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Autore: Jenni Skeletron    06/04/2012    1 recensioni
Una ragazza che senza rendersene conto si è intrappolata in ciò che una volta era un sogno, fino al quel fatidico incontro. Un ragazzo biondo dallo sguardo triste, uno sconosciuto in grado di farla sentire nuovamente viva ed amata. Il tutto comincia con la notte di San Lorenzo...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Cloud Strife, Kadaj, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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6 Settembre

Sebbene con qualche difficoltà sono riuscito a trovare e montare una porta uguale a quella che avevo distrutto; spero non si accorga della differenza.
Quando la mattina seguente mi aveva chiamato a casa era preoccupata. Non era riuscita a contattarmi al cellulare dopo che lo avevo distrutto.
Ero riuscito a calmarla ed a convincerla a passare un intero giorno con la sua amica nella speranza di riprendere il controllo.

Nonostante la folle preoccupazione che mi attanagliava il petto avevo deciso di non pensare alle parole de Tseng ed oggi ero pronto a rivederla, il mio cuore non desiderava altro.

Quando avevo rischiato di distruggere tutto avevo chiamato Zack, uno dei pochi in grado di tenermi testa durante uno dei miei momenti di follia, se non fosse per il fatto che aveva provveduto ad accamparsi sul mio divano.
- Quando pensi di andartene?
- Appena potrò essere certo che tu non riduca questa bella casa in un cumolo di macerie. Comunque non riesco ancora a capire in che modo la Shin-Ra sia arrivata alla conclusione che Virginia possa essere…
Il bicchiere che avevo in mano si rompe in una miriade di frammenti. Basta il solo pensiero a farmi scattare. Mi chiedo se sarò in grado di mantenere la calma in sua presenza.
- E con questo siamo ad un totale di dodici. Se continui così rimarrai senza nemmeno un bicchiere.
- Scusa, non sono riuscito a trattenermi.
- Non c’è bisogno che ti scusi; mi comporterei allo stesso modo nella tua situazione.

Sto raccogliendo gli ultimi frammenti quando lo vedo attraversare la soglia della stanza.
Scatto senza pensarci due volte, ma prima che possa colpirlo Zack riesce a fermarmi.
- CANE, COME TI PERMETTI DI FARTI RIVEDERE QUI!
- Dobbiamo parlare di cose importarti e, dato che hai distrutto il tuo telefono, sono dovuto venire di persona.
Continua ad agitarmi. Il suo atteggiamento calmo mi dà sui nervi e spero per lui che Zack sia abbastanza forte da impedirmi di spaccargli la faccia.
- Tseng nel caso non te ne fossi accorto non sei il benvenuto e ti consiglieri di andartene.
- Mi dispiace, ma qui si tratta di cose troppo importanti per lasciare che una semplice cotta intralci …
Questa volta non è riuscito a fermarmi ed il colpo è arrivato senza esitazione. Non gli permetterò oltre di insultare i sentimenti che provo per Virginia.
- Cloud calmati, non ne vale la pena. Sentiamo prima cosa è venuto a fare qui, se dopo ciò vorrai ancora farlo fuori ti lascerò via libera.
- E sia, ma ti consiglio di fare in fretta.

Mi ero allontanato nella speranza di sopprimere parte della rabbia per evitare ulteriori scatti; più facile a dirsi che a farsi.
- Come ti ho detto l’ ultima volta abbiamo ragione di credere che Sephiroth stia per tornare.
- Va avanti.
- Inoltre è molto probabile che tutto ciò sia in qualche modo collegato con la ragazza.
- Sai bene che è impossibile!
- Quanto tu sai che non dovrebbe essere qui oggi!
Ancora quel maledetto ricordo e la paura che mi avevano impedito di rivederla erano tornati come ombre dal passato. Pensare alla sua esile figura attaccata a dei macchinari in un letto d’ospedale o peggio era qualcosa di insostenibile e se fosse successo ancora sarebbe stata solo colpa mia, proprio come allora. Le gambe cedono sotto il peso della mia coscienza lasciando scorrere liberamente le immagini più dolorose nella mia mente.
- Tutto questo non significa niente. Anche Aerith è un’ antico eppure…
- Lei potrebbe essere di più. Vi siete mai chiesti perché abbia dimenticato solo alcuni ricordi? E se in lei vi fosse non solo il gene degli antichi, ma anche quello di Jenova?
- Tutto ciò non ha senso, sai benissimo che i suoi genitori sono normalissimi esseri umani.
- Su questo avete ragione, ma abbiamo ragione di credere che sia venuta a contatto con del mako e che questo abbia provocato un cambiamento genetico all’ interno della sua struttura cellulare.

Tutto quello che stanno dicendo non ha senso; è letteralmente impossibile. Virginia non c’entra niente con tutto questo, ha sempre vissuto una vita all’ insegna della normalità fino a quel giorno…
- Ci sarebbe un modo per accertarci
- NON PENSATECI NEMMENO!
Como possono pretendere di prendersi tali libertà dopo quello che è successo? Troppe persone hanno dovuto rinunciare alle proprie vite a causa loro ed ora stanno cercando di distruggere anche la sua.
- Capiamo la tua ostilità verso tale progetto, ma qui si tratta della terra.
- Smettetela. NON VOGLIO Più  SENTIRVI FARE UNA SIMILE PROPOSTA!
- E se lui riuscisse a tornare?
- Lo affronterò nuovamente, ma a costo di perire sotto i suoi colpi non vi permetterò di sottoporla ad esperimenti inconcludenti. Adesso vattene, sarà qui a momenti e voglio risparmiarle la tua presenza.
- Spero per il bene di tutti che tu cambi idea.
- Non avverrà mai.

xoxoxoxoxoxox

 
Continuo ad essere preoccupata per Cloud.
Non rispondeva al cellulare e quando ero riuscita a chiamarlo la sua voce era strana; sembrava in preda ad una crisi.

Il tempo di parcheggiare l’auto nel vialetto e vedo quell’uomo vestito di nero uscire dalla casa mentre si massaggia lo zigomo sinistro. Comincio a pensare che sia lui la causa di tutto.
Non appena scendo dalla macchina si volta verso di me e non posso fare a meno di notare la sua espressione sconsolata come quella di qualcuno in preda ad una malattia e che, davanti al medicinale che potrebbe salvargli la vita, si accorge di non poterselo permettere.

Salgo lentamente le scale fino ad arrivare alla porta che mi viene aperta da Zack.
- Virginia è un piacere vederti. Cloud si trova nell’altra stanza; se vuoi vado a chiamartelo.
- Non c’è bisogno. Posso chiederti cosa sta succedendo?
Dirigo lo sguardo verso quelli che sembrerebbero i resti di un bicchiere seguita dal ragazzo che ho di fronte.
- E’ una faccenda complicata. Credo di non poterti rispondere; è compito suo.
- Capisco.
Il dolore si fa strada nel mio petto davanti alla consapevolezza che la persona alla quale tengo più della mia stessa vita mi stia nascondendo qualcosa.
- Potresti anche evitare di spaventarla.
La sua voce arriva come una ventata di aria fresca, ristoratrice quanto una brezza invernale.

Senza pensarci due volte mi getto tra le sue braccia, rincuorata dalla sua presenza, eppure non riesco a tralasciare la frustrazione che mi aveva seguito fino a quel momento.
- Se un idiota.
- Mi dispiace di averti fatto preoccupare.
L’ ennesima scusa. Vorrei arrabbiarmi per questo, costringerlo a dirmi tutta la verità, ma qualcosa mi impedisce di farlo; sono troppo legata a lui.
-Zack ti dispiace finire tu qui? Io avrei un piccolo impegno.
- Ho capito, vai pure. Ricorda che sei in debito!
- Non lo dimenticherò. 

Ci dirigiamo verso la sua moto quando mi ricordo della sua ferita. Due giorni fa aveva delle difficoltà anche solo ad alzarsi dal letto eppure adesso sembra in splendida forma.
- Cosa aspetti a salire?
Mi tende la mano per incoraggiarmi a salire e solo allora mi rendo conto del suo abbigliamento.
La sua figura è completamente vestita di nero, in contrasto con la mia fasciata da un candido vestito.
- Sei sicuro di poter salire in moto?
- Se ti riferisci alla ferita puoi stare tranquilla; si è completamente rimarginata.
Sapevo che Cloud non era normale, ma un taglio di quel genere non poteva certo scomparire da un giorno all’altro con tanta facilità.
Senza ulteriori indugi mi fa prendere posto dietro di lui puntando i sui spettacolari occhi celesti nei miei prima di allacciarmi il casco.
- Ti propongo un patto. Oggi cerchiamo di lasciare da parte tutte le domande, i dubbi, tutto e pensiamo solo a trascorrere un’intera giornata assieme. In cambio ti racconterò tutto a tempo debito. Accetti?
- Accetto.

xoxoxoxoxox

In questi ultimi giorni non avevo fatto altro che pensare a lei eppure quando l’avevo vista mi ero accorto di quanto i miei pensieri non fossero in grado di renderle giustizia; era ancora più bella di quanto ricordassi, ma soprattutto fragile.

Quando l’ avevo vista mi era parsa un angelo. Portava un bellissimo vestito bianco che le fasciava la vita con un corpetto in grado di accentuare la sua magnifica figura mentre la gonna ondeggiava ad ogni suo movimento.
Avevo letto la preoccupazione nei suoi occhi a causa mia ed adesso avrei fatto di tutto per riscattarmi da quel torto.

