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Autore: Kallia Starsshine    11/04/2012    1 recensioni
Notte da cuori infranti, come una ballata di Adam Lambert… Pesante come Sleepwalker, eppure frivola e impalpabile, eterea ed evanescente come Broken open… e con il protagonista in preda al dolore più antico e più entusiasmante del mondo, che ti fa chiedere ancora e poi cedere al masochismo della disperazione: la pena d’amore…
Phoenix ha voglia di buttarsi via, a quella festa ci era andato per stordirsi e magari rimorchiare... o sbattersi a sangue con qualcuno...
Kevin si trova allo stesso party, accompagnato, ma da una compagnia che non dovrebbe essere... una donna
Kevin è il grande amore di Phoenix, Phoenix lo è stato per Kevin?
Non sempre le cose sono come sembrano, men che meno in una notte sfuggente come una ballata di Adam Lambert
NOTE: questa fiction è totalmente original, ispirata dalla canzone di Adam Lambert Broken Open, ma da essa e dal personaggio del cantante totalmente indipendente.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Broken open

Broken Open (background music)

Feeling 2 

< Notte che se tende una mano, tiene l’altra nell’ombra di un palcoscenico… Attori di una notte a beneficio di che pubblico?… E cosa si cela dietro il sipario di una simile opera buffa, che sa più di grottesco nel fondo del suo dipanarsi…  >

«Ma Kevin, sei proprio sicuro che questa messinscena ti faccia bene?»

Lo splendido ragazzo  che risponde a quel nome fa spallucce. 

Efebico e magrissimo, dai capelli di un biondo quasi intessuto di filigrana d’oro, ed egli stesso apparentemente ricavato da un ultimo unico raggio perduto da un sole morente, diresti che è il ritratto di qualche dio dell’amore che abbia preso improvvisamente vita per rallegrare i mortali… Oppure, molto più realisticamente, che una qualche sofferenza lo stia erodendo come il vento di una tempesta spazza i granelli di sabbia in un deserto…

«L’importante è che riesca a odiarmi lui… per allontanarmi definitivamente dalla testa e… dal cuore»

Chi fosse andato veramente a fondo, in quella frase avrebbe forse potuto percepire una frazione infinitesimale di esitazione nell’ultima parte, vera quanto illusoria è la condizione di stabilità di quel ragazzo, che pure appare determinato, nel tono della voce, neutro e opaco, addirittura incolore mentre pronuncia quelle parole che sanno di sentenza inappellabile con sicurezza, determinazione e quasi feroce caparbietà, mentre il suo sguardo vaga intorno alla sala dove gli altri si stanno divertendo, vuoto quanto cristallino ne è il colore.

Gli occhi spenti di Kevin incontrano la scena di Phoenix e Adam che vanno a prendere una boccata d’aria, stretti l’uno all’altro, apparentemente complici, e quello sguardo infinitamente azzurro e infinitamente triste si accende di un tenue barlume di gelosia, una fioca lucina che rischiara debolmente il desiderio, ormai tabù per Kevin, che la sua adorata fenice nera potesse dimenticarsi dell’accaduto e perdonarlo… Una luce che dura non più di un millesimo di secondo, inghiottita nuovamente dal freddo polare di un gelido cenno di assenso di quegli occhi ora di ghiaccio.

«Ma tu?…» insiste la biondona tutta tette e culo.

«Io? Di che ti preoccupi? Sopravvivrò come è già successo, dopo l’incidente e dopo il coma…»

«Ho due ottimi motivi per avere a cuore il tuo bene e la tua salute mentale: sai benissimo che ti voglio bene… E poi se pure non fosse, il rapporto medico-paziente… Non dovresti dimenticarlo…»

Kevin socchiude gli occhi, pensoso «…No Beverly… non torno indietro… Muoio dalla voglia di correre da lui, chiedergli perdono per essere stato così stronzo e rassicurarlo di non essere passato al ‘nemico’, giurargli che non è vero che l’ho sempre preso per il culo in malo modo, ma… Poi?… Concentrati su questo, dottoressa… Non ti pago per altro!»

Considerando conclusa la conversazione, Kevin gira sui tacchi, alti, come se la sua statura da sola non bastasse a tener lontano dalla sozzura del mondo le sue piume di uccello del paradiso agonizzante, e si appresta a guadagnare la via di casa, lasciando Beverly a incipriarsi il naso alla toilette, davanti allo specchio e sola.

Santo cielo, che situazione! Mi sento così in colpa nei confronti di Phoenix, povero ragazzo: anche se sembra essersi consolato con quel cantante, sono sicura che ha sofferto e sta soffrendo da cani…

«Come fai a guardarti ancora allo specchio, brutta stronza!!?»

Una fata dalle ali nere, vestita in stile vagamente gotico, ma sicuramente personale e personalizzato al massimo aggredisce in quel malo modo la dottoressa Beverly Foster, terapista specializzata in recupero da atti di violenza, ma alla quale Kevin si è rivolto più in veste di amico che di paziente, dopo il maledetto incidente.

