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Autore: CowgirlSara    23/04/2004    4 recensioni
Ammettiamolo: essere scaricati fa male. Ma siamo sicuri che l’idea di Orlando di rifugiarsi tra le brughiere della Scozia sia quella giusta? Tra maiali, tacchini e bellezze locali, la lotta per la sopravvivenza di un ragazzo di città.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billy Boyd, Dominic Monaghan, Elijah Wood, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. L'ultima botta

 

Dom scese scale, poi girò l'angolo, affacciandosi nel bagno, la porta era aperta; seduto sul bordo della vasca c'era Orlando che, con aria pensierosa, scrutava le mattonelle del muro di fronte.

"Oh, scusa, torno dopo..." Fece il ragazzo, tornando sui suoi passi.

"No, no!" Lo fermò l'altro, allungando una mano. "Ho finito, stavo andando via."

Dom, allora, entrò nella stanza e raggiunse l'amico, sedendosi a sua volta sul bordo, si scambiarono uno sguardo perplesso; indossavano entrambi solo le mutande, a righe gialle e verdi per Dom, grigie per Orlando.

"Beh?" Esordì Dominic, con un cenno del capo.

"Ma sai che in fondo hai ragione tu?" Disse Orlando, annuendo.

"Ah, sì?" Domandò l'amico.

"Certo." Confermò Orlando, continuando ad annuire. "In fondo chi se ne frega, se non mi vuole vuol dire che non mi merita."

"Giusto!" Commentò allegramente Dom.

"Che se ne vada pure sbattendo la porta." Riprese Orlando. "Io posso vivere benissimo anche senza di lei!" Dichiarò infine, con aria decisa; l'amico alzò l'indice, con espressione seria.

"Lo diceva anche Gloria Gaynor." Affermò ondeggiando.

"Già..." Confermò Orlando, assecondandolo.

Amy, dirigendosi verso la cucina, passò davanti alla porta aperta del bagno; sentì delle voci molto stonate e guardò dentro. Orlando e Dom stavano cantando, dimenando goffamente i loro sederi e agitando le braccine.

"...ho il mio amore da dare, ho la mia vita da vivere, io sopravviverò, io sopravviveròòòòòòò!!!" Gorgheggiavano soddisfatti.

La ragazza si trattenne dallo scoppiare a ridere in maniera sconveniente, così, passandosi una mano sulla fronte, si allontanò.

 

Elijah e Billy erano in cucina, seduti a chiaccherare davanti agli avanzi del the; Lij si era appena acceso una sigaretta. Videro entrare Amy con espressione molto perplessa.

"Che faccia hai?" Le domandò Billy; la ragazza ci pensò per un secondo, poi sorrise.

"Credo di aver appena visto, in bagno, Orlando e Dom, in mutande, che cantano I will survive, sbattendo culo contro culo..." Spiegò poi, ridacchiando.

"No!" Saltò su Billy. "Devo vederli." Proclamò allontanandosi, mentre Lij rideva fumando; e continuò a farlo, finché non sentì su di se lo sguardo gelido di Amy.

"Cosa c'è?" Le domandò.

"Potresti spengerla, oppure fumare fuori?" Gli chiese lei, incrociando le braccia.

"Oh, per favore!" Implorò lui, tenendo la cicca tra le dita. "A New York poco ci manca che non ci fanno fumare nemmeno sui marciapiedi!" Protestò.

"E fanno bene!" Replicò lei.

"Abbiamo dei diritti anche noi fumatori." Tentò lui.

"Sì, per la vostra salute, avete il diritto di smettere." Ribatté immediata la ragazza. "Oppure ti vuoi ritrovare a quarant'anni con un infarto o un paio di by-pass, oppure potresti anche superare la fase critica, tra i quaranta e i sessant'anni..." Lij l'ascoltava sempre più umiliato, mentre la sigaretta si consumava tra le sue dita. "...arriverai alla vecchiaia con le dita gialle fosforescenti, i denti che ti cadono e l'uccello che non ti funziona da almeno trent'anni!" Concluse decisa; il ragazzo spense il mozzicone nel posacenere.

"Grazie Amy, mi è passata la voglia..."

"Prego." Rispose la ragazza, voltandosi verso il mobile della cucina; lui si grattò la testa.

