Vic sapeva che quella sera sarebbe
successo. Lo sapeva
perché ne avevano parlato a lungo negli ultimi giorni e dai
loro discorsi
risultava implicito il fatto che erano pronti. Ci aveva messo un
po’ di tempo ad
abiutarsi all’idea, effettivamente, ma sentiva di volerlo
fare. Jocke non gli
aveva mai fatto pressione, anzi, gli aveva sempre assicurato che
avrebbe
aspettato fin che ne avesse avuto bisogno.
Si sentiva una quindicenne alle prese con le sue prime esperienze, ma
in fin dei
conti non aveva mai provato nulla del genere prima di Jocke. E
probabilmente
non l’avrebbe mai fatto, se non fosse per l’enorme
affetto che provava nei suoi
confronti.
Le circostanze che, tra i tour e le giornate in studio, li avevano
portati ad
innamorarsi l’uno dell’altro non erano ben chiare,
ma erano certi dei loro
sentimenti quanto bastava per prendersi una pausa di riflessione con le
rispettive ragazze. Fino ad accorgersi che sì, si amavano e
no, non se ne
vergognavano per niente.
La cosa migliore della loro relazione era che l’inizio era
stato identico a
quello della più classica storia d’amore: sorrisi,
baci rubati, uscite a cena,
sms carini. A proposito, l’ultimo messaggio da Jocke
l’aveva ricevuto soltanto
da pochi minuti: “Non vedo l’ora che tu arrivi baby
;) Ho voglia di baciarti
ovunque”.
Quando suonò alla porta di casa Berg, l’uomo che
amava gli aprì sorridente.
- Mi sei mancato – disse, baciandolo dolcemente su una
guancia. Entrarono in
soggiorno e Vic lasciò cadere sul pavimento lo zaino che
portava sulle spalle.
- Che hai portato? – chiese il moro, mentre gli sfilava la
giacca in pelle e
l’appendeva all’attaccapanni. Vic indossava una
maglietta dei Sister tagliata e
dei jeans neri molto stretti. Amava la maniera in cui contornavano il
suo
fondoschiena.
- Il pigiama – rispose, come se fosse ovvio.
Jocke sorrise malizioso, avvicinandosi a lui. – Pensi davvero
di dormire
vestito? -
- Beh… -
- Pensi davvero di dormire? – si corresse, poi lo
abbracciò abbassando la testa
del necessario per lasciare una scia di baci leggeri sul collo di Vic,
spostandogli i capelli. Profumavano di balsamo e di fumo.
Il chitarrista rise, accarezzandogli la schiena e giocherellando con le
punte
delle ciocche corvine che ricadevano lisce su di essa. – Ti
amo – disse.
- Anch’io -.
Jocke fece scivolare una
mano lungo il suo corpo, fino ad incontrare la sua, ed
intrecciò le loro dita. –
Andiamo in camera o… vuoi vedere la tv, non so, mangiare
qualcosa? -
Vic sfiorò lentamente la sua guancia. Si era fatto la barba,
la sua pelle era
liscia e morbida, e i suoi occhi erano contornati da una sottilissima
linea di
trucco. – Sei tanto bello – disse, senza rispondere
alla sua domanda, con occhi
stralunati. Il cantante scosse il capo, sorridendo. – Andiamo
– rispose, guidandolo
verso la camera da letto. Aveva comprato delle nuove lenzuola rosse ed
aveva
acceso delle candele profumate lungo il davanzale della grande finestra
accanto
al letto.
- Sei pazzo – sussurrò Vic stupefatto, stringendo
ancora più forte la sua mano.
Sapeva che fosse un tipo romantico, ma non fino a quel punto. Era
perfetto.
Jocke lasciò la sua mano e si andò a sdraiare sul
materasso. – Vieni qui – lo
esortò dopo qualche secondo, visto che non sembrava deciso a
muoversi dalla
porta. Quando finalmente sentì il peso del corpo del
chitarrista appoggiarsi al
letto accanto a lui, ebbe una sensazione di completezza differente da
tutte le
altre volte. Perché ormai sapeva per certo che quella sera
sarebbe stato
definitivamente suo.
Iniziarono a baciarsi con dolce passione, mentre le loro mani vagavano
sopra e
sotto ai vestiti. Quando le magliette furono abbandonate a terra e i
loro torsi
iniziarono a strusciarsi l’uno contro l’altro senza
essere intralciati dalla
stoffa, Vic sentì crescere in lui più che mai la
voglia di sentirlo, se
possibile, ancor più vicino.
Una volta abbassati
anche i jeans e i
boxer, Jocke iniziò a prendersi cura della sua erezione,
baciandola ed
accarezzandola con una dolcezza che non gli era mai appartenuta.
Avrebbe fatto
qualunque cosa per rendere indimenticabile la prima volta del suo uomo.
Lentamente, ogni singolo pezzo di stoffa che ricopriva i loro corpi
venne a
mancare. Non era certo la prima volta che si lasciavano trasportare
dalla
libidine dei preliminari, ma non erano mai stati entrambi completamente
svestiti, come invece lo erano, per la prima volta, in quel momento.
Si toccarono delicatamente a lungo e Jocke iniziò ad
indirizzare le carezze al
luogo del suo desiderio. Il castano non oppose resistenza nemmeno
quando le sue
dita iniziarono ad essere più insistenti. Chiese soltanto
– Farà male? -
- Cercherò di essere più delicato possibile, baby
– rispose il moro, riportando
le dita al suo fondoschiena dopo averle inumidite con la propria
saliva.