Già, il maledetto incidente…

Un tamponamento di proporzioni colossali, in pieno giorno, e una macchia di olio lubrificante che manda fuori controllo la macchina di Kevin, la quale termina la corsa in una scarpata…

Non si può nemmeno incolpare l’alcol nella persona di un conducente ubriaco… Il conducente del camion che ha innescato il disastro è morto per infarto mentre si stava immettendo nel flusso di traffico dopo la sosta obbligatoria…

È  successo.

Una tragica fatalità.

Punto.

Ma dov’è il fato quando le ali di un meraviglioso angelo vengono brutalmente dilaniate?

La dottoressa Foster può capire il tono incazzato della ragazza che ha di fronte, ogni apparenza congiura a favore dell’ipotesi dell’etero stronza che gode a riportare i froci sulla retta via…

E questo Beverly lo capisce e per l’affetto che prova per Kevin ha accettato di subirne le conseguenze mantenendo tali apparenze a suo sfavore, come pure capisce la rabbia della ragazza che ha di fronte, lei stessa è stata più volte testimone attiva nel difendere ragazzi la cui unica colpa è di sapere che non sono al mondo soltanto per mangiare, dormire e riprodursi…

Ma quello che non può riuscire a capire, né lo vuole, in fondo, nonostante  glielo imponga la sua professione, che per lei è anche un modo di vita, è perché Kevin abbia preso una simile decisione, tanto estrema quanto insoddisfacente per chiunque…

Se solo quella notte le cose fossero andate diversamente…

… Il coma di un mese prima del risveglio, il dolore straziante, mentale prima che fisico, la riabilitazione dolorosa e lenta quanto il decorso della guarigione… Lo spettro che ancora non si è dissolto di un destino che per un uomo è già di per sé terribile, ma è ancor più macigno insopportabile per un uomo che prova per un altro uomo sentimenti come quelli che Kevin è capace di provare per Phoenix.

Tutto questo aleggia quasi palpabilmente nell’aria pesante e immobile della toilette delle signore fra le due donne che si fronteggiano ciascuna con le sue ragioni, tutte derivanti dal cuore, per la fata, profonde, rabbiose contro chi non vuole capire l’importanza di un sentimento puro come quello fra due uomini, per la dottoressa Foster, dalla consapevolezza più approfondita di quello che è accaduto realmente fra i due ragazzi piena di rammarico, scrupoli e indecisioni sul se parlare e spiegarle oppure tacere e continuare la farsa.

La sua deontologia professionale, personale regola d’oro anche nella vita ha il sopravvento anche in questa situazione che di professionale non ha altro che i richiami all’ordine di Kevin nei suoi confronti ogni volta che lei prova a convincerlo che sbaglia a perdere la speranza, quindi oltrepassa di slancio la sua inferocita antagonista in silenzio e senza aprire bocca esce dalla toilette.

Mentre una lacrima si fa strada a tentoni tra le lunghe ciglia finte, come finto è il suo outfit per la serata, scelto da un impietoso regista per rappresentare una altrettanto spietata e tragica messa in scena. Finta come tutto, quella notte…

< Notte teatro, eccitazione alcolica, emozioni di carta… e dolore vero, fisico che nasce dalla crudeltà… E intorno aloni di una notte di luna uguale per tutti… >

In un’altra toilette del medesimo locale, però, si consuma un altro dramma, anche questo, purtroppo, trito e ritrito, andato in scena oggi una volta di più e di troppo… il dramma di chi viene perseguitato perché diverso… una messa in scena che dura da tanto, e che ha lo stesso tragico epilogo sempre, anche se attori e circostanze cambiano ogni volta…

Un dramma, in questo caso, in cui il carnefice si accanisce su una vittima già debole, strappandogli l’unica cosa che essa ritiene ancora capace di farla sopravvivere…

Un dolce ricordo… spensierato e un po’ agrodolce, come tutti i ricordi di una felicità per un momento provata, seppur inesistente o impossibile da raggiungere…

«Daiii!!!»

«Uff…»

«Smettila di fare il brontolone, insomma Phoenix! Per una volta che decido di portare il mio ragazzo a conoscere uno della mia famiglia, devi fare il piantagrane»

L’‘uno di famiglia’ cui Kevin si riferisce si chiama Robert RavenWing, ed è lo zio di Kevin, un nativo-americano, come lo è la parte materna della sua famiglia, e fratello maggiore di sua madre.

L’unico ad averlo compreso realmente, oltre che accettato per dovere, zio Bob, sciamano e guaritore della tribù della madre, era l’unico della famiglia a mettere Kevin a proprio completo agio, logico quindi che il giovanotto fosse ipereccitato all’idea di fargli conoscere la persona più importante della sua vita.

