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Autore: turnright    09/04/2012    7 recensioni
A volte credere nel "per sempre" è la cosa più sbagliata che tu possa fare, a volte invece si può rivelare un investimento che valeva la pena di essere fatto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente si svegliò nella stessa posizione in cui si era addormentata. La sveglia sul comodino lampeggiava le sette e quarantacinque. Saltò in piedi dalla sedia e corse a lavarsi. Era sempre stata autonoma da quando viveva solo con sua madre, all’inizio per non aggravare su di lei adesso semplicemente perché preferiva non avere eccessivi rapporti con quello che sua madre era diventata. Spesso quando un genitore non c’è il figlio e il genitore restante finiscono per avvicinarsi più di quanto sia possibile, ognuno fa forza sull’altro. Cassie, invece, si era limitata a scomparire. La sera le capitava di sentire i singhiozzi della madre dalla sua camera e voleva poterla aiutare, nella sua ingenuità voleva poterle dire che papà sarebbe tornato e che niente era cambiato ma ogni volta che si avvicinava lei finiva per piangere di più. Mi ricordi tuo padrele aveva urlato un giorno. Da quel momento lei si era resa invisibile, quelle poche volte che sua madre cercava un dialogo lei lo rifiutava. Più passavano gli anni più Alicia peggiorava e Cassie ne era testimone. A volte aveva il desiderio di aiutarla, di allontanarla da quello che fin da piccola le era stato insegnato fosse il male. Alla fine, però, non faceva mai niente, era convinta che tutto questo fosse anche colpa sua perciò si limitava ad essere passiva. Alicia fece lo stesso. Tra le due vi era forse uno dei peggiori sentimenti al mondo, l’indifferenza. Quel giorno, però, avrebbe davvero gradito che sua madre fosse entrata nella sua camera per svegliarla e per non farle perdere l’autobus. Infilò i libri che si trovavano sulla scrivania nello zaino e, avendo già perso lo scuolabus, uscì di casa e iniziò a correre in direzione della scuola. Per strada si sentì come una corritrice di corse ad ostacoli e come a suo solito prese più ostacoli di quanti ne evitò. Arrivata a destinazione si precipitò in classe, balbettò un “mi scusi” al professore che aveva già iniziato la lezione e si sedette al suo posto.
«La sveglia esiste per un motivo signorina Parker»
«Se proprio insiste me la può regalare lei signor Sanchez»
«Per ora ho un altro regalo per lei» rispose il professore porgendogli un fogliettino rosa con su scritto “PUNIZIONE” aggregato di motivazione.
«Dovrebbe farsi aiutare in fatto di regali, questo non è esattamente uno dei migliori» la classe scoppiò a ridere ma Cassie non aveva nessuna intenzione di fare il pagliaccio.
«Vogliamo prolungare il regalo da un giorno ad una settimana?» disse con voce severa, deciso a porre fine a quella discussione.
«Beh è lei che vuole farmi il regalo, deve decidere lei da brav’uomo» rispose Cassie. Il professore ritirò il foglietto appena dato, prolungò i giorni di punizione e glielo restituì.
«Dopo questo spettacolo offertoci gentilmente dalla vostra compagna possiamo ritornare allo spagnolo» si avvicinò alla lavagna e riprese a fare ciò che stava facendo prima che Cassie entrasse.
«Mi sei piaciuta col professore oggi» disse una ragazza avvicinandosi a lei con due amiche. Tutte e tre indossavano la divisa da cheerleader e una di loro teneva in mano una rivista di gossip.
«Non avevo nessuna intenzione di farvi ridere o risultare simpatica né tanto meno richiamare la vostra attenzione» rispose Cassie. Prese i libri e uscì dalla classe avviandosi verso la prossima aula.
Un’ora alla volta arrivò anche quella di pranzo. Fece la fila, prese quello che trovava più commestibile e andò alla ricerca di un tavolo libero.
«Hey Cassie» la chiamò qualcuno con una voce abbastanza irritante da uno dei tavoli. Si girò alla ricerca di quella voce. La capo cheerleader le fece segno con la mano di avvicinarsi «Vieni a sederti qui!»
