6.
L'ultima botta
Dom
scese scale, poi girò l'angolo, affacciandosi nel bagno, la porta era aperta;
seduto sul bordo della vasca c'era Orlando che, con aria pensierosa, scrutava
le mattonelle del muro di fronte.
"Oh,
scusa, torno dopo..." Fece il ragazzo, tornando sui suoi passi.
"No,
no!" Lo fermò l'altro, allungando una mano. "Ho finito, stavo andando
via."
Dom,
allora, entrò nella stanza e raggiunse l'amico, sedendosi a sua volta sul
bordo, si scambiarono uno sguardo perplesso; indossavano entrambi solo le
mutande, a righe gialle e verdi per Dom, grigie per Orlando.
"Beh?"
Esordì Dominic, con un cenno del capo.
"Ma
sai che in fondo hai ragione tu?" Disse Orlando, annuendo.
"Ah,
sì?" Domandò l'amico.
"Certo."
Confermò Orlando, continuando ad annuire. "In fondo chi se ne frega, se
non mi vuole vuol dire che non mi merita."
"Giusto!"
Commentò allegramente Dom.
"Che
se ne vada pure sbattendo la porta." Riprese Orlando. "Io posso
vivere benissimo anche senza di lei!" Dichiarò infine, con aria decisa;
l'amico alzò l'indice, con espressione seria.
"Lo
diceva anche Gloria Gaynor." Affermò ondeggiando.
"Già..."
Confermò Orlando, assecondandolo.
Amy,
dirigendosi verso la cucina, passò davanti alla porta aperta del bagno; sentì
delle voci molto stonate e guardò dentro. Orlando e Dom stavano cantando,
dimenando goffamente i loro sederi e agitando le braccine.
"...ho
il mio amore da dare, ho la mia vita da vivere, io sopravviverò, io
sopravviveròòòòòòò!!!" Gorgheggiavano soddisfatti.
La
ragazza si trattenne dallo scoppiare a ridere in maniera sconveniente, così,
passandosi una mano sulla fronte, si allontanò.
Elijah
e Billy erano in cucina, seduti a chiaccherare davanti agli avanzi del the; Lij
si era appena acceso una sigaretta. Videro entrare Amy con espressione molto
perplessa.
"Che
faccia hai?" Le domandò Billy; la ragazza ci pensò per un secondo, poi
sorrise.
"Credo
di aver appena visto, in bagno, Orlando e Dom, in mutande, che cantano I
will survive, sbattendo culo contro culo..." Spiegò poi, ridacchiando.
"No!"
Saltò su Billy. "Devo vederli." Proclamò allontanandosi, mentre Lij
rideva fumando; e continuò a farlo, finché non sentì su di se lo sguardo gelido
di Amy.
"Cosa
c'è?" Le domandò.
"Potresti
spengerla, oppure fumare fuori?" Gli chiese lei, incrociando le braccia.
"Oh,
per favore!" Implorò lui, tenendo la cicca tra le dita. "A New York
poco ci manca che non ci fanno fumare nemmeno sui marciapiedi!" Protestò.
"E
fanno bene!" Replicò lei.
"Abbiamo
dei diritti anche noi fumatori." Tentò lui.
"Sì,
per la vostra salute, avete il diritto di smettere." Ribatté immediata la
ragazza. "Oppure ti vuoi ritrovare a quarant'anni con un infarto o un paio
di by-pass, oppure potresti anche superare la fase critica, tra i quaranta e i
sessant'anni..." Lij l'ascoltava sempre più umiliato, mentre la sigaretta
si consumava tra le sue dita. "...arriverai alla vecchiaia con le dita
gialle fosforescenti, i denti che ti cadono e l'uccello che non ti funziona da
almeno trent'anni!" Concluse decisa; il ragazzo spense il mozzicone nel
posacenere.
"Grazie
Amy, mi è passata la voglia..."
"Prego."
Rispose la ragazza, voltandosi verso il mobile della cucina; lui si grattò la
testa.
"Perché
ce l'hai tanto coi fumatori, Amy?" Le domandò Lij, dopo un po', mentre lei
cominciava a lavare i piatti.
"Mio
padre lo ha ucciso il fumo." Rispose seria lei, senza voltarsi. "E tu
sei troppo giovane, ed hai troppo talento, per buttarti via così."
