In questo capitolo ritroveremo di nuovo la forte amicizie fra le due donne, ma soprattutto un personaggio vi deluderà enormemente :)
Spero lo apprezzerete.
La canzone che ho scelto è della stessa artista che ho "usato" per il capitolo precedente. La sua voce scaturisce in me tantissime emozioni diverse.
Ah e prima che mi dimentichi. Ringrazio tutte le persone che lasciano un pensiero. Tutte quelle persone che mi spronano ad andare avanti. Non avrei mai pensato che una "semplice" storia come questa potesse piacere. Grazie di cuore!
Buona lettura e buon ascolto.
Capitolo
13. (Friendship comes First)
Ero rimasta sola alla
caffetteria, avevo detto a
Sean e Claire di andare a passare la loro bella serata; io mi sarei
arrangiata,
tanto quella sera il locale era abbastanza deserto.
Come sempre accesi la musica
che mi riempì di energia
e voglia di fare, decisi di dare una bella pulita a gli spogliatoi,
troppo
spesso lasciati da parte.
Stavo canticchiando in attesa
che arrivasse Mark,
mi aveva detto qualche ora prima che verso le undici sarebbe venuto a
trovarmi;
sentii il cellulare suonare nella tasca del mio giubbotto appeso
all’anta
dell’armadietto.
Il numero era di Clay, non
capivo cosa volesse
visto che era insieme alla sua nuova fiamma.
“Ehi piccola mia, non
ti diverti? Non puoi fare a
meno della tua migliore amica neanche in questi momenti?”
Risposi ridendo
pensando di prenderla un po’ in giro.
Dall’altra parte del
telefono sentii solo dei
singhiozzi. Il mio tono cambiò repentinamente, proprio come
il mio respiro che
si affannò subito.
“Clay, cosa succede?
Dove sei? Parlami.”
“El-Elly…Sono
in una…stanza di un hotel, penso a
Dublino.” La voce della mia amica era spezzata dal pianto e
facevo fatica a
capirla dato che parlava in un sussurro.
“Ok, sei in una
camera d’albergo, e? Cosa ti ha
fatto Sean?” Ero sempre più in preda al panico,
erano anni che non la sentivo
così sconvolta.
“Abbiamo fatto sesso
e poi lui è scomparso, mi ha
lasciato qui da sola dicendomi che aveva ottenuto quello che voleva.
Una serata
carina in cui spassarsela con una bella donna.” Clay
buttò fuori tutto in un
fiato e poi precipitò ancora fra le lacrime disperate.
“Ma ti ha fatto del
male?” Non potevo pensare che
potesse essere successo qualcosa di brutto, la vista si
annebbiò… Clay era
parte di me, come una sorella gemella, non avrei sopportato niente,
inoltre
odiavo sentirla piangere.
“No, non mi ha fatto
niente… Ero consenziente, ma
non me lo aspettavo, ci sono rimasta di merda. Mi sembrava un uomo
così buono e
gentile…. Se ne è andato lasciandomi qui e non so
come tornare a casa…” Di
nuovo le lacrime.
“Ok, riesci a vedere
il nome dell’hotel, vengo a
prenderti io. Tu non muoverti di lì.”
Mentre parlavo buttai per terra
la scopa e mi
infilai il giubbotto, mi salvai il nome dell’hotel sul
cellulare e corsi fuori
spegnendo le luci; presi le chiavi e chiusi la porta del locale.
Sentii una mano che mi
toccò la spalla e sobbalzai
dallo spavento. “Ehi tesoro, calmati. Cosa
succede?” Era Mark, ma non c’era
tempo di spiegare.
“Mark mi dispiace per
stasera non posso rimanere.
Devo andare da Claire, ha bisogno di me.” Dissi mentre mi
allontanavo, dovevo
prendere il traghetto e quello che stava per partire era proprio
l’ultimo
tragitto della serata. Non mi interessai di fare il biglietto, mi
diressi verso
la macchina per imbarcarla.
Mark mi fermò per un
braccio. “Aspetta, ti
accompagno, prendiamo la mia macchina è più
veloce ed ha il navigatore.” Disse
tirandomi verso la sua Mercedes.
Imbarcammo la macchina e
rimanemmo seduti. Il percorso
del traghetto era abbastanza veloce e sicuramente l’auto di
Mark sarebbe stata
d’aiuto a percorrere tutti quei chilometri che avrebbero
separato Dublino da
Portstewart; il porto in cui saremmo arrivati.
Io tremavo e Mark mi guardava,
mi prese la mano e
la strinse. “Cosa sta succedendo Elly? La tua amica
è in pericolo?”
Mi girai a fissarlo, come fosse
un fantasma,
sobbalzai. “Oddio, no no non è in pericolo. Non
deve essere in pericolo.
Dobbiamo andarla a prendere in un hotel a Dublino. Quel bastardo di
Sean l’ha
lasciata lì senza dirle niente.”
Ero in preda al panico e
stavolta nemmeno la
presenza di Mark serviva a calmarmi.
“Ok, fammi vedere il
nome dell’hotel, così lo
impostiamo nel navigatore e vediamo di trovare la via più
veloce.” Anche in
questa situazione sapeva come comportarsi. Sapeva che niente avrebbe
distolto
la mia attenzione da Clay e così concentrò anche
la sua, due menti erano meglio
di una.
Guardando il navigatore non ci
accorgemmo che
eravamo quasi arrivati. Per fortuna avevamo trovato una via veloce per
raggiungerlo ed eravamo ancora più fortunati
perché nessuno si accorse che
eravamo saliti senza biglietto.
Mark uscì dal porto
e ingranò la marcia, la sua
macchina sfrecciava fra le strade buie e trafficate.
Non parlavamo, non sarei stata
in grado di
affrontare nessun discorso, fissavo la strada e poi il navigatore e
ancora la
strada. Non vedevo l’ora che la voce metallica mi
distogliesse dai pensieri per
avvisarci che eravamo arrivati.
Presi il cellulare e provai a
chiamare Claire, che
non rispose. Ripresi a tremare e sudare. Perché non
rispondeva? Cosa succedeva?
Stava bene?
Continuai a chiamare e sentire
squillare a vuoto mi
stava facendo cadere in un buco nero. DOVEVO sentire la sua voce.
Finalmente dopo la quarta
telefonata Clay rispose.
“Si può
sapere dove cazzo eri finita? Sono quattro
volte che ti chiamo, vuoi farmi venire un infarto per caso?”
Avevo il fiatone
ed ero terrorizzata dalla sua risposta.
“No, Elly ti prego
calmati. Va tutto bene, ero solo
in bagno che cercavo di ripulirmi il viso da tutto il trucco sbavato.
Va tutto
bene, sono qui che ti aspetto.” La voce di Clay era
sicuramente più tranquilla
della prima telefonata, ma sentivo comunque una piccola punta di
disperazione
nella sua voce, che lei cercava di nascondere con destrezza.
“Ok, scusami. Ho solo
bisogno di vederti con i miei
occhi, poi riuscirò a calmarmi anch’io. Comunque
fra mezzora saremo lì, fatti
trovare nella hall così ce ne andiamo subito.”
Quando infilai il cellulare in
tasca sbuffai fuori
tutta l’ansia che mi stava distruggendo i nervi. Volevo
così tanto bene a
Claire, lei era metà della mia anima, non avrei potuto stare
senza di lei e non
potevo nemmeno immaginare che fosse sola in una situazione
potenzialmente
pericolosa.
Forse a gli occhi di Mark
sembravo esagerata, ma
non era così. Tenevo a lei come fosse mia sorella, mia
figlia, mia madre… Lei
era tutte loro messe insieme. Lei era Claire.
“Tesoro, fai un bel
respiro. Quando arriveremo
dovrai sostenerla e farla sfogare, non puoi farti trovare in queste
condizioni.”
Aveva perfettamente ragione, mi
girai a guardarlo e
gli sorrisi. “Grazie Mark.” Mi limitai a dire
quelle parole, ma le sputai fuori
insieme ad un pezzo del mio cuore.
Lui mi attirò a se
con un braccio e mi baciò la fronte
sorridendo. “Andrà tutto bene Elly. Claire
è fortunata ad avere un’amica come
te che corre subito in suo aiuto. Riuscirete a superare questa
situazione
insieme.”
Né io né
lui sapevamo chiaramente cosa fosse
successo, ma nonostante questo le sue parole mi fecero calmare
perché sapevo
che era così. Sapevo che insieme avremmo superato tutto, era
sempre stato così.
Io e Clay eravamo fatte per superare i problemi.
Scesi dalla macchina e entrai
nella hall dell’hotel
come un treno in corsa. Clay era seduta su un divanetto con gli occhi
chiusi.
Corsi da lei e
l’abbracciai subito, senza nemmeno
salutarla. Lei scoppiò a piangere fra le mie braccia, non
servivano parole in
quel momento, bastava il calore dell’amicizia.
L’aiutai ad alzarsi e
tornammo in macchina,
scambiando due veloci occhiate con Mark decisi di sedermi sui sedili
posteriori
insieme a lei.
Finalmente smise di piangere e
iniziò a parlare
senza che io le chiedessi niente.
“Sai, ieri sera
eravamo stati così bene insieme,
quando parlavamo mi sembrava già di conoscerlo da una vita.
Era stato gentile e
dolce e alla fine tutti e due ammettemmo di essere stati molto
bene.” Fece una
piccola pausa e si appoggiò al mio petto emettendo piccoli
singhiozzi, io le
accarezzavo i capelli in attesa che continuasse.
“Stasera invece mi
sono lasciata andare, sono stata
una stupida; mi sono fatta convincere dalle sue maniere da gentiluomo,
mi sono
fatta attirare dal suo comportamento così
affabile… Ci sono cascata come una
stupida, come fossi ancora un’adolescente.”
Un’altra pausa, stavolta il suo
tono di voce era di rimprovero, verso se stessa; certo non era stata
attenta a
lasciarsi andare così, ma la capivo e non mi andava di
giudicarla per questa
sua azione avventata.
“Mi ha portato in
albergo perché doveva prendere
delle sue cose, ha detto lui. Poi ci siamo lasciati andare,
è successo tutto
molto velocemente ed ero sinceramente contenta alla fine di tutto. Poi
lui è
cambiato repentinamente, il suo sguardo è diventato beffardo
e duro. Dopo poco
era vestito e pronto ad uscire. ‘E’ stato bello e
troppo facile. Pensavo che
essendo una donna così vissuta avresti opposto
più resistenza. Beh comunque
grazie per la scopata. Addio Claire.’ Ecco cosa mi ha detto
prima di sbattere
la porta. Io ero nuda e dopo essermi vestita sono corsa giù
alla hall per
vedere e capire se avesse lasciato un messaggio o una sua traccia, ma
niente.”
La sua voce si spense e si
raggomitolò addosso a
me. La mia rabbia saliva prepotentemente e mi accorsi che anche Mark
era
decisamente nervoso. Guidava male e scuoteva la testa con vigore, le
sue mani
erano avvinghiate al volante e le sue nocche erano bianche da quanto
era forte
la presa.
“E’ stato
un stronzo. Tu hai sbagliato a cadere
nella sua trappola, ma di certo lui è stato un enorme e
grosso stronzo.” Ero la
sua migliore amica, ecco perché non diedi la colpa completa
a Sean, non mi
piaceva dare ragione a Clay solo perché era la mia migliore
amica. Doveva
capire che anche lei aveva fatto i suoi errori. Mi resi conto che ne
era
consapevole e che si era già ‘frustata’
abbastanza per l’errore commesso.
“Quando torniamo
domattina andiamo in ufficio da
Sean e gliene diciamo quattro.” Dissi tamburellando le dita
sul vetro.
“Oh cazzo. Non avevo
pensato al fatto che domattina
me lo ritroverò davanti.” Un piccolo tremito di
paura la percosse. La
situazione non sarebbe certo stata facile e capivo il suo disagio.
“Se non ti va ci
parlo solo io, certo non gliela
faccio passare liscia.”
Il resto del viaggio
continuò in silenzio, Mark
accese la musica per alleviare il peso di quel mutismo.
Tutti ci rilassammo,
addirittura Clay si addormentò
fra le mie braccia.
L’accompagnammo a
casa e le chiesi se voleva che le
tenessi compagnia, ma la risposta fu un ‘no’
sorridente. Per fortuna stava un
po’ meglio. Il resto dei problemi li avremmo affrontati
insieme il giorno dopo.