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Autore: Shizuru117    24/04/2004    7 recensioni
E se mai Orlando Bloom incontrasse un giovane ragazza che non ha idea di chi sia? Cosa verrà fuori? Fuoco e fiamme! E non nel senso malizioso della parola
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 34

Penultimo capitolo!!! (e qui si leva il coro da stadio: PER FORTUNA! C’HAI ROTTO CON ‘STA FIC!) Oddio, spero che non la pensiate così!^^ Scherzi a parte, sono molto contenta di essere arrivata a questo punto e, come sempre, spero che vi piacerà! (non so se avete notato ma ho firmato la centodiciassettesima recensione e, dopotutto, visto che mi chiamo Shizuru117, me lo meritavo!^^) Buona lettura e…ci rivediamo per l’epilogo!^^Bacini Shi*

 

Capitolo 34.

Il mio amore per te…

 

Da quando aveva avuto quell’ultimatum, Orlando sembrava non esserci più con la testa. Era diventato apatico, nessuno l’aveva più rivisto in giro, non si faceva sentire, faceva finta di non essere in casa. Se ne stava chiuso in camera sua, a luce spenta, girando e rigirando un vecchio foglio spiegazzato. Non sembrava avere un grosso valore, era abbastanza logoro, con i bordi leggermente rovinati ed aveva assunto un tono che dava al giallo spento. Doveva avere parecchi mesi. C’era qualche rigo a penna, fatto piuttosto velocemente. Le linee si avvicinavano piano, incontrandosi in molti punti, tutti situati in mezzo a quel foglio non più immacolato. Un ritratto, ecco cos’era. L’aveva conservato da quel giorno, in aereo, dove Amina gli aveva reso gentilmente quel servizio. Era ancora senza firma, com’era all’inizio.

 

“Sei un cretino, caro il mio Orlando!” Disse il ragazzo, fissando il disegno. “Avevi trovato, dopo tanto tempo, chi era riuscito a capirti, ad amarti per quello che sei. Ma i sogni sono troppo belli per poter durare, io ho già avuto da scegliere, non si può più tornare indietro.”

 

Una calda lacrima scendeva dalle sue guance, lasciando dietro di sé una dolce scia, calda, che conteneva tanta sofferenza. Cosa aveva sbagliato? Qual’era la cosa che gli era sfuggita, di tutta questa faccenda? Quando si girava, notava le foto che li ritraevano insieme: in montagna, a Firenze, alle feste, ritagli di giornale. Poi c’era quella cassetta, che così tanto l’aveva colpito. Amina non era mai stata molto dolce, piuttosto era sempre rustica, con un tono di strafottenza nella sua voce. Però, quella volta, gli aveva fatto una sorpresa, così bella da togliere il fiato. Era stata veramente deliziosa, rendendo una cosa semplicissima un vero è proprio capolavoro.

 

“E tu l’hai lasciata andare, anche se hai fatto tutto…” Stringeva a sé il disegno, singhiozzando come un bambino. Si sentiva veramente stupido, non si era mai comportato così. Ma perché trattenersi, ora che sembrava tutto perduto?

 

…………………………………………………………………………………………………

 

Amina stava fissando la sua piccola casa, l’unica cosa che l’aveva accolta appena arrivata in America. Quanti ricordi si celavano al suo interno…le cene…i ritrovi…i suoi amici…Orlando. Non avrebbe mai creduto che la sua vita fosse cambiata così tanto, da un giorno all’altro. Prima di quel freddo giorno d’inverno, era una persona così vuota, che non aveva un vero motivo per cui vivere. Poi, quel cambiamento radicale, avvenuto più interiormente che esteriormente. Anche se erano tante le persone che la conoscevano, nessuno poteva dire di aver visto la ‘vera’ Amy. Dentro di lei erano celati tanti segreti, tante emozioni che non uscivano mai fuori. Però, con Orlando, era stato tutto diverso, sin dall’inizio. Sapeva essere insopportabile, però sapeva anche come essere gentile. All’inizio le era sembrato un gran maleducato, presuntuoso e soprattutto fastidioso. Ma con il tempo le cose erano DAVVERO cambiate. Erano stati insieme e lui…aveva rovinato tutto. Quando aveva sentito il suo discorso, per caso, le si era spezzato il cuore in due. Avrebbe voluto spaccare tutto, far finta che non fosse successo niente…ma non era così. Era delusa, amareggiata, tradita…lo amava così tanto.

