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Autore: _diana87    10/04/2012    7 recensioni
"Questo è uno scherzo..."
Teresa Lisbon restò a bocca aperta quando aprì la porta della stanza d'albergo dove lei e il suo consulente Patrick Jane erano stati inviati in missione sotto copertura.
Un litigio a causa di una coperta.
Un weekend da passare in copertura per risolvere un caso d'omicidio.
Imprevisti, doppi sensi, e il destino sono dietro l'angolo.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Grace Van Pelt, Kimball Cho, Un po' tutti, Wayne Rigsby | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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TRAMA

Siamo arrivati alla fine di questa stramba storia!

Ringrazio chi ha seguito questa storia, e siccome è l'ultimo capitolo, le recensioni, belle o brutte che siano, sono più che gradite!! (almeno per sapere che avete pensato di questa fanfiction) ;)

 

 

 

 

Senza coperta.

 

 

 

"Di nuovo te ne stai scappando. E scommetto che lo fai perchè non vuoi storie serie, sei troppo impegnata nel tuo lavoro... inoltre l'essere stata una quasi madre per i tuoi fratelli, ti ha fatto sembrare più un maschiaccio... non sei andata neanche al ballo studentesco! Devo continuare o preferisci tirarmi direttamente addosso il cuscino?"

Teresa Lisbon sorrise, bloccata nel tentativo di infilarsi i pantaloni e sgattaiolare via.

Ormai con Patrick Jane, lei non poteva più scappare via.

Sorridente tra sé, incredula di ciò che avevano condiviso quella notte, si toccò le labbra pensando che c'era proprio lui sotto le coperte del suo letto.

Si girò e gli tirò il cuscino dritto in faccia, esprimendo così il suo desiderio. Lui aprì le braccia, storse la bocca e iniziò a dire tutto contento "Te l'avevo detto, te l'avevo detto!"

Finalmente Teresa riuscì ad infilarsi i pantaloni.

"Io non sto scappando... ho solo da fare!" e prese il suo distintivo, infilò le scarpe, ormai pronta per andare via.

"Mi secca dirlo, ma... te l'avevo detto!!!" disse lui urlante di gioia e trionfante.

Erano stati insieme ma continuavano a comportarsi come se niente fosse accaduto.

La poliziotta era adirata dal comportamento infantile che stava avendo il suo consulente, ma non poteva fare a meno di guardare prima quel dito anulare senza fede, e poi quel faccino sorridente che aveva stampato in volto.

Stavolta gli tirò dietro il suo scarpone che lui evitò magistralmente, ficcandosi sotto le coperte.

"Piantala!!"

"E quindi io cosa sarei adesso? L'avventura di una notte? Mi sento una prostituta! Sedotto e abbandonato!"

"Quando avrai finito la commedia napoletana, raggiungimi al CBI!"

Non c'era niente da fare. Anche se lei cercava di comportarsi da dura, c'era sempre qualcosa in lui che la bloccava. Quindi se ne stette sull'uscio della porta, ma il suo sguardo la bloccò e tornò seria.

"Che c'è?"

Si avvicinò a lui, facendo pian pianino, nel timore che lui potesse prenderla e trascinarla di nuovo a letto.

Patrick non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. L'aveva vista tante di quelle volte vestita con il tailleur scuro, tacchi alti e camicetta bianca... ma mai come quella mattina sembrava così bella.

Teresa invece continuava a scrutarlo negli occhi, facendo attenzione a non farsi beccare mentre osservava quel dito così... pulito... da quel fardello dorato.

"Avanti so, che vuoi chiedermelo."

"Chiederti cosa?"

"Su, non farti pregare! Chiedermi come mai mi sono tolto la fede al dito."

Infatti quella era la questione che lei avrebbe evitato. Non voleva sembrare come una di quelle donne che fanno troppe domande sulla vita personale degli uomini con cui sono state... lei non era così, e non avrebbe certo iniziato a chiedere questa cosa proprio a Patrick.

"Non stavo proprio per farlo!" mentì, distogliendo subito il contatto visivo.

"Va bene, facciamo finta che ti credo... ora se mi aspetti, ci metto 5 minuti a vestirmi, e poi andiamo insieme al lavoro---" si alzò dal letto, ma Teresa fu costretta a chiudersi gli occhi quando vide che era completamente nudo.

"Non lo fare!!" poi tentò una sbirciatina, tanto per assicurarsi se fosse effettivamente senza niente addosso, e tornò a chiudere gli occhi come una bambina che aveva appena visto qualcosa di orribile "Oh mio Dio ma dormi nudo?!"

