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Autore: ZAITU    02/11/2006    4 recensioni
EPILOGO .Ecco a voi il seguito della one-shot POVERO DIAVOLO.
"Ad un primo sguardo il suo volto avrebbe potuto destare curiosità: metà del viso che un tempo aveva sfoggiato una bellezza abbagliante, era coperto da una maschera d’argento, ferma per sempre in un’espressione di assoluta indifferenza, l’altra, sotto la facciata rigida e la linea dura e forte dei lineamenti, non nascondeva una profonda stanchezza.
L’effetto era quello di un volto spaccato in due. Metà bocca, metà naso, un solo occhio color del cielo d’autunno. Qualsiasi espressione mostrasse, metà di quel viso rimaneva fredda ed immobile lasciando all’altra parte l’ingrato compito di continuare a manifestarsi nella sua scomoda umanità."
Sono passati anni dal loro ultimo incontro e Draco ed Hermione sono cambiati più di quanto avessero mai potuto immaginare.
Genere: Dark, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Quando Hermione tentò di andarsene da Malfoy Manor scoprì di non poterlo fare

Don’t go away

 

 

“Me and you what's going on?
All we seem to know is how to show

The feelings that are wrong”

 

-Don’t go away,  Oasis-

 

Quando Hermione tentò di andarsene da Malfoy Manor scoprì di non poterlo fare.

Non fu una sensazione dolorosa, come quando Draco l’aveva torturata il giorno prima.

Non fu niente di paragonabile a tutto quello che avesse mai provato.

Semplicemente, nell’esatto istante in cui cercò di attraversare i cancelli del castello, cominciò a dissolversi.

Come se quel briciolo di concretezza che le era rimasta venisse risucchiata via da una forza invisibile.

“Sto morendo”, e stavolta sul serio.

Tuttavia, come scoprì qualche istante dopo, spostare il piede e fare un passo indietro bastò a farla tornare normale.

La situazione da assurda quale le era sembrata, le si delineò chiara e semplice per quello che era.

“ Non posso andarmene”

No, non poteva.

E la risposta ai muti interrogativi che si le si stavano affollando nella testa, arrivò pochi istanti dopo con un sonoro flop.

Draco Malfoy , con indosso solo una leggera camicia di seta color porpora semiaperta sul petto, la stava scrutando con aria ostile, quasi contrariato per quella che a lui sembrava un’imperdonabile scorrettezza.

Incurante del freddo, aspettava in silenzio che Hermione gli desse una qualsiasi giustificazione.

In realtà, non c’era niente che non gli fosse chiaro.

Quel comportamento era la logica reazione a quello che lui le aveva fatto.

Ma lui aveva una parte da interpretare, e questa gli richiedeva confronti e situazioni che non sempre era in grado di sostenere.

E sarebbe stato così anche questa volta.

Perché alla domanda che Hermione gli fece lui non poteva rispondere. Non sinceramente.

- C’entri qualcosa con il fatto che non posso andarmene di qui?- era ovvio che era colpa sua.

Ma Hermione non aveva fretta. Armata di un’indifferenza che forse avrebbe dovuto usargli contro già da tempo, non temeva alcuna risposta.

Voleva, doveva,  soltanto andarsene. Per se stessa, per suo figlio.

- Hai provato a scappare?-

Da codardi rispondere ad una domanda con un’altra domanda

Draco però non riuscì neanche minimamente ad essere minaccioso quanto avrebbe voluto.

- Rispondi alla mia domanda, Draco.- era sempre stata lei quella forte. Perché non se ne era mai accorto prima?

- Ti ho lanciato un incantesimo ieri sera. Sei legata a me. Non te ne puoi andare. -

Hermione non si scompose. Non ci voleva un genio per capire che un incantesimo del genere poteva averglielo scagliato soltanto lui.

- Torturarmi non ti è sembrato sufficiente? Avevi bisogno di un incantesimo, per paura che la prossima volta che avessi avuto voglia di divertirti non mi avresti trovata?- stava perdendo la calma.

Per quanto si sforzasse Draco le provocava sempre emozioni troppo forti per essere represse con freddezza, e non importava che queste fossero rabbia , odio o risentimento. La loro intensità era comunque insostenibile.

- è questo che pensi?-

E Draco non si rendeva conto di quanto questo suo atteggiamento, che definire remissivo e accondiscendente non sarebbe stato inappropriato, non faceva altro che farla infuriare ancora di più.

