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Autore: __Jude    09/04/2012    1 recensioni
Tra Sherlock e John scorre un sentimento che va ben oltre l' amicizia. E forse loro lo sanno, ma la sofferenza causata dalla caduta di Reichenbach ha seppellito le emozioni in profondità. Sarà l' arrivo di un nuovo ispettore, completamente diverso da Lestrade, che cambierà le cose, facendosi spazio nella quotidianità dei due coinquilini.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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John era talmente stanco che il rumore del motore del taxi quasi gli sembrava una ninna nanna. Lasciò che il suo sguardo si perdesse tra i dettagli che scorrevano al di là del finestrino e seppellì l’ inquietudine che di nuovo lo aveva assalito, senza pietà.
“Da quant’è che state insieme?”.
Il dottore si risvegliò dal suo torpore e si voltò verso la donna al suo fianco, accigliato. “Come scusi?”.
Heather appoggiò la testa allo schienale con tranquillità. “Lei ed il signor Holmes. Da quant’è che state insieme?”.
John sospirò, in quello stesso modo in cui sospirava quando gli facevano quella domanda. Si era talmente abituato che ormai neanche arrossiva più. “Non stiamo insieme. Siamo amici… e coinquilini”.
L’ ispettore corrugò la fronte. “Beh, allora… quando avete intenzione di mettervi insieme?”.
Il biondo quasi si strozzò con la saliva, preso in contro piede. Heather lo guardava, aspettando una risposta che non arrivò.
“Oh, andiamo, si vede lontano un miglio che vi piacete”, continuò lei e notando il palese imbarazzo del dottore ridacchiò, cercando, malamente, di nascondere quanto fosse divertita da quella situazione.
“Senta” si convinse a iniziare John, “io non so perché tutti mi fanno questa domanda, ma lo ripeterò per l’ ennesima volta: io non sono gay”.
“Innanzitutto, la prego, mi dia del tu perché ho intenzione di fare la stessa cosa con lei” rispose l’ ispettore. “Poi, se me lo permetti, ti rendi conto di quante contraddizioni ci siano in questa tua frase?”.
John corrugò la fronte, sperando che il taxi da un momento all’ altro si fermasse. Ma Covent Garden era ancora troppo lontano per poter sfuggire a quella scomoda ed inusuale situazione.
“Contraddizioni? Ma quali contraddizioni!?”.
“Se tutti ti fanno questa domanda, effettivamente un motivo ci sarà, no?”.
“E il motivo è che la gente non si sa fare gli affari propri”.
“Sono un ispettore di polizia, John, non mi faccio mai gli affari miei”.
John cercò aria che non trovò slacciandosi il primo bottone della camicia, esattamente all’ altezza del collo. In quel momento odiò quel bottone, quella placca di plastica che gli impediva il respiro. E odiò l’ inquietudine che gli rimescolava le budella. Odiò la bellezza tagliente di Sherlock a cui, per quanto lo negasse, non era assolutamente indifferente. Odiò gli occhi ambrati che lo fissavano con quell’ aria eloquente di chi sa di aver ragione. Eppure tutto quell’ odiare non sembrava risolvere niente, soprattutto non gli dava alcuno sollievo; lo spingeva solo verso l’ unica spiaggia sicura su cui ogni volta si rifugiava con la coda tra le gambe.
“Io… io non sono gay”.
Heather accavallò le gambe e inclinò il capo da un lato, in un modo così pieno di naturalezza e bellezza che le diede quell’ aria misteriosa ed affascinante delle protagoniste femminili del cinema noir.
“Io non l’ ho mai detto” disse lei, come se stessero parlando della cosa più banale del mondo. “Anche io credo che tu non sia gay, anzi penso di esserne quasi certa. Sono solo convinta del fatto che provi qualcosa per il signor Holmes e che siate fatti l’ uno per l’ altro. Tutto qui”.
John tentò di darsi un contegno, ma la sua espressione era totalmente esterrefatta. Tutto qui. Tutto qui? Ma con quale coraggio la gente parlava così alla leggera di sentimenti? Se per Sherlock l’ argomento ‘emozioni’ era un tabù, per Heather parlarne era come decidere cosa fare nel weekend.
In più, nessuno gli aveva mai parlato in modo così eloquente della ‘relazione’ tra lui e Sherlock. Certi discorsi non gli aveva mai fatti neanche con sé stesso! Non seppe mai spiegarsi se ciò dipendesse dall’ eccessivo pudore o dalla paura di affrontare un argomento del genere.