"Perché ce l'hai tanto coi fumatori, Amy?" Le domandò Lij, dopo un po', mentre lei cominciava a lavare i piatti.

"Mio padre lo ha ucciso il fumo." Rispose seria lei, senza voltarsi. "E tu sei troppo giovane, ed hai troppo talento, per buttarti via così." Aggiunse girandosi e guardandolo negl'occhi. "Smetti, finché sei in tempo." Lui le fece un breve sorriso sincero, e si rimise in tasca l'accendino.

 

La luce della luna attraversava le listarelle delle persiane, era una notte stranamente limpida, per essere in Scozia, non c'era neanche vento.

Orlando si era svegliato da qualche minuto e non riusciva a riprendere sonno; Dominic russava nel suo sacco a pelo, voltato verso il muro. Il ragazzo si mise seduto, ravviandosi i capelli, poi gattonò fino al bordo inferiore del letto e scese, stando bene attento a non fare rumore; infine, dopo un ultimo sguardo all'amico, uscì dalla stanza.

Scese al piano di sotto e si accorse subito che c'era della luce in camera di Amy; si avvicinò e vide la porta leggermente socchiusa. La scostò.

La ragazza sollevò gli occhi da delle carte che teneva posate sulle ginocchia e lo vide; gli sorrise e lui entrò, richiudendosi la porta alle spalle.

"Sei ancora sveglia." Disse il ragazzo.

"Dovevo dare uno sguardo a questa roba..." Indicò i fogli. "...per domani. E tu?"

"Mi ha svegliato quel trombone di Dom." Risero entrambi.

"Vieni." Lo invitò lei, porgendogli la mano, con sguardo dolce; Orlando non se lo fece ripetere, si avvicinò, le prese la mano e si sdraiò accanto a lei.

Si guardarono negl'occhi per un po', poi Orlando chinò lo sguardo, ed Amy gli abbracciò la testa, facendogliela posare sul suo seno; lui la strinse alla vita.

"Devi dirmi qualcosa?" Gli domandò la ragazza, carezzandogli i capelli.

"Io parto con i ragazzi." Rispose lui.

"Me lo immaginavo." Annuì Amy.

"Profumi di borotalco..." Mormorò Orlando, ancora col viso immerso nella sua pelle.

"Smettila di annusarmi le tette!" Sbottò divertita la ragazza; lui scoppiò a ridere, senza muovere il viso.

"No, perché?! Hanno un così buon odore..." Protestò poi; dopo di che la strinse a se, passando la mano sulle sue natiche.

"Fossi in te la smetterei." Gli consigliò saggiamente Amy, con un sorrisino furbo; lui alzò gli occhi, con espressione maliziosa e divertita. "O potresti fare la fine dell'altra volta..."

"Ahh!" Sospirò Orlando, scostandosi e mettendosi supino accanto alla ragazza. "Colpo bassissimo!" Aggiunse, portandosi una mano sul viso.

"Dai, non fare il teatrante!" Esclamò lei ridendo, ma sentiva benissimo che, sotto la mano, anche Orlando faceva altrettanto; di colpo lui tolse la mano e si girò su un fianco, guardandola negl'occhi.

"Ma è stata tutta colpa tua." Dichiarò puntandole l'indice sul naso.

"Ammetto che possa anche essere stata colpa mia." Replicò la ragazza. "Ma ti avevo detto di fermarti." Aggiunse con calma.

"Oh, Amy, Amy, che cosa mi hai fatto!" Lei rideva, mentre Orlando tornava a mettersi a pancia in su, levando gli occhi al soffitto. "Ero un comune ragazzo vip, attratto da ragazze magre e piene di spigoli, e ora mi ritrovo ad affondare nel mare delle rotondità femminili!" Proclamò con tono arreso, ma col sorriso sulle labbra.

"Poverino!" Lo compianse Amy. "Vieni qui..." Gli disse, prendendolo dolcemente per un braccio. "Avrai tempo per gli spigoli, adesso affonda un altro po'..." Aggiunse con un sorriso comprensivo; lui, con occhio languido e dolce, la abbracciò di nuovo.

"Mi provochi, così..." Mormorò il ragazzo, baciandole il collo.