Per quanto rilassato potesse essere, la sensazione non fu delle
più piacevoli,
ma Jocke si muoveva lentamente e lo lasciò abituare. Con la
mano libera il
cantante iniziò ad accarezzare la sua erezione, per far
sì che il desiderio non
calasse. Vic cercò di liberare la mente e di concentrarsi
unicamente su quelle
carezze, mentre sentiva i muscoli cominciare a rilassarsi attorno ai
movimenti
esperti delle dita di Jocke, che avvicinò il viso al suo ed
iniziò a baciarlo
lentamente, distraendolo dal dolore che avrebbe potuto provare mentre
cercava
di prepararlo al meglio a ciò che sarebbe accaduto di
lì a poco.
Quando sembrò che i preparativi avessero sortito i loro
effetti, Jocke si alzò
per prendere dal comodino il tubetto di olio lubrificante. Ne cosparse
qualche
goccia sulla punta della sua erezione e con quella che era rimasta
sulle sue
dita unse la fessura di Vic, che se ne stava inerme, osservando
attentamente le
mosse del suo uomo.
- Dimmi se ti faccio male – lo pregò, mettendosi
in ginocchio fra le sue cosce.
Il chitarrista portò istintivamente le caviglie dietro la
sua nuca, per
facilitargli i movimenti, e annuì, deglutendo.
Jocke si avvicinò il più possibile al suo corpo,
esercitando contro di esso una
leggera pressione.
Nonappena vide l’ombra di un sorriso sulle labbra del
castano, spinse il bacino
in avanti con un movimento lento e misurato, entrando dentro di lui
quanto bastava
per farlo gemere e spalancare gli occhi. – Fa male? -
- Un pochino – minimizzò Vic, con la voce
strozzata. Il cantante si ritrasse,
preoccupato. Si abbassò verso il suo viso e lo
baciò dolcemente sulle labbra,
facendo incontrare le loro lingue, e poi sulla guancia e sulla tempia.
– Scusa
-.
- Tranquillo, riproviamo – rispose, convinto, il castano.
Jocke annuì e riprese
la sua posizione. Cercò di rendere i suoi movimenti ancora
più lenti e stavolta
riuscì a procurare al chitarrista un dolore
pressoché minimo. Tuttavia, man
mano che il moro si spingeva sempre più in
profondità, Vic sentiva il corpo
bruciare, come se si stesse lacerando in due parti.
Quando le spinte acquistarono un ritmo regolare, seppure ancora calmo,
alcune
lacrime dovute alle fitte di dolore che lo scuotevano gli bagnarono le
guance,
ma non sentiva il bisogno né il desiderio di porre fine a
tutto ciò. Era da
mesi che entrambi desideravano quel momento ed ormai era troppo tardi
per
spezzare un attimo tanto perfetto.
Finalmente erano uniti in un’unica entità, parte
l’uno dell’altro.
- Dimmi che mi desideri – supplicò il cantante,
con la voce rotta dagli ansimi.
Voleva sentirselo dire perché aveva la stupida paura di
poter rovinare tutto da
un momento all’altro.
- Oh, certo che ti desidero – rispose Vic, mentre sentiva il
proprio corpo
abituarsi gradualmente alle spinte che diventavano sempre
più piacevoli. – Ti desidero
come non ho mai desiderato nessun altro -.
- Ti voglio, ti voglio per sempre –. All’improvviso
Jocke toccò qualcosa,
dentro di lui, che gli fece vedere le stelle. – Aah!
– mugolò, mordendosi un
labbro. Il moro continuò a dirigere le spinte in quella
direzione,
sorreggendosi con un’unica mano per poter accarezzare
l’erezione del suo uomo
con l’altra. Il chitarrista sentì
un’ondata di calore pervaderlo e
l’eccitazione crescere.
Il cantante sorrise quando Vic arrivò innocentemente
all’orgasmo, sporcando il
proprio ventre e la sua mano. Quando riaprì gli occhi,
ricambiò il sorriso. –
Ti amo, sono tuo – ansimò, con quelle ultime gocce
di fiato che gli rimanevano.
- Anch’io ti amo – rispose Jocke, aumentando il
ritmo e l’impetuosità dei suoi
movimenti, fino a raggiungere anche lui l’estasi, buttando
all’indietro i
capelli sudati per lo sforzo. Rimase fermo in quella posizione per
qualche
secondo in più, assaporando finché possibile
quell’aria intrisa di passione e
amore che aleggiava attorno a loro.
Quando si ritrasse e si sdraiò accanto a lui, Vic
coprì i loro corpi con il
lenzuolo e sistemò la testa sul suo petto. – Sento
il tuo cuore che batte –
disse sorridendo. Alzò il viso e sfiorò le labbra
di Jocke con le proprie,
lasciandosi stringere forte. Il cantante gli alzò il mento
con due dita, così
da poterlo guardare negli occhi per un’ultima volta prima di
dormire. – Batte
solo per te -.
Avete presente quei telefilm strappalacrime che le casalighe guardano, a volte, mangiando il gelato? Ecco, mi sembrava di star scrivendo la trama per una cosa così. Oh, quanta dolcezza :') E' davvero molto complicato descrivere una scena del genere e riuscire a renderla del tutto dolce, ma spero di aver fatto un buon lavoro ç_ç