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Autore: AuraDuchannes    10/04/2012    6 recensioni
Cosa avrei dovuto fare in quel momento?
Come avrei potuto togliermi dalla mente tutte quelle cose che mi aveva detto? Tutto l'amore che provava per Luke?
Ero geloso, inutile negarlo. Ero gelosissimo del sentimento profondo che Annabeth provava per Luke. Anche se lei non mi aveva mai affermato ciò che pensavo, ero sicuro che i miei pensieri non fossero sbagliati.
Lei era innamorata di Luke, lo sapevo nel profondo.
Ed io ero innamorato di lei, lo sapevo nel profondo.

Prima Percabeth a rating arancione, ispirata dalla canzone Skin di Rihanna. Ambientata in un ipotetico futuro in cui hanno entrambi diciotto anni.
Buona lettura :)
Genere: Erotico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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rtyr Angolino dell'autrice più pervs del mondo: Prima Percabeth, e prima oneshot a rating arancione.
Quest'idea malsana e poco casta è nata da questa canzone molto molto, mh, ispiratrice. (Skin, di Rihanna.)

Vi consiglio di ascoltarla prima di leggere la storia o nel mentre, secondo me renderebbe di più!
Questa fanfiction, devo ammettere, è una delle più belle che abbia mai scritto.
Si, ne ho scritte tante ma non ne pubblico nessuna.
Adesso basta dai, leggete e recensite mi raccomando!
Tutti i tipi di critiche sono ben accetti, voglio sapere cosa ne pensate!
Baci, A. 


Wanna feel your skin.



The mood is set,
So you already know what’s next.
TV on blast,
Turn it down.

Ero sul mio letto. Pensavo a tutto quello che era successo in quei tanti anni al campo.
E per 'tutto', intendevo proprio tutto.
Pensai a Luke, al suo sguardo carico d'odio e disprezzo.
Pensai a Grover, il mio migliore amico. Quella persona su cui potevo sempre contare, senza aver paura di essere giudicato.
Pensai a come la mia vita fosse cambiata, dal momento in cui avevo scoperto di essere un semideo.
Pensai a mia madre, che aveva dovuto sopportare di tutto pur di tenermi al sicuro.
Pensai a mio padre, a quanto dicesse di volermi bene, e a quanto fosse stato poco presente nella mia vita.
Poi mi venne in mente lei, il suo sorriso, i suoi capelli biondi che risplendevano alla luce del sole.
Lei, Annabeth.
Avevo il televisore acceso, un regalo sentito da parte di mio padre.
Stavano trasmettendo una soap opera banalissima, una di quelle in cui si scopre che il figlio del vicino è in realtà il figlio della mamma del papà della sorella del cugino del nonno dello zio.
Per gli dei, che cretinate che mandavano sul tubo catodico. Avevo bisogno di un po' d'aria, quindi feci per uscire, ma appena aprii la porta, mi scontrai con la figlia d'Atena.
Annabeth.
«Per tutti gli dei dell'Olimpo, Annabeth!» esclamai, tutto d'un fiato.
La osservai. I capelli erano tutti arruffati, come se si fosse appena svegliata, cosa molto probabile. Gli occhioni grigi erano accesi da una scintilla.
Non riuscivo però a capire da cosa fosse determinato.
«Cos'hai da guardare, Testa d'Alghe?» mi chiese, inarcando un sopracciglio.
Arrossii violentemente, mentre lei mi spinse di lato per entrare.
«Che ci fa una televisione nella tua camera?» chiese scrupolosamente Annabeth.
«Che ci fai tu nella mia camera?» le chiesi, guardando altrove. Ero profondamente imbarazzato, lei era seduta sul mio letto e mi guardava.
Indossava una canotta di cotone leggero ed un paio di pantaloncini. Quei pantaloncini mettevano in risalto le sue gambe.
Le sue gambe, bianche come la luna e dannatamente sensuali.
Mi andai a sedere accanto a lei.
«Percy...» sussurrò.
Non riuscivo a distogliere gli occhi dal pavimento. Se l'avessi guardata negli occhi, avrei mandato all'aria tutto.
Nel frattempo, la televisione gracchiava una stupida canzoncina di una pubblicità per bambini.
«Percy, per favore, guardami.»
Cosa avrei dovuto fare in quel momento?
Come avrei potuto togliermi dalla mente tutte quelle cose che mi aveva detto? Tutto l'amore che provava per Luke?
Ero geloso, inutile negarlo. Ero gelosissimo del sentimento profondo che Annabeth provava per Luke. Anche se lei non mi aveva mai affermato ciò che pensavo, ero sicuro che i miei pensieri non fossero sbagliati.
Lei era innamorata di Luke, lo sapevo nel profondo.
Ed io ero innamorato di lei, lo sapevo nel profondo.
«Io... io sono venuta qui perchè dovevo parlarti di una cosa importante.»
La guardai.
I suoi occhi grigi erano colmi di lacrime. Non volevo vederla così. Non volevo vedere le sue lacrime, e non volevo che lei piangesse a causa mia.
Gliene asciugai una che scorreva sulla guancia con il dorso della mano, ma lei si ritrasse.
«Non credere che perchè io sia venuta qui a piangere da te, tu possa permetterti di consolarmi. Non ho bisogno di essere consolata.»
Si alzò dal letto, e fece per andarsene, ma io la trattenni per il polso.
Poi la tirai a me con uno strattone, e l'abbracciai da dietro. Lei rimase immobile per tutto il tempo, poi si giro verso di me.
«Annabeth...» sussurrai, ma non ebbi il tempo di finire ciò che stavo per dire.
Le sue labbra s'impadronirono delle mie. Erano morbide, soffici.
Fu un bacio molto corto. E molto casto.
Mi guardò, con il fiato corto. Aveva ancora quella scintilla negli occhi.

