Il fine
settimana giunse piuttosto in fretta. Quando Hermione
scese nella Sala Comune, la trovò gremita di studenti che
scalpitavano attorno
alla Bacheca.
Facendosi largo, riuscì a scorgere che dì
lì in due settimane, il
13 ottobre, ci sarebbe stata l’uscita a Hogsmeade.
“ Meraviglioso!”
pensò,
mentre il buon umore si faceva largo. Si girò appena in
tempo per scorgere due
figure maschili scendere, o meglio, trascinarsi, dai dormitori.
«Harry! Ron!», esclamò dirigendosi verso
di loro. Entrambi
bofonchiarono un “Hermione”, a mo’
di saluto.
«Ma che vi è successo? Sembrate due
panda!», disse, soffocando un
risolino.
«Ieri sera eravamo convinti che oggi fosse
venerdì…», iniziò Ron.
«E invece oggi è sabato…»,
proseguì Harry.
«E siamo rimasti svegli fino a tardi per finire la relazione
di
Pozioni.» terminò il rosso, con uno sbadiglio.
Hermione scoppiò a ridere. «Ma se è per
lunedì!» esclamò tra le
risate.
I suoi due migliori amici grugnirono.
«Io non ci trovo nulla di divertente. Va beh, noi scendiamo a
fare
colazione.», borbottò
Harry, trascinando
Ron per una manica.
«In pigiama?» domandò la Grifondoro,
inarcando un sopracciglio.
«Chisseneimporta.», sbottò Ron.
«Oh, dai ragazzi. Non volevo prendervi in
giro…almeno, come dire,
vi siete avvantaggiati dei compiti…Sarete più
liberi…», disse
Hermione con un vago senso di colpa nei
confronti dei suoi due più cari amici.
I due Grifondoro, semplicemente, la ignorarono e varcarono il
ritratto.
***
Dopo la colazione, Hermione, non
avendo nulla di meglio da
fare, seguì Harry e Ron verso il campo di Quidditch.
Non appena, però, vi misero piede, trovarono già
la squadra
di Serpeverde ad allenarsi e le tre Cacciatrici e i due Battitori
rosso-oro
protestare.
«Ma che
diamine…»,
imprecò il Cercatore di Grifondoro,
a bassa voce. «MALFOY!»,
gridò.
Udirono rida di scherno, dall’alto, mentre il Cercatore
verde-argento planava in tutta tranquillità.
Hermione fissava rapita i suoi capelli biondi che brillavano
sotto i raggi del sole.
«Cosa vuoi,
Sfregiato? », disse
Malfoy, sprezzante,
evitando volontariamente di guardare verso la ragazza in loro compagnia.
«Mi sembra sia
chiaro. Il campo, oggi, l’avevamo prenotato
noi.».
«Allora mi spiace
deluderti, Potter. O forse no. Comunque,
il campo ci serve, quindi vedete di sgomberare.»,
ribatté lui, indifferente, rivolgendo
loro il gesto con la mano di andarsene.
«Ma anche no,
Malfoy. E se non vuoi ritrovarti a discutere
con la McGranitt, fai scendere i tuoi compagni e andatevene.»,
disse Harry, furente.
A quel punto, il Serpeverde cacciò dalla tasca un foglietto
e lo porse con malagrazia al Cercatore rosso-oro.
Lui lo prese e gli diede uno sguardo. Improvvisamente, sentì
un moto di odio verso Piton.
«Chi sono i due
nuovi Battitori?»,
esclamò contrariato e
restituendogli il permesso firmato dal professore di Difesa Contro le
Arti
Oscure.
Malfoy fece un cenno verso l’alto, indicando due studenti di
massa corporea alquanto notevole.
«Warrington e Harper.», spiegò. «Ora
andatevene, ci state facendo
perdere solo tempo.»
asserì, alzandosi d’un paio di metri da terra.
Solo in
quel momento incrociò lo sguardo di Hermione ma, sorpreso,
non vi lesse altro
che freddezza.
***
Hermione, quel lunedì
mattina, camminava velocemente verso l’aula
di Pozioni, in lieve ritardo.
Una volta giunta nei sotterranei, udì una voce dietro di
lei, strascicata, che avrebbe riconosciuto tra mille.
«Mezzosangue.», disse. Lei
rallentò, si fermò, e infine si girò,
mordendosi un labbro.
«Che cosa vuoi, Malfoy?» gli chiese, sperando di
terminare in poco
tempo quella conversazione perché altrimenti sarebbe
arrivata tardi a lezione.
Il Serpeverde aggrottò le sopracciglia, poi le ridistese,
tornando
alla sua espressione impassibile.
«Cos’era quell’espressione?»
«Quale espressione?», chiese lei, con ironia.
«Lo sai, Mezzosangue. Sabato, al campo di Quidditch. Mi hai
mangiato con gli occhi, praticamente, per tutto il tempo, ma
poi…», fece lui,
con un ghigno.
«Se stai cercando di farmi perdere tempo, beh, sappi che ci
stai
riuscendo. Ma hai Pozioni anche tu, quindi siamo in ritardo
entrambi.» lo
interruppe lei, fissando l’orologio da polso per nascondere
le guance
imporporate.
«Non m’importa un fico secco di quella grassa
lumaca.».
«Non a te, forse. Ma a me sì. Quindi se permetti,
io vado in
classe.» esclamò lei, in tono spiccio.
«Resta dove sei, Mezzosangue. Con te non ho
finito.», le
suggerì lui, avvicinandosi, in un bisbiglio
che mise i brividi alla Grifondoro.