"Mhh, mi piace..." Rispose Amy, passandogli una mano sotto la maglietta. "Ti adoro quando fai il micione coccoloso..." Lo sentì ridere contro la sua pelle, e lei fece altrettanto, mentre si allungava per spegnere la luce.

 

Orlando entrò in cucina passandosi una mano tra i capelli; Dom era seduto a tavola, in linea d'aria proprio di fronte al nuovo arrivato, Lij era in piedi vicino al fornello. Bill, seduto accanto a Dom, lo salutò solo con la mano, perché aveva la bocca piena. Era una bella mattina di sole.

"Ahh, buongiorno." Salutò allusivo Dominic, quando vide entrare l'amico.

"Giorno a tutti." Rispose Orlando.

"E sentiamo un po'..." Continuò Dom, con aria furbetta. "...dov'è che sei stato stanotte?" Orlando gli lanciò un'occhiata sarcastica.

"Per quanto ti riguarda, la notte potrei anche averla passata sul gabinetto." Gli rispose poi, acido.

"Dai!" Sbottò l'altro, sotto gli sguardi perplessi degli altri due. "Non prendermi in giro, lo sanno tutti che tu non caghi mai!" Orlando levò gli occhi al soffitto, poi sbuffò.

"Ma si può sapere come cazzo è nata, questa leggenda metropolitana sulla mia presunta stitichezza?!" Domandò poi, posando le mani sui fianchi.

"Non è una leggenda, ma l'unica spiegazione al fatto che nella tua roulotte in Nuova Zelanda c'era sempre la carta igienica e nella mia no." Decretò Dominic.

"Ma che cazzo ne so io di cosa ci fai tu con la carta igienica!" Sbottò Orlando.

"Naaa, la verità è che tu e Viggo non cagate mai." Insisté l'amico scuotendo il capo; l'altro sospirò portandosi una mano alla fronte.

"Guarda..." Intervenne Lij, attirando l'attenzione di Orlando. "...è inutile che continui, tanto quando si mette in testa qualcosa..."

"Allora, dove hai passato la notte?" Riprese Dom.

"Madonna, che palle!" Sbottò Orlando.

"Che cos'è quello?" Domandò all'improvviso Dom; Billy ridacchiava versandosi il caffè.

"Cosa?!" Chiese Orlando spalancando gli occhi.

"Sul collo..." Indicò l'amico; lui si portò istintivamente la mano al punto incriminato. "...un succhiotto..." Orlando fece pressione con le dita, per vedere se sentiva qualcosa.

"Ti sta prendendo per il culo." Gli disse Lij divertito. "Non hai nulla." Orlando tolse la mano dal collo e si girò verso Dominic con sguardo offeso.

"Che testa di cazzo." Sibilò; l'amico scoppiò a ridere. "Ma proprio pluripremiata..."

"Abbiamo la coduzza di paglia, eh?" Lo provocò Dom; Orlando gli fece una smorfia acida.

"Rassegnati, Ob, ormai è partito." Gli consigliò Billy.

"Uhhh, come mi diverto!" Esclamò Dominic, spenzolandosi dallo schienale della sedia. "Quanto mi piace provocare, è il mio pane!" Continuò allegramente.

"Falla finita, rotto in culo." Borbottò Orlando, voltandosi verso il frigo per prendere del succo di frutta; Dom continuava a ridere.

"Buongiorno a tutti." Salutò Amy entrando; era già vestita e pettinata. I ragazzi risposero al saluto; Dom fece un sorrisino malizioso.

La ragazza si avvicinò al mobile, dove Orlando si stava versando il succo, e gli toccò un braccio per farsi vedere, lui si girò e sorrise.

"Buongiorno." Disse la ragazza.

"Buongiorno a te." Rispose lui, poi si scambiarono un lievissimo bacio sulle labbra... e rimasero bloccati, quando si accorsero di averlo fatto davanti a tutti.

"E allora! Ma vieniiii!!" Esclamò soddisfatto Dom, alzandosi in piedi e mimando gesti di giubilo; Orlando, imprecando, si girò verso il mobile e cominciò a sbattere la fronte contro lo sportello del pensile.

"Ma che succede?" Domandò ingenuamente Amy; Lij e Billy si scambiavano sguardi di trattenuta ilarità, appoggiando il mento sulle mani.