Improvvisamente si sentì un emerito idiota. Quella sensazione lo travolse in modo così immediato che quasi si sentì in imbarazzo per sé stesso. Lui era sempre quello più ‘umano’, quello emotivo, e poi quando si trattava di farci attenzione, la sfera dei sentimenti neanche la calcolava. Un idiota, non c’ era altra spiegazione.
Heather sorrise soddisfatta, ma con un velo d’ apprensione sugli occhi. John le piaceva, era contenta di poter lavorare con lui e soprattutto le piaceva il modo in cui le emozioni lo segnavano. John era vivo sotto i suoi occhi ed aveva sempre apprezzato la vitalità nelle persone.
Pagò il tassista che si era appena fermato davanti alla casa di Alice Jones, piccola, con mattoni chiari e tetto spiovente. Dovette dare un colpetto sulla spalla di John per destarlo dai suoi pensieri e farlo scendere dalla vettura. Il taxi era appena ripartito quando il cellulare di John squillò avvertendolo d aver ricevuto un sms:

Chiedi ad Alice Jones cosa stava facendo mentre i ragazzi ripulivano il muro ovest e quando è stata l’ ultima volta che ha rivisto il gruppo e Nick. Quando Meredith ha trovato il corpo, l’ assistente sociale non c’ era. SH

Il dottore mostrò il messaggio a Heather. “Glielo avrà detto sicuramente quella ragazza, Meredith, e se si è premurato di mandarmi questo messaggio vuol dire che è una cosa importante”.
L’ irlandese annuì e sorrise pensando al modo in cui John aveva pronunciato l’ ultima parte della frase.
Salirono un paio di gradini ancora umidi della pioggia della sera precedente e suonarono il campanello. Aprì la porta una donna minuta e giovane, ma dall’ aspetto sciupato e stanco. I capelli scuri legati in un coda di cavallo, poco trucco sul viso e due piccoli occhietti verde chiaro su un viso magro dalla carnagione olivastra. In effetti, Sherlock non si era sbagliato: era un bella donna tutto sommato e quella stanchezza che le segnava il volto non la rendeva meno attraente, anzi, la valorizzava.
“Alice Jones?” domandò Heather con tono serio e fermo, completamente diverso da quello usato con John nel taxi.
“Sì” mormorò lei confusa.
“Polizia di Scotland Yard” continuò la donna mostrando il distintivo. “Siamo qui per farle alcune domande circa l’ omicidio di Nicholas Hall”.
La donna rivolse ai due un sorriso cortese e farfugliò di entrare. Sembrava leggermente intimorita dalla loro presenza e l’ atteggiamento duro dell’ ispettore non aveva certo aiutato a metterla a suo agio.
Nella casa c’ era un forte aroma di bucce d’ arance e detersivo. Il pavimento era talmente pulito che quasi ci si poteva specchiare e sui mobili non c’ era traccia di polvere.
Li fece accomodare in salotto, su un divano di un improbabile verde mela, e offrì loro del tè che Heather rifiutò prontamente per entrambi. “Dunque, signorina Jones, quanto bene conosceva Nicholas?” domandò Heather.
“Beh, quanto bene lo può conoscere un assistente sociale. Anche se penso di conoscerlo meglio di quanto lo possano conoscere i suoi amici”.
“Si spieghi meglio” continuò l’ ispettore.
“Nick si confidava con me in un modo diverso da quello con cui si confidava con i suoi compagni. Credo che in un certo senso si fidasse di me, perché io mi fidavo di lui. Era un ragazzo con molti problemi che non veniva mai ascoltato ed io mi sono preoccupata di farlo”.
“Che rapporto aveva con i suoi compagni del St. Peter?”.
Un’ ombra di tristezza le velò gli occhi lucidi. “Non hanno mai provato a capirlo, per questo tendeva ad allontanarsi da loro ed avvicinarsi a me. Però, le confesso, a volte avrei voluto che lui si sforzasse di più per stare bene con loro. Questi ragazzi che vengono mandati da noi del St. Peter hanno bisogno di fare gruppo, di volersi bene l’ un l’ altro e non di isolarsi. Non mi fraintenda, sono più che felice che Nick sia venuto da me e che si sia… aperto, ma sono sicura che gli avrebbe fatto bene stare con persone della sua età”.
Heather si zittì e si limitò a guardare Alice per una buona manciata di secondi.
“Ehm, signorina Jones, cosa stava facendo mentre i ragazzi pulivano il muro ovest dell’ edificio, il giorno in cui Nicholas fu ucciso?” chiese John, spezzando il silenzio.
