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Autore: TooLateForU    08/04/2012    28 recensioni
'Quando ti vedo mi viene voglia di gettarmi dalla finestra.'
'Non frenare le tue voglie, Malik.'
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aloha racazze, e buona Pasqua!
Stasera sono di poche parole (?) quindi vi lascio subito al capitolo…Vi avverto che il nostro terrorista preferito non ci sarà né in questo capitolo né nel prossimo, ma poi tornerà alla riscossa più forte che mai (?)
Ora però viene introdotto un personaggio mucho importante #già
Byebye (cellulite) (?)
 

 
 
 
“Indovina chi viene a cena!” squittì mia madre, posando il telefono di casa sul comodino.
Io distolsi pigramente gli occhi dalla TV, puntandoli verso di lei “Se non si tratta di Leonardo DiCaprio non mi interessa.” Risposi, seria.
“Zia Jenna, con Madeline e Jesse.” Continuò, ed io mi feci improvvisamente interessata.
“Viene Mad? Sul serio? E’ una vita che non la vedo!” esclamai, entusiasta.
Mia madre annuì, mentre afferrava il tappetino in gomma blu e lo stendeva per terra, pronta per la sua sessione di addominali.
“Si trovavano a Londra per il weekend e ci siamo sentite, ovviamente ho invitato anche Madeline e il bambino..Ah, che gran macello che ha combinato tua cugina.” Concluse scuotendo la testa, amareggiata.
Io alzai un sopracciglio, scettica “Jesse non è un casino. E’ un bambino, e il casino l’ha combinato quel coglione che l’ha messa incinta.” Ribattei, per difendere Mad.
“Non dire queste parole!” mi rimproverò la Psyco-Bionda, severa. Io alzai gli occhi al cielo, mentre la vedevo stendersi e prendere a fare ‘ginnastica’.
Imbarazzante, terribilmente imbarazzante.
“Comunque…zia Jenna….mi ha….detto..” iniziò, quasi ansimando dato che stava facendo gli addominali.
“Ma’, o tagli corto o tagli corto.”
Vivien la salutista sbuffò, smettendo di fare ginnastica e mettendosi seduta sul tappetino “Tua zia mi ha detto che Madeline sta cercando di passare l’anno con le scuole serali, dato che durante il giorno lavora a quel fioraio..Ha detto anche che è ancora intenzionata a non dire nulla al padre del bambino.”
“E fa bene!” commentai, decisa. Il tale che un anno prima l’aveva messa incinta lo conoscevo solo di vista e di fama, dato che era il capitano della squadra di pallanuoto prima di Zayn. Era due anni più grande di me, ed uno più grande di Mad. Ora si era diplomato e grazie a Dio non vedevo più la sua faccia da cazzo nei corridoi, altrimenti avrei anche potuto prenderlo a ginocchiate.
La storia era stata abbastanza classica: festa, alcolici, una stanza e boom, mia cugina allora sedicenne incinta. Lui ovviamente non l’aveva più cercata, assolutamente inconsapevole, e lei non glielo aveva voluto dire anche perché si era trasferita con sua madre a Manchester, in seguito al divorzio dei suoi.
Mio zio acquisito aveva reagito decisamente male alla notizia. Prima l’aveva cacciata di casa per una settimana, in cui era venuta a stare con me, e poi aveva chiesto il divorzio da zia Jenna.
Erano stati dei mesi d’inferno, io che a soli quindici anni mi trovavo con cugina quasi coetanea alle prese con vomiti, contrazioni, cali di pressione e via dicendo e sua madre del tutto scioccata. Mad non era mai stata l’emblematico esempio della brava ragazza, ma zia Jenna non pensava sarebbe arrivata fino a questo punto.
“Quando torneranno a Manchester?” chiesi, riscuotendomi. Mia madre alzò le spalle “Non so, all’inizio avevano in programma di restare solo per un weekend, ma a questo punto potremmo anche ospitarli da noi per una settimana.”
“Si, si, si! Ti prego mamma, ospitiamoli ospitiamoli ospitiamoli ospitiamoli..” la pregai, congiungendo le mani.
“Ho capito, Liz! Devo chiedere a tuo padre, prima.”
Mi alzai di corsa dal divano, ed arrivai fino alla cucina dove trovai il fossile archeologico a mangiucchiare delle noccioline “Pa’, ospitiamo zia Jenna, Mad e Jesse per una settimana a casa nostra. Grazie per aver acconsentito.” Lo informai con un sorriso, prima di uscire dalla cucina per evitare domande e salire verso la mia camera, saltellando.
“Ma che sta succedendo in questa casa?!” sentii urlare mio padre, ma non gli diedi peso.
 