"Ma che ci posso fare se sono avanti?!" Proclamava Dom, nel frattempo, posando un piede sulla sedia.

"Odio dargli ragione..." Ringhiava Orlando nello stesso momento, sempre sbattendo la testa contro il mobile; adesso Dominic ballava e cantava il suo trionfo. "Smettila, cazzo!" Sbottò alla fine, lanciando qualcosa che prese in pieno l'amico sulla testa.

"Ahia!" Esclamò Dom, seguendo con gli occhi l'oggetto non identificato che cadeva a terra dopo averlo colpito. "Ma che cazzo mi hai tirato?!" Domandò chinandosi. "Una mela?!?!" Affermò costernato, tornando in superficie con il frutto ammaccato.

"Beh, e allora?!" Chiese Orlando, con tono di sfida.

"E' dura, cazzo!" Billy e Lij, ormai, erano stesi sul tavolo con le lacrime agl'occhi.

"Non lo sai che una mela al giorno toglie il medico di torno?" Replicò sarcastico Orlando.

"Ma vaffanculo te e il medico!" Ribatté l'altro.

"E allora..." Intervenne Amy, nel disperato tentativo di arginare un nuovo scontro tra i due ragazzi. "...quando partite?" Domandò.

"Stasera." Le rispose Billy.

"Ho un aereo per New York nel pomeriggio di domani." Spiegò Lij.

"Oh, mi dispiace che ve ne andate così presto." Si rammaricò al ragazza; ma proprio mentre pronunciava quelle parole, grazie ad una leggera spinta, si accorse che Orlando e Dominic avevano ricominciato a darsele. Amy lanciò un'occhiata rassegnata agli altri due.

"Sei proprio sicura che ti dispiaccia?" Le domandò ironico Billy; esasperata, la ragazza si girò verso i due contendenti.

"E fatela finita!" Sbottò sorridendo.

"Io? Ma dillo a lui!" Esclamò Orlando, impegnato a tenere lontano Dom spingendogli il mento. "Questo finocchio non può fare a meno di saltarmi addosso!" Aggiunse, e l'amico si fermò all'improvviso, alzando l'indice.

"Ah no, questo non lo accetto." Protestò con espressione seria. "Fino a prova contraria, sei tu quello con la reputazione di culo rotto." Orlando fece una faccia poco raccomandabile e alquanto irritata.

"Ora te lo faccio vedere io, come si rompe un culo." Minacciò poi; Amy sospirò arresa, appoggiandosi contro il mobile.

 

Un paio d'ore più tardi, i ragazzi si erano spostati al piano di sopra, a fare le valigie; tra battute, frizzi e lazzi, il lavoro procedeva in modo abbastanza tranquillo. Almeno finché Amy non si affacciò in fondo alla rampa delle scale chiamando Orlando.

"Dimmi biscottino!" Rispose allegramente il ragazzo, sporgendosi dalla ringhiera; la vide in fondo alle scale, con un'espressione enigmatica.

"Al telefono." Gli disse lei.

"Vengo subito." Ribatté Orlando, preparandosi a scendere; Amy annuì e poi si spostò, sparendo oltre il muro.

Il ragazzo rimase piuttosto perplesso, quando arrivato in fondo non la trovò da nessuna parte; forse era tornata in cucina. Fece una smorfia interrogativa poi, senza perdere il buonumore, si avvicinò al telefono ed afferrò al cornetta.

"Heylà, pronto!" Rispose sorridendo.

"Ciao Orlando..." Quella voce. "Sono Kate." Proprio lei; il viso di Orlando si tramutò all'istante in una maschera gelida.

"Ciao." Rispose freddamente.

"Come stai?" Gli chiese titubante la ragazza.

"Benissimo." Telegrafò serafico lui.

"Anch'io sto bene, e..."

"Come mi hai rintracciato?" Domandò Orlando all'improvviso, interrompendola; ci fu qualche secondo di silenzio.

"Non sapevo dove trovarti, così... ho chiamato a casa tua..." Mormorò Kate, con leggero imbarazzo.

"Mia madre ti ha dato questo numero?" Sbottò il ragazzo, alzando leggermente la voce.

"No." Si affrettò a rispondere lei. "Non era in casa, me lo ha dato tua sorella..." Appunto mentale per il ritorno a Londra: torturare ed uccidere Virginia Bloom con le mie mani.

"Perché mi stai cercando, Kate?" Si decise a chiedere Orlando.

"Ecco..." Sembrava piuttosto indecisa; lui stava perdendo la pazienza e si muoveva da un piede all'altro. "...non credo che noi due ci siamo chiariti nel modo giusto..." Orlando aggrottò le sopracciglia, fermando il movimento. "...il periodo che ho passato con te è stato forse il più bello della mia vita..." Attenzione improvvisamente risvegliata. "...tu sei un ragazzo così dolce, gentile, e sei un amante favoloso..." Piccolo gongolamento di soddisfazione, scintillina di speranza.

"Ma Kate, tutte queste cose valgono anche per me, lo sai..." Intevenne lui, dolcemente.

"Certo che lo so, Orlando, e io ti voglio bene." Replicò immediata la ragazza.

"Anch'io ti voglio bene, dolcezza." La fiammella di speranza stava prendendo vigore.

"Per questo... per questo mi dispiace per il modo in cui sono andata via l'ultima volta..." Sentiva ancora quella porta che si chiudeva alle sue spalle, ed il suo cuore che andava in frantumi, ma piccoli piccoli. "A causa di questo, devo chiederti una cosa."

"Tutto quello che vuoi." Proclamò lui, sporgendosi sul mobiletto del telefono, come se questo lo avvicinasse alla ragazza.

"Ho lasciato molte cose lì, tra cui le chiavi, ed ora non so come fare ad entrare nel tuo appartamento..." Orlando si raddrizzò lentamente, poi socchiuse gli occhi e strinse la cornetta come se volesse disintegrarla.

Ma brutta cretina, cerebrolesa, rincoglionita e deficente! Ma chiedile al portiere, esserino amebico dal cervellino liofilizzato! Ma cosa cazzo me ne frega se sei così suonata da esserti dimenticata le chiavi, forse eri troppo impegnata ad umiliarmi!? Forse ti sei giocata l'ultimo centimetro quadrato di materia grigia nello schiarimento dei capelli?! Non ci posso fare nulla, se sei STUPIDA come la tazza del gabinetto e delicata come una badilata nei reni, se nella tua preoccupazione di eclissarti prima che trovassi la forza di reagire, ti sei dimenticata perfino quel poco cervello di cui madre natura ti aveva dotata, perciò sai che devi fare? Andartene a cagare una volta per tutte, brutta stronza!!!!

Questo fu quello che il cervello di Orlando elaborò nei trenta secondi di silenzio successivi, e che lui avrebbe voluto, ma davvero voluto, dirle; invece la risposta fu un'altra.

"Puoi chiederle al signor Johnson, è lui che mi annaffia le piante..." Scandì il ragazzo con voce meccanica e con il calore di una banchisa artica.

"Grazie, sei sempre un tesoro." Rispose soddisfatta Kate. "Torni a Los Angeles?" Gli domandò poi.

"No." Affermò secco; si sentiva così gelido che il suo cervello aveva probabilmente fatto la brina, come un freezer. "Almeno, non per ora." Aggiunse poi, accorgendosi di essere stato brusco.

"Ah... bene, capisco." Ammise lei. "Allora, ci vediamo in giro." L'unico desiderio di Orlando, in quel momento, era quello che almeno uno di loro due scomparisse dalla faccia della Terra, e gli fosse fatta la grazia di non rivederla più.

"Sì, ci vediamo." Salutò glaciale.

"Un bacione, ciao." Ribatté dolcemente Kate.

Sì, baciami l'uc... non lo fa neanche tanto bene, detto tra noi... Solo in quel momento Orlando si accorse che la ragazza aveva riattaccato; posò la cornetta e tornò di sopra.

 

In camera Dom era intendo nell'ardua piegatura del suo sacco a pelo, mentre Lij era sbracato sul letto, con solo la testa e la parte alta delle spalle appoggiata al muro; Billy era di fronte a quest'ultimo, in piedi, appoggiato al cassettone. Ridevano dell'ultima battuta, ma smisero, quando entrò Orlando con una faccia indecifrabile.