Aggiunse girandosi e guardandolo negl'occhi. "Smetti, finché sei in
tempo." Lui le fece un breve sorriso sincero, e si rimise in tasca
l'accendino.
La luce
della luna attraversava le listarelle delle persiane, era una notte stranamente
limpida, per essere in Scozia, non c'era neanche vento.
Orlando
si era svegliato da qualche minuto e non riusciva a riprendere sonno; Dominic
russava nel suo sacco a pelo, voltato verso il muro. Il ragazzo si mise seduto,
ravviandosi i capelli, poi gattonò fino al bordo inferiore del letto e scese,
stando bene attento a non fare rumore; infine, dopo un ultimo sguardo
all'amico, uscì dalla stanza.
Scese
al piano di sotto e si accorse subito che c'era della luce in camera di Amy; si
avvicinò e vide la porta leggermente socchiusa. La scostò.
La
ragazza sollevò gli occhi da delle carte che teneva posate sulle ginocchia e lo
vide; gli sorrise e lui entrò, richiudendosi la porta alle spalle.
"Sei
ancora sveglia." Disse il ragazzo.
"Dovevo
dare uno sguardo a questa roba..." Indicò i fogli. "...per domani. E
tu?"
"Mi
ha svegliato quel trombone di Dom." Risero entrambi.
"Vieni."
Lo invitò lei, porgendogli la mano, con sguardo dolce; Orlando non se lo fece
ripetere, si avvicinò, le prese la mano e si sdraiò accanto a lei.
Si
guardarono negl'occhi per un po', poi Orlando chinò lo sguardo, ed Amy gli
abbracciò la testa, facendogliela posare sul suo seno; lui la strinse alla
vita.
"Devi
dirmi qualcosa?" Gli domandò la ragazza, carezzandogli i capelli.
"Io
parto con i ragazzi." Rispose lui.
"Me
lo immaginavo." Annuì Amy.
"Profumi
di borotalco..." Mormorò Orlando, ancora col viso immerso nella sua pelle.
"Smettila
di annusarmi le tette!" Sbottò divertita la ragazza; lui scoppiò a ridere,
senza muovere il viso.
"No,
perché?! Hanno un così buon odore..." Protestò poi; dopo di che la strinse
a se, passando la mano sulle sue natiche.
"Fossi
in te la smetterei." Gli consigliò saggiamente Amy, con un sorrisino
furbo; lui alzò gli occhi, con espressione maliziosa e divertita. "O
potresti fare la fine dell'altra volta..."
"Ahh!"
Sospirò Orlando, scostandosi e mettendosi supino accanto alla ragazza.
"Colpo bassissimo!" Aggiunse, portandosi una mano sul viso.
"Dai,
non fare il teatrante!" Esclamò lei ridendo, ma sentiva benissimo che,
sotto la mano, anche Orlando faceva altrettanto; di colpo lui tolse la mano e
si girò su un fianco, guardandola negl'occhi.
"Ma
è stata tutta colpa tua." Dichiarò puntandole l'indice sul naso.
"Ammetto
che possa anche essere stata colpa mia." Replicò la ragazza. "Ma ti
avevo detto di fermarti." Aggiunse con calma.
"Oh,
Amy, Amy, che cosa mi hai fatto!" Lei rideva, mentre Orlando tornava a
mettersi a pancia in su, levando gli occhi al soffitto. "Ero un comune
ragazzo vip, attratto da ragazze magre e piene di spigoli, e ora mi ritrovo ad
affondare nel mare delle rotondità femminili!" Proclamò con tono arreso,
ma col sorriso sulle labbra.
"Poverino!"
Lo compianse Amy. "Vieni qui..." Gli disse, prendendolo dolcemente
per un braccio. "Avrai tempo per gli spigoli, adesso affonda un altro
po'..." Aggiunse con un sorriso comprensivo; lui, con occhio languido e
dolce, la abbracciò di nuovo.
"Mi
provochi, così..." Mormorò il ragazzo, baciandole il collo.
"Mhh,
mi piace..." Rispose Amy, passandogli una mano sotto la maglietta.
"Ti adoro quando fai il micione coccoloso..." Lo sentì ridere contro
la sua pelle, e lei fece altrettanto, mentre si allungava per spegnere la luce.
