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Autore: Kim NaNa    05/04/2012    4 recensioni
Bianco e nero. Luce e Ombra. Verità e menzogna.
Una fanciulla come tante.
Un incontro casuale.
Un'identità mai svelata.
Un mondo incantato da scoprire.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Per il blend ringrazio la cara Kiamony.

Kristel e l’esercito della Luce.
 
Prologo.

Shirenia.
Salva Shirenia, Kristel.
L’uomo dall’occhio vitreo verrà a cercarti, ma tu fuggi col prescelto. Né angelo, né demone, un essere spurio che farà di te la sua protetta per condurti a Shirenia e porti innanzi al simulacro dei bagliori.
La grande Ombra si spanderà sul pianeta dei quattro Soli e una coltre di silenzio incomberà sulle torri di vetro.
Ombra e desolazione regneranno sovrani dopo un’estenuante battaglia… Due compagnie si riuniranno e nemiche saranno.
Due potenti eserciti verranno schierati e il più fulgido vedrà soccombere l’altro.
La luce del Sole e l’ombra del Silenzio smarriranno i sentieri e scateneranno conflitti senza eguali.
I nemici nascondono parole soffocate. Ascolta senza remore e offri te stessa, ma nella tua mano destra impugna sempre la spada lambita dalle fiamme del Sole, perché il tradimento non ti colga mai impreparata.
Per Shirenia, Kristel.
Combatti per Shirenia, dove luce e speranza fine non avranno se animi coraggiosi lotteranno.”

Sollevò appena le palpebre Kristel, mentre i tratti di un volto etereo scomparivano lentamente tra soffusi bagliori dorati.
Lunghi capelli bruni, occhi verdi come l’edera, pelle diafana come la luna.
Spalancò del tutto le iridi ambrate e vivaci, portando una mano sulla bocca per soffocare uno sbadiglio.
“Accidenti, che strano sogno…”
Sprofondò il viso sul cuscino per qualche minuto prima di afferrare la piccola radio sveglia posta sul comodino.
“Santo cielo, com’è tardi!”
Saltò giù dal letto in un balzo, precipitandosi sotto la doccia.
Jeans scoloriti , camicia bianca, scarpe da tennis e, senza neanche asciugare i biondi capelli, afferrò la grande borsa di cuoio lasciando l’appartamento.

Il bus era stracolmo. La gente le cadeva addosso ad ogni frenata del maldestro autista, mentre l’afa del mese di luglio rendeva l’aria irrespirabile.
Cingolava quel mezzo un po’ trasandato e il brusio dei passeggeri musicò un’inconsapevole melodia nella testa di Kristel.
Si guardò attorno e sorrise.
Ognuna delle persone che aveva preso quel bus era diversa.
Pelli diversi, volti diversi, occhi diversi, profumi diversi, lingue diverse.
Nulla somigliava a nulla.
Erano belle quelle persone, ma forse nessuno di loro sapeva davvero quanta bellezza fosse racchiusa in quella diversità lampante.
Man mano che l’autista procedeva nelle sue fermate, il bus diventava sempre meno affollato e Kristel riuscì a sedersi su una poltrona rossa, stinta e consunta.
Ondeggiava lenta con i sobbalzi del vecchio bus, che non evitava neanche una buca e, poggiando la borsa sulle sue ginocchia, posò lo sguardo sul fondo del mezzo.
Rannicchiato in un angolo, con la testa poggiata al finestrino ed una mano tesa a sostegno della guancia, vide un ragazzo che sonnecchiava, incurante del trambusto che lo circondava.
“Indossa una giacca di pelle nera con questo caldo!?” si ritrovò a pensare.
Lo guardò ancora e si chiese se fosse solito prendere quell’autolinea per fare i suoi spostamenti.
Avrebbe voluto rivederlo, per scrutarlo con maggiore attenzione, per scoprire quanto belle fossero le sue diversità.
Un altro scossone dell’autista fece sobbalzare tutti i passeggeri, svegliando il dormiente misterioso e solo allora Kristel poté osservarlo meglio.
Capelli neri ebano, occhi blu zaffiro, pelle ambrata e sguardo ostile.
Un grande anello color del sole spiccava sull’indice della mano destra, ma non riuscì a scorgervi l’intarsio dai riflessi luminosi che lo rendeva così vistoso.
Senza mai volgere gli occhi su nessuno, prenotò la sua fermata e scese dal bus nel comune anonimato, sotto una scia di un intenso profumo speziato.
Ne fu quasi dispiaciuta Kristel, quando lo vide sparire dietro un vicolo assolato e, bofonchiando, guardò l’orologio da polso.
10.40
“Eloise mi ucciderà!” si disse, stringendo la borsa tra le mani.
Pochi minuti dopo, scese alla sua fermata salutando il vecchio autista, Sam, come soleva fare e, messa la borsa sulle spalle, cominciò a correre cercando di legare i capelli in uno chignon.

Il fiato corto, le gote arrossate e i capelli in disordine, Kristel arrivò all’ingresso del Royal Museum dove l’aspettava un’ormai furente Eloise.
La ragazza dalla chioma fulva e riccia, stringeva al petto una spessa cartella marrone e gli occhi nocciola lasciavano presagire la ramanzina che avrebbe udito l’amica di lì a poco.
“Kristel! Ti sembra l’ora di arrivare? Il capo è furioso e vuole vederti prima dell’allestimento della mostra. Ma che cavolo hai fatto ieri sera, per fare così tardi? Ho dovuto mentirgli dicendo un mare di baggianate che neanche ricordo più. Spero per te che tu abbia ultimato il lavoro che ti aveva dato… altrimenti questa volta sarai fuori dallo staff.”
Kristel prese fiato e porse la grande borsa di cuoio all’amica imbronciata.
“Ecco cosa ho fatto tutta la notte… Mi… mi sono addormentata solo verso l’alba e ho anche fatto uno strano sogno. Aspetta… di cosa parlava? Uhm… Sha… Shi… Ah, ecco! Shirenia!”
“Shi… che?” chiese Eloise, entrando nella hall del museo.
“Shirenia.”
“Smettila di blaterare e corri nell’ufficio del capo o sarai ufficialmente senza lavoro.” Aggiunse la rossa, strizzando l’occhio prima di sparire in un piccolo ufficio.
“Sissignore!” rise Kristel, cercando di sistemare il suo aspetto.
Si passò una ciocca ribelle dietro l’orecchio, ma, prima che potesse raggiungere l’ufficio del direttore della mostra, inciampò nei lacci disfatti delle sue scarpe, cadendo rovinosamente sul parquet.
“Ahi iai iai…” mormorò, massaggiandosi le caviglie.
Una mano calda e sconosciuta si posò appena sulla sua spalla, attirando il suo sguardo.
Sull’indice era infilato un anello d’oro con una tonda lamina d’argento dov’erano incastonate quattro zaffiri gialli ed un asimmetrico diamante.
“Il ragazzo del bus!” pensò.
“Tutto bene?” domandò una voce vellutata e profonda.
Incurante del dolore, Kristel sollevò gli occhi sullo sconosciuto accorso in suo aiuto e fu allora che li vide.
Gli occhi blu più scuri dell’oceano fissavano le sue iridi ambrate, celando una inspiegabile apprensione.
Sapeva di mare, sapeva di cielo.
Sapeva di tempesta, come quella che aveva appena scatenato nel cuore di Kristel.
   
 
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