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Autore: sistolina    09/04/2012    3 recensioni
“Il termine tecnico è Schizofrenia Ebefrenica di Tipo Disorganizzato, ma per comodità la chiameremo SED” per comodità un paio di palle, è uno sfigato con l'accento da college prestigioso che non vuol far sentire come diventa plebea la sua erre mentre dice “ebefrenica”. E forse anche perché ci godeva alla grande che io fossi una sigla, così non avrebbe dovuto ricordare come mi chiamo, perché odio Via Col Vento anche se lo riguardo almeno una volta alla settimana, perché scarto i cavoletti di Bruxelles anche se mi piacciono, perché non scrivo mai il mio nome con la penna rossa, o non riesco a guardare l'orologio senza sentire il bisogno di uscire dalla stanza. Ci sono scritte quelle cose, DOC, sul fascicolo spesso come la Costituzione Americana che avrai letto sul cesso 'stamattina. Ci sono scritte un sacco di porcherie su di me che nemmeno io so, eppure ha deciso che basta chiamarmi SED perché l'intero Universo conosciuto possa arrogarsi il diritto di parlare di me
Genere: Drammatico, Satirico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sigarette francesi senza filtro

 

Cosa penseresti se cantassi in modo stonato,
ti alzeresti e mi abbandoneresti ?
Prestami ascolto e ti canterò una canzone
e cercherò di essere intonato.

(With a little help from my friends, Beatles)

 

Ok, forse al (dove siamo?) terzo flusso di coscienza, è il momento che vi racconti di quella volta, sapete no? La prima volta. Ero lì che...aspettate, non è che state leggendo davvero aspettandovi del sesso uh?

No, ma che cazzo, veramente pensavate che vi avrei raccontato di quando ho dolorosamente perso la verginità, turbe e complessi annessi e connessi, già al terzo capitolo? Ma per chi mi avete preso?

Per quello dovrete come minimo aspettare, chessò, il sesto, il settimo, non lo so, vedo un po' come mi viene, ma non certo al terzo! Perché dovrei bruciarmi tutte le cartucce più interessanti per parlare di Charlie Robinson e i suoi capezzoli a punta? Non pensate male, cioè, mi piaceva e tutto ma aveva...

AH me l'avete fatta eh, qui a distrarmi, e io che ciarlo e ciarlo e non arrivo mai al punto, e finisco a parlarvi dei capezzoli a punta di Charlie Robinson invece di parlarvi della prima volta che sono entrato al St.Leonard.

Sì, più o meno in un punto a metà fra l'imbarazzante conversazione con DOC a proposito dei miei innumerevoli disturbi della personalità e il Circolo della Fiducia del cazzo della scorsa volta, in un momento non ben precisato fra questi due altri momenti non troppo precisamente datati, sono entrato in clinica per la prima volta.

Prima di iniziare ad asciugarvi gli occhi per il crudele destino di prigionia a cui siamo destinati sarebbe meglio che vi dica un paio di cose su questo posto, ma manterrò segreta l'ubicazione, perché mi piace che la gente m'immagini a correre sulle colline verdi di Hogwarts, in qualche magione da fighetti a leggere poesie di nascosto alla Dead Poet Society, o magari in una brughiera ventosa alla Cime Tempestose, con tutti i capelli sparpagliati sul viso mentre tento di trascinarmi fuori da una pozzanghera di fango melmoso alla ricerca delle voci che mi chiamano dalla nebbia e...sì, non ditemelo, sto attingendo a piene mani dal drammone strappalacrime fra Heatcliff e Catherine, ma penso sia una vera ingiustizia che se Mr.Ombroso vede i fantasmi è un fico e se io ogni tanto mi faccio una chiacchierata con Richard Nixon sono un flippato segaiolo.