Grazie a questa energia data dall’entusiasmo, Kevin quel giorno si arrampicava con l’agilità di un puma e la grazia di una gazzella su per le pareti del piccolo canyon che isolava dal resto del mondo il luogo dove viveva zio Bob.

Phoenix, invece, ragazzo di città e per giunta della pigra e sonnacchiosa Los Angeles, proprio non ce la faceva a tenergli dietro, e annaspava quasi carponi sulle rocce polverose chiedendosi se la tortura di quella scalata sotto il sole cocente avrebbe mai avuto fine.

«Brontolone, dici?… Bisogna averlo, il fiato, per poter brontolare!… Accidenti Kevin!… Ti sono spuntate le ali, stanotte?»

Per tutta risposta, Kevin lo ha ulteriormente distanziato, raggiungendo il teepee dello zio con anticipo sufficiente da mettere Phoenix in imbarazzo.

«Ragazzo, portalo dentro, o si prenderà un’insolazione… È già molto disidratato»

Tipico di Phoenix resistere fino al collasso pur di non ammettere di aver raggiunto il limite…

Che bello però per Kevin potersi prendere cura di lui, tenendolo sulle ginocchia, come in certe tipiche illustrazioni manga…

«E così eccovi qui tutti e due… Pensavo che mi avresti fatto conoscere la tua fidanzata, invece…»

Zio Bob!

Il bonario sorriso dello sciamano rendeva evidente la burla.

«Invece è un fidanzato… Lui è Phoenix, zio Bob… Te ne avevo parlato…»

«Sì… Ecco, per voi»

E gli allunga un acchiappasogni, il tipico talismano dei nativi americani formato da una rete di fili intrecciati su un telaio circolare con una perlina solitamente di turchese più o meno al centro e una piuma d’aquila a chiudere l’intricato reticolo.

Quello che Robert RavenWing aveva creato per il nipote, però era particolare: le piume al termine del reticolo sono due, una di uccello del paradiso e una di corvo nero.

Inoltre Robert porge a Phoenix una piuma di corvo nero giustificandosi «Le piume di fenice sono ormai più uniche che rare, quelle nere poi meglio non parlarne...»


Nello stesso tempo anche Phoenix, in tutt’altra zona del locale, per uno strano scherzo del beffardo Fato stava ricordano lo stesso avvenimento, con un mezzo malinconico sorriso a fior di labbra, girando fra le mani quella piuma di corvo nero, colore della notte, dono dello sciamano zio di Kevin che non ha mai smesso di portare saldamente cucita alla camicia che indossa nelle serate importanti.


Diio, che faticaccia quel giorno…

Volevo il colpo di grazia, giuro, ma la visione che ha raccolto il mio rantolo di agonia insieme al poco che rimaneva di me è stata davvero mozzafiato!

Kevin che mi sorrideva felice, a torso nudo, la sua pelle ambrata che sembrava splendere sotto i raggi cocenti del sole, e i suoi occhi azzurri che brillavano come gemme per l’eccitazione del momento mentre mi correva incontro ripagavano di ogni fatica ogni fibra di me, corpo, anima e mente.

«Cazzo Kev… Volevo morire, poco fa…»

«Bé spero che tu abbia cambiato idea… Zio Bob ha detto che sei una bella persona e che non vede l’ora di conoscerti…»

Zio Bob… Era in tutto e per tutto l’indiano scolpito che si trova di solito nelle roadhouse del deserto californiano, solo lui si muoveva e parlava…

Stavo per evaporare davvero, sotto quel sole cocente… Occhei, sono californiano, la terra del sole dodici mesi all’anno, quindi all’arsura dovrei esserci abituato, ma una cosa è goderti il sole sdraiato a bordo piscina sorseggiando un cocktail, un’altra è annaspare boccheggiando dietro il tuo fidanzato che per agilità fa invidia ai cervi…

Il mio fidanzato…

Era veramente una sensazione stupenda sentirmi coccolato e accudito da Kevin che mi passava delicatamente una pelle di daino zuppa d’acqua sulle labbra, sul viso, e più giù su braccia e petto dopo avermi tolto la maglietta…

Diio come lo am… avo…

< E tra ricordi agrodolci e amare verità si dipana il velo della notte incantata dai sogni non sognati e dalle realtà sbattute in faccia… >

Un grido disperato proveniente dalle toilette spezza il monotono andamento della serata.

Phoenix, in preda ad un orribile presentimento, è il primo a precipitarsi in direzione di quel grido, e si trova davanti l’orribile scempio di un ragazzo nudo, tremante, in preda al panico e alla vergogna di non aver saputo resistere al gesto più odioso e devastante per chiunque.

Ma quello che lo sconvolge al punto da pietrificarlo sulla soglia è riconoscere in quel ragazzo stuprato proprio il suo Kevin…

Rendersi conto che la pelle ambrata che è stata profanata da mani crudeli e prive di rispetto è proprio quella  il cui profumo per tanto tempo lo aveva reso ebbro di piacere…

«Kev… Kevin…» 




  
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