Poi mi ribaciò, e questo fu decisamente uno dei baci più belli che io avessi mai ricevuto.
Giocò con la mia lingua, poi mi morse il labbro. Gemette.
La spinsi dolcemente sul letto, e continuammo ad assaporarci. Lei si mise a cavalcioni su di me.
Devo dire che le sue labbra avevano un ottimo sapore, sapevano di ciliege. Forse proprio perchè erano rosse come ciliege.
Tracciò una scia incandescente sulle mie labbra con la lingua, poi spostò l'attenzione sul collo, che iniziò a mordicchiare.
Ribaltai la posizione, volevo avere il controllo della situazione. Odiavo non averlo, soprattutto in situazioni come queste.
Aveva le guance leggermente arrossate e il fiato corto. Miei dei, era così eccitante.
Le mordicchiai il collo, lasciandole un segno inequivocabile.
Lei gemeva, e tra un gemito e l'altro sussurrò «Percy... spegni il televisore.»
Lo spensi, pigiando il tasto d'accensione/spegnimento sul telecomando, poi lo lanciai dall'altra parte della stanza.

Baby strip down for me,
Go on take em off.
Don’t worry baby,
Imma meet you half way,

Cause I know you wanna see me.

Lui mi tolse la canotta. Era così bello, bello come un dio greco.
Che ironia.

Le sue braccia muscolose erano tese, accanto al mio busto. Volevo che toccasse ogni singolo centimetro della mia pelle, ma sembrava esitare.
«Percy... c'è qualcosa che non va?» gli chiesi. Il labbro inferiore incominciò a tremarmi un po'. Avevo paura che avesse intenzione di abbandonarmi.
Non volevo che qualcun altro mi abbandonasse, mi sfruttasse. Avevo già ricevuto troppe batoste nella mia misera vita.
Ma da Percy, non ne volevo ricevere nessuna.
Lui era troppo importante. Troppo.
«Annabeth...» mormorò.
Presi il suo viso fra le mani, e lo avvicinai al mio. Ci baciammo, come se fosse naturale. Come se lo avessimo fatto altre mille volte.
La sua lingua giocava con la mia, impetuosa. Era così dannatamente sensuale.
Lo spinsi via. Non volevo risultare troppo debole, troppo... umana? Mh.
In preda ai miei istinti ormonali?
Ecco.
Sorrisi maliziosamente, e mi alzai dal letto. Avevo voglia di giocare un po'.
Feci cadere al suolo il mio pantaloncino. Restai solo con gli indumenti intimi.
Mi abbassai verso Percy, e gli sfilai la t-shirt. Lui mi guardò, i suoi occhi azzurri come il mare s'immersero nei miei grigi come il cielo burrascoso.
Decisi d'immergermi anche io in quegli occhi. Mi prese per la vita e incominciò a baciarmi i seni, ancora leggermente coperti dal reggiseno.
Mi rivolse uno sguardo, uno sguardo così ansioso, come per dire 'posso?'
Sorrisi, e lo aiutai a sfilarmi il reggiseno. 