La verità è che ho sempre avuto un fottuto problema con i comportamenti devianti della letteratura: Dottor Jekyll e Mr.Hide avete presente? E quello schizzato allampanato di Lestat? Dico, si beveva letteralmente la gente e non c'è una sola donna sulla terra che non si sarebbe lasciata mordere da Tom Cruise. Dite che il problema è che non hanno mai fatto un film sulla mia vita? Direi che sto lavando un po' troppe mutande sporche in pubblico per i gusti di mia madre; sì perché vedete lei, beh, è una di quelle madri che vorrebbero figli invisibili; non che mi abbia mai fatto mancare l'affetto no, ha smalti orrendi e una permanente odiosa che le riflessa i capelli rossi di un altamente detestabile biondo besciamella, ma è irlandese, per Dio, avrebbe preferito avere un figlio muto, o paralizzato, piuttosto che...piuttosto che me, eppure ha impiegato diciotto fottutissimi anni prima di ammettere con se stessa che “hey, forse il fatto che mio figlio al posto di stringere la mano alla gente tiri fuori l'uccello ha un non so che di bizzarro”. E io sono sempre stato nientemeno che allucinante, da che ho memoria, quindi la sua resistenza ai cambiamenti è ammirevole. Ma non siamo qui a parlare di mia madre. O meglio, arriverà anche quel momento, inevitabilmente, in cui voi coraggiosi lettori sarete sottoposti agli innumerevoli drammi della mia infanzia, ma non è questo (sono davvero trombette quelle che sento suonare da qui?).

Tanto per non perdere il filo, ce la stavamo raccontando su come sono arrivato qui. Beh, vi basti sapere che il St.Leonard è, a tutti gli effetti, una clinica per fighetti; i quarantamila dollari l'anno di libera offerta per rinchiudere fra quattro mura i vostri figlioletti spostati erano indicativi, ma quello che non sapete è che questo posto non è un edificio anonimo con le stanze tutte uguali, le porte che scricchiolano e le divise di panno lenci che fanno prudere il culo ad ogni movimento. La St.Leonard è una villa tardo vittoriana riadattata ad ospedale dopo la Seconda Guerra Mondiale (diciamo che i tedeschi ci hanno schiaffato sopra una bella bomba da un aereo), ha tutte le caratteristiche da segoni a due mani che i genitori amano tirare fuori quando parlano con gli amici, un paio di cicchetti di troppo, tanto da raccontare del loro figlio particolare spedito come un pacco in culo al mondo. “Però hanno un parco immenso e i mattoni a vista!” Sai che culo! Una martellata sulle palle fa male anche se il martello è d'oro e profuma di rose. Come no, mattoni a vista, ampie camere, soffitti alti, archi a sesto acuto o quelle merdate lì e mobili d'epoca. Ah beh, dimenticavo, non abbiamo le inferriate alle finestre, tanto per dire, ma vetri antiproiettile iperinforzati in stile Papa Mobile. A noi servono meno che a lui, per la cronaca, anche se l'unico coglione che ha tentato di farne fuori uno è pure riuscito a mancarlo!

C'era il sole quando l'utilitaria con il motore tossicchiante della mia famiglia ha fatto retromarcia per lasciarmi davanti al cancello in ferro battuto. Posso sentire ancora i freni che stridono e le gomme da cambiare che quasi s'impantanano nell'erba tagliata di fresco. Mio padre è sempre stato una merda a guidare, ma era meno sbronzo di mia madre quel pomeriggio quindi, chissenefrega. Lei è rimasta lì a dirmi che non era colpa mia, nossignore, e tutti mi volevano bene, e mi sarebbe stato un sacco utile aprirmi al mondo, alla terapia, ai miei compagni e tutte quelle menate da primo giorno di asilo. Santa donna mia madre, ma ha le facoltà intellettive di una foca morta.

Mi ricordo che per prima cosa ho notato l'edera, una fottutissima facciata ricoperta di edera serpeggiante su per tutto il muro, attorno alle finestre e allo stemma in oro laccato. Ho fischiato, un po' spaccone veramente, tipo Giovane Holden (se non l'avete letto fatelo, perché verrà debitamente citato ogniqualvolta mi mancheranno aggettivi per descrivere le cose, e accadrà spesso. Non è che vi voglio consigliare un libro tipo “Chiedi a Patrick” cazzo! Era per dire), sistemando la sacca da ginnastica che poteva vantare di contenere tutto quello che avevo ritenuto abbastanza importante da trascinarmi dietro fino a qui. Io e, beh, la lista delle innumerevoli cose che non potevo assolutamente “introdurre nell'edificio”, il che, lo ammetto, ha contribuito notevolmente a facilitarmi l'annoso compito di fare i bagagli.