- Cosa dovrei pensare, Draco? Spiegamelo! Ti sembra così irragionevole che io voglia andarmene? Che voglia tentare di salvare mio figlio?-

- No-

- E allora perché mi hai fatto anche questo? Perché se è vero che ormai mi detesti non vuoi lasciarmi andare?-

Uno spasmo al cuore.

Da quanto tempo Draco Malfoy non provava più una cosa del genere? Probabilmente da quando aveva visto Hermione morire.

E adesso lei gli stava chiedendo perché non la lasciava libera.

Con quale coraggio, lui codardo per eccellenza, poteva dirle che in realtà quell’incantesimo la vincolava sin dal primo giorno in cui si era presentata da lui ,dopo essere diventata un fantasma?

Come poteva spiegarle che l’amore può diventare troppo? Troppo intenso, troppo ossessivo, troppo tradito, troppo corrotto… troppo per lasciarla andare? Come poteva mai farle capire che nel terrore che se ne sarebbe andata per sempre , aveva preferito averla così piuttosto che non averla per niente? Come poteva farle mai capire che non si torna indietro da errori come quello?

Dieci anni di menzogne…

Draco Malfoy tuttavia non avrebbe dovuto provare il minimo rimorso.

Nell’interminabile lista delle colpe che avrebbe consegnato al Diavolo una volta  giunto all’ Inferno, quella forse sarebbe stata giudicata la meno grave.

Ma allora perché faceva così male?

Perché era diventato un carceriere. Lo era sempre stato, per la precisione.

Carceriere, in quel modo subdolo e malvagio, quando avrebbe solo voluto tenerla stretta tra le braccia e non lasciarla mai sola.

Draco tuttavia , con un’invidiabile freddezza, rimase in silenzio senza accennare minimamente a distogliere li occhi di fumo da quelli incolori di lei.

Lui la guardava sempre negli occhi.
Anche se aveva sbagliato, anche se aveva commesso un errore.

Ed Hermione sorrise. Un sorriso amaro, ironico, sprezzante.

- Non cambierai mai, Draco.-

- Lo so-

E anche lei avrebbe dovuto saperlo.

Ma come una stupida continuava a crederci; anche in quel momento, anche se era palese che ormai era una prigioniera e che quello che pensava non aveva più importanza.

Se solo avesse saputo…

“Un giorno capirai…non riuscirai a perdonarmi, ma capirai”

Spiegarle subito ogni cosa sarebbe stata sicuramente la soluzione migliore per entrambi.

Ma era contro la sua natura.

Draco Lucius Malfoy non dava spiegazioni; quello che voleva se lo prendeva  e basta...senza chiedere permesso, senza chiedere per favore.

C’era stato un momento della sua vita in cui Draco aveva avuto paura di ciò che stava diventando.

Ma ormai ogni cosa ,anche la più terribile e perversa, non gli suscitava la minima emozione.

Tranne lei…ma questo era un punto su cui preferiva non soffermarsi a lungo.

Nel silenzio che seguì, il vento gelido lo scosse con un brivido che gli giunse fin nelle ossa.

Ma forse non era il vento.

Era Hermione. I suoi occhi. Quello che non poté fare a meno di vederci.

Diciotto anni prima, nell’assolato cortile di Hogwarts, le aveva visto lo stesso, identico sguardo.

E quella volta si erano detti addio.

E adesso Hermione glielo stava dicendo di nuovo. Senza parole, in quel modo unico e speciale con il quale soltanto loro due riuscivano a comunicare.

Appena il tempo di un battito di cuore ed Hermione non c’era più.

Draco rimase a fissare le cime degli alberi che si intravedevano oltre le alte mura del sontuoso maniero. Il vuoto, la sensazione che gli avessero portato via qualcosa di vitale importanza, si propagò come uno macchia d’olio nel suo animo torbido.

“ è soltanto rientrata nel castello”

Ma era come se se ne fosse andata. Anche se rimaneva lì ,anche se non poteva andarsene finché lui fosse rimasto in vita o non avesse rimosso l’incantesimo.

Draco però decise che non gli importava. Che poteva vivere benissimo anche se lei avesse deciso di ignorarlo per il resto dei suoi giorni. Poteva farcela di sicuro.

“ Eppure… “

Non sapeva più che farsene della sua innocenza, di quell’anima ancora troppo luminosa per lui.

“…era così bello…”

Non c’era stato niente di bello in tutti quegli anni. Solo una straziante agonia nel vedersela sempre troppo vicina eppure troppo irraggiungibile.