Nella colazione delle cheerleader oggi avranno messo qualche droga di troppo” pensò Cassie sedendosi al tavolo vuoto in fondo alla mensa. Provò a mangiare qualcosa senza successo.
«Il lato buono di avere cibo così immangiabile è che si riesce a dimagrire più in fretta» disse la cheerleader sedendosi al suo tavolo. Cassie la guardò, l’ultima cosa che doveva fare era dimagrire. Probabilmente a forza di diete le si era ristretto anche il cervello.
«Sai Cassie mi hanno raccontato quello che è successo col professor Sanchez, sei stata formidabile»
Avevano decisamente messo qualche droga di troppo nella colazione delle cheerleader oggi. Quella col professor Sanchez non era la prima discussione né sarebbe stata l’ultima. Fin dall’inizio del liceo i due si erano trovati a discutere per diverse “divergenze” ma nessuno aveva mai riso o reagito in questo modo.
«Okay» rispose Cassie infine imponendosi di evitare altre discussioni inutili.
«Sul serio, sei stata una grande» continuò la cheerleader.
«Dopo questa grande leccata di culo che mi stai facendo e che le tue amiche mi hanno fatto prima per non so quale motivo puoi anche tornare al tuo favoloso tavolo e lasciarmi in pace» rispose Cassie volendola allontanare del tutto.
«Potresti venire a sederti anche tu, Cassie, al mio tavolo favoloso» rispose scherzando sulle ultime tre parole.
«Toglimi un dubbio come fai a conoscere il mio nome?»
«Ho le mie fonti e poi è bene sapere i nomi di certa gente. Sicuramente tu saprai il mio» disse sicura di se come lo poteva essere un matematico che 2+2 facesse 4.
«Sinceramente no, non ho la più pallida idea di come ti chiami e neanche mi interessa. Non mi interessa neanche entrare nel tuo piccolo mondo di fama e sedermi al tuo tavolo. Non mi interessa niente di ciò che mi stai dicendo e non penso me ne importerà mai qualcosa»
«Oh avanti, a tutti interessa» continuò imperterrita. Quello che Cassie le diceva le entrava da un orecchio e le usciva dall’altro, probabilmente perché in mezzo non c’era niente a cui aggrapparsi. Cassie si alzò dal tavolo lasciando il vassoio col cibo intoccato e uscì dalla mensa. Passò il tempo rimanente dell’ora di pranzo in giro per i corridoi, almeno non aveva più quella voce irritante nelle orecchie.
«Hey Cassie» la salutò una voce dietro di lei, non aveva idea di chi fosse ma per fortuna non indossava una divisa da cheerleader.
«Ciao Cassie» la salutò un’altra voce pochi minuti dopo.
Più quella giornata andava avanti più si domandava se per caso quella mattina, prima che lei arrivasse a scuola, ci fosse stata una festa con droga e alcool.
Finite le ore di scuola si ritrovò chiusa nell’aula della punizioni insieme ai tipi più disparati di ragazzi.
«Cassie, Cassie» la chiamarono due ragazzine esaltate avvicinandosi a lei con una rivista in mano, dovevano essere del primo anno.
«Puoi consegnare questa lettera a Nick da parte nostra? Noi lo adoriamo!» continuarono uscendo dalla rivista un foglio accuratamente piegato in una busta da lettera con su scritto “Nicholas Jerry Jonas” a mano.
«Avete sbagliato persona» riuscì a dire Cassie tra un urlo e un altro.
«Guarda che è tutto scritto qui» disse una delle due indicando la rivista che aveva in mano.
«Fammi vedere» rispose strappando la rivista dalle mani della ragazza.
Nick Jonas e la sua presunta nuova fiamma” recitava il titolo a caratteri cubitali in copertina. Nella foto lei e Nick sembravano più vicini di quanto in realtà fossero mai stati. Cassie aveva le mani poggiate sul suo petto e Nick teneva le mani su i suoi fianchi. Doveva essere stata scattata quando l’aveva salvata dal taxi.
Aprì la rivista e lesse quanto c’era scritto a proposito della loro “storia d’amore”
Secondo alcune fonti sicure i due escono insieme già da un po’, tant’è vero che lui l’ha pure portata a cena con l’intero staff di How To Suceed In Business Without Really Trying. La ragazza si chiama Cassie Parker e frequenta uno dei licei al centro di New York. A quanto pare quando la giovane popstar diceva che sarebbe potuto uscire anche con una ragazza normale diceva sul serio.
Chiuse di colpo la rivista e la ridiede alle due ragazze che le stavano ancora davanti.
«Cazzate. Non esco né uscirei mai con Jick Nonas o come cavolo si chiama» disse invertendo le iniziali di proposito. Era, forse, il modo più squallido per far capire che non ricordava il suo nome quando invece di quante volte lo aveva letto e sentito ormai lo sapeva alla perfezione.
«Puoi comunque dargli la lettera» insistettero le ragazze.
«Non sono un fattorino e come ho già detto non lo conosco»
«Perfavore» supplicò la ragazza con indosso una collana simile a quella che aveva Nick.
«Io non lo conosco» disse scandendo bene ogni singola parola come se stesse parlando con dei sordi. Le due si allontanarono arrese e Cassie si sedette su uno dei banchi appoggiati al muro. Passò una buona mezz’ora prima che un’altra ragazza le si avvicinasse. Stava per allontanarla proponendole le stesse frasi che aveva detto prima ma la sconosciuta le diede uno schiaffo in piena faccia prima che Cassie potesse parlare.
«Nick è mio e tu non puoi toccarlo» le urlò in faccia.
«Fatti curare» rispose Cassie sconvolta da quello che era appena successo. Non avrebbe mai creduto che qualcuno sarebbe potuto arrivare a questo livello per una persona che neanche conosceva. Sentendo le urla il professore responsabile dell’aula rientrò. «Dato che non sapete stare zitti mi tocca stare qui tutta l’ora.» si lamentò sedendosi alla cattedra e iniziando a sfogliare una rivista che aveva requisito a delle ragazze nell’ora precedente. Sembrava una ragazzina con l’aspetto di un sessantenne assetata di gossip. Si guardò in torno e disse «Guardate chi abbiamo l’onore di avere oggi in aula punizioni, Cassie Parker l’ormai celebre ragazza di Nick Jonas»
Una volta i professori si limitavano ad insegnare e se era il caso a metterti in punizione, adesso oltre a questo si intromettevano nella tua vita ogni volta che ce n’era l’occasione. Tutti si girarono verso di lei come se ad un tratto fosse diventata la ragazza più bella e popolare della scuola. È incredibile come un articolo su una stupida rivista o una telecamera puntata addosso possa stravolgere il comportamento delle persone.
«Non sono la sua ragazza» scandì ad alta voce ogni parola. E’ dura far capire qualcosa a chi non ha la minima intenzione di capire. Si alzò in piedi, prese la rivista dalle mani del professore ed uscì dall’aula nonostante l’ora di punizione non fosse ancora finita. Aveva intenzione di risolvere quella situazione e l’unico modo che aveva per farlo era parlare con Nick. Si precipitò a teatro dando per scontato che fosse lì. Sarebbe stato più ragionevole telefonare e chiedere dove si trovasse e se potevano parlare ma Cassie non badava molto ai convenevoli. Arrivata lì fece vedere la foto nella rivista alla guardia che stava davanti alla porta che la fece entrare come se gli avesse appena mostrato un tesserino di riconoscimento. Almeno una cosa buona in tutta la giornata quella rivista l’aveva fatta. Ciò, però, non cambiava il fatto che se avesse potuto avrebbe bruciato il paparazzo e il giornalista insieme a tutte le copie del giornalino che erano state stampate molto volentieri.
«Nick?» disse interrompendo le ultime prove prima dello spettacolo.
«E’ in camerino, dritto ultima porta a destra» rispose uno dei ballerini rimettendo la musica dall’inizio. Cassie seguì le indicazioni e si trovò davanti ad una porta con scritto “Nick”. Aprì senza preoccuparsi di bussare.