Orlando
entrò in cucina passandosi una mano tra i capelli; Dom era seduto a tavola, in
linea d'aria proprio di fronte al nuovo arrivato, Lij era in piedi vicino al
fornello. Bill, seduto accanto a Dom, lo salutò solo con la mano, perché aveva
la bocca piena. Era una bella mattina di sole.
"Ahh,
buongiorno." Salutò allusivo Dominic, quando vide entrare l'amico.
"Giorno
a tutti." Rispose Orlando.
"E
sentiamo un po'..." Continuò Dom, con aria furbetta. "...dov'è che
sei stato stanotte?" Orlando gli lanciò un'occhiata sarcastica.
"Per
quanto ti riguarda, la notte potrei anche averla passata sul gabinetto."
Gli rispose poi, acido.
"Dai!"
Sbottò l'altro, sotto gli sguardi perplessi degli altri due. "Non
prendermi in giro, lo sanno tutti che tu non caghi mai!" Orlando levò gli
occhi al soffitto, poi sbuffò.
"Ma
si può sapere come cazzo è nata, questa leggenda metropolitana sulla mia
presunta stitichezza?!" Domandò poi, posando le mani sui fianchi.
"Non
è una leggenda, ma l'unica spiegazione al fatto che nella tua roulotte in Nuova
Zelanda c'era sempre la carta igienica e nella mia no." Decretò Dominic.
"Ma
che cazzo ne so io di cosa ci fai tu con la carta igienica!" Sbottò
Orlando.
"Naaa,
la verità è che tu e Viggo non cagate mai." Insisté l'amico scuotendo il
capo; l'altro sospirò portandosi una mano alla fronte.
"Guarda..."
Intervenne Lij, attirando l'attenzione di Orlando. "...è inutile che
continui, tanto quando si mette in testa qualcosa..."
"Allora,
dove hai passato la notte?" Riprese Dom.
"Madonna,
che palle!" Sbottò Orlando.
"Che
cos'è quello?" Domandò all'improvviso Dom; Billy ridacchiava versandosi il
caffè.
"Cosa?!"
Chiese Orlando spalancando gli occhi.
"Sul
collo..." Indicò l'amico; lui si portò istintivamente la mano al punto
incriminato. "...un succhiotto..." Orlando fece pressione con le
dita, per vedere se sentiva qualcosa.
"Ti
sta prendendo per il culo." Gli disse Lij divertito. "Non hai
nulla." Orlando tolse la mano dal collo e si girò verso Dominic con
sguardo offeso.
"Che
testa di cazzo." Sibilò; l'amico scoppiò a ridere. "Ma proprio
pluripremiata..."
"Abbiamo
la coduzza di paglia, eh?" Lo provocò Dom; Orlando gli fece una smorfia
acida.
"Rassegnati,
Ob, ormai è partito." Gli consigliò Billy.
"Uhhh,
come mi diverto!" Esclamò Dominic, spenzolandosi dallo schienale della
sedia. "Quanto mi piace provocare, è il mio pane!" Continuò
allegramente.
"Falla
finita, rotto in culo." Borbottò Orlando, voltandosi verso il frigo per
prendere del succo di frutta; Dom continuava a ridere.
"Buongiorno
a tutti." Salutò Amy entrando; era già vestita e pettinata. I ragazzi
risposero al saluto; Dom fece un sorrisino malizioso.
La
ragazza si avvicinò al mobile, dove Orlando si stava versando il succo, e gli
toccò un braccio per farsi vedere, lui si girò e sorrise.
"Buongiorno."
Disse la ragazza.
"Buongiorno
a te." Rispose lui, poi si scambiarono un lievissimo bacio sulle labbra...
e rimasero bloccati, quando si accorsero di averlo fatto davanti a tutti.
"E
allora! Ma vieniiii!!" Esclamò soddisfatto Dom, alzandosi in piedi e
mimando gesti di giubilo; Orlando, imprecando, si girò verso il mobile e cominciò
a sbattere la fronte contro lo sportello del pensile.
"Ma
che succede?" Domandò ingenuamente Amy; Lij e Billy si scambiavano sguardi
di trattenuta ilarità, appoggiando il mento sulle mani.
"Ma
che ci posso fare se sono avanti?!" Proclamava Dom, nel frattempo, posando
un piede sulla sedia.
