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Autore: Sari555    10/04/2012    1 recensioni
Mi chiamo Yuuki, sono una ragazza di appena diciotto anni e il mio sogno è diventare un’abile pasticciera.
Guardandomi si direbbe che sia la tipica ragazza banale, così semplice da diventare invisibile. Quello che però la gente non vede è quello che mi porto appresso dentro, un segreto.
Probabilmente non starete capendo nulla di quello che vi ho appena scritto, così ricomincio.
Mi chiamo Yuuki, sono una ragazza di diciotto anni, aspirante pasticciera, mi piace il colore verde, odio le persone che non rispettano le promesse fatte e sono una malata di cancro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Minho, Nuovo Personaggio, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Yuuki, sono una ragazza di appena diciotto anni e il mio sogno è diventare un’abile pasticciera.
Guardandomi si direbbe che sia la tipica ragazza banale, così semplice da diventare invisibile. Quello che però la gente non vede è quello che mi porto appresso dentro, un segreto.
Probabilmente non starete capendo nulla di quello che vi ho appena scritto, così ricomincio.
Mi chiamo Yuuki, sono una ragazza di diciotto anni, aspirante pasticciera, mi piace il colore verde, odio le persone che non rispettano le promesse fatte e sono una malata di cancro.
Quando lo scoprii rimasi scioccata, rintanandomi nel mio mondo per giorni,  senza mangiare o dire una parola . Non accettavo quello che mi stava accadendo. Non mi accettavo.
Era un peso troppo grande e soffocante per una ragazzina sedicenne,  che solo il giorno prima giocava con le bambole e si divertiva a truccare il fratello.
È un peso tutt’ora soffocante, che mai si potrà alleviare ma non mi arrendo dal provarci.
La mia malattia è un po’ più particolare di altri tumori, rara e incurabile. Prendo medicine ogni giorno per allungare la mia vita e per sentire meno di quell’amaro dolore che mi si annida dentro, ma nulla di più. Quelle piccole pillole non potranno mai salvarmi e sono cosciente di questo fatto.
Vi scrivo per ringraziarvi di tutto quello che le vostre canzoni hanno fatto per me.
Non dimenticherò mai il giorno in cui sentì quelle voci penetrare nella mia oscurità, perché quello è stato il giorno in cui uscì dal mio labirinto interno e aprii la porta di quella camera buia che mi aveva avuto troppe volte ospite.
Mi avete sollevato il morale in tante circostanze ma  mai come la prima volta, la volta in cui mi resi conto di stare sprecando la mia vita ad’auto commiserarmi. Grazie!
Non so se leggerete mai questa lettera ma spero vivamente di si, solo per farvi capire quanto una canzone cantata con il cuore possa cambiare la vita di una persona. Probabilmente se non vi avessi sentiti quel giorno sarei ancora nella mia camera a piangere come una femminuccia.
Voglio credere in quello che cantate, in quella speranza che vedo nella vostra voce così luminosa.
Mi avete dato forza di andare avanti e tirare fuori le unghie, per cui il minimo che potevo fare era dirvi la verità su di me e su quanto vi sia grata.
Come io non ho mollato, non mollate voi. Arrivate fino alle stelle.
Ora posso dire con il cuore riempito di gioia che mi accetto perché io sono Yuuki, la ragazza pasticciera, malata di cancro al pancreas,  ma sempre io. Semplicemente Yuuki.
Un saluto
Y.
 




Era passata una settimana da quando aveva spedito quella lettera e la sua coscienza si sentiva sporca e macchiata di una menzogna troppo grande per lui.
Si era spacciato per una ragazza, precisamente per sua sorella Yuuki.
Tutto quello che aveva scritto era vero, tutte quelle emozioni che si era impegnato a trasmettere su quel foglio di quaderno stropicciato erano vere, tutto quel dolore che aveva provato parlando con qualcuno di estraneo, della sua malattia e del suo passato era vero; era tutto vero tranne per un piccolo particolare. Lui non era Yuuki.
- Kai!!! – una ragazza dal sorriso caloroso e affabile lo stava chiamando.
- Yuuki – si sentiva agitato e fortemente a disagio, non era da lui fingere di essere qualcun’altro e adesso ripensandoci a mente fredda se n’era pentito.
- Ehi gattino, che hai?! – la sua espressione tesa e forzata in un sorriso diceva che stava nascondendo qualcosa e questo Yuuki lo aveva capito subito, smascherandolo.
- Da una settimana ti stai comportando in modo strano.
Quando ti saluto mi eviti, quando ti parlo non mi guardi e quando suono a casa tua guarda caso non ci sei mai. Mi vuoi dire che cosa ti sta succedendo? – il tono di Yuuki era calmo e triste e questo a Kai fece capire quanto sua sorella ci tenesse a lui, ma soprattutto quanto poco sapeva recitare
- Nulla è solo un periodo un po’ così. Lo studio mi sta occupando praticamente tutto il mio tempo, per non parlare del lavoro al negozio, sono costantemente sottostress. Mi dispiace di essermi comportato così è solo che è tutto troppo frenetico per me – quello che aveva detto era una mezza verità, era vero che il  lavoro lo stava facendo faticare troppo e che lo studio era pesante, ma la cosa che mandava Kai in paranoia era proprio quella piccola bugia.
Aveva paura che potesse ritorcersi contro, ma forse si stava semplicemente facendo troppi film mentali, magari non l’avevano neanche letta quella stupida lettera.
- Dovresti prenderti una pausa, non ti fa bene affaticarti troppo gattino – gli venne da sorridere a quel nomignolo affibbiatogli dalla sorella.
 La ragazza prese la mano del fratello e insieme si avviarono verso la sede dell’università.
- Allora dimmi, che cosa fai oggi pomeriggio? – quel pomeriggio Kai sarebbe dovuto andare a fare la solita visita medica settimanale, che gli avrebbe garantito un doppio turno di medicine poiché ogni volta che ci andava gliene davano di nuove, tutte tecniche sperimentali che la notte lo facevano stare male, provocandogli vomito, crampi acuti o semplicemente emicranie che si prolungavano per tutto il giorno successivo.
- Solita visita – rispose un po’ triste, stufo di sentirsi dire sempre le solite cose.
- Vuoi che ti accompagni? – il sostegno e il conforto costante di sua sorella lo facevano sentire protetto, tranquillo e sicuro di se. Yuuki era l’unica che riusciva a capirlo davvero, intrappolandolo in una morsa d’amore fraterno.
- Se non ti è di troppo disturbo – disse arrossendo, sentendosi un bambino che ha bisogno della mano della mamma per attraversare la strada.
- Ma che disturbo e disturbo, lo sai che così mi sento più tranquilla e poi magari dopo andiamo a casa tua e ci guardiamo un bel film, come ai vecchi tempi. Che ne dici? – avevano passato pomeriggi interi  sul suo divano  in pelle, sgangherato e oltre modo scomodo, a guardare di tutto e di più con in sottofondo i commenti acidi e divertenti di Yuuki.
- Certo – tra una chiacchiera e l’altra erano arrivati di fronte all’imponente portone dell’università delle belle arti di Seul. L’edificio più antico e maestoso di tutta la città.
Incuteva timore a una prima occhiata ma quando, come Kai, varcavi quell’entrata dall’aspetto fatiscente e decadente,  ti ci abituavi e diventava, anche se per poche ore, una seconda casa. La seconda casa di Kai, ecco cos’era l’università.
- Oh guarda! Siamo arrivati anche puntuali oggi gattino  – disse la sorella attirando l’attenzione del fratello, fissa su quel portone che rievocava ricordi piacevoli e non.
Primo fra tutti, il suo primo giorno.
Si ricordava tutt’ora quanto fosse intimorito e spaesato dalla massa di ragazzi che ogni mattina si riunivano fuori dall’entrata e che con occhi sospetti e poco amichevoli guardavano i nuovi arrivati. Gli sembrava di essere tornato al liceo.
Non conosceva nessuno e si sentiva perduto, come in un bicchiere d’acqua stava affondando sperando di riuscire a trovare qualche viso amico, e poi arrivò. Yuuki arrivò in suo soccorso come ogni volta. Lo salvava come ogni volta.
Tornando alla realtà si voltò a guardarla e gli rivolse il primo vero sorriso della giornata. Un sorriso che a Yuuki riscaldava il cuore e che voleva tutto per se, per sempre. “Kai, il suo indifeso fratellino Kai” pensò ricambiando il sorriso.
- Meritiamo una medaglia allora- scherzò quest’ultimo prima di salutare Yuuki e avviarsi verso la sua prima lezione che si sarebbe tenuta tra pochi minuti.
 