Me ne stavo lì in piedi, nei miei calzoni troppo larghi e dagli orli asimmetrici, una maglietta dei Dallas Cowboys riciclata qualcosa come sei volte in tutta la famiglia (ed era tipo un onore che potessi averla anch'io, perché era una maglietta totem degli O'Hara, quindi è stato veramente un'Epifania che avessero sorvolato sulla mia condizione disagiata per accordarmi il diritto di indossarla) e le Converse modello base, quelle che si possono permettere ancora i tre quarti dei fottuti irlandesi emigrati di qui, di quelle senza scritte, che sembrano usate la seconda volta che le metti, sfasciate e scucite, “calze a vista” (da lì tutta la storia del cambiarmi sempre i calzini eccetera) e tutta la sarabanda di lacci sozzi di fango, troppo lunghi che non sai mai come allacciare, e finisci sempre per sistemare una scarpa diversa dall'altra, come un demente. Il genere di scarpe che metti finché non ti inzuppi i piedi nelle pozzanghere da quanti squarci ci hai fatto sopra. Ecco io con le cose ho sempre fatto così cazzo, mi sono ostinato a usarle fino a ridurle a brandelli, e poi ne ho comprato un paio nuovo, uguale, per fottere anche quello. Prima o poi dovrò sputtanarmi anche la storia del mio cane, Josie, una cagna santa porca Eva, e della fine di merda che ha fatto per questa mia mania di non cambiare mai niente.

Me ne stavo lì davanti al cancello della St.Leonard e ci ho pensato, ammetto che ci ho pensato. Mi sono detto “Stronzo, sei libero, prendi il cellulare e chiama un fottuto taxi. Vattene cazzone, è il momento”; era bello potersene stare lì a contemplare le infinite possibilità che la cacarella di mio padre mi aveva srotolato davanti. Potere, poter, potere, fare questo e quello, e quell'altro, ovunque e in qualsiasi momento. Avevo dieci dollari stropicciati nella tasca interna dei jeans (per le emergenze no? Più emergenza di una fuga che nemmeno Prison Break cosa c'è?) e magari potevo cavarmene fuori vendendo un po' di roba al mercatino dell'usato. C'è stato un momento, fra la formulazione dell'idea e la sua effettiva concretizzazione, in cui ho perfino contemplato la possibilità di fare un paio di marchette e viaggiarmene in autostop per tutta la costa orientale. Così, alla Kerouac. Ho immaginato sterminate autostrade con gli Eagles sparati a manetta negli altoparlanti in una decappottabile d'epoca, una milfona con il foulard in testa alla Thelma e Louise (di grazia, senza il burrone), il retro di un camion con fieno e galline, pure, perché non si dica che sono uno con le fantasie snob. Un treno, un tandem, un triciclo, qualsiasi cosa mi appariva meno denigrante di un mese in quella clinica per fichette patentate con gravidanze isteriche, fobie di cose che nemmeno avrebbero mai incontrato, e sonnambulismo. Problemi di merda che i soldi trasformano in casi di stato. Se non ne fosse andato del mio pisello all'aria, la mia vecchia nemmeno li avrebbe sborsati i miei sudati soldi per il college in questa beauty farm da stelle del cinema in riabilitazione.

Pensavo a tutte le cose magnifiche che avrei potuto fare per alzare le tende e concedere a me stesso una dipartita dignitosa, e poi non ho fatto un'emerita mazza. Un'altra cosa tipica di me, prendete nota. Un po' per colpa mia (perché sono, effettivamente, un cazzone gigante) e un po' perché ero troppo occupato a scansare il muso di una limousine bianca che mi ha quasi messo sotto. Nemmeno se alla guida ci fosse stato Niki Lauda (pace all'anima sua) una macchina come quella avrebbe avuto quella spinta. Quando lei (e non intendo la lei di questa storia folle che vi sarete stancati di leggere un paio di flussi di coscienza fa, la lei che è scesa dalla limo e che ci ho impiegato mezzo secondo di troppo a capire fosse una ragazza) è scesa dalla limo ho seriamente pensato di avere di fronte un deportato in qualche campo di concentramento. Non lo dico per mancare di rispetto (anche se non fregherebbe comunque un cazzo a nessuno, non è che devo stare qua a spiegarvi tutto no?), ma quella sembrava un cazzo di scheletro da aula di biologia del liceo ricoperto di lattice scadente.

Mi è passata davanti con un vestito azzurro senza maniche che arrivava al ginocchio, e mi sarei fatto il segno della croce se non fossi stato un agnostico fervente. Avete presente Resident Evil, quando gli zombie vi si avvicinano e la pistola del cazzo non ha più colpi, e quelli si fanno sempre più grandi e minacciosi, e siete sicuri che di lì a cinque-dieci secondi farete Game Over? Credo di aver avuto esattamente quella sensazione.

