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Autore: Lo_1506    08/04/2012    2 recensioni
Chelsea è una ragazza di 18 anni che vive a Firenze: come la maggior parte delle teenagers, non riesce ad accettare la monotona quotidianità della sua vita. Il suo desiderio di voltare pagina e ricominciare da zero si realizzerà quando andrà a vivere con i nonni a Londra; fra amori, amicizie, litigi, disillusioni e tradimenti capirà che, in fondo, i sogni non sono poi così lontani dalla realtà.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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1) ANOTHER WORLD
-Muoviti!-
Un tonfo e mi ritrovai in terra, accanto al letto. Come al solito un pessimo risveglio. Erano le 7 e 20, ero in ritardo, dovevo andare a scuola. La solita snervante abitudine monotona. Mi misi velocemente i miei jeans stretti, le mie nike e la prima felpa trovata nell'armadio; corsi in bagno mi pettinai i capelli castano chiaro che alla luce del sole mattutino sembravano biondi, maledicendoli per la loro lunghezza e forma indefinita. Mi misi un sottile filo di matita nera e mascara che si intonava bene con i miei occhi anch'essi castano chiaro. Arrivai in cucina correndo, strappai un bacio a mia mamma mentre con una mano rubavo una fetta biscottata con la marmellata. Presi la cartella e mi incamminai verso scuola. Ci volevano circa 10 min, così presi il mio i pod e mi misi ad ascoltare la musica. Mi rilassava, mi faceva entrare in un altro mondo, un mondo tutto mio dove io decidevo come andavano le cose. Diciamo un mondo perfetto.
Quei minuti passarono velocemente ed entrai in classe: alle prime due ore avevo inglese. Io amavo inglese, forse grazie ai miei nonni materni, i quali vivevano a Londra e che fin da piccola mi avevano insegnato le parole chiave di quella lingua. (Furono loro a consigliare il mio nome, Chelsea, a mia madre).
Miss Smith era l'unica professoressa con la quale avevo un ottimo rapporto, l'unica con cui avevo 9 in pagella e l'unica che ancora, in 3 anni di scuola, non mi aveva mai buttata fuori di classe. Era la sola "amica" che avevo lì dentro; addirittura lei mi chiamava la mia "inglesina"dato che molto spesso parlavo più in inglese che in italiano. l'inglese posso considerarlo come mia seconda lingua.
Come al solito, dopo l'ora di inglese, maledicevo la scuola, i professori, gli alunni. infatti se non ci fosse stata quella materia non ci sarei mai andata, non mi trovavo affatto bene, nessuno mi voleva come amica forse per il mio comportamento o forse per la mia nascosta timidezza. Le due ore seguenti infatti le passai interamente fuori dalla classe. Fortunatamente la quarta ora finì e tornai a casa.
All'uscio mi aspettava mia madre la quale, con un'espressione mista di rabbia, delusione e preoccupazione, mi osservava. Non ci feci caso e mi avviai verso la cucina.
"Mi ha chiamato il preside" mi disse subito. " E' preoccupato.. siamo tutti preoccupati per il tuo andamento scolastico, Chelsea".
Mi sedetti a tavola e addentai un pezzo di pane con un'aria forse troppo strafottente e superiore, che infastidì mia madre. "Non sto scherzando Key.. se continui così ti bocciano. E non posso permetterti di bocciare" aggiunse. "TE non puoi permettertelo, io posso eccome, non mi fa nè caldo nè freddo". Ovviamente si arrabbiò e ne seguì una discussione infinita, dopo di che me ne andai in giardino. Dalla finestra riuscivo ad intravedere mia madre che urlava al telefono sicuramente con la nonna.
Odiavo discutere, soprattutto con mia madre. Mi faceva sempre sentire in colpa, in un modo o nell'altro, anche se forse non facevo mai niente per rimediare. Mentre ero assorta nei miei pensieri, lei mi si avvicinò "Key, io lo dico per il tuo bene..lo sai vero?" Mi disse. Io abbozzai un cenno con la testa e lei continuò "Ho parlato con la nonna.. lei mi ha detto che se vuoi, puoi andare a stare da loro. C'è un college lì piu' alla "tua portata", sono sicura che ti troverai bene". Continuammo a parlare e a valutare la situzione. In effetti avevo bisogno di cambiare aria e sapevo che un'occasione del genere non mi sarebbe capitata un'altra volta. Dopo averci pensato attentamente, accettai.
L'idea di lasciare per un anno questo inutile paesino mi eccitava ma allo stesso tempo mi terrorizzava. Provavo un po' di timore per questa "Londra" mai vista prima (se non per qualche weekend), provavo nostalgia al sol pensiero di lasciare la mia famiglia per così tanto tempo. Ma io per prima capivo che stavo sprecando la mia adolescenza in quanto vivevo in una realtà non mi apparteneva.
