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Autore: Yuls    10/04/2012    4 recensioni
Hermione fissò meravigliata l’anello d’argento e notò un piccolo serpentello inciso sulla pietra.
Glielo restituì, sorridendo lievemente, mentre il cuore le batteva all’impazzata. Gli occhi grigi la fissavano, enigmatici. La Grifondoro non riuscì a cogliere quali pensieri o emozioni gli passassero per la mente.
Improvvisamente vi notò un cambiamento, un guizzo di qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere.
Percepì che il ragazzo si stava avvicinando a lei, molto lentamente. Chiuse gli occhi, in un gesto istintivo. Sentì il suo respiro sempre più vicino.
Attese, lievemente a disagio, ciò che stava per succedere. Attese, il cuore a mille. Attese secondi, minuti.
Ma non successe nulla. Quando aprì gli occhi, si trovò sola.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Il fine settimana giunse piuttosto in fretta. Quando Hermione scese nella Sala Comune, la trovò gremita di studenti che scalpitavano attorno alla Bacheca.
Facendosi largo, riuscì a scorgere che dì lì in due settimane, il 13 ottobre, ci sarebbe stata l’uscita a Hogsmeade.
Meraviglioso!” pensò, mentre il buon umore si faceva largo. Si girò appena in tempo per scorgere due figure maschili scendere, o meglio, trascinarsi, dai dormitori.
«Harry! Ron!», esclamò dirigendosi verso di loro.  Entrambi bofonchiarono un “Hermione”, a mo’ di saluto.
«Ma che vi è successo? Sembrate due panda!», disse, soffocando un risolino.
«Ieri sera eravamo convinti che oggi fosse venerdì…», iniziò Ron.
«E invece oggi è sabato…», proseguì Harry.
«E siamo rimasti svegli fino a tardi per finire la relazione di Pozioni.» terminò il rosso, con uno sbadiglio.
Hermione scoppiò a ridere. «Ma se è per lunedì!» esclamò tra le risate.
I suoi due migliori amici grugnirono.
«Io non ci trovo nulla di divertente. Va beh, noi scendiamo a fare colazione.»,  borbottò Harry, trascinando Ron per una manica.
«In pigiama?» domandò la Grifondoro, inarcando un sopracciglio.
«Chisseneimporta.», sbottò Ron.
«Oh, dai ragazzi. Non volevo prendervi in giro…almeno, come dire, vi siete avvantaggiati dei compiti…Sarete più liberi…»,  disse Hermione con un vago senso di colpa nei confronti dei suoi due più cari amici.
I due Grifondoro, semplicemente, la ignorarono e varcarono il ritratto.

 

***

Dopo la colazione, Hermione, non avendo nulla di meglio da fare, seguì Harry e Ron verso il campo di Quidditch.
Non appena, però, vi misero piede, trovarono già la squadra di Serpeverde ad allenarsi e le tre Cacciatrici e i due Battitori rosso-oro protestare.
«Ma che diamine…», imprecò il Cercatore di Grifondoro, a bassa voce.  «MALFOY!», gridò.
Udirono rida di scherno, dall’alto, mentre il Cercatore verde-argento planava in tutta tranquillità.
Hermione fissava rapita i suoi capelli biondi che brillavano sotto i raggi del sole.
«Cosa vuoi, Sfregiato? », disse Malfoy, sprezzante, evitando volontariamente di guardare verso la ragazza in loro compagnia.
«Mi sembra sia chiaro. Il campo, oggi, l’avevamo prenotato noi.».
«Allora mi spiace deluderti, Potter. O forse no. Comunque, il campo ci serve, quindi vedete di sgomberare.», ribatté lui, indifferente, rivolgendo loro il gesto con la mano di andarsene.
«Ma anche no, Malfoy. E se non vuoi ritrovarti a discutere con la McGranitt, fai scendere i tuoi compagni e andatevene.», disse Harry, furente.
A quel punto, il Serpeverde cacciò dalla tasca un foglietto e lo porse con malagrazia al Cercatore rosso-oro.
Lui lo prese e gli diede uno sguardo. Improvvisamente, sentì un moto di odio verso Piton.
«Chi sono i due nuovi Battitori?», esclamò contrariato e restituendogli il permesso firmato dal professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
Malfoy fece un cenno verso l’alto, indicando due studenti di massa corporea alquanto notevole.
«Warrington e Harper.», spiegò.  «Ora andatevene, ci state facendo perdere solo tempo.» asserì, alzandosi d’un paio di metri da terra. Solo in quel momento incrociò lo sguardo di Hermione ma, sorpreso, non vi lesse altro che freddezza.