"Chi era al telefono?" Gli chiese Lij, come si fa normalmente; Orlando, con l'espressività di un nano di gesso, si girò verso di lui e rispose.

"Kate." Disse, con voce incolore; Dom alzò subito la testa dal suo lavoro, sguardi allarmati volarono tra i tre amici.

"E... cosa voleva?" Si azzardò a domandare Billy, dopo qualche istante, scostandosi leggermente dal mobile; Orlando assunse un'espressione noncurante.

"Beh, quando mi ha lasciato aveva un po' fretta, e... ha dimenticato le chiavi, ora non sa come fare ad entrare in casa mia per prendere la sua roba." Spiegò, apparentemente tranquillo; la sua calma gelò gli amici, Lij e Billy si scambiarono uno sguardo perplesso.

"Ma cos'è, cretina?" Intervenne Dom, senza alzare la testa dal sacco a pelo, ed interrompendo l'imbarazzante quanto inutile silenzio che era calato; tutti lo guardarono. "Non le poteva chiedere al portiere?" Continuò, come se nulla fosse; lentamente Billy e Lij si girarono verso Orlando, che però rimase impassibile.

"Ho lasciato alcune cose di sotto, vado a prenderle." Affermò infine il ragazzo, poi si girò ed uscì dalla stanza; i tre rimasti si guardarono preoccupati.

"Uhuu..." Commentò Lij, roteando gli occhi e appoggiandosi al muro.

"Ragazzi allarme." Annunciò Billy. "Mi è entrato nella Modalità Iceberg, e lo sapete cosa succede quando fa così." Aggiunse.

"Lo so sì." Annuì Dom. "Rischiamo di fare tutti la fine del Titanic!"

"Però, io veramente non capisco." Fece Elijah, guardando nel vuoto. "Cosa le sarà preso, di chiamarlo così, per una cazzata del genere, non lo sa che sta ancora male?"

"Andiamo Lij!" Sbottò Dominic. "Lo sai che quella è una gatta morta!"

"Tu non hai mai potuto soffrire Kate, ma io non voglio dire come te." Replicò Lij. "Ho avuto modo di frequentarla, e non mi è sembrata una stupida."

"Mah, devo dare ragione a Lij." Intervenne Billy. "E' sempre stata così carina e dolce."

"Stucchevole e oca, vorrai dire!" Esclamò Dom.

"Non esagerare." Lo blandì l'amico.

"Io lo sapevo che gli spezzava il cuore." Dichiarò annuendo, poi si rivolse a Lji. "Sai che ti dico, l'inizio della fine è stato il servizio fotografico di Viggo."

"Eh, sì." Si trovò a confermare l'altro ragazzo. "Tu hai visto il libro di Viggo, Bill?"

"Me lo ha mandato e gli ho dato un'occhiata, le foto mi sono sembrate molto belle..." All'improvviso il suo viso si fece sospettoso. "Non penserete che lo abbia lasciato perché tutto il mondo può vedere il suo culo su un libro fotografico?!" Chiese allibito.

"Ma no, non hai capito un cazzo." Fece Dom scuotendo il capo. "Il fatto è che lei era gelosa." Spiegò, come se fosse ovvio.

"Gelosa? E di chi, delle fan di Orlando, forse?" Domandò stupito l'amico.

"Nah." Negò Lij, scuotendo il capo.

"E allora?" Continuò il sempre più confuso Billy. "Mica di Viggo?!" Aggiunse allarmato.

"Essu! Lo sai meglio di me, che quella storia di loro due è una minchiata!" Esclamò Dom allargando le braccia.

"Certo!" Rispose prontamente il ragazzo. "Ma per un attimo mi avete spaventato..."

"E' lui, che non s'è spiegato bene." Intervenne Elijah, indicando Dom; Billy si mise ad ascoltarlo. "Kate non era gelosa, ma invidiosa, perché Viggo ha scelto Orlando e non lei per fare quel servizio." Spiegò il ragazzo con calma.

"Ahh, ora è chiaro!" Esclamò infine Billy, incrociando le braccia e poggiandosi di nuovo contro il mobile. "Se tu, Dom, ti decidessi a parlare inglese, invece che Monaghanese..."

"Eh eh eh..." Rise acidamente l'amico. "...spiritoso..."

