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Autore: tonight    07/04/2012    1 recensioni
Salve a tutti! Questa è la prima volta che realizzo una fanfiction e, soprattutto, è la prima volta che rendo pubblico qualcosa che ho scritto io. Sto cercando di fare una storia simpatica e non troppo sdolcinata, con nuovi personaggi oltre a Niall, Harry, Zayn, Louis e Liam. Nel racconto infatti troverete anche delle ragazze, praticamente le protagoniste, che non sono Directioners. Quindi non vi dovrete stupire troppo delle cose, che hanno fatto e che faranno nel corso della storia, che noi fans non approveremmo mai. Spero che la storia vi piaccia...buona lettura!!!
*dal testo*
Eravamo in quelle condizioni già da troppo quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi vanne addosso talmente forte da farmi cadere a terra. Sbattei un gomito sull'asfalto e mi caddero anche gli ochiali da sole. Un'automobile, evidentemente non soddisfatta della mia già abbondante sfortuna, ci passò sopra, frantumandoli.
Guardai verso l'alto per capire chi fosse stato a venirmi contro, pronta per dirgliene quattro e vendicare i miei occhiali.
Le parole mi si bloccarono in gola.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao bellissime\i!!!! Eccomi con il nuovo capitolo!!! Dopo l'incontro\scontro con i 1D la vita delle nostre protagoniste riprende ad essere normale...più o meno. Il capitolo é più tranquillo rispetto agli altri, spero vi piaccia!!! Un enorme GRAZIE a chi ha recensito il capitolo precedente, a chi ha aggiunto la storia tra le preferite, o tra quelle seguite o da ricordare. Mi avete fatto venire una gran voglia di continuareee!!! Un ringraziamento speciale anche a chi segue silenziosamente!!!

Baci

tonight

Ps: ho ancora (ovviamente) bisogno del vostro aiuto quindi...lasciate qualche recensioneee!