Tanto per controllare se la sua tesi era esatta, il consulente si diede un'occhiata.

"Sono nudo? Che sbadato... potevi stare più attenta quando mi toglievi i boxer con i denti! Sei una birbante!" le disse in tono malizioso, poi iniziò a cercare i suoi indumenti.

Approfittando del fatto che era di spalle, la donna diede un'altra sbirciatina tutta arrossita. Poi realizzò quanto Patrick le aveva appena detto.

"Potevi stare più attenta quando mi toglievi i boxer con i denti!"

Quando mai era accaduto?

"Non è vero!! Io non ho fatto niente di tutto ciò!!"

Okay, forse glieli aveva tolti in altra maniera... ma non con i denti! Patrick sorrise beccandola che lo stava guardando mentre si rivestiva, quindi lei tornò a coprirsi gli occhi schiarendosi la gola.

"Tu piuttosto... se non fosse per il mio aiuto, ci avresti impiegato 2 ore per togliermi il reggiseno!"

Il mentalista si sentì offeso e offeso nel suo orgoglio.

"Che ne posso sapere io, che non sono più stato con una donna dopo mia moglie, che avrebbero cambiato i reggiseni in "antistupro"!

"Tu ci sei stato con una donna dopo tua moglie... devo ricordarti la tua analista o Erika-la-vedova-occhi-da-cerbiatto?!"

Si guardarono seri, poi scoppiarono a ridere.

Era una situazione decisamente assurda.

Teresa tornò seria e riprese il controllo della situazione. O almeno ci provò, visto che gesticolava.

"Io vado al CBI, tu raggiungimi dopo. N-non d-dobbiamo destare sospetti, Jane... io e te... non è successo nulla!!"

"Scusami Lisbon, ma hai già usato questa scusa quando siamo stati sotto copertura... ora siamo stati sotto coperta... insomma, cambiamo storia, no? Possiamo dire che accidentalmente tu sei caduta sopra di me e quindi---"

Sbang.

Teresa prese un oggettino pesante 5 kg che aveva in cameretta sua, forse una bambola di porcellana, e la tirò addosso al suo consulente... più precisamente, sul naso del suo consulente.

"MUOVITI E RAGGIUNGIMI DOPO!!!! E COMUNQUE... NEANCHE PER SOGNO PRENDO IN CONSIDERAZIONE QUESTA IDEA!! MA CHE SEI SCEMO???"

Ecco, ora oltre ad avere il naso mezzo rotto, Patrick Jane rischiava di diventare sordo sul serio.

 

Cautamente, Grace raggiunse Rigsby seduto davanti al suo pc, e gli puntò dei soldi.

"100 dollari che l'hanno fatto."

Da principio, Wayne Rigsby non capì a cosa si riferisse la sua amica, poi lei gli indicò con la testa l'ufficio di Lisbon: c'erano lei e Patrick che erano fin troppo tranquilli e sorridenti a parlare. Si vedeva Teresa abbassare di tanto in tanto il viso e portarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Ho visto i documentari. So come si comportano le specie di questo tipo. Si chiama corteggiamento. O post-copulazione, come vuoi tu."

La rossa scosse la testa. Da una parte era felice che quei due finalmente si stessero vedendo, ma dall'altra avrebbe voluto che Teresa si fosse confidata prima con lei. Si chiedeva da quanto tempo andasse avanti questa loro storia..

"150 dollari che non l'hanno fatto." Wayne puntò quei 5o dollari in più, convinto delle sue ragioni.

Grace sentiva odore di sfida, ed era sicura che avrebbe vinto la scommessa.

"Non vi starete divertendo troppo con queste scommesse?" Cho spuntò da dietro i due facendoli spaventare.

"Dovresti puntare anche tu, Kimball... altrimenti non è divertente!" gli disse Wayne, dando una pacca sulle spalle all'amico.

Lui guardò serissimo i due e poi tirò fuori un biglietto dalla tasca dei suoi pantaloni e lo diede a Grace.

"E' il numero di una brava psicologa, si trova vicino Beverly Hills. Fate un salto, magari dopo starete meglio."

Cho vinceva su tutti e due. Rigsby e Grace lo guardarono a bocca aperta e si chiesero se era davvero serio mentre parlava. La risposta era semplice.

"Mai stato più serio in vita mia!" poi l'uomo di ghiaccio fece un bel sorriso smagliante che per poco non accecò i due.