"Comunque..." Riprese Bill, ignorandolo e girandosi verso l'altro ragazzo. "...se è vero quello che dite, è veramente brutto, una cosa proprio da persone brutte." Concluse tristemente.

"E Orlando non se lo merita." Aggiunse Dom, mentre riusciva finalmente a chiudere la lampo della sua borsa; gli altri due non poterono fare altro che annuire.

 

Orlando era seduto sulla panca fuori della porta, con i gomiti sulle ginocchia e il mento sulle mani; guardava l'orizzonte, perso nei propri pensieri. Amy lo raggiunse, dopo averlo osservato per qualche secondo restando sulla soglia; si sedette al suo fianco, guardando anche lei verso il lago. Lui fece un sorriso appena accennato, senza guardarla, ma per farle capire che gli faceva piacere fosse lì.

"Era lei..." Mormorò la ragazza, dopo un po', timidamente. "...al telefono, prima, vero?"

"Sì." Rispose soltanto Orlando, continuando a guardare avanti.

"E com'è andata?" Osò Amy, posando la mani sul bordo della panca e sporgendosi col busto; il ragazzo sospirò.

"Non nego di aver nutrito qualche speranza." Ammise infine. "Ma ora è finita davvero."

"Era finita anche prima." Intervenne lei; la guardò. "Solo che non volevi rassegnarti." Aggiunse fissandolo negl'occhi con un sorriso dolce; lui fece una smorfia amara.

"Avrei voluto sputarle addosso il veleno di cento cobra..." Affermò Orlando, scuotendo la testa. "...invece, come al solito, mi sono trasformato in una specie di... di monolito di ghiaccio..."

"Tranquillo, è una reazione come un'altra, la rabbia si manifesta in tanti modi." Lo rassicurò Amy. "Pensa che ti è servito a capire di non essere più innamorato di lei." Fu come se quelle parole gli avessero aperto una finestra nel cervello e dato aria; sollevò il capo e la guardò, con espressione sorpresa.

"Oddio, hai ragione..." Mormorò, mentre il sorriso si allargava sulle sue labbra. "...non sono più innamorato di lei..." Aggiunse ancora incredulo.

"Lo si scopre sempre all'improvviso." Commentò tranquilla la ragazza.

"Beh, allora..." Fece Orlando, premendo le mani sulle ginocchia e tornando a guardare avanti. "...a quanto pare questo capitolo della mia vita è chiuso, non mi resta che guardare al futuro." Aggiunse ottimista.

"Direi di sì." Confermò Amy. "Del resto, solo alla morte non c'è rimedio." Affermò poi, stringendosi nelle spalle.

"Ora sarà meglio che torni di sopra." Disse il ragazzo, alzandosi; poi si girò verso di lei con un sorriso birichino. "O penseranno che mi sono buttato nel lago." Amy rise.

Orlando sbadigliò, stiracchiandosi al sole; questo fece sollevare un po' la sua camicia, e siccome aveva solo due bottoni allacciati, gli si scoprì un po' la pancia. Amy non poté fare a meno di osservare ammirata: quel triangolo di pelle esercitava un'attrazione non indifferente. Decise di esorcizzare.

"Orlando..." Chiamò la ragazza; lui si girò.

"Eh?"

"Non poteresti comprarti dei pantaloni più giusti?" Gli domandò, commentando distrattamente il suo abbigliamento.

"Perché? Questi cosa hanno che non va?" Replicò lui, osservando i calzoni tipo mimetico che indossava.

"Ti cadono?" Osservò lei, sollevando le sopracciglia ironica; Orlando sollevò la camicia, scoprendo del tutto il suo addome tatuato, e verificando la chiusura dei pantaloni. Erano grandi, in effetti, ma non credeva che gli sarebbero scesi.

"A me sembra che siano perfetti." Affermò infine, tornando a guardare lei, che si era messa in piedi; continuava a tenere su la camicia.

"Sì..." Fece Amy, avvicinandosi. "...ma solo perché ti piace mettere in mostra il tuo bel pancino!" Aggiunse divertita, toccandogli l'ombelico con l'indice; Orlando sorrise.

"C'è chi se lo può permettere..." Dichiarò infine; entrambi scoppiarono a ridere.

 

CONTINUA...

 

 

 

   
 
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