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Autore: Kim NaNa    06/04/2012    4 recensioni
Bianco e nero. Luce e Ombra. Verità e menzogna.
Una fanciulla come tante.
Un incontro casuale.
Un'identità mai svelata.
Un mondo incantato da scoprire.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Per il blend ringrazio la cara Kiamony.


Il gioiello misterioso.
 
Tu-tum… Tu-tum… Tu-tum…
Batteva il cuore di Kristel. Lo sentiva distintamente, come se le parlasse, come se volesse urlargli qualcosa.
Si alzò in fretta, ma, non appena poggiò la caviglia dolente, sussultò soffocando un grido di dolore.
“Hey biondina, tutto bene? Sembra che la tua caviglia sia slogata. Vuoi che ti porti da un medico?” disse il ragazzo dagli occhi blu.
Svegliandosi da quello stato ipnotico nel quale era caduta, alzò gli occhi sul misterioso aiutante e incontrò i suoi occhi di ghiaccio.
“Biondina a chi? E comunque chi ti ha chiesto di aiutarmi?!”
Gli occhi color ambra s’incendiarono d’ira e imbarazzo.
Non avrebbe mai pensato Kristel che un ragazzo tanto affascinante potesse essere tanto insolente.
“Non ti scaldare… “ il ragazzo si allontanò guardando di sbieco la caviglia della bionda.
“E’ gonfia. Dovresti almeno metterci del ghiaccio.”
Kristel raccolse la sua borsa e sostenne lo sguardo altezzoso e divertito di quello strano ragazzo.
“Spostati, mi ostacoli il passaggio.”
Un’ultima occhiata furente prima di sparire dietro una porta laccata di bianco.
 
Le note della melodia di Bach, Aria sulla quarta corda, riempivano la stanza neoclassica del direttore Victor Layrs.
Una grande vetrata mostrava un superbo paesaggio, mentre un profumo di mughetto aleggiava nell’aria.
“Signor Layrs, le ho portato la ricerca che mi aveva richiesto.”
L’uomo, seduto alla sua scrivania, alzò gli occhi neri e profondi scrutando la sua dipendente.
“Bene. Scoperto qualcosa d’interessante?”
Afferrò la spessa cartella azzurra che Kristel gli porse concentrandosi sulla lettura.
“Aveva ragione lei. Quel gioiello è un pezzo unico, non esiste un gemello. La particolarità di questo prezioso è l’indefinita provenienza. Nessuno è stato in grado di catalogarlo in un determinato periodo storico, in quanto non corrisponde a nessuna corrente artistica. Uno studio approfondito ha dimostrato che le quattro pietre di oro differente, giallo, rosso, bianco e nero, corrispondono a quattro pianeti, ma c’è chi afferma che potrebbero tutte raffigurare il Sole stesso. Nessun riferimento storico è associato a questo gioiello, ma intorno ad esso ruota una bizzarra leggenda…”
Il direttore Layrs smise di leggere il fascicolo e  tolse gli occhiali da lettura, tenendoli in una mano.
“Bingo!”
Kristel non capì e lo guardò smarrita.
“Come prego?”
“La leggenda signora Brampton… la leggenda. Voglio presentarle qualcuno per ringraziarla dell’ottimo lavoro svolto. Il Pendant light verrà esposto nella prossima mostra che sarà curata dal giovanissimo professor Jaide Marrison.”
 