"Odio
dargli ragione..." Ringhiava Orlando nello stesso momento, sempre
sbattendo la testa contro il mobile; adesso Dominic ballava e cantava il suo
trionfo. "Smettila, cazzo!" Sbottò alla fine, lanciando qualcosa che
prese in pieno l'amico sulla testa.
"Ahia!"
Esclamò Dom, seguendo con gli occhi l'oggetto non identificato che cadeva a
terra dopo averlo colpito. "Ma che cazzo mi hai tirato?!" Domandò
chinandosi. "Una mela?!?!" Affermò costernato, tornando in superficie
con il frutto ammaccato.
"Beh,
e allora?!" Chiese Orlando, con tono di sfida.
"E'
dura, cazzo!" Billy e Lij, ormai, erano stesi sul tavolo con le lacrime
agl'occhi.
"Non
lo sai che una mela al giorno toglie il medico di torno?" Replicò
sarcastico Orlando.
"Ma
vaffanculo te e il medico!" Ribatté l'altro.
"E
allora..." Intervenne Amy, nel disperato tentativo di arginare un nuovo
scontro tra i due ragazzi. "...quando partite?" Domandò.
"Stasera."
Le rispose Billy.
"Ho
un aereo per New York nel pomeriggio di domani." Spiegò Lij.
"Oh,
mi dispiace che ve ne andate così presto." Si rammaricò al ragazza; ma
proprio mentre pronunciava quelle parole, grazie ad una leggera spinta, si
accorse che Orlando e Dominic avevano ricominciato a darsele. Amy lanciò
un'occhiata rassegnata agli altri due.
"Sei
proprio sicura che ti dispiaccia?" Le domandò ironico Billy; esasperata,
la ragazza si girò verso i due contendenti.
"E
fatela finita!" Sbottò sorridendo.
"Io?
Ma dillo a lui!" Esclamò Orlando, impegnato a tenere lontano Dom
spingendogli il mento. "Questo finocchio non può fare a meno di saltarmi
addosso!" Aggiunse, e l'amico si fermò all'improvviso, alzando l'indice.
"Ah
no, questo non lo accetto." Protestò con espressione seria. "Fino a
prova contraria, sei tu quello con la reputazione di culo rotto." Orlando
fece una faccia poco raccomandabile e alquanto irritata.
"Ora
te lo faccio vedere io, come si rompe un culo." Minacciò poi; Amy sospirò
arresa, appoggiandosi contro il mobile.
Un paio
d'ore più tardi, i ragazzi si erano spostati al piano di sopra, a fare le
valigie; tra battute, frizzi e lazzi, il lavoro procedeva in modo abbastanza
tranquillo. Almeno finché Amy non si affacciò in fondo alla rampa delle scale
chiamando Orlando.
"Dimmi
biscottino!" Rispose allegramente il ragazzo, sporgendosi dalla ringhiera;
la vide in fondo alle scale, con un'espressione enigmatica.
"Al
telefono." Gli disse lei.
"Vengo
subito." Ribatté Orlando, preparandosi a scendere; Amy annuì e poi si
spostò, sparendo oltre il muro.
Il
ragazzo rimase piuttosto perplesso, quando arrivato in fondo non la trovò da
nessuna parte; forse era tornata in cucina. Fece una smorfia interrogativa poi,
senza perdere il buonumore, si avvicinò al telefono ed afferrò al cornetta.
"Heylà,
pronto!" Rispose sorridendo.
"Ciao
Orlando..." Quella voce. "Sono Kate." Proprio lei; il viso di
Orlando si tramutò all'istante in una maschera gelida.
"Ciao."
Rispose freddamente.
"Come
stai?" Gli chiese titubante la ragazza.
"Benissimo."
Telegrafò serafico lui.
"Anch'io
sto bene, e..."
"Come
mi hai rintracciato?" Domandò Orlando all'improvviso, interrompendola; ci
fu qualche secondo di silenzio.
"Non
sapevo dove trovarti, così... ho chiamato a casa tua..." Mormorò Kate, con
leggero imbarazzo.
"Mia
madre ti ha dato questo numero?" Sbottò il ragazzo, alzando leggermente la
voce.
"No."
Si affrettò a rispondere lei. "Non era in casa, me lo ha dato tua
sorella..." Appunto mentale per il ritorno a Londra: torturare ed
uccidere Virginia Bloom con le mie mani.