                                                                                                                                                                                                                   
 And now you want it like,
Want you to feel it now.
I got a secret that I wanna show you, ou.
I got a secret, imma drop em to the floor.


Immersi il viso fra quei seni così perfetti. Lei inarcò la schiena, e per paura che potesse cadere, la tenni stretta per la vita.
Lasciai una piccola scia di baci su entrambi i seni, poi presi a morderne uno e lei gemette.
Era il suono più dolce che avessi mai sentito.
Continuai, mentre lei mi stringeva le spalle. Le sue mani scesero verso la schiena, che iniziò a graffiare.
Improvvisamente, come a voler precisare di essere Annabeth, scivolò dalle mie braccia, si alzò e si chinò su di me.
Un bacio.
Le sue labbra soffici fra le mie.
Due baci.
Il suo corpo caldo disteso sul mio.
Tre baci.
Le sue mani sui bottoni dei miei jeans.
Era la cosa più inspiegabile che Annabeth avesse mai fatto, ma d'altro canto non le dissi mai di fermarsi. Era ciò che volevo da quando avevamo entrambi compiuto diciotto anni.
Lei ne parlava ogni tanto, ma non avevamo mai affrontato seriamente l'argomento, dato che non stavamo neanche insieme. Non ci eravamo mai sfiorati, quindi dubitavo che lei potesse avere pensieri del genere.
Ovviamente, come ogni volta che si trattava di Annabeth, mi sbagliavo.
Mi sfilò il jeans, e li lanciò sul pavimento.
poi con l'indice tirò l'elastico dei boxer.
Trattenni il fiato.
Lei rise, ma lasciò perdere i miei boxer e si concentrò sul mio petto, che iniziò a baciare.
Le strinsi i glutei, mentre lei, mettendosi a cavalcioni su di me, muoveva il suo corpo verso di me.
Quel gesto involontario, mi fece capire in modo così semplice e conciso quanto mi desiderasse.
Le sfilai l'intimo. Mi guardò, con quei suoi occhioni.
Avrei potuto affogarci nei suoi occhi, e nessun tipo di magia di Poseidone avrebbe potuto salvarmi.
Era un tipo molto, molto diverso di magia.
Era quel tipo di magia per il quale la gente sorride come ebeti senza motivo.
Era quel tipo di magia per il quale regali qualcosa, senza pretendere nulla in cambio.
Solo per il gusto di vedere sul viso dell'altra persona un'ombra impercettibile di un sorriso.
Era quel tipo di magia per il quale avevo rischiato più volte la vita.
Lei mi sfilò i boxer, con tutta la dolcezza del mondo, senza pretendere di essere sexy.
Voleva solo amore. O forse, mi sbagliavo. 
 All Im in is just skin.
No jeans,

Take em off,
Wanna feel your skin,


«Tutto ciò che voglio, è la tua pelle. Voglio sentire la tua pelle.» sussurrai al suo orecchio.
E con un gesto così repentino da sembrare irreale, entrò dentro di me.
Chiusi gli occhi, mentre lui mi accarezzava una guancia.
Lo guardai.
Le sue labbra cercavano le mie, d'altronde come le mie cercavano le sue. Ci baciammo per altre due, tre, quattro, cinque volte.
Poi appoggiò la sua fronte sulla mia, e accadde.
Tutto il mondo incominciò a roteare vorticosamente, il mio pensiero era concentrato su Percy, su i suoi occhi azzurri che mi avevano rapita sin dalla prima volta che li vidi.
Sulle sue labbra, così piene di bramosia.
Sul fatto che fosse diventato mio, e che io fossi diventata sua. Lo sentivo, come una certezza.
Come quel qualcosa che sei sicuro che accada, quelle cose belle che sai che ormai fanno parte di te.
Lui ormai faceva parte di me.
Lo avevo lasciato entrare dentro me, Annabeth, dentro al mio cuore e dentro ai miei sentimenti.
Avevo lasciato che vagasse fra il mio corpo, assaporandolo centimetro per centimetro, ed era stata la scelta più giusta della mia vita.
Mise la testa accanto alla mia, mi baciò una guancia e ci addormentammo, con le mani intrecciate e un sorriso sulle labbra che custodiva il nostro segreto più grande.






...I got a secret that I wanna show you, ou
.

I got a secret, imma drop em to the floor.

















  
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