Jaide Marrison si rivelò essere un giovane trentaduenne laureato in architettura con un master in arte antica e contemporanea, proprietario della nuova Art and Story corporation, una grande struttura dove primeggiavano eclatanti opere d’arti e particolareggiati dettagli di storie e culture.
Portava lunghi capelli biondi accuratamente legati dietro la nuca, occhi così chiari da sembrare quasi bianchi e una piccola cicatrice tra l’orecchio sinistro e il collo.
Alto, prorompente e con un’espressione accattivante, sorrise all’ingresso di Kristel al fianco del direttore.
“Victor, vecchio mio. Che piacere rivederti!”
Strinse calorosamente la mano del direttore, posando gli occhi sulla ragazza.
“Non sono poi tanto più vecchio di te, ragazzino. Grazie per essere venuto e per aver scelto il nostro museo per l’esposizione del Pendant light. Ti presento Kristel Brampton, fidata e competente collaboratrice.”
Kristel abbozzò un sorriso, porgendo la mano destra che l’uomo strinse con non curanza, ma soffermandosi a guardarla negli occhi.
“Lieto di fare la sua conoscenza Kristel… Posso darle del tu, vero? Non credo di essere molto più grande di te…”
Sorrise amabilmente imporporando le gote della ragazza che mormorò un confuso: “Sì, sì, certo.”
Victor rise accomodandosi su una poltrona di pelle bianca, indicando ai due ragazzi di imitarlo.
“Jaide, vedo che continui ad avere lo stesso effetto sulle donne…”
Il ragazzo spostò una poltrona, permettendo a Kristel di accomodarsi e con sguardo eloquente aggiunse:
“Non su tutte le donne, purtroppo…”
L’imbarazzo era ormai palese sul volto di Kristel che tossì per cambiare l’oggetto della conversazione.
“Direttore… “ cominciò.
“Perché mi ha portata qui?”
Tra i due uomini ci fu dapprima uno scambio di sguardi, poi si sorrisero a vicenda.
“Da domani dovrai lavorare al fianco di Jaide Marrison, Kristel. La mostra avrà luogo nel nostro museo fra sole due settimane e dovrà essere tutto perfetto per quel giorno. Giacché entrambi avete studiato il caso della leggenda che ruota intorno a quello sconosciuto gioiello, ho deciso di farvi lavorare fianco a fianco per proporre ai visitatori una mostra che combacierà cultura, mistero e magia.”
La rabbia si fece spazio nel cuore di Kristel. Ancora una volta, il dispotico direttore, aveva preso delle decisioni così importanti senza neanche consultarla.
Raccolse un po’ di coraggio e cercò di spiegarle che non poteva lasciare tutto il lavoro della mostra egizia nelle mani della sua amica Eloise.
“Niente scuse. Così è deciso. Non lamentarti, avrai la possibilità di vedere l’orecchino maledetto, prima di noi comuni mortali.”
Orecchino maledetto?” chiese, sorpresa.
“Sì, è così che lo ha soprannominato il caro Jaide.”
Kristel guardò il ragazzo che se ne stava con le gambe accavallate e le mani poggiate in grembo e notò un inquietante luce nei suoi occhi.
“Perché maledetto?” si permise di chiedere, fronteggiando il suo sguardo.
Jaide si alzò in piedi raggiungendola e, senza mai togliere gli occhi dai suoi disse:
“Perché è da tutta la vita che lo maledico.”
 
Alla luce del tramonto Kristel percorreva gli assolati vicoli della città respirando l’aria afosa di quel pomeriggio di luglio.
“Victor Layrs sei il solito dittatore senza cuore.” Disse, passeggiando.
“Sapeva bene quanto tenessi alla preparazione della mostra egizia con Eloise eppure non ha esitato a spedirmi al fianco di quell’energumeno! Grrr… che rabbia! Dovrò chiamare Eloise…”
Mise una mano nella borsa, ma, ancor prima di trovare il suo apparecchio telefonico, lo sentì suonare.
“Pronto? Ciao Eloise… stavo per chiamarti, ho bisogno di parlare con te. Il direttore ne ha fatta un’altra delle sue… Come? Sai già tutto? Quel vecchiaccio ti ha già chiamata? Per tutti i Numi, ma chi si crede di essere? Ok, ok, mi calmo. Che hai detto? Stasera in spiaggia? No, no, non contate su di me. Sono stanchissima e ho una gran voglia di andarmene a dormire. Dai su, Eloise, non fare così… Accidenti a te! E va bene, vado a casa a cambiarmi. Ci vediamo in spiaggia.”
Un lungo sospirò venne fuori dalle labbra di Kristel mentre riponeva il cellulare nella borsa.
“Addio sonno rigeneratore…”
Riprese a camminare con passo svelto quando un’ombra alle sue spalle attirò la sua attenzione.
Si fermò voltandosi lentamente.
Dietro di lei non c’era nessuno. Poco distanti due uomini anziani chiacchieravano seduti all’ombra di un sempre verde, mentre una giovane madre passeggiava con i suoi due bambini.
“Kristel, lavorare per tutta la notte ti fa davvero male alla salute!” pensò, sistemando la borsa sulla spalla e procedendo verso casa.
 