Ora non la ricordo bene, come ogni sensazione sgradevole a tal punto che il mio cervello ha preferito auto fottersi e rimuoverla pur di non doverla analizzare a mente fresca e magari rivivere, ma potrei scommetterci la mia verginità anale che quando i suoi occhi sono caduti su di me, la prima cosa che ha pensato lei è stata che ero un fottuto obeso, non mi prendevo cura di me, e sarei morto ingozzato di salsicce alla senape nel mio letto, a quarantanni, solo come un cane e troppo grasso per alzarmi.

D'altra parte, chi cazzo ero io per darle un punto di vista alternativo sulla cosa? Che ne so che non ha ragione lei, che non hanno ragione tutti, a pensare che io sia un maledetto spostato irrecuperabile, e che sarebbe meglio lasciarmi marcire nelle mie seghe sconsiderate e nell'autocompiacimento piuttosto che tentare di sanare il tarlo cannibale che si sta inghiottendo la mia sanità mentale? Me la godevo ad essere diverso, con i miei capelli spettinati e le scarpe con i lacci legati alla cazzo, a guardare la gente dall'alto della mia condizione, una bella armatura di narcisismo intarsiata di spiragli dorati di ego e la ferrea convinzione di essere io quello nel giusto. Come dicevo, me la godevo. Ce la godiamo tutti, finché non finiamo a camminare a stento sulle ossa come Amber Morris, unici stendardi della nostra causa.

Ricordo di aver pensato che se lei era la rappresentazione fisica di qualcuno che nega di avere un problema, io di certo ero quella mentale.

Si è fermata davanti a me, i capelli secchi e ritorti su se stessi, il volto scavato dalla pelle traslucida, enormi occhi dalle iridi opache, e mi ha squadrato con le sopracciglia aggrottate

Sei una specie di facchino?”

Cerchi il set per il remake di Shindler's List?” uno dei miei maggiori problemi è che la gente non capisce mai le mie battute. Mi è balenata per la testa l'idea di avere un senso dell'umorismo che fa cagare, ma l'ho ricacciata bellamente nel baratro insieme ad ogni altro più piccolo spunto di autoanalisi critica. Ve l'ho mai detto che sono anche un tantino egocentrico? Sono matto, cazzo, se non avessi voluto attirare l'attenzione su di me, anziché spararmi le pippe, sarei entrato nel coro!

Tanto per togliervi subito l'ansia da finale aperto, vi dico subito che nemmeno Amber Morris ha compreso il mio senso dell'umorismo. Ad oggi, dopo un'imbarazzante quantità di tempo che ci conosciamo, preferisce mandarmi affanculo piuttosto che ridere alle mie battute. Come tutti. (Che volete? Se avessi avuto veramente tutto il savoir faire che credevo di avere avrei fatto il cabarettista!). Anche quella volta lo ha fatto, senza parlare, ma lo ha fatto. Ha lasciato che i suoi enormi occhi sporgenti vagassero su di me con dispetto per qualche secondo, poi ha pensato bene di registrare l'unica informazione utile del nostro dialogo al vetriolo (ovvero che, per tutti i lassativi! Non ero un facchino), e ha fatto cenno (con un lungo dito bianco e ossuto, vorrei precisare) al suo autista di scaricare i bagagli. Alla fine ho sentito vagamente schioccare la sua lingua forcuta fra i denti (essù, dovrò crearlo un po' di pathos se voglio che la gente continui a leggere questa roba!) giusto per confermare i miei sospetti di avere di fronte la strega di qualche fiaba sessista dei fratelli Grimm.

La limousine ha sgommato in retromarcia, schizzandomi di fango fino alle ginocchia, mentre la Principessa si è messa a sfumazzare una sigaretta francese senza filtro dall'aria letale. Sì beh, non è che mi sono messo a farle una predica sul fumo, capiamoci, a me non sarebbe fregato niente nemmeno se fosse morta stecchita davanti a me, però le sigarette francesi mi fanno schifo, e lei mi stava sulle palle, quindi non potevo perdere l'occasione di rompere no?

Perché, dite?

Non mi sono mai fermato a pensarci a dire la verità; cioè, non è che uno passa ore della sua vita a grattarsi il mento pensando al perché lo schifano le sigarette senza filtro francesi, però penso la colpa sia di Steve Manson in quinta elementare. Sua madre lavorava in uno spaccio di sigarette nel mio quartiere, tutto grigio con la puzza costante di tabacco e plastica bruciata che impestava mezzo isolata, e Steve se ne esce un pomeriggio fuori da scuola con quel pacchetto di Gitanes (sì beh, il nome faceva così fico che non potevo rifiutare...) nuovo, perfetto, di quel blu magnetico, schiacciato, così incredibilmente poetico credete a me, con ancora il filo di sicurezza che sventolava come una fottuta bandiera della vittoria. La nostra vittoria sul mondo dei grandi così terribilmente proibizionisti.