"Perché
mi stai cercando, Kate?" Si decise a chiedere Orlando.
"Ecco..."
Sembrava piuttosto indecisa; lui stava perdendo la pazienza e si muoveva da un
piede all'altro. "...non credo che noi due ci siamo chiariti nel modo
giusto..." Orlando aggrottò le sopracciglia, fermando il movimento.
"...il periodo che ho passato con te è stato forse il più bello della mia
vita..." Attenzione improvvisamente risvegliata. "...tu sei un
ragazzo così dolce, gentile, e sei un amante favoloso..." Piccolo
gongolamento di soddisfazione, scintillina di speranza.
"Ma
Kate, tutte queste cose valgono anche per me, lo sai..." Intevenne lui,
dolcemente.
"Certo
che lo so, Orlando, e io ti voglio bene." Replicò immediata la ragazza.
"Anch'io
ti voglio bene, dolcezza." La fiammella di speranza stava prendendo
vigore.
"Per
questo... per questo mi dispiace per il modo in cui sono andata via l'ultima
volta..." Sentiva ancora quella porta che si chiudeva alle sue spalle, ed
il suo cuore che andava in frantumi, ma piccoli piccoli. "A causa di
questo, devo chiederti una cosa."
"Tutto
quello che vuoi." Proclamò lui, sporgendosi sul mobiletto del telefono,
come se questo lo avvicinasse alla ragazza.
"Ho
lasciato molte cose lì, tra cui le chiavi, ed ora non so come fare ad entrare
nel tuo appartamento..." Orlando si raddrizzò lentamente, poi socchiuse
gli occhi e strinse la cornetta come se volesse disintegrarla.
Ma
brutta cretina, cerebrolesa, rincoglionita e deficente! Ma chiedile al
portiere, esserino amebico dal cervellino liofilizzato! Ma cosa cazzo me ne
frega se sei così suonata da esserti dimenticata le chiavi, forse eri troppo
impegnata ad umiliarmi!? Forse ti sei giocata l'ultimo centimetro quadrato di
materia grigia nello schiarimento dei capelli?! Non ci posso fare nulla, se sei
STUPIDA come la tazza del gabinetto e delicata come una badilata nei reni, se
nella tua preoccupazione di eclissarti prima che trovassi la forza di reagire,
ti sei dimenticata perfino quel poco cervello di cui madre natura ti aveva
dotata, perciò sai che devi fare? Andartene a cagare una volta per tutte,
brutta stronza!!!!
Questo
fu quello che il cervello di Orlando elaborò nei trenta secondi di silenzio
successivi, e che lui avrebbe voluto, ma davvero voluto, dirle; invece la
risposta fu un'altra.
"Puoi
chiederle al signor Johnson, è lui che mi annaffia le piante..." Scandì il
ragazzo con voce meccanica e con il calore di una banchisa artica.
"Grazie,
sei sempre un tesoro." Rispose soddisfatta Kate. "Torni a Los
Angeles?" Gli domandò poi.
"No."
Affermò secco; si sentiva così gelido che il suo cervello aveva probabilmente
fatto la brina, come un freezer. "Almeno, non per ora." Aggiunse poi,
accorgendosi di essere stato brusco.
"Ah...
bene, capisco." Ammise lei. "Allora, ci vediamo in giro."
L'unico desiderio di Orlando, in quel momento, era quello che almeno uno di
loro due scomparisse dalla faccia della Terra, e gli fosse fatta la grazia di
non rivederla più.
"Sì,
ci vediamo." Salutò glaciale.
"Un
bacione, ciao." Ribatté dolcemente Kate.
Sì,
baciami l'uc... non lo fa neanche tanto bene, detto tra noi... Solo in quel momento Orlando si
accorse che la ragazza aveva riattaccato; posò la cornetta e tornò di sopra.
In
camera Dom era intendo nell'ardua piegatura del suo sacco a pelo, mentre Lij
era sbracato sul letto, con solo la testa e la parte alta delle spalle
appoggiata al muro; Billy era di fronte a quest'ultimo, in piedi, appoggiato al
cassettone. Ridevano dell'ultima battuta, ma smisero, quando entrò Orlando con
una faccia indecifrabile.
"Chi
era al telefono?" Gli chiese Lij, come si fa normalmente; Orlando, con
l'espressività di un nano di gesso, si girò verso di lui e rispose.