La bianca luna si specchiava nelle calme acque del mare e una leggera brezza le scombinava i morbidi ricci dorati che le danzavano sulla schiena.
Kristel affondò i piedi nella sabbia ancora tiepida e, guidata dalla luce di un falò, si diresse verso il gruppo di amici che l’attendeva da più di un’ora.
“Signori… l’illustrissima dottoressa Brampton è qui con noi finalmente.”
“Scusate il ritardo ragazzi, ma mi sono attardata sotto la doccia.” Disse Kristel salutando prima Eloise con un abbraccio.
“Certo, certo. Non dovremmo conoscere il tuo essere ritardataria incallita però…”
Risero tutti, salutando la loro amica e proponendo una nuotata sotto i raggi di luna.
Spruzzi d’acqua salata, urla di gioia, risate contagiose, in tutto questo chiasso Kristel riuscì addirittura a rilassarsi, dimenticando la fatica di quel giorno così interminabile.
Dopo la cena attorno al falò e le canzoni accompagnate dal melodico suono di una chitarra, si addormentò profondamente sul bagnasciuga, coperta da un morbido plaid che le aveva poggiato Eloise sulle spalle.
 
“Bene e male, bianco e nero, luce ed ombra.
Coloro che diversi saranno il sangue in comune avranno e per trovare Shirenia duelleranno.
Segui il tuo cuore Kristel, segui la luce. Afferra l’amuleto e scopri l’antico potere.
Tutti lo cercano, brameranno contro di te e tenteranno di scoprire le porte del mondo rilucente.
Degli uomini compariranno e al tuo cuore mireranno, chi di veleno, chi di sentimento, a Shirenia porteranno patimento.
Io ti prego, mia prescelta, brandisci la spada della Luce e combatti nel nome di Shirenia… di Shirenia…”
 
Madida di sudore e ansante, Kristel spalancò gli occhi mettendosi seduta.
Accanto a lei, Eloise dormiva profondamente come il resto dei suoi amici.
Il fuoco, ormai debole, resisteva ancora e, lento. ondeggiava sotto un cielo coperto di stelle.
Si alzò piano, stando attenta a non fare alcun rumore e decise di fare un bagno per liberarsi di quella strana sensazione che sentiva cucita addosso.
“Ancora quella voce… Ancora quello strano nome…” bisbigliò.
L’acqua era gelida e oscura. La luna piccola e silenziosa rischiarava appena quelle mute acque, mentre il suono del silenzio deliziava quel momento.
S’immerse completamente Kristel, osservando il fondale nero e impenetrabile.
Mentre scendeva più in basso, urtò qualcosa con la testa, avvertendo un acuto dolore che la fece trasalire.
Cercò di riemergere dalle acque e di chiedere aiuto, ma la voce le morì in gola.
Avvertì qualcosa di caldo colarle sulla guancia, mentre la vista le si faceva sempre più bassa.
Poi fu tutto nero e il dolore scomparve.
 
“Kristel, Kristel! Svegliati Kristel!”
Sentì pronunciare il suo nome.
Qualcuno la chiamava, qualcuno che aveva già udito parlare, qualcuno che pareva trovarsi troppo lontano da lei per liberarla da quel grosso macigno che doveva pesarle sulla testa.
“Forza Kristel, apri gli occhi. È tutto finito.”
Cercò faticosamente di aprire gli occhi e la figura di qualcuno si materializzò dinanzi a lei.
Quegli occhi così profondi e blu, quella voce così vellutata non le erano affatto sconosciuti.
Il tocco leggero di una mano si posò sul suo capo, mentre parole positive la confortavano.
“È solo una ferita superficiale, sta’ tranquilla. Ma l’impatto ti ha fatto perdere i sensi… domani un atroce mal di testa ti farà compagnia per tutto il giorno, credo.”
Cercò di alzarsi, ma ebbe subito un capogiro che la costrinse a stendersi nuovamente.
“Sei sempre così impulsiva e diffidente biondina?”
Biondina.
Quel nomignolo pronunciato con quel tono le portò alla memoria lo scontro avuto quella mattina con il ragazzo del bus.
“Tu…” mormorò.
Lui sorrise e a Kristel parve di vedere il cielo andare in mille frantumi.
“Sheyne. Mi chiamo Sheyne, biondina.”

NdA: il primo capitolo di questa mia storia fantasy è online; sono consapevole di non aver dato quasi alcuna delucidazione, ma sto procedendo per gradi in modo da delineare al meglio la trama e gli stessi personaggi.
Se volete lasciarmi un vostro parere mi fareste cosa gradita. :P


  Kim Na Na 



 
   
 
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