 

“E così, domani ci diremo addio, mia bella casa. I tuoi muri sono stati testimoni silenziosi di tutto quello che è successo ma ora, ritorneranno a vedere il buio. Questo non è il mio posto, però sono stata bene.” Girava per i piccoli corridoio e si fermava in ogni stanza. “Ogni tanto mi chiedo perché non sono stata in Italia…avrei evitato tanta sofferenza…” In un angolo del suo cuore, sapeva che non era così. E’ vero, magari non sarebbe stata così male, ma non sarebbe neanche cambiata così tanto.

 

Quel sabato, infine, era arrivato. I giorni erano passati veloci, come il vento. Amina aveva preparato le sue valigie con una profonda tristezza. Ogni singolo vestito che metteva via, le procurava un intenso dolore, ricordandosi di qualcosa che le era successo. Per ultimo, mise dentro il suo vestito azzurro, quello che aveva indossato quella notte, all’isola d’Elba. Senza rendersene conto, i suoi occhi cominciarono a bruciare, fissando quel ricordo che ora si trovava davanti a lei, limpido quasi come in un film. Rammendava ogni singola parola, ogni singola azione, ogni singola cosa che era successa.

 

“Ehe…quella sera è stata…la nostra prima…notte…” E si mise a piangere, urlando.

 

………………………………………………………………………………………………

 

Quella mattina Orlando si era svegliato presto, non aveva fatto neanche colazione, si era messo davanti alla finestra della sua camera con ancora il pigiama indosso. Guardava distrattamente il panorama, i suoi occhi seguivano i pochi passanti che facevano jogging. Fino a quando non vide una piccola macchina rossa, fermatasi proprio davanti al suo cancello. Una donna, ancora ansimante, era scesa, lasciando che i suoi lunghi capelli biondi si librassero nell’aria. Christy. Si svegliò da quella trance ed andò ad aprire, sorpreso di vederla a quell’ora del mattino.

 

“Si può sapere che ci fai qui?” Chiese, socchiudendo la porta.

 

“Io? Tu, invece, perché sei ancora in casa? In pigiama, per giunta…” Disse lei, entrando a forza in casa.

 

“Sono affari miei, cose che non ti riguardano minimamente. Se sei venuta solamente per dirmi questo, puoi benissimo andartene.”

 

“Lo sai che giorno è oggi?”

 

“Sabato, e allora?” Rispose, noncurante.

 

“Come sarebbe a dire allora? Lo sai che oggi Amina se ne andrà? Probabilmente è già in viaggio per andare all’aeroporto!” Disse lei, in tono di sfida.

 

“Io ho fatto tutto quello che ho potuto, non ho il diritto di fermarla.”

 

“La pensi realmente così? Io invece ho il diritto di fare questo!” E lo schiaffeggiò.

 

Gli fece male. Non il gesto in sé per sé, ma il significato che aveva assunto. Lui si era arreso, l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto fare. Nell’ultima settimana si era lasciato vivere, come un vegetale, totalmente passivo. Che gli era preso?

 

“Io…ma cosa ho fatto?” Disse, incredulo. Finalmente, era apparsa una luce in quei giorni così bui.

 

“Già, che hai fatto? Si può sapere perché ora non sei in macchina, a rincorrerla? Lei se ne andrà, forse per sempre, e non ti rendi conto che puoi essere l’unica cosa che può fermarla! Sei l’unica persona ad avere potere sulle scelte, e cosa fai? Te ne stai a guardare la gente dalla finestra. Devi vergognarti, sei un codardo!” Lo rimproverò severamente, ogni sua parola era un ammonimento che aveva una ragione, che aveva senso.

 

“Cosa dovrei fare? Ce la farò a raggiungerla?”

 

“Se il tuo amore è grande come la tua forza di volontà, allora ce la farai. Credi in te, credi in voi due, non dar ascolto alla ragione ma segui i tuoi sentimenti. Se lo farai, allora riuscirai a salvarla dal baratro in cui si sta gettando.”

 

“Dove posso trovarla? Sei sicura che non si sia già imbarcata?” Chiese, all’apice della sua trepidazione.