“Ero nel mio ufficio, dovevo aggiornare e ordinare le schede dei ragazzi”.
“E quando ha visto Nicholas per l’ ultima volta?”.
Alice aggrottò le sopracciglia sottili e si prese un paio di secondi per pensare. “Quando ho detto al gruppo il compito della giornata, ossia ripulire i graffiti dal muro ovest”.
“E quando ha rivisto i ragazzi? Sappiamo che quando è stato ritrovato il corpo di Nicholas lei non c’ era”.
“Dopo aver assegnato il compito non li ho più rivisti, me ne sono andata dopo circa un’ ora perché dovevo sbrigare delle faccende burocratiche per il St. Peter. Li ho lasciati alla supervisione di un mio collega, Colin Roberts”.
John stava per fare un’ altra domanda ma Heather lo interruppe bruscamente. “Grazie per il suo tempo, signorina Jones”.
L’ ispettore scattò in piedi e fece un breve cenno del capo ad Alice per poi schizzare fuori dall’ abitazione. John si affrettò a seguirla e quell’ affannarsi dietro di lei gli ricordò tanto Sherlock. Non seppe se sentirsi offeso, perché era sempre a correr dietro alla gente, o preoccupato del fatto che il pensare a Sherlock lo avesse fatto sorridere.
“Perché sei andata via? Le abbiamo fatto così poche domande!” chiese John una volta che l’ aveva raggiunta.
Heather stava ferma sul limite del marciapiede. Il vento sul viso, gli occhi stretti in due fessure. “Non ci avrebbe detto altro”.
“E come lo sai, scusa?”.
“Lo so, fidati di me”.
John roteò gli occhi rendendosi conto che l’ atteggiamento da fico misterioso non era caratteristico solo di Sherlock.
L’ irlandese si voltò verso di lui. “Senti, io adesso ho bisogno di andare un attimo a casa. E tu devi tornare da Sherlock per fare rapporto. Raccontagli dell’ interrogatorio e senti cosa ne pensa lui. Io cercherò qualcosa su questo Colin Roberts e mi farò viva presto, comunque non più tardi di stasera” disse porgendogli un biglietto da visita.
“Ehm, d’accordo, ci sentiamo dopo”.
Alzò un braccio per richiamare un taxi mentre la guardava camminare lontano e perdersi nel vento.

Era ormai l’ imbrunire quando John raggiunse Baker Street. Salì le scale di corsa e, una volta entrato in casa, trovò Sherlock che passeggiava per il salotto. Aveva le sopracciglia aggrottate, i muscoli tesi e sicuramente il cervello che girava come una trottola.
“Come è andato l’ interrogatorio a Meredith Brody?” chiese il dottore abbandonandosi sulla sua poltrona.
Sherlock rimase in piedi, le mani bianche allacciate dietro la schiena. “Un po’ inquietante ad essere sincero, ma la ragazza mi ha fornito dettagli di cui ero all’ oscuro. Piuttosto, hai chiesto ad Alice Jones quello che ti avevo scritto?”.
“Sì, mi ha detto che l’ ultima volta che ha visto il gruppo, compreso Nicholas, è stata quando ha assegnato il compito della giornata. Poi se n’è andata all’ incirca un’ ora dopo ed ha lasciato i ragazzi nelle mani di un collega, Colin Roberts. Heather è andata a verificare la validità dei fatti. Ha detto che si farà viva”.
Sherlock posò il suo sguardo glaciale su John, sperando che l’ ispettore non si mettesse in mezzo più di quanto stesse facendo. Non gli era piaciuta molto l’ idea di lasciarla da sola con John ed ora l’ ultima cosa che sperava era vedersela comparire nel suo appartamento. Nel loro appartamento. Non che fosse geloso, figuriamoci. Semplicemente non gli piaceva vedere quell’ immagine visualizzarsi nella sua testa, specialmente ora che aveva da fare.
“Immagino che avrà detto sicuramente di avere un rapporto particolare con Nicholas”.
“Esatto”.
“Questa cosa non mi piace. I sentimenti complicano sempre tutto…” si lamentò sedendosi anche lui sulla poltrona davanti a John. “In più Meredith mi ha detto una frase davvero strana: le persone amano senza accorgersene, per questo si fanno male”.
John distolse lo sguardo da Sherlock, lasciando che si perdesse tra le trame della carta da parati. E le odiava, perché anche lì dentro gli sembrava di vederci scritte le parole di Heather.

  
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