Quando la sveglia suonò, quasi caddi dal letto. Con un gesto brusco la spensi, ma feci cadere la lampada che, inevitabilmente, si fulminò.
<< Magnifico >>, pensai: << La giornata inizia bene >>.
Avevo dormito piuttosto male, anzi direi che non avevo dormito affatto. Ero agitata per l'interrogazione e non facevo altro che pensare a quei cinque ragazzi. Ero rimasta colpita dalla folla che li seguiva e li adorava, ma anche dalla loro gentilezza.
Mi lavai e mi vestii velocemente. Come sempre ero in ritardo.
Uscita da casa mi diressi verso la stazione della metropolitana. Era deserta, solo due ragazze chiacchieravano allegre su una panchina. Il cielo era coperto di nubi e tirava anche un leggero vento. Il treno arrivò cigolando.
Salii e mi sedetti nel primo posto libero. Accanto a me c'era un giornale abbandonato, lo presi e iniziai a sfogliarlo, così, giusto per sapere cosa scucceddeva nel mondo. La maggior parte degli articoli trattavano di scandali e omicidi, o comunque di notizie tutt'altro che positive. Io puntai sullo sport. I primi articoli erano dedicati al calcio, ma quasi tutte le altre pagine parlavano delle Olimpiadi che tra poco si sarebbero tenute a Roma.
Dopo pochi minuti arrivai in centro. Uscita, il rumore dei clacson e della vita cittadina mi colpì in pieno, lasciandomi per un attimo frastornata. Le strade erano piene di persone, alcune camminavano troppo velocemente per dare le dovute attenzioni a ciò che le circondava, altre si muovevano decisamente troppo piano per essere puntuali.
C'erano uomini e donne d'affari in abiti seriosi, negozianti sorridenti, bambini che piangevano o ridevano. Una signora mi sfiorò passandomi accanto con la bici. Tra tutti spiccavano i turisti, con i loro cappellini di paglia, le macchine fotografiche e le mappe della città che puntualmente li portavano dalla parte opposto al loro obbiettivo. Panetterie e pasticcerie, con i loro profumi e le loro vetrine invitanti, tentavano e, nella maggior parte dei casi, vincevano gli animi anche dei più fedeli alla dieta. Un paio di cani abbaiavano dal balcone vedendo i loro padroni che si allontanavano.
Ben presto cominciai a distinguere tra la folla gli alunni della mia scuola, segno che ormai ero quasi arrivata. L'edificio si stagliava cupo contro il cielo. Alto e stretto, era più un condominio che una struttura pubblica.
Entrai nel bar accanto alla scuola, An e Marti erano già arrivate, insieme ad altri miei amici.
<< Hei, buon giorno!! >>, le salutai.
An sollevò lo sguardo assonnato e mi rispose con un grugnito. Marti accennò un sorriso che non nascose le occhiaie.
E io che pensavo di non esssere in forma.
<< Si puo' sapere che avete? >>
<< No, niente...solo che dopo l'incontro di ieri pomeriggio...>> , e a questo punto An abbassò il tono di voce: << Ho pensato di documentarmi un po'>>
<< Sulla band dei ragazzi? >> chiesi, anche se già sapevo la risposta. Chissà quante ore aveva passato al computer.
<< Sì, e non sono per niente male!!! >>.
Marti la guardò storto: << Te ne sei accorta presto! Quando eravamo noi a dirti di ascoltarli, non ci hai mai dato retta! >>.
Per tutta risposta An le fece una linguaccia, poi continuò: << Hanno anche un sacco di fans, e poi sono simpaticissimi! >>.
Sorrisi. Quando An faceva così, voleva dire che stava iniziando a fissarsi con qualcuno o qualcosa.
<< Mi chiedo cosa siano venuti a fare a Roma...>>.
Mentre dicevo queste parole, suonò la campanella e noi fummo costrette ad entrare.
Salendo le scale chiesi a Marti: << Tu invece pechè sembri uno zombie? >>
<< Guarda che nemmeno tu hai l'aspetto di un fiore! Comunque..>> sbuffò << E' colpa di Fabio>>
<< Aaaah, ecco >>. Quel ragazzo la tormentava.
Quando arrivammo in classe, la professoressa di chimica era già dietro la cattedra. Ci precipitammo ai nostri posti, ma non mi diede neanche il tempo di disfare lo zaino,
<< Valeria, non dovevo intorrogare te, oggi? >>. Come se non lo sapesse.
Feci un cenno affermativo con la testa e mi avvicinai a lei. Iniziò così un'ora di stressante interrogatorio su atomi, elettroni e cose di questo tipo. Facevo il liceo classico, ma ero costretta a studiare scientifiche. Che meraviglia.
Alla fine riuscii a cavarmela con un sei e mezzo, che per me, in chimica, valeva più di un nove in qualunque altra materia.
Il resto della giornata trascorse lento e tranquillo. Per la maggior parte del tempo parlammo dei One Direction. An ormai conosceva a memoria i nomi dei componeneti della band e aveva ascoltato anche numerose interviste. Non faceva altro che investirci con fiumi di notizie sul loro conto. Non osavo immaginare quante ore avesse impiegato per ottenere tutte quelle informazioni. Dovevo ammettere, però, che io stessa, la sera precedente, avevo ascoltato qualcuno dei loro brani più recenti. Effettivamente erano bravi. Mi piacevano. Le loro musiche erano coinvolgenti e riuscivano a mettermi di buon umore. Per non parlare del ritmo! Mi era entrato in testa e non aveva alcuna intenzione di uscirne.
Quando le lezioni terminarono, il sole batteva alto in cielo, ma era coperto da un sottile strato di nuvole. La giornata non era delle migliori.
Io, An e Marti stavamo andando alla fermata dell'autobus, quando in lontananza vidi Fabio che veniva verso di noi. Marti, non appena si accorse di lui, si immobilizzò. Si guardò intorno circospetta, cercando una via di fuga. Dato che non c'era modo di sfuggire al suo spasimante, ci obbligò a salire su un'autobus che si era appena fermato e che impiegò quaranta minuti in più del normale, per portarci a casa.
<< Non puoi continuare così! Se non ti interessa, devi dirglielo! >>
<< Non è così facile, Vale! Non voglio ferirlo, dopotutto è pur sempre un mio amico>>.
A me invece sembrava fin troppo ovvio che la cosa più giusta da fare fosse parlargli chiaramente. In realtà però non ero molto esperta in affari di cuore, anzi. Di solito ero io a chiedere consigli, mentre, i miei, venivano accuratamente evitati.
Finalmente arrivai a casa. Avevo una fame da lupi. Avrei potuto divorare tutto l'arrosto cucinato da papà, in meno di cinque minuti.
Appena entrata, mi sedetti subito a tavola e lanciai lo zaino sulla poltrona. Avevo già la forchetta in mano, quando mia madre mi porse una busta: << Una lettera per te>>.
Che strano. Non aspettavo nulla del genere, tanto più che, se qualcuno avesse voluto dirmi qualcosa, sicuramente mi avebbe spedito una e-mail.
Mamma mi fissava con aria interrogativa, curiosa di sapere cosa dicesse il messaggio. La scacciai con lo sguardo. Solo allora aprii la busta.

 
  
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