 

Patrick Jane faceva il calcolo di quanti colpi aveva ricevuto in queste ultime settimane.

A occhio e croce, poteva avere un'emicrania, anche se di sicuro aveva un bernoccolo sulla testa.

Il suo naso era coperto di una fascia, dopo essere andato all'ospedale a farsi curare.

Inoltre, aveva fatto un giro anche in un centro per l'udito. Non si poteva mai sapere.

"Cosa stai facendo ancora nel mio ufficio? Esci fuori! Via, via!"

Teresa non gli diede manco il tempo di rispondere, che lo trascinò fuori a forza, spingendolo da dietro la schiena.

Sfortunatamente i due vennero fermati da Rigsby, Grace e Cho che si erano posti davanti a loro, uno vicino l'altro, con braccia incrociate e sguardo serio.

"Ci dovete delle spiegazioni, capo!" esordì Grace sull'attenti.

"Non capisco..."

Patrick le fece l'occhiolino.

"Ma sì, Lisbon... vogliono sapere perchè noi due passiamo molto tempo insieme ultimamente..."

Lei lo guardò in cagnesco, paurosa che stesse per dire tutta la verità, perciò gli pestò volontariamente il piede.

Il consulente si lamentava, ma questo non gli impedì di continuare.

"...la verità è che ieri notte sono stato da Lisbon."

Questa notizia fece diventare le facce serie di Grace, Wayne e Kimball da serie a scioccati, spalancando occhi e bocca.

"E' venuto da me perchè gli mancava una coperta!" si affrettò a rispondere Teresa.

Il mentalista non capiva il giochetto che stava conducendo la sua "collega", ma volle continuare. Del resto, a lui piacevano i giochetti mentali. Ma in generale, gli piacevano i giochetti e basta.

"Sì è vero... io dormo senza coperta!"

"Dorme senza niente!"

Ora l'espressione dei tre agenti davanti a loro passò dallo shock allo sgomento. Erano spaesati, non sapevano a cosa credere.

Anche Teresa si sentiva confusa. Poi si morse la lingua e maledì se stessa per quello che aveva appena detto.

Patrick la guardò e corse in suo aiuto.

"Quello che Lisbon voleva dire è che... non mi ha prestato solo la coperta ma..." diede uno sguardo alla mora che lo minacciò con il solo sguardo, "...anche i cuscini!!"

Grace ticchettò con le scarpe.

"Quindi volete convincerci che... Jane passa del tempo con te perchè è un poveraccio che non ha coperte e cuscini, e tu capo sei così di gran cuore da aiutarlo?"

Tempo di immagazzinare ciò che la sua amica aveva detto che Teresa trovò l'unica risposta possibile.

"Esatto!!" abbozzò un sorriso e poi diede uno spintone a Patrick che si disse d'accordo su ciò che aveva detto la rossa.

Grace però si sentiva un po' giù... questo significava che aveva perso la scommessa e che quindi doveva dei soldi a Rigsby, il quale, invece, gongolava di gioia e già si dedicava a ballare una samba.

 

"Ho mentito e ti ho appoggiato... contenta adesso?"

La poliziotta guardò il suo consulente... non era proprio ironico mentre parlava, anzi, c'era una vena di delusione nella sua voce. Se ne stava seduto nel posto che lui chiamava "dormitorio" all'interno del CBI, e si guardava le mani. Si era tolto la fede, ed era un grosso passo.

Per lui significava una dichiarazione "Sono pronto ad andare avanti", ma la domanda principale era: lei era pronta a fare lo stesso?

Teresa si sedette accanto a lui.

"Non ti mica chiesto di farmi contenta.."

"No però volevi che nessuno sapesse di noi due. E onestamente non riesco a capire perchè!"

Lei non sapeva cosa rispondergli. Aveva centrato in pieno qual era il suo problema, quindi restò a boccheggiare per un po', tornando a guardare quella mano di lui così spoglia senza quel cerchietto dorato all'anulare..

"Mi sono chiesta come mai avevi tolto la fede al dito."

"Secondo te perchè l'ho fatto?"

Era una prova. Lui la stava mettendo alla prova! Voleva far uscire fuori quelle parole da quella testa cocciuta della sua "collega", per così farle capire che non erano poi così tanto "amici e colleghi".

"Non lo so, Jane, perchè non me lo dici tu... visto che sei così bravo a leggermi nella mente! Dimmi che cosa penso!" adirata, si alzò in piedi, e lui fece lo stesso, mettendosi davanti a lei, mani posate sulle sue spalle.