 

“No, ancora non si è imbarcata.Se ne andrà alle 11.00 e, di conseguenza, sarà già partita da casa sua. Sono passata lì davanti e ho visto che tutto era chiuso a chiave, persino il cancello di legno. Se parti ora, forse hai qualche possibilità.” Lo prese per un braccio. “Anche se c’è una sola, remota possibilità di farcela, devi provarci. Prendi la mia macchina. Non è veloce, ma eviterai di tirare fuori dal garage la tua.”

 

“Va bene, grazie Cry.” Andò in camera e si vestì in pochissimi secondi. “Per me hai fatto davvero tanto, non so se sarò mai capace di ripagarti. Sei veramente un’amica.” Gli stampò un dolce bacio sulla guancia, fuggendo fuori.

 

“Dio, io non ti prego mai, ma fa che Orlando riesca ad arrivare in tempo…” Si inginocchio sul pavimento, appoggiando le mani a terra. “Ti supplico…non voglio perderli…”

 

………………………………………………………………………………………………

 

Amina era già sul taxi, e guardava le macchine che camminavano vicino a lei, distrattamente. Aveva in mano il suo biglietto: sola andata per Milano. Il momento dell’addio si faceva più vicino. Sentiva che l’autista le stava dicendo qualcosa, ma faceva finta si non sentirlo, di non capirlo. Respirò profondamente e cercò di scacciare i brutti pensieri dalla testa.

 

“E’ ancora molto lontano l’aeroporto?” Chiese, senza girarsi.

 

“No, dovremmo essere lì tra un quarto d’ora. Mi dica, signorina, partirà da sola?”

 

“Sì, pare proprio di sì.” Rispose, nascondendo il biglietto in borsa. “Non frega niente a nessuno se io parto.”

 

“Ma come? Non ha neanche un fidanzato?” Disse, quasi senza pensare. Dallo specchietto, vide la ragazza girarsi, mordendosi il labbro inferiore.

 

“No…non ho più un fidanzato…non più…” Sentì una fitta al cuore nel dire quelle parole. Ma, in fondo, erano la sacrosanta verità. L’unica persona in cui aveva confidato, per rimanere, non aveva fatto niente.

 

………………………………………………………………………………………………

 

Orlando stava correndo con la macchina ad una velocità assurda, senza badare a quello che gli succedeva intorno. Sentiva solamente che il suo cuore stava chiamando Amy, incessantemente. Era molto egoista ma, al suo posto, tutti si sarebbero comportati così. Fortuna volle che, a quell’ora, per le strada di Beverly Hills, non c’era molta gente. Mancavano pochi chilometri all’aeroporto.

 

“Speriamo soltanto che il destino, questa volta, mi dia una mano…” Disse, come per parlare ad una cosa invisibile che, per lui, era più reale di una persona.

 

………………………………………………………………………………………………

 

Amina scese dal taxi con tutte le sue borse, dopo aver pagato l’autista. L’aeroporto era esattamente come se lo ricordava, ampio e asettico. Soltanto che, la prima volta che c’era stata, le era parso più bello, forse perché era appena arrivata. Ora le sembrava di andare al patibolo, percorrendo quegli enormi corridoi metallici. C’era pochissima gente, in giro, e lei, dopo essere andata all’ufficio informazioni, andò a sedersi vicino al gate 12, che l’avrebbe riportata a Milano, il suo posto. L’America non era la sua vera casa, era solamente un luogo come un altro, dove lei non aveva alcun legame. Ogni tanto si guardava indietro, nella speranza d vedere Orlando, ma non c’era, e forse non sarebbe mai venuto.

 

“I PASSEGGERI DELL’AEREO NUMERO 28 DIRETTO A MILANO SONO PREGATI DI RECARSI AL GATE NUMERO 12, RIPETO, I PASSEGGERI DELL’AEREO NUMERO 28 DIRETTO A MILANO SONO PREGATI DI RECARSI AL GATE NUMERO 12.” Era stato tutto esattamente come l’altra volta. La direzione aveva annunciato la partenza e lei, sconsolata, prese la sua borsa e attraversò il cancello del gate, dopo aver dato i suoi documenti all’hostess.

 

“AMINA! FERMATI!” Gridò una voce, dietro di lei.

 

Si girò velocemente, riconoscendo subito chi la stava chiamando. Spalancò gli occhi nel vedere Orlando, tutto ansimante, che stava correndo verso di lei.