Battevo ritmicamente un piede a terra, fissando la finestra che dava sulla strada insistentemente.
“Smettila Liz, mi fai salire l’ansia!” si lamentò Charlie, poggiando l’ultima forchetta sulla tavola da pranzo.
Non le risposi neanche, continuavo a guardare sulla strada alla ricerca di una familiare Station-Wagon grigia metallizzata, da cui sarebbe uscita la mia adoratissima cugina e il mio adorabile nipotino.
In realtà era anche lui mio cugino, ma fingiamo che fosse mio nipote, che fa più effetto.
Comunque, Mad era l’unico componente del mio albero genealogico che dimostrava che non fossi stata adottata. Era esuberante, spigliata, divertente e non dedita alle regole.
Certo, da quando era diventata madre le sue priorità si erano leggermente riordinate ed era diventata più paranoica, ma rimaneva sempre la stessa vecchia e pazza Mad con cui avevo passato dei momenti fantastici. No?
Finalmente intravidi la loro auto, e lanciai un urletto entusiasta “Sono arrivati, sono arrivati, sono arrivati!” esclamai, correndo ad aprire la porta d’ingresso e catapultandomi fuori. Abitavo in un condominio, tuttavia il mio appartamento era su due piani.
Superai l’ascensore e presi a scendere a piedi tutte le scale del palazzo, di corsa.
Arrivai fino al portone che spalancai senza remore, e quando Mad mi vide lanciò un urlo entusiasta. Ci andammo incontro correndo, e ci stringemmo in un abbraccio così forte che per poco non cademmo a terra entrambe.
“Mad Mad Mad, mi sei mancata un casino!” le dissi, sincera, e lei fece una delle sue solite risate cristalline. Poi si staccò da me, per osservarmi meglio, e fece un fischio.
“Cavolo Liz, sei diventata un pezzo di figa in questo anno!” commentò, con la sua solita finezza. Io ruotai gli occhi al cielo, con un “Ma smettila!”.
Piuttosto lei era sempre stata bellissima. Un metro e settanta, capelli color nocciola ed occhi idem. Labbra carnose e sorriso da pubblicità della Mentadent.
Una modella, in poche parole. E anche dopo la gravidanza, che l’aveva un po’ appesantita, era rimasta stupenda.
Sentii qualche borbottio indistinto dietro di lei e notai la testolina riccia e bionda di Jesse che avanzava traballante, mano nella mano con mia zia.
“Oh, ma chi c’è là? Il mio Jesse?” chiesi, assumendo quella voce stupida che fanno tutti quando vedono un bambino piccolo. Ma non potevo farci nulla, era adorabile.
Jesse vedendomi si illuminò, e tese le manine cicciottelle verso di me che lo presi subito in braccio.
“Ah, è innamorato di te Liz!” esclamò mia zia con un sorriso che ricambiai.
“Allora, entriamo o restiamo a congelarci qua fuori? Forza, che sennò il bambolotto prende freddo e poi mi contagia!” disse Mad, avvicinandosi velocemente al portone.
“Hai sentito come ti chiama la mamma, Jesse? Ribellati!” lo incitai, ma lui rispose solo con un gorgoglio divertito.
Che dolce il mio nipotino!
 