"Perchè sono innamorato di te e tu lo sei di me! Ammettiamolo una volta per tutte e facciamola finita!"

La donna lo guardò dritto negli occhi. Forse aveva assunto delle droghe?

No, scosse la testa e poi fece un passo indietro.

Non avrebbe ammesso quelle cose per nulla al mondo!

Quindi... stava ammettendo a sé stessa che era vero? Era innamorata di lui e sopratutto, lui lo era di lei?

"No, non ammetterò per niente una cosa simile!"

"Andiamo... Sono solo 3 parole che devi dire... avanti dille!"
"No, non intendo dire nulla! Dillo prima tu!"

"No, tu!"

"Tu!"

"Tu, tu, tu!"

Continuarono a puntarsi il dito uno contro l'altra per almeno venti minuti, poi fu Teresa quella che mollò.

"Uffa, Jane! Perchè dovrei essere io la prima a dire... ti amo Patrick...?"

"Ah-ah l'hai detto! La psicologia di pressione funziona sempre!!"

Era pronta a tirargli un pugno e rovinare definitivamente quel suo bel faccino angelico, ma lui le bloccò la mano trascinandola vicino a sé.

Potevano sentire i loro cuori battere all'unisono.

"Era così difficile dire un ti amo?"

Si strinsero le mani ancora più forte. Erano al settimo cielo. Finalmente avevano ammesso i loro sentimenti, e questo era già abbastanza.

Tuttavia, c'era qualcosa che crucciava Teresa.

"Vorrei sapere un'altra cosa però... perché sei stato con quella sgualdr...ehm con Erica... e perchè hai spinto me tra le braccia di Mashburn?"

Lui sorrise di fronte all'ingenuità della donna.

Possibile che non lo aveva ancora capito?

"Non ci sei arrivata? Ah, Teresa, Teresa... loro non sono stati nulla per noi! Solo dei flirt, delle avventure... loro ci hanno preparato ad essere più aperti e più onesti con noi stessi riguardo le nostre sensazioni e i nostri sentimenti... non hanno fatto altro che avvicinarci... avrei dovuto capire quando parlai del mio tipo di donna con Erica che mi stavo riferendo a te, e non a mia moglie..." riuscì a dire quel "mia moglie" in modo sereno e rilassato che stupì lui stesso e anche Teresa, la quale capì che Patrick aveva fatto ben due passi avanti.

Il primo era stato togliersi la fede.

Il secondo era parlare senza rimpianti di sua moglie.

"Qualcuno di cui potermi fidare... qualcuno forte, qualcuno in pace con sé stessa... qualcuno migliore di me... qualcuno che conosca il lato peggiore di me e mi ami nonostante tutto... era questo a cui ti riferivi?"

Il mentalista tristemente fece un segno di assenso con la testa.

"Non mi ero accorto che in realtà ho sempre avuto davanti ai miei occhi questa persona..." la guardò negli occhi mentre diceva questa frase.

Il volto di Teresa si illuminò. Si stava riferendo a lei!

Si stava davvero riferendo a lei!

"E inoltre sei sempre cattiva con me e questo è la prova che hai dei sentimenti verso di me! Ormai ci siamo, hai detto di amarmi, e ti amo anche io, quindi facciamo pace e abbracciami!"

Era già in posizione con le braccia aperte.

Lei fece di nuovo un passo indietro.

Ma più che spaventata era divertita.

Stavolta anche lui aveva detto quelle paroline famose.

"Hai detto che mi ami anche tu, Jane!"

Lui sorrise guardandola. Non era forse la donna più cocciuta ma allo stesso tempo più bella del mondo per lui?

"E' divertente come noi due siamo qui a parlare dei nostri sentimenti, mentre il resto della squadra è là fuori a scommettere su di noi... forse dovremmo dir loro come stanno realmente le cose."

Ma Teresa continuava a stare in piedi e a sorridere. Sorrise anche lui e insieme guardarono nella stessa direzione della porta, che era stata chiusa a chiave a dovere da Patrick.

Quel maledetto mentalista l'aveva di nuovo letta nel pensiero.

"Sta' zitto, Jane... e baciami!"

Quando si amava in quel modo, non serviva certo un'altra missione sotto copertura per ammetterlo.

E in quel momento, abbracciati l'un l'altro, nessuno dei due si sarebbe lamentato se dormivano senza coperta.

 

 

 

FINE.

 

   
 
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