***

Hermione, quel lunedì mattina, camminava velocemente verso l’aula di Pozioni, in lieve ritardo.
Una volta giunta nei sotterranei, udì una voce dietro di lei, strascicata, che avrebbe riconosciuto tra mille.
«Mezzosangue.», disse. Lei rallentò, si fermò, e infine si girò, mordendosi un labbro.
«Che cosa vuoi, Malfoy?» gli chiese, sperando di terminare in poco tempo quella conversazione perché altrimenti sarebbe arrivata tardi a lezione.
Il Serpeverde aggrottò le sopracciglia, poi le ridistese, tornando alla sua espressione impassibile.
«Cos’era quell’espressione?»
«Quale espressione?», chiese lei, con ironia.
«Lo sai, Mezzosangue. Sabato, al campo di Quidditch. Mi hai mangiato con gli occhi, praticamente, per tutto il tempo, ma poi…», fece lui, con un ghigno.
«Se stai cercando di farmi perdere tempo, beh, sappi che ci stai riuscendo. Ma hai Pozioni anche tu, quindi siamo in ritardo entrambi.» lo interruppe lei, fissando l’orologio da polso per nascondere le guance imporporate.
«Non m’importa un fico secco di quella grassa lumaca.».
«Non a te, forse. Ma a me sì. Quindi se permetti, io vado in classe.» esclamò lei, in tono spiccio.
«Resta dove sei, Mezzosangue. Con te non ho finito.»,  le suggerì lui, avvicinandosi, in un bisbiglio che mise i brividi alla Grifondoro.
Hermione aprì bocca per parlare, ma poi la richiuse. Lui ghignò, soddisfatto.
«Molto bene, iniziamo a ragionare.», disse. Lei lo scrutò, cercando di capire le sue intenzioni. Il Serpeverde avanzò ancora e la ragazza indietreggiò impercettibilmente.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda.», considerò, fissandola con i suoi occhi grigi, indagando sulle sue reazioni.
«Non credo di doverti dire nulla, invece, Malfoy.».
«
Io credo di sì. Mi hai fatto una domanda e ti ho risposto. Tocca a te, ora.»,  replicò, riferendosi alla conversazione avvenuta pochi giorni prima. Lei parve capire.
«Tu, un Malfoy, a cui non importa di niente e nessuno, si interessa di una povera Mezzosangue come me e si chiede perché io non sia come le tante altre ragazze di questa scuola che, praticamente, gli sbavano addosso. Che cosa avvincente.», esclamò lei con puro sarcasmo. Lui fece per ribattere, ma fu subito interrotto.
«Hermione!», esclamò una voce. Ronald Weasley correva trafelato verso di loro con i capelli spettinati e la borsa in spalla che sbatacchiava di qua e di là.
«Ron!», disse la Grifondoro, andando incontro all’amico.
«Credevo di essere in ritardo…», sussurrò perplesso.
«Chi si rivede…Lenticchia!», esclamò sarcastico Malfoy.
«Beh, lo sei…anzi, lo siamo.», ribadì lei, scocciata, guardando di traverso il Serpeverde. «Ehm…tu vai avanti. Ti raggiungo subito.».
Lui la guardò perplesso, ma poi annuì.
«Dicevamo, Malfoy?» mormorò, una volta allontanatosi l’amico.
«Sappi che non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, Granger, tantomeno da una sporca Mezzosangue come te.» sibilò mentre il suo umore era cambiato repentinamente. Hermione si morse un labbro. Quando lui l’aveva chiamata, poco prima, e lei si era fermata, cosa aveva pensato di aspettarsi? Si ritrovava avanti Draco Malfoy, il ragazzo che l’aveva insultata e umiliata per anni. Non era una persona diversa solo perché le aveva mandato uno stupido invito per una stupida festa, giusto?
Ad interrompere le sue riflessioni ci pensò Ron. «Hermione, muoviti!», la chiamò e lei, senza degnare di uno sguardo il Serpeverde, tirò nuovamente fuori la maschera di freddezza che l’aveva tanto sorpreso due giorni prima.

***

«Oh, Herm. Smettila di tormentarti così. Sai com’è fatto Malfoy.», la consolò Ginny, quella sera, nella  Sala Comune  dopo la cena.  
«Mi sento così strana, ultimamente…», mormorò, affranta.
«Non vorrei dire fesserie, ma credo di riconoscere i sintomi.», dichiarò la giovane Weasley.
Hermione alzò lo sguardo verso di lei, interrogativa.  Un sorriso compiaciuto e malizioso comparve sulle labbra della sua amica.
«Ginny, parla, per favore.», disse la Prefetta, con un sospiro. «Ti piace così tanto tenermi sulle spine?».
La rossa annuì, con un sorrisino. «Eh, Hermione. Ti sei presa una cotta.».
L’altra sbiancò. «Stai scherzando?», bofonchiò. «Non è possibile, Ginny…ti stai sbagliando.».
«Senti, lentiggini, capelli e occhi sono uguali, ma per favore, non confondermi con mio fratello Ron.», precisò lei, seria. Hermione, in cuor suo, credeva proprio che l’amica avesse ragione.

***

Blaise Zabini, uno dei suoi migliori amici, sospirò.
«Draco, si può sapere che diamine ti succede?», gli chiese, per l’ultima volta, guardandolo.
Draco Malfoy, dal canto suo, stava sdraiato su una delle più comode poltrone nella sua Sala Comune, davanti al caminetto. La luce - verdastra poiché si trovavano sotto il Lago - dava alle fiamme un bagliore sinistro che si ripercuoteva in tutta la stanza.
Le fiamme si riflettevano negli occhi imperscrutabili di Draco. Non rispose subito all’amico,
amava farsi attendere.
Solo quando udì Blaise sbuffare, reagì. «E’ una situazione strana.», disse, enigmatico.
«Ho capito. Non me ne vuoi parlare.», mormorò l’altro e si alzò dalla poltrona che occupava vicino a quella di Draco. Se ne andò in silenzio, lanciandogli un ultimo sguardo e lasciando il Principe di Serpeverde perso nei suoi pensieri.  Uno dei tanti, che si affacciava insistente alla sua mente, era proprio la Mezzosangue.

 

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.:: Note ::.

Eccoci qui, finalmente, con il quarto capitolo. Ora, ci ritroviamo con un Draco ed una Hermione un po’ confusi e, oserei dire, indecisi sui loro sentimenti.
Spero non vi abbia deluso! Aspetto le vostre recensioni e ringrazio SheWantsAcake e XanderXVII  per le loro critiche positive!
A presto con il prossimo capitolo, sperando che questo vi sia piaciuto! :3
Kisses,
Yuls.  

  
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