«Dobbiamo parlare» disse sbattendo la rivista su un tavolino.
«Ciao Nick. Come stai? Tutto bene? Oh mi fa piacere» rispose imitando come sarebbe dovuta essere l’inizio della conversazione secondo lui.
«Preferisco andare dritta al punto» gli rivolse un sorriso falso.
«Potevi almeno bussare, sarei potuto essere nudo»
«Per mia fortuna non lo sei» rispose cercando di chiudere il poco importante discorso dei convenevoli.
«Volevi dirmi qualcosa?» disse sedendosi sul divanetto sommerso dai vestiti.
«Guarda un po’ qui» rispose lanciandogli il la rivista.
«Passerà» disse noncurante.
«So che per te può essere difficile pensare che una ragazza non voglia essere la tua fidanzata anche solo per un giorno ma per me è così»
«Cosa vuoi che faccia? I paparazzi sono fatti così, inventano storie su storie»
«Fai un comunicato stampa o che so io basta che dichiari pubblicamente che non sono la tua ragazza»
«Prendi il lato positivo magari con questa storia potresti diventare popolare» disse ridendo.
«Preferisco rimanere nell’anonimato, grazie» Sembrava che Cassie prendesse troppo seriamente questa storia ma in meno di un giorno aveva visto distruggersi tutta la barriera che si era creata in dieci anni per colpa di quattro inutili paparazzi.
«Oh andiamo, tutti vogliono essere popolari»
«Non sono una ragazza da copertina, Nicholas. Non mi interessa avere gli occhi puntati addosso ventiquattr’ore su ventiquattro. Non voglio essere riconosciuta per strada e analizzata per ogni mio comportamento. Voglio essere libera di sfogarmi senza che nessuno ne faccia un problema di stato quindi no, non voglio essere famosa»
«Cosa vuoi che dica allora? Che non ti conosco e che non siamo mai usciti?»
«Esatto» disse dopo averci pensato su qualche secondo.
«Bene. Vuoi dirmi qualcos’altro?» La situazione tra i due era più tesa di un fil di ferro, era come se ogni volta che si vedessero sentissero l’infrenabile bisogno di discutere prima di poter stare bene insieme.
«Si» fece una pausa di qualche secondo prima di continuare a parlare «Per colpa di questa storia una fan impazzita mi ha mollato un ceffone in piena faccia.»
Nick rise di gusto e le fece segno di sedersi accanto a lui.
«Non vedo cosa ci sia da ridere» disse sprofondando nel piccolo divano.
«Al posto mio rideresti anche tu» rispose smettendo di ridere. Si avvicinò alla sua guancia e la esaminò attentamente, con la mano sfiorò la parte che era rimasta leggermente rossa.
«Che stai facendo?» chiese Cassie.
«Esamino la scena del crimine» rispose con un sorriso da idiota. Cassie scoppiò a ridere quasi involontariamente e gli diede un spintone facendo in modo che si allontanasse. Rimasero seduti su quel divano finché uno dei produttori non annunciò l’imminente inizio dello spettacolo.
«Io vado» disse Cassie alzandosi per prima.
«Dirò ai giornalisti quello che mi hai chiesto» ribadì Nick prima che lei uscisse dal camerino. Cassie gli sorrise e chiuse la porta alle sue spalle. Sapeva che dire ai paparazzi di non conoscersi significava interrompere la loro amicizia prima che potesse veramente nascere e stranamente la cosa le dispiaceva. Non avrebbe mai ammesso, però, una cosa del genere neanche a se stessa. Senza farsi vedere uscì dalla porta sul retro e si incamminò verso casa. Durante il tragitto per circa trenta secondi l’idea di tornare indietro per riprendere tra le mani l’inizio di quella relazione le passò per la mente. Sarebbe stata pronta, tuttavia, a negarlo anche ai suoi stessi neuroni se fosse stato necessario, solo per non ammettere che quel ragazzo era l’unica persona sulla faccia della terra che le aveva strappato un sorriso dopo dieci anni di tragedie.

  
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