"Kate."
Disse, con voce incolore; Dom alzò subito la testa dal suo lavoro, sguardi
allarmati volarono tra i tre amici.
"E...
cosa voleva?" Si azzardò a domandare Billy, dopo qualche istante,
scostandosi leggermente dal mobile; Orlando assunse un'espressione noncurante.
"Beh,
quando mi ha lasciato aveva un po' fretta, e... ha dimenticato le chiavi, ora
non sa come fare ad entrare in casa mia per prendere la sua roba." Spiegò,
apparentemente tranquillo; la sua calma gelò gli amici, Lij e Billy si
scambiarono uno sguardo perplesso.
"Ma
cos'è, cretina?" Intervenne Dom, senza alzare la testa dal sacco a pelo,
ed interrompendo l'imbarazzante quanto inutile silenzio che era calato; tutti
lo guardarono. "Non le poteva chiedere al portiere?" Continuò, come
se nulla fosse; lentamente Billy e Lij si girarono verso Orlando, che però
rimase impassibile.
"Ho
lasciato alcune cose di sotto, vado a prenderle." Affermò infine il
ragazzo, poi si girò ed uscì dalla stanza; i tre rimasti si guardarono
preoccupati.
"Uhuu..."
Commentò Lij, roteando gli occhi e appoggiandosi al muro.
"Ragazzi
allarme." Annunciò Billy. "Mi è entrato nella Modalità Iceberg, e lo
sapete cosa succede quando fa così." Aggiunse.
"Lo
so sì." Annuì Dom. "Rischiamo di fare tutti la fine del
Titanic!"
"Però,
io veramente non capisco." Fece Elijah, guardando nel vuoto. "Cosa le
sarà preso, di chiamarlo così, per una cazzata del genere, non lo sa che sta
ancora male?"
"Andiamo
Lij!" Sbottò Dominic. "Lo sai che quella è una gatta morta!"
"Tu
non hai mai potuto soffrire Kate, ma io non voglio dire come te." Replicò
Lij. "Ho avuto modo di frequentarla, e non mi è sembrata una
stupida."
"Mah,
devo dare ragione a Lij." Intervenne Billy. "E' sempre stata così
carina e dolce."
"Stucchevole
e oca, vorrai dire!" Esclamò Dom.
"Non
esagerare." Lo blandì l'amico.
"Io
lo sapevo che gli spezzava il cuore." Dichiarò annuendo, poi si rivolse a
Lji. "Sai che ti dico, l'inizio della fine è stato il servizio fotografico
di Viggo."
"Eh,
sì." Si trovò a confermare l'altro ragazzo. "Tu hai visto il libro di
Viggo, Bill?"
"Me
lo ha mandato e gli ho dato un'occhiata, le foto mi sono sembrate molto
belle..." All'improvviso il suo viso si fece sospettoso. "Non
penserete che lo abbia lasciato perché tutto il mondo può vedere il suo culo su
un libro fotografico?!" Chiese allibito.
"Ma
no, non hai capito un cazzo." Fece Dom scuotendo il capo. "Il fatto è
che lei era gelosa." Spiegò, come se fosse ovvio.
"Gelosa?
E di chi, delle fan di Orlando, forse?" Domandò stupito l'amico.
"Nah."
Negò Lij, scuotendo il capo.
"E
allora?" Continuò il sempre più confuso Billy. "Mica di Viggo?!"
Aggiunse allarmato.
"Essu!
Lo sai meglio di me, che quella storia di loro due è una minchiata!"
Esclamò Dom allargando le braccia.
"Certo!"
Rispose prontamente il ragazzo. "Ma per un attimo mi avete spaventato..."
"E'
lui, che non s'è spiegato bene." Intervenne Elijah, indicando Dom; Billy
si mise ad ascoltarlo. "Kate non era gelosa, ma invidiosa, perché Viggo ha
scelto Orlando e non lei per fare quel servizio." Spiegò il ragazzo con
calma.
"Ahh,
ora è chiaro!" Esclamò infine Billy, incrociando le braccia e poggiandosi
di nuovo contro il mobile. "Se tu, Dom, ti decidessi a parlare inglese,
invece che Monaghanese..."
"Eh
eh eh..." Rise acidamente l'amico. "...spiritoso..."
"Comunque..."