Sapevo della sua passione per i fiori quindi avevo pensato di portarla in un giardino botanico nella speranza di riuscire a distoglierla da tutto ciò che fino a quel momento l’ aveva turbata.
- Dove mi stai portando?
- E’ una sorpresa.
- Manca ancora molto?
- Credimi ne vale la pena.

xoxoxoxoxox

Appena arrivati non avevo fatto altro che saltellare ovunque per la felicità.
Fin da bambina mi erano sempre piaciuti i fiori ed ora ne ero circondata.
- Mi sembri contenta.
- Non immagini quanto. Non so come ringraziarti.
- Penso che un bacio potrebbe andar bene.
Mi avvicino delicatamente al suo viso lasciando che sia lui a ricoprire la distanza tra noi con un lungo bacio appassionato in grado di farmi girare la testa.

Continuiamo a girare all’interno della serra quando il pianto di un bambino attira la nostra attenzione.
Doveva essersi perso ed era appena caduto.
Mi dirigo verso di lui e cerco di tranquillizzarlo perché sia in grado di darci informazioni su come ritrovare sua madre, ma non smette di piangere tanto e fine si è attaccato al lembo del mio vestito.
- Sei riuscita a farti dire qualcosa?
- Niente. È troppo scosso, forse sarebbe meglio portarlo all’ufficio informazioni.
- Vediamo almeno di farci dire il nome, sembra fidarsi di te. Vado a procurarti dell’acqua così potrai pulirgli il ginocchio.
Mi dirigo verso la panchina più vicina seguita dal bambino ancora attaccato al mio vestito e lo faccio sedere.
- Ciao io mi chiamo Virginia. Sai dirmi il tuo nome?
- C-c-ciao. Io mi chiamo Jacopo.
- Hai un bellissimo nome Jacopo.
- Grazie. Anche il tuo è molto bello.
Finalmente si era calmato e mi aveva detto come si chiamava, almeno le ricerche sarebbero state più facili.
- Allora? Sei riuscita a scoprire qualche cosa?
- Jacopo questo signore che vedi si chiama Cloud e ci aiuterà a trovare la tua mamma. Sei contento?
Annuisce pulendosi il viso con la manica della camicia.
- Bene. Piccolo ti affido questa bella ragazza mentre cerco qualcuno che possa aiutarci. Tienila d’occhio e sta attento che nessuno la rubi va bene?
- Sì.

Cloud mi aveva fatto arrossire con quell’ affermazione  per poi tornare con i genitori del bambino.
- Vi siamo riconoscenti per aver ritrovato nostro figlio. Come possiamo sdebitarci?
- Non si preoccupi, abbiamo solo fatto ciò che ci era sembrato giusto.
- Diteci almeno i vostri nomi così potremo sapere chi sono i nostri eroi.
- In tal caso il mio nome è Cloud Strife e la ragazza al mio fianco si chiama Virginia…
- Ora ricordo! Lei è quella nuova cantante! Mi sembrava che il suo fosse un viso conosciuto.
- Bhè, ecco…
Mi era già capitato di incontrare persone in grado di riconoscermi, ma mai insieme a Cloud; il pomeriggio si faceva sempre più imbarazzante ad ogni secondo che passava.
- Siamo felici che una splendida coppia come la vostra abbia trovato il nostro piccolo Jacopo. Tenete questi sono i nostri biglietti da visita. Grazie ancora e arrivederci.
I due coniugi si erano allontanati insieme al proprio figlio lasciandoci di stucco. Ancora con i biglietti in mano ero scoppiata a ridere spinta da quell’imbarazzo provato quando eravamo stati definiti coppia da dei completi sconosciuti.
Durante quel pomeriggio ero riuscita a scacciare tutti i pensieri ed il tempo era passato così velocemente da sembrare ancora più irreale di quanto già non fosse.

Torniamo a casa di Cloud, ma non me la sento di andarmene.
- Penso sia arrivato il momento delle spiegazioni.
- Non importa.
La giornata era stata così bella e non volevo rovinarla proprio in quel momento. Non mi importava più niente del patto, mi ero sentita amata più di quanto mi fossi sentita fino ad allora. Sentivo di potermi fidare dei suoi sentimenti e che se mi nascondeva qualcosa doveva avere le proprie ragioni.
- Ne sei certa?
- Sicurissima, ma prima voglio accertarmi di ciò che mi hai detto oggi.
- Ti riferisci alla ferita.
Accenno con il capo mentre lo vedo slacciarsi la camicia e constato con i miei stessi occhi che oramai non rimaneva altro se non il segno pallido che questa aveva lasciato.
- E’ guarita del tutto.
Lo stupore mi lascia senza parole.
- Mettiamola in questo modo; ho la pellaccia dura.

Ero felice che stesse bene e sollevata. Sapevo che c’erano ancora domande senza risposta, ma sapevo anche che a tempo debito mi avrebbe rivelato tutto. Avrei aspettato fino a quel momento con un sorriso fino a che saremmo stati insieme proprio come oggi.




Angoletto schlero:

chiedo venia per il terribile ritardo, ma la scuola non mi dà tregua nemmeno per un secondo :(
Ringrazio nuovamente tutti coloro che continuano a seguire questa storia. Non vedo l' ora di leggere le vostre recenzioni.
Un enorme abbraccio
la vostra Jenni <3
   
 
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