 
 


Come da copione, i medici erano riusciti a convincerlo a prendere un’altra pillola che ha detta loro sarebbe stata quella a rivoluzionare la sua vita, a farlo sentire in forze come una volta, ma Kai sapeva erano tutte menzogne per farlo sentire meglio.
Piano, piano si stava spegnendo, come il fuoco di una candela sotto la pioggia. Le forze lo stavano abbandonando e se non oggi, un giorno se ne sarebbe andato.
Disteso sul divano di casa sua, aspettava che Yuuki preparasse qualcosa da mettere sotto i denti, sperando possibilmente che quel qualcosa non contenesse frutta, visto che la sorella ne andava pazza.
Pensava e ripensava, non si concentrava su qualcosa di preciso, semplicemente pensava a tutto e a niente, cercando di mantenere la testa più occupata possibile.
Spesso aveva pensato di fare le valige e andarsene, ricominciare una nuova vita, lontano da tutti e da tutto ma il suo problema lo avrebbe seguito, non c’era via di fuga ne una clausola a cui fare ricorso semplicemente doveva guardare in faccia la realtà e andare avanti, come aveva sempre fatto e poi non sarebbe mai potuto andare via, lui amava la Corea, amava la sua Seul.
A ridestarlo dai suoi pensieri il telefono di casa prese a suonare insistentemente.
- Kai! Il telefono, occupatene tu io ho le mani occupate – gridò sua sorella dalla cucina.
Si alzò di scatto ma non troppo per paura di avere un giramento di testa e poi rispose.
- Pronto? – chiese con tono gentile e timido. Non aspettava nessuna chiamata e aveva il timore che fosse una chiamata spiacevole.  Sesto senso.
- Pronto signorina Park Yuuki? – chiese una voce allegra e ferma, la voce di un uomo di mezza età probabilmente.
- Sono il fratello, Kai – disse un po’ agitato, di solito le persone che volevano sua sorella non chiamavano a casa sua.
- La signorina Park è in casa? – continuò l’uomo.
- No – mentì.
- Le posso lasciare un messaggio da riferire? – non sembrava avere cattive intenzioni ma non si fidava ugualmente.
- Si, lasci detto a me, lo riferirò a mia sorella quando torna – disse calmo.
- La signorina Park ha scritto una lettera indirizzata alla S.M. Entertainment, ne era a conoscenza – d’un tratto il cuore di Kai si fece più rapido, sembravano le ali di un colibrì.
Sentiva la voce morirgli in gola e il sudore imperlargli la fronte. Lo sapeva che sarebbe finita male, non doveva mentire ne tantomeno scrivere quella stupida lettera e non poteva incolpare nessun’altro che se stesso.
- Mi aveva accennato qualcosa – disse tremolante.
 - Bene, il gruppo vorrebbe conoscerla. Sono rimasti colpiti positivamente dalla lettera e ci tengono davvero a incontrarla – disse l’uomo che non sapeva minimamente cosa c’era sotto.
- Oh –
“Adesso cosa faccio? “ pensò disperatamente Kai.
- Se per la signorina va bene c’incontriamo domani mattina alle 10:00 davanti l’edificio della S.M. –
“Certo che è un problema” rispose mentalmente
- Ok glielo riferirò – questa storia era tutto un errore, non sarebbe dovuta finire così, anzi non sarebbe proprio dovuta cominciare.
- Bene. Spero che possa accettare – disse sinceramente.
- È un problema se vengo anche io? Potrebbe sentirsi male – disse architettando un piano che aveva solo un’unica pecca. Yuuki.
- Certo che no – ora doveva solo raccontargli la verità e sperare che la sorella capisse.
- Ok allora a domani signore – disse educatamente
- A domani e arrivederci – chiuse la chiamata buttandosi sul divano bitorzoluto.
In quel momento Yuuki era uscita dalla cucina con un vassoio in mano e un sorriso abbagliante.
- Chi era? – disse ingenuamente, riferita alla chiamata di poco prima.
- Ora arriva la parte difficile – bisbigliò a se stesso, cercando di darsi forza. Gli avrebbe dovuto raccontare tutto, senza peli sulla lingua, smettendola di giocare a nascondino, perché avrebbe tanto voluto nascondersi dietro quella bugia senza senso.
- Come? – disse Yuuki non capendo a cosa si riferiva.
- Siediti noona, dobbiamo parlare –
“Che l’incubo abbia inizio” pensò amaramente prima di aprire di nuovo bocca per iniziare, la sua lunga spiegazione.
 
 
 
 



Note autrice:
Spero che vi possa essere piaciuta almeno un po’, è la mia prima ff sugli SHINee e quindi non sono molto pratica ancora ma ci sto provando lo stesso ;)
Se ci sono errori di grammatica mi scuso in anticipo è che sono di fretta per cui abbiate pietà di me.
Per concludere, ringrazio chiunque l’abbia letta e spero che recensirete in tanti anche solo per dirmi che ho fatto schifo.
Bacioni
Sari
 
Ps: Se siete curiosi ecco come mi sono immaginata Kai http://images4.fanpop.com/image/photos/23300000/Mir-mir-mblaq-23314035-293-303.jpg (è Mir dei Mblaq per chi non lo sapesse)
Mentre lei è Yuuki http://niesa87himura.files.wordpress.com/2010/11/park-shin-hye-13.jpg
  
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