le palpebre,ma quelle rimanevano aperte.
Dannazione.
E poi, presa da un non so cosa improvviso, mi avvicinai leggermente a Louis e rimasi ad osservarlo. Era perfetto: ogni sua linea del viso era perfetta,il suo respiro così regolare,il suo battito cardiaco regolare. Mi avvicinai ancora di più al suo collo, per sentire il suo profumo così dolce che si diffondeva nelle mie narici come una droga.Non so per quanto rimasi ferma a pochi centimetri da lui per osservarlo dormire,forse buona parte della notte. Lui si mosse appena, e mi prese un colpo: avevo paura che si potesse svegliare, e così potesse vedermi.
Meglio non rischiare, pensai. Raggiunsi di nuovo il mio angolo di letto e finalmente presi sonno,dopo aver ripensato alla fantastica giornata appena trascorsa. 

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Ciaao a tutte!
Allora questo capitolo mi piace abbastanza.
Mi piace il modo in cui ho ri-costruito il personaggio di Louis, così tenero e timido. Ma vedrete che conoscendolo bene, si rivelerà il solito Louis giocherellone e stupido di sempre.
:3
Ilaria mi rappresenta molto sia come carattere che come fisionomia, e anche lei mi è venuta fuori abbastanza bene.
Che dire, quella birbante di Ilarietta spia Lou mentre dorme, eh? Beh, sfiderei chiunque a non farlo, con uno del genere affianco, ceh!
Vi chiedouna cosa: se avete letto questa storia, vi prego con tutto il cuore, RECENSITE. (anche negativamente,se è il caso!non mi offendo)
Almeno saprò se continuarla o meno! No? 
Un bacio,


Marti xx

  
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