Riprese Bill, ignorandolo e girandosi verso l'altro ragazzo. "...se è vero
quello che dite, è veramente brutto, una cosa proprio da persone brutte."
Concluse tristemente.
"E
Orlando non se lo merita." Aggiunse Dom, mentre riusciva finalmente a
chiudere la lampo della sua borsa; gli altri due non poterono fare altro che
annuire.
Orlando
era seduto sulla panca fuori della porta, con i gomiti sulle ginocchia e il
mento sulle mani; guardava l'orizzonte, perso nei propri pensieri. Amy lo
raggiunse, dopo averlo osservato per qualche secondo restando sulla soglia; si
sedette al suo fianco, guardando anche lei verso il lago. Lui fece un sorriso
appena accennato, senza guardarla, ma per farle capire che gli faceva piacere
fosse lì.
"Era
lei..." Mormorò la ragazza, dopo un po', timidamente. "...al
telefono, prima, vero?"
"Sì."
Rispose soltanto Orlando, continuando a guardare avanti.
"E
com'è andata?" Osò Amy, posando la mani sul bordo della panca e
sporgendosi col busto; il ragazzo sospirò.
"Non
nego di aver nutrito qualche speranza." Ammise infine. "Ma ora è
finita davvero."
"Era
finita anche prima." Intervenne lei; la guardò. "Solo che non volevi
rassegnarti." Aggiunse fissandolo negl'occhi con un sorriso dolce; lui
fece una smorfia amara.
"Avrei
voluto sputarle addosso il veleno di cento cobra..." Affermò Orlando,
scuotendo la testa. "...invece, come al solito, mi sono trasformato in una
specie di... di monolito di ghiaccio..."
"Tranquillo,
è una reazione come un'altra, la rabbia si manifesta in tanti modi." Lo
rassicurò Amy. "Pensa che ti è servito a capire di non essere più
innamorato di lei." Fu come se quelle parole gli avessero aperto una
finestra nel cervello e dato aria; sollevò il capo e la guardò, con espressione
sorpresa.
"Oddio,
hai ragione..." Mormorò, mentre il sorriso si allargava sulle sue labbra.
"...non sono più innamorato di lei..." Aggiunse ancora incredulo.
"Lo
si scopre sempre all'improvviso." Commentò tranquilla la ragazza.
"Beh,
allora..." Fece Orlando, premendo le mani sulle ginocchia e tornando a
guardare avanti. "...a quanto pare questo capitolo della mia vita è
chiuso, non mi resta che guardare al futuro." Aggiunse ottimista.
"Direi
di sì." Confermò Amy. "Del resto, solo alla morte non c'è
rimedio." Affermò poi, stringendosi nelle spalle.
"Ora
sarà meglio che torni di sopra." Disse il ragazzo, alzandosi; poi si girò
verso di lei con un sorriso birichino. "O penseranno che mi sono buttato
nel lago." Amy rise.
Orlando
sbadigliò, stiracchiandosi al sole; questo fece sollevare un po' la sua
camicia, e siccome aveva solo due bottoni allacciati, gli si scoprì un po' la
pancia. Amy non poté fare a meno di osservare ammirata: quel triangolo di pelle
esercitava un'attrazione non indifferente. Decise di esorcizzare.
"Orlando..."
Chiamò la ragazza; lui si girò.
"Eh?"
"Non
poteresti comprarti dei pantaloni più giusti?" Gli domandò, commentando
distrattamente il suo abbigliamento.
"Perché?
Questi cosa hanno che non va?" Replicò lui, osservando i calzoni tipo
mimetico che indossava.
"Ti
cadono?" Osservò lei, sollevando le sopracciglia ironica; Orlando sollevò
la camicia, scoprendo del tutto il suo addome tatuato, e verificando la
chiusura dei pantaloni. Erano grandi, in effetti, ma non credeva che gli
sarebbero scesi.
"A
me sembra che siano perfetti." Affermò infine, tornando a guardare lei,
che si era messa in piedi; continuava a tenere su la camicia.
"Sì..."
Fece Amy, avvicinandosi. "...ma solo perché ti piace mettere in mostra il
tuo bel pancino!" Aggiunse divertita, toccandogli l'ombelico con l'indice;
Orlando sorrise.
"C'è
chi se lo può permettere..." Dichiarò infine; entrambi scoppiarono a
ridere.
CONTINUA...