 

“Che ci fai qui?” Disse, uscendo dal gate e andandogli incontro. Non appena fu sufficientemente vicina, lui l’abbracciò con tutta la sua forza. “Ehi, ma che…” Riuscì a dire.

 

“Non te ne devi andare, non puoi.” Disse lui, accarezzandole la schiena.

 

“Perché? Orlando, mi vuoi dire che stai facendo?” Amy era rimasta spiazzata da quel gesto, così spontaneo e colmo di amore.

 

“Ho finalmente trovato il motivo per cui devi restare.” L’allontanò, tenendole le spalle, fissandola negli occhi. “Perché ogni singolo momento della mia vita, senza di te, non ha alcun senso. Perché voglio stare sveglio accanto a te solo per sentirti respirare, perché voglio sentire in ogni momento il tuo dolce profumo che pervade l’aria. Perché non voglio addormentarmi senza di te, accanto a me. Perché voglio perdermi ogni istante nei tuoi occhi meravigliosi, perché voglio vedere i tuoi capelli, le tue labbra, te. Non voglio perdermi un tuo sorriso, un tuo bacio, una tua lacrima. Perché voglio le tue battute, sentire la tua voce melodiosa, vederti mentre stai ridendo sommessamente. Perché ti voglio sempre accanto a me, nei miei giorni felici, nei miei giorni tristi, in qualsiasi momento della giornata. Perché se io non avessi questo, se io non avessi TE, vivrei soltanto per forza di inerzia, il mio vero io morirebbe nel vederti prendere quell’aereo e non tornare più. Voglio soltanto tenerti stretta, restare chiuso in questo momento per sempre, sentire il tuo cuore battere vicino al mio, il tuo respiro fondersi con il mio. Ecco cosa voglio veramente.”

 

Amina era rimasta ferma, sentendo quelle parole che uscivano, piene di sentimento, dalle sue labbra. Cominciò a piangere, accarezzando le sue mani. Finalmente qualcuno l’aveva presa, prima che si gettasse nelle più profonde oscurità della sua anima.

 

“Allora, lo ritieni un motivo sufficiente? E non è solo questo, ho tante altre cose per le quali restare…così tante che non basterebbe neanche una vita per elencarle tutte…” La ragazza poggio l’indice sulle sue labbra.

 

“L’hai trovato…alla fine l’hai trovato…” E lo baciò, stringendolo a sé.

 

Il cuore pesante di Orlando, si era alleggerito di colpo. Aveva capito che non era necessario trovare tante scuse, bastava solamente che il suo cuore parlasse per lui. Sentire le loro labbra fondersi, per l’ennesima volta, era una cosa che superava ogni illusione. Il loro amore aveva trionfato, nonostante tutto. Dopo tutto quello che era successo, erano ancora lì. Quando si staccarono, continuarono a guardarsi incessantemente.

 

“Allora resterai per sempre con me? E’ una promessa?” Le disse, asciugandole una lacrima con il pollice.

 

“Mi scusi signorina, ma è pregata di salire sull’aereo. Siamo in dirittura di partenza.” Disse l’hostess, dietro di loro. Non voleva rovinare quel momento, ma doveva farlo.

 

“Sì…ma ora devo andare. Purtroppo, anche contro la mia volontà, dovrò tornare in Italia. Tu mi aspetterai? Sarai disposto ad aspettarmi fin quando ritornerò?” Disse Amy, abbassando la testa.

 

“Ti aspetterò uno, dieci, cento anni, se fosse necessario. In ogni secondo mi ricorderò di te, di quello che ci tiene uniti. Ti aspetterò…ora e sempre…” Si baciarono di nuovo. “E poi devi ancora firmarmi il tuo disegno. E’ incompiuto, così come l’hai lasciato. Sarà un motivo in più che ti spingerà a ritornare.”

 

“Certo, per te…e per il mio disegno.” Disse ridendo, attraversando il gate. “Perché, come in ogni favola, il principe azzurro ha risvegliato la principessa…” E scomparve, assieme agli altri passeggeri.

 

Orlando la vide allontanarsi, seguendola con lo sguardo finché fu visibile. Vide l’aereo che, pian piano, stava decollando dalla pista. Appoggiò le mani al vetro, sorridendo.

 

“Ti aspetterò…” Disse, prima di allontanarsi e di ritornare in macchina.

 

CONTINUA...

  
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