Steve si mangiava le unghie fino al midollo, non me lo potrei scordare il suo pollice tutto rattrappito su se stesso mentre tirava via il rivestimento di plastica, ma le sue mani sporche di grasso di bicicletta non hanno esitato nemmeno un secondo, nemmeno uno tirando via la prima sigaretta bianca, bianca davvero, forse la prima cosa veramente bianca di quella giornata, di quell'angolo della città sempre grigio del fumo dell'acciaieria, grigio di lenzuola grigie senza candeggina, grigio di muri scrostati e ciottoli divelti.

Anche la scuola era grigia, un edificio di cemento tirato su da un giorno all'altro dopo quella bomba dell'IRA che aveva fatto cagare sotto tutti quanti. Questo prima, ovviamente, prima di ficcarsi tutti su un transatlantico e finire come la peggior medioborghesia rurale irlandese importata, e scaduta.

È stato prima, nel vecchio mondo, che ho fumato, sigaretta francese senza filtro di merda, e ho vomitato come un ubriaco fuori dal pub, peggio di mio fratello Tim di ritorno dalla trasferta del Chelsea, peggio del mio vecchio il giorno di San Patrizio. Peggio di MiMa dopo che il suo nipotino perfettino si è laureato a Yale e ci siamo stipati nella nostra utilitaria per andargli a dire quanto fossimo fieri di lui, sfruttatore maledetto, e di tutti i poveri operai che avrebbe schiacciato sotto il tacco della sua scarpa ora che quell'azienda da cinquanta milioni di dollari l'anno lo aveva assunto a tempo determinato con una clausola in piccolo che gli impediva perfino di fare ricorso se lo avessero licenziato in tronco senza uno straccio di spiegazione...la riforma del lavoro, Yay!

Dovevo concederglielo, povera donna, dato che non le consentirò mai il privilegio di frignare tutta in ghingheri nella prima fila di qualche patio, mentre un vecchio pederasta mi allunga una pergamena che con tutta probabilità fungerà da carta igienica. Una piccola donna per una piccola soddisfazione.

Ragazzo, pensi di entrare o devo starmene qui a far finta di tagliare il prato per tenerti d'occhio?” come sempre, c'è un vecchio col rastrello a ricordarti che la gente normale non percorre gli intarsi di un cancello in ferro battuto per tre quarti d'ora senza entrare, con la spia dell'apertura automatico che lampeggia impazzita. La gente normale entra e basta.

La gente normale.

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Angolo della delirante autrice: Buona Pasquetta a tutti!! Avete mangiato, bevuto, giocato a frisbee nei prati sotto il sole (o vi siete sbronzati fra le sicure mura di una casa come ho fatto io)?
In questa fredda serata di quasi-autunno vi posto un nuovo mirabolante (ma dove?) capitolo di questa follia, nata come follia e portata avanti come totale folliaXD
Ci sono un po' di citazioni in giro, come sempre se avete bisogno di delucidazioni chiedete pure!!!!
Già che ci sono direi che posso cominciare con il mio amabile vizietto del casting che, chi mi conosce lo sa, è la mia passione. Quasi quasi lo preferisco allo scrivere, quasiXD
Per ora ho la certezza dei personaggi principali, ma mano a mano rimpinguerò le filaXD Ditemi cosa ne pensate e sarò amabilmente felice di discorrere con voi sulla scelta migliroe da fare ahahah

Patrick O'Hara --> Caleb Landry Jones
Milo --> Ezra Miller


La canzone della citazione iniziale è linkata se volete ascoltarla <3
Fatemi sapere che ne pensate della storia, dei personaggi, dei volti, del tempo, di come avete passato le vacanze, del disarmo nucleare o di qualsiasi cosa vi vada di condividere. Grazie a chiunque passi di qui e decida che vale la pena dare una letta a questa roba ancora informe e senza sensoXD Nel frattempo ne approfitto per invitarvi tutte le magnifico gruppo di FB In some dreaming state dove si ride e ci si diverte, si scambiano opinioni sulle ff e su ogni ammenicolo ci passi per la testa <3
Buonsa serata a tutti!!!!

 

   
 
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