Passai la notte insonne, sommersa da incubi e/o aspettative straordinarie di questa mia ipotetica "futura-vita". Il mattino seguente, una domenica, iniziai a preparare le valige con tutto l'occorrente necessario per il viaggio. Non avevo piu' dubbi: Stavo finalmente per abbandonare quella odiosissima monotonia fiorentina.
Le settimane passarono velocemente e il fatidico giorno della mia partenza arrivò. Mia mamma mi accompagnò all'areoporto e velocemente mi misi in coda per fare il controllo dei documenti. "Mi raccomando, voglio tue notizie SEMPRE anche per qualsiasi stupidaggine.." mia madre iniziò il suo soliloquio infinito. Io annuii in continuazione e alla fine, improvvisamente iniziammo a piangere. Io amavo le sfide e le novità, ma lasciare la mamma era sempre doloroso, nonostante tutto.
In aereo avevo il posto vicino al finestrino e stetti tutto il viaggio a osservare fuori e a pensare al mio futuro. Dopo 2 ore circa di viaggio arrivai in questa bellissima città, chiamata Londra. All'areoporto c'erano i miei nonni Kate e George, i quali mi accolsero con rumorose risate ed enormi abbracci. Mi accompagnarono a casa, una delle classiche villette inglesi, nella quale vivevano insieme ai loro 3 cani che mi assalirono non appena arrivai.
Dopo aver sistemato le mie cose, decisi di andare a visitare il mio futuro "college", per controllare da subito se era come si vedeva nei film: ragazzi in divisa, gruppi scolastici, cheerleaders..ecc..
La scuola dall'esterno era bellissima: grande, imponente, pulita. Non c'erano le numerosissime scritte o "murales" che sporcavano tutta quella magnificenza, non c'erano nemmeno stupidi cartelloni pubblicitari strappati o scarabocchiati.
Ed ecco gli studenti. Tutti rigorosamente in divisa. Devo dire che la cosa che non mi piaceva molto, ma dato che era obbligatoria, mi sono dovuta adeguare anche io. Mentre ero immersa in questi pensieri mi accorsi di essere osservata. Evidentemente in molti si erano accorti che io ero "la ragazza nuova" per il semplice fatto che mi fermavo ad osservare tutto ed ero alquanto spaesata.
-Tu devi essere la ragazza italiana- Mi svegliò dal mio "sogno" una ragazza. -Si.- risposi io abbassando la testa dalla vergogna. Era alta, mora con gli occhi scuri e profondi. "Piacere, Madison" mi disse. Sembrava amichevole e, anche se io ero tendenzialmente chiusa e riservata, decisi di ricambiare il favore e presentarmi "Chelsea", aggiunsi.
"Non ti preoccupare, non sarai la ragazza nuova per sempre".. si riferiva a tutti gli sguardi indiscreti degli altri ragazzi che mi fissavano incuriositi. "Fanno sempre così all'inizio. Vieni, ti mostro il tuo armadietto".
Detto ciò ci avviammo verso una sfilza d armadietti infiniti ed uniformi ai quali c'erano appesi volantini con foto di studenti fra i quali anche le foto di Madison; si trattava probabilmente di ipotetici rappresentanti d'istituto. "Si, le ho vinte io quest'anno le elezioni.. so tutto di questa scuola, anche quale sia il tuo armadietto" Mi rispose sorridendo la nuova ragazza. Continuammo a parlare, mentre improvvisamente, ci scambiammo con un gruppo di ragazzi. Dovevano essere i piu' "ambiti o desiderati" del college in quanto tutti, maschi o femmine, li fissavano immobili.
Mentre Madison continuava a parlare, incrociai gli occhi verdi di uno di quei ragazzi. Era strano quello sguardo, quasi ammaliante. Per un secondo rimasi pietrificata dal suo sorriso, fino a che non tornai alla realtà, osservando che, accanto a quell'essere apparentemente perfetto, c'era una ragazza esteticamente perfetta; si trattava sicuramente di una "vipera", e lo capii dal modo in cui mi guardava. "Non pensarci nemmeno Chelsea. Harry Styles è fuori portata." Mi rimproverò la mia amica. "Io veramente.." accennai. "Sta con Abbie da due anni ormai..anche se il loro rapporto è un continuo tira-e-molla, lei disintegra chiunque provi solo ad avvicinarsi" continuò Madison. In effetti non volevo problemi in questa nuova scuola e, anche se l'idea di una ipotetica sfida poteva incuriosirmi, decisi di non pensarci e cambiai discorso.
  
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