Hermione aprì bocca per parlare, ma poi la richiuse. Lui
ghignò,
soddisfatto.
«Molto bene, iniziamo a ragionare.», disse. Lei lo
scrutò,
cercando di capire le sue intenzioni. Il Serpeverde avanzò
ancora e la ragazza
indietreggiò impercettibilmente.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda.»,
considerò, fissandola
con i suoi occhi grigi, indagando sulle sue reazioni.
«Non credo di doverti dire nulla, invece, Malfoy.».
«Io credo di sì. Mi hai fatto una
domanda e ti ho risposto.
Tocca a te, ora.», replicò,
riferendosi alla conversazione avvenuta pochi giorni prima. Lei parve
capire.
«Tu, un Malfoy, a cui non importa
di niente e nessuno, si
interessa di una povera Mezzosangue come me e si chiede
perché io non sia come
le tante altre ragazze di questa scuola che, praticamente, gli sbavano
addosso.
Che cosa avvincente.», esclamò lei con puro
sarcasmo. Lui fece per ribattere,
ma fu subito interrotto.
«Hermione!», esclamò una voce. Ronald
Weasley correva trafelato
verso di loro con i capelli spettinati e la borsa in spalla che
sbatacchiava di
qua e di là.
«Ron!», disse la Grifondoro, andando incontro
all’amico.
«Credevo di essere in ritardo…»,
sussurrò perplesso.
«Chi si rivede…Lenticchia!»,
esclamò sarcastico Malfoy.
«Beh, lo sei…anzi, lo siamo.»,
ribadì lei, scocciata, guardando di
traverso il Serpeverde. «Ehm…tu vai avanti. Ti
raggiungo subito.».
Lui la guardò perplesso, ma poi annuì.
«Dicevamo, Malfoy?» mormorò, una volta
allontanatosi l’amico.
«Sappi che non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno,
Granger, tantomeno da una sporca Mezzosangue come te.»
sibilò mentre il suo
umore era cambiato repentinamente. Hermione si morse un labbro. Quando
lui l’aveva
chiamata, poco prima, e lei si era fermata, cosa aveva pensato di
aspettarsi?
Si ritrovava avanti Draco Malfoy, il ragazzo che l’aveva
insultata e umiliata
per anni. Non era una persona diversa solo perché le aveva
mandato uno stupido
invito per una stupida festa, giusto?
Ad interrompere le sue riflessioni ci pensò Ron.
«Hermione, muoviti!»,
la chiamò e lei, senza degnare di uno sguardo il Serpeverde,
tirò nuovamente
fuori la maschera di freddezza che l’aveva tanto sorpreso due
giorni prima.
***
«Oh,
Herm. Smettila di tormentarti così. Sai
com’è fatto
Malfoy.»,
la consolò Ginny, quella sera, nella Sala
Comune dopo la
cena.
«Mi sento così strana,
ultimamente…», mormorò, affranta.
«Non vorrei dire fesserie, ma credo di riconoscere i
sintomi.»,
dichiarò la giovane Weasley.
Hermione alzò lo sguardo verso di lei, interrogativa. Un sorriso compiaciuto e
malizioso comparve
sulle labbra della sua amica.
«Ginny, parla, per favore.», disse la Prefetta, con
un sospiro. «Ti
piace così tanto tenermi sulle spine?».
La rossa annuì, con un sorrisino. «Eh, Hermione.
Ti sei presa una
cotta.».
L’altra sbiancò. «Stai
scherzando?», bofonchiò. «Non
è possibile,
Ginny…ti stai sbagliando.».
«Senti, lentiggini, capelli e occhi sono uguali, ma per
favore, non
confondermi con mio fratello Ron.», precisò lei,
seria. Hermione, in cuor suo,
credeva proprio che l’amica avesse ragione.
***
Blaise Zabini, uno dei suoi migliori
amici, sospirò.
«Draco, si
può sapere che diamine ti succede?»,
gli chiese, per l’ultima volta, guardandolo.
Draco Malfoy, dal canto suo, stava sdraiato su una delle più
comode poltrone nella sua Sala Comune, davanti al caminetto. La luce -
verdastra poiché si trovavano sotto il Lago - dava alle
fiamme un bagliore
sinistro che si ripercuoteva in tutta la stanza.
Le fiamme si riflettevano negli occhi imperscrutabili di
Draco. Non rispose subito all’amico,
amava farsi attendere.
Solo quando udì Blaise sbuffare, reagì. «E’
una situazione strana.»,
disse, enigmatico.
«Ho capito. Non me
ne vuoi parlare.»,
mormorò l’altro e si alzò
dalla poltrona che occupava vicino a quella di Draco. Se ne
andò in silenzio,
lanciandogli un ultimo sguardo e lasciando il Principe di Serpeverde
perso nei
suoi pensieri. Uno
dei tanti, che si
affacciava insistente alla sua mente, era proprio la Mezzosangue.
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Note ::.
Eccoci qui, finalmente, con il quarto
capitolo. Ora, ci ritroviamo
con un Draco ed una Hermione un po’ confusi e, oserei dire,
indecisi sui loro
sentimenti.
Spero non vi abbia deluso! Aspetto le vostre recensioni e
ringrazio SheWantsAcake e XanderXVII per
le loro critiche positive!
A presto con il prossimo capitolo, sperando che questo vi
sia piaciuto! :3
Kisses,
Yuls. ♥