“Allora, come scorre la vita qui nella capitale?” mi chiese curiosa Mad, seduta davanti a me sul letto.
Io scrollai le spalle, mentre giocherellavo con Jesse accoccolato tra le mie gambe “Come sempre.. La scorsa settimana c’era la Fashion Week, ed insieme ad una mia amica sono andata a spiare i modelli.” Risposi tranquilla, mentre Jesse divertito faceva scontrare due macchinine rosse tra loro.
“Ah, mi sono mancate le tue stronzate, Liz!” replicò Mad, ed io le feci una linguaccia.
Lei rispose con una smorfia buffa, ed io a mia volta arricciai il naso e aggrottai le sopracciglia. Poi lei tirò su la punta del naso con un dito, ed ora assomigliava terribilmente ad un maialino.
Scoppiai a ridere, mentre anche Jesse batteva le manine “Non sei cambiata neanche un po’, Maddie!” le feci notare. Ma lei scosse la testa, prima di fare un buffetto sulla guancia al piccolo.
“Ti sbagli, sono cambiata pure troppo..E’ questo posto, questa casa, che mi fa venire in mente un’altra me..” ribattè, un po’ amareggiata.
“Come stai davvero, Mad? Non devi rispondermi ‘Bene, bene’ se non è così.”
Sospirò, passandosi una mano tra i lunghi capelli, e solo in quel momento notai le occhiaie marcate sotto gli occhi “Sono stanchissima, Liz. Jesse non mi lascia un momento libero, neanche per respirare..Non che sia colpa sua, povero amore, ma mi sento come uno straccio da pavimenti.” Mi disse, con sincerità.
“Buum buum!” esclamò Jesse sulle mie gambe, divertendosi a lanciare i giocattolini sul letto. Gli accarezzai una guancia, osservandolo con una smorfia. Capelli biondini, occhioni azzurri, guance piene..Neanche a farlo apposta sarebbe potuto nascere più simile.
“E’ identico a…”
“Lo so, lo so.” mi interruppe Mad, con uno sbuffo “E’ fottutamente identico a quel fottuto stronzo. Stupida genetica. Ma i bambini non dovrebbero essere più simili alla mamma? Dico, l’ho partorito io o lui?” domandò stridula, sbattendo un pugno sul materasso.
“Per lo meno era carino e ha trasmesso i geni della figaggine. Pensa se fosse stato anche un cesso!” dissi, tentando di guardare il lato positivo della cosa.
Mad mi lanciò un’occhiataccia, poi però non riuscì a trattenere una risata “Bhè, ci mancava solo quello!”
La guardai nei suoi grandi occhi da cerbiatta, seria “Ci pensi ancora?” domandai, e non ebbi bisogno di specificare il soggetto.
Mad sospirò di nuovo, un’abitudine che non la voleva abbandonare, tenendo fisso lo sguardo su Jesse “Continuamente, Liz. Da quando mi sveglio – e fidati, mi sveglio molto presto – a quando vado a dormire. Penso che Jesse si meriterebbe un padre, una famiglia vera..Io faccio da madre e da padre per lui, ma non basto. Se io stessa ho ancora bisogno di una mamma che si occupi di me, come faccio ad esserlo per qualcun altro?” la voce le si ruppe leggermente, mentre alcune lacrime si affacciavano ai suoi occhi.
“Oh Mad..” mormorai, afflitta. Lei tirò su con il naso, asciugandosi velocemente un’unica lacrima che era sfuggita, ma che anche Jesse aveva notato.
Abbandonò le macchinine, e sporse le mani verso la mamma “Mamma triste?” domandò, incerto.
Aveva un anno esatto, e già parlava così bene.. Mad scosse la testa, sorridendo debolmente e prendendolo tra le sue braccia.
“No Jesse, non sono triste, è che ti voglio tanto tanto bene..” mormorò ad un suo orecchio, prima di stringerlo tra le sue braccia.
Io osservavo la scena, in silenzio e senza sapere cosa fare. Forse mi ero sbagliata, forse ero solo io a non essermi accorta di quanto Madeline fosse cambiata e di quanto si nascondesse dietro tutti i suoi sorrisi.
“Vorrei essere più grande, Mad, per darti una mano. Invece ho solo paura di dire le cose sbagliate e farti stare peggio.” Le confessai, sincera.
Lei mi sorrise dolcemente, cullando Jesse che si stava addormentando “No Liz, hai sedici anni e ti godi la tua vita da sedicenne. Sei esattamente come me un anno fa, solo meno stupida. O almeno te lo auguro, perché se ti fai mettere incinta anche tu giuro che ti picchio selvaggiamente..” mi mise in guardia, ed io risi alla sua espressione ammonitrice.
“Non preoccuparti, prendo la pillola.” Le dissi, e lei mi lanciò uno sguardo malizioso.
“Oh oh, la mia cuginetta è diventata grande!”
“Ma smettila!”
“Dai dai, quando è successo?” volle sapere, curiosa.
“Anche questo pomeriggio, se ti interessa, e proprio su questo letto.” La informai, e lei sobbalzò.
“Ma che schifo Liz! Dimmi almeno che hai cambiato le lenzuola!” si lamentò, con un’espressione schifata.
“Si che l’ho fatto, idiota!”
“Dai, sul serio, a quando la prima volta?” riprese.
Feci una smorfia, concentrandomi. Mmm, vediamo, quando ero stata con Mark? Giugno o luglio scorso?
“Credo questo Luglio, la prima volta..Alla casa al mare dei suoi genitori. Come mi pento!” esclamai, scuotendo la testa.
“Luglio? Ma tu non compi gli anni a Luglio?”
“E con questo?”
Mad alzò le spalle, sistemando il piccolo tra le braccia “Niente, era solo una conferma. E quindi la mia cuginetta ha perso la sua virtù…” concluse, melodrammatica.
“La verginità è come una bolla di sapone: una botta e non c’è più.” dissi, filosoficamente, provocando le risate isteriche di mia cugina.
“Ma quanto sei cretina, Beth!”
“Ancora con questo soprannome? Lo sai che non lo sopporto!”
“Beth Beth Beth Beth..” cantilenò, e io mi trattenni dal lanciarle un cuscino in faccia solo per rispetto di Jesse.
Poi Mad mi prese una mano tra la sua, e mi sorrise “Sono contenta di essere qui, Liz.”
Io le sorrisi, stringendo la sua mano più forte “Anche io, Mad. Anche io.”
 
 
 
   
 
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