“…insieme…”

Poteva finalmente ignorarla senza più provare l’impulso di dilaniarla o amarla fino a morirne. Era libero.

“… che pregavo…”

Perché adesso lei era solo una prigioniera. Era la punizione che meritava  per avergli mentito senza ritegno, fingendosi un angelo puro e perfetto quando invece non era meno meschina e infima di lui.

“ …che non finisse…”

Finalmente era finita.

Basta compromessi, basta cedimenti. Basta disgustosi e aberranti sogni d’amore.

 L’amore non esisteva. Non per lui. Non per loro.

“ Mai.”

 

 

“You'd turn, 'til even the sun became your shadow
And I hate you in your innocence, you know

But I hate myself even more for lovin' you so”

 

 

Il Tempo.

Cos’è, se non una misura senza senso che gli uomini vogliono imporre all’eternità?

No, piccoli sciocchi, il Tempo è molto di più.

Il Tempo gioca con gli uomini. Li illude, li confonde e poi li inganna.

Ma questi esseri piccoli, piccoli continuano a credere di avere il potere su tutto. Anche sul Tempo.

Pensano di avere ragione quando credono che niente possa sopraffarli.

Si crogiolano nella loro grande illusione, nella loro fragile verità.

Anche David Granger ha la sua verità da difendere.

Ma non sa che la sua è una verità che il Tempo si è divertito a capovolgere, a modificare con studiata maestria.

David sa soltanto che è l’unica certezza che ha. L’unica cosa per cui valga la pena lottare.

Non ci ha mai pensato più di tanto.

Ha sempre dato tutto per scontato.

Ma è ancora giovane il piccolo David, non sa che anche sotto la verità più splendente si può nascondere un velenoso serpente.

David non ama il Tempo.

Quando servirebbe non c’è mai e quando c’è non sa mai cosa farsene.

Ma David non pensa che lui stesso non è altro che uno dei tanti risultati degli scherzi del  Tempo.

Il tempo di un incontro tra due mondi agli antipodi, la durata di una notte, l’istante che da la vita.

Ed ecco David Granger.

Anni di reali bugie e di false verità, ore insonni passate a studiare la vendetta.

David un giorno si sarebbe stancato di tutto questo. Il tempo no. Lui avrebbe continuato a giocare come la sua natura di eterno bambino gli ripeteva di fare.

David già aveva cominciato ad averne abbastanza.

Quattro giorni di prigionia stavano diventando veramente troppi.

E la sua pazienza era tutt’altro che illimitata.

Sarebbe stato decisamente più vantaggioso possederne molta di più, visto che è risaputo che quando un uomo viene messo in gabbia il suo istinto animale prende il sopravvento su tutto.

Perciò quando la rabbia e la frustrazione arrivarono a livelli veramente troppo alti da sopportare, David si attaccò alle sbarre della sua cella cominciando a scuoterle e a tirarle con tutta la forza che aveva.

-Cedete, maledette cedete!-

Le sbarre però non sembravano molto d’accordo con David, e l’unico risultato dei suoi sforzi fu una pioggia di sassolini e calcinacci che si staccarono dal soffitto piombandogli addosso.

- David calmati!- gli intimò Sharon afferrandolo per un braccio.

- Cazzo Dave, stai facendo un polverone, smettila! - gli urlò invece Brandon mentre lo afferrava per la vita tentando di sganciarlo.

-Me ne voglio andare! Non avete ancora capito che è una trappola ? Malfoy vuole uccidere Harry e quanti più auror possibili e noi siamo un esca perfetta! Lasciatemi!-

Quella ultima certezza in realtà si era impadronita di lui solo pochi minuti prima.

Poco male. L’importante era averlo capito in tempo.

- Dannazione ci abbiamo già provato ma quelle sbarre sono magiche, non cedono!- sbuffò Brandon lasciando definitivamente la presa su David che non voleva proprio scollarsi.

- Sharon staccati, tanto quello non molla finché non si è fatto cadere le braccia…- ironizzò il moro fortemente infastidito dall’attacco di panico dell’amico.

- Mi stai dicendo che quello che faccio è inutile? Che sono uno sciocco?- gli si rivoltò contro David, arrossato e furioso.

- Direi che hai centrato in pieno, Granger. – rispose Brandon calando fortemente il tono sull’ultima parola.

- Stiamo parlando di Harry! Vuoi per caso che muoia per salvarci, insieme a non so quanti auror?- David si era pericolosamente avvicinato al suo viso e stringeva convulsamente i pugni come se volesse colpirlo.

- David non ti agitare…- sussurrò Sharon un po’ confusa da quella reazione.

- Gli auror verranno qua comunque, lo capisci questo? È il loro lavoro e poi era anche ora che si decidessero a muoversi. Questa guerra va vinta, costi quel che costi. Non saremo di certo noi a fermarla. - rimbeccò invece Brandon senza preoccuparsi di sedare i bollori dell’amico.

- Non sai quello che dici, Parkinson .- sibilò David riducendo gli occhi a due fessure.

- Lo so eccome. Vorresti uscire fuori e uccidere Draco Malfoy con le tue stesse mani, ma non spetta a te questo compito. -

- E perché no? Credi che non ne sarei capace?- domandò David, che non chiedeva altro che un capro espiatorio su cui sfogarsi.

- Non solo questo. Gli Auror ucciderebbero Draco Malfoy per salvare la vita di tre civili  e di conseguenza liberare tutto il mondo magico. Diventerebbero degli eroi. Tu invece lo faresti solo per vendetta, solo per te stesso. Diventeresti un assassino. -

-Non ha importanza! Cosa cambierebbe se diventassi un assassino? A chi importereb…- David si interruppe di colpo portandosi lentamente una mano alla guancia destra dove il pugno ben diretto di Brandon lo aveva appena centrato.

- Bran, sei pazzo?- urlò Sharon tentando di frapporsi fra i due.

- Stanne fuori Sharon- la ammonì Brandon, scansandola malamente.

-A chi importa dici? Sei un fottuto egoista David Granger! Siamo in tre a poterci rimettere il culo e tu ti preoccupi solo della tua vendetta!- tuonò il moro scattando in avanti.

David non rispose.

Si tolse la mano dalla guancia arrossata, e abbassò violentemente il capo.

Un attimo dopo, con tre passi misurati e uno spintone ben assestato, si ritrovò inginocchiato sopra un Brandon sbalordito e spiazzato.

Era pronto a combattere.

- Spaccami pure la faccia bastardo! Se questo può farti stare meglio…- lo provocò Brandon.

David fece per alzare il braccio destro, il pugno talmente serrato che le nocche erano completamente sbiancate.

Vedeva rosso, completamente rosso.

L’odio aveva cominciato a consumarlo.

Ma si fermò in tempo. Solo a qualche centimetro dalla mascella squadrata di Brandon.

Troppo, era andato veramente troppo oltre.

Brandon ,steso per terra, si rilassò a vista d’occhio mentre David faceva scivolare il braccio a terra.

Si era fermato, questo era vero. Ma troppo tardi.

- Sei uno sciocco David- la voce di Brandon gli giunse come attraverso uno spesso strato di ghiaccio, metallica e un po’ovattata.

Brandon si girò di scatto capovolgendo le loro posizioni,senza dare all’amico neanche il tempo di capire.

- Non lasciare mai al tuo avversario il tempo di agire-  gli sibilò Brandon all’orecchio prima di colpirlo un ultima volta.

Un colpo abbastanza potente, ma non troppo, e l’oscurità cadde su David.

- David!- Sharon si affrettò ad inginocchiarsi  a terra scostando con una spinta Brandon che stavolta non oppose resistenza.

- Che ti è saltato in mente? Si era fermato!- urlò contro al moro mentre tentava di risvegliare David.

Brandon rise.

E fu gelo.

- Troppi si sono sporcati le mani inutilmente, per un ideale che non era neanche il loro. Non voglio che lo faccia anche il mio migliore amico. -

Purtroppo il giovane Parkinson non sapeva di aver guadagnato solo del Tempo.

Ed il Tempo, quando gioca, non perde mai.

 

“Ormai non ci sono più linee sul palmo. Il tempo ha cancellato ciò che gli umani chiamano fato. Non ne ho nessuno”

 

- Anne Rice, Armand il vampiro-

 

 

Continua…

 

Ci siamo quasi…penso non più di due capitoli e vedremo la fine.

Già mi sento triste. Scrivere questa fic è stata una delle più belle esperienze di quest’ultimo periodo…cmq il tempo per piangermi addosso non è ancora arrivato perciò vedrò di inventarmi qualcosa di bello per la fine ( in realtà sapevo come sarebbe andata a finire molto prima di cominciare a scrivere, l’inizio e il finale sono le uniche due cose che non ho cambiato!)

L

Visto che stimo per concludere commentate in tante e magari fatemi sapere come vorreste che finisse!

Ciaooo

ZAITU (^_^)

 

  
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