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Autore: Little Firestar84    11/04/2012    3 recensioni
Definizione di sorella maggiore: creatura impicciona incapace di non mettere il naso in faccende che non la riguardano. E la stessa definizione vale per Kate Jane, che ha un solo obbiettivo, quello di vedere, di nuovo, il fratellino sposato. Peccato che suddetto fratello non ne possa più di macchinazioni e appuntamenti al buio, obbligandolo a prendere seri provvedimenti quando evitare Kate diventa impossibile... perciò, cosa c'è di meglio che chiedere alla persona che meglio lo conosce, la sua migliore amica, Teresa Lisbon, di fingere per qualche giorno di essere sul punto di sposarlo? Peccato che Teresa sia terrorizzata all'idea di questa messinscena, perchè, per lei, fingere di amare Patrick Jane non sarebbe esattamente una bugia...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Benvenuti alla prima puntata di tricking kate-fidanzata per finta! nei prossimi giorni, aspettatevi un altro paio di piccoli mini-capitoli come questo, tutti incentrati sui missing moments che non ho descritto nell'one-shot, tutti in cui il team farà delle comparsate più o meno lunghe.... enjoy!

Seminascosti nel cucinino, Cho, Rigsby e Van Pelt osservavano la scena che stava prendendo vita davanti a loro, una scena che, negli ultimi giorni, si era ripetuta più e più volte, e come ogni volta, rimanevano a grattarsi la testa e chiedersi cosa diavolo stesse succedendo.

Che Jane e Lisbon passassero gran parte del loro tempo lavorativo insieme non era mai stato un mistero; dopotutto, come lui stesso aveva più e più volte ripetuto a Bertram e a Minelli  prima, Lisbon era l’unica persona che avesse una minima parvenza di controllo su di lui, ed alcune volte era riuscita persino ad essere un’influenza positiva sull’uomo. Però... però... non sapevano come spiegarselo, ma negli ultimi giorni, c’era qualcosa di diverso; Jane passava ancora gran parte del tempo rinchiuso nell’ufficio del capo, appisolato o anche semplicemente sdraiato sul divano che lui stesso le aveva regalato, però, più che parlare del caso, sembrava che confabulassero. Per non parlare del fatto che i ruoli sembravano essersi magicamente invertiti. Fino ad allora, Lisbon era sempre stata lei quella in soggezione, a disagio quando era con l’uomo (e quale donna non lo sarebbe stata, con un Adone simile al suo fianco?) mentre Jane amava fare battutine a doppio senso, lasciando intendere che tra loro ci fossero cose che in realtà non c’erano, e adesso... adesso, Jane passava il suo tempo ad arrossire come una scolaretta, visibilmente imbarazzato e a disagio, mentre Lisbon non era mai stata così sorridente e spigliata, nonostante passasse ancora gran parte del suo tempo ad arrossire ogni qual volta l’uomo la guardava, le sorrideva o proferiva parola. . 

“Dite che Jane ha combinato qualcosa?” chiese Grace, quasi spaventata. Jane, in quello stato mentale, non era mai un buon segno, non tanto per l’uomo stesso, quanto per il resto del mondo. Specie loro- e il loro beneamato posto fisso.

Cho scrollò il capo, braccia incrociate a studiare la scena come i colleghi. Quel gesto, però, non era tanto perché non riteneva che, in quella particolarissima istanza, i loro posti fossero in pericolo, quanto dovuto al fatto che non riusciva a credere che proprio Jane e Lisbon non si rendessero conto di essere osservati nemmeno fossero stati due animali in gabbia. Né riusciva a credere che non si rendessero conto che la tensione sessuale, e l’attrazione tra loro, fossero così forti e tangibili  da poter essere tagliate con un coltello.  “Effettivamente, ultimamente Jane passa parecchio tempo a studiare la fede e guardare Lisbon...”

“Dite che vanno a letto insieme?”

Per qualche strano motivo, la domanda di Rigsby gli aveva provocato delle occhiatacce da parte dei colleghi; con il panino in mano, li guardò un po’ stupito, e anche offeso. Perché lo guardavano così, quando si era limitato a dare voce allo stesso pensiero che attanagliava anche le loro, di menti? E comunque, non era certo cieco. Pure un idiota – e probabilmente anche un sordo-cieco – sarebbe stato capace di avvertire la tensione sessuale tra quei due…

“Lisbon non lo farebbe mai! Lei è una moderna donna in carriera con una forte morale!” Grace era così indignata che Rigsby, quando lei gli si mise davanti, fece un passo indietro, terrorizzato all’idea che quelle sottili dite affusolate che un tempo lo avevano fatto premere di piacere potessero lasciare un bel segno rosso sulle sue guance… un qualcosa che Sarah, di certo, non avrebbe apprezzato, preda com’era degli ormoni nell’ultimo trimestre di gravidanza. Spiegare perché la sua ex lo aveva preso a sberle? Nessuna spiegazione, nemmeno la verità, sarebbe stata credibile. E, al contrario di Jane, a lui, il divano del salotto non piaceva. Per nulla.

“Lisbon no, ma non credo che Jane si farebbe troppi scrupoli nel sedurre il capo, se servisse i suoi scopi. Lavorerà pure con noi, ma resta pur sempre un manipolatore nato.”

“Jane non è così! Lui è una brava persona!” sia Rigsby che Cho alzarono un sopracciglio all’accaldata difesa che la rossa stava facendo del mentalista; lei, si morse il labbro, e le sua guance si colorirono della stessa tonalità dei suoi capelli. Abbassò lo sguardo, e iniziò a giocherellare un po’ con le dita, a disagio.   “Sì, va bene, è vero, Jane è un manipolatore, e anche piuttosto bravo…” Cho le mandò un altro sguardo inquisitore, mentre Rigsby dovette soffocare una risatina, che quasi gli fece andare di traverso il boccone di panino. “va bene, Jane è molto bravo a manipolare, ma lo avete detto anche voi, la morte della sua famiglia lo ha reso una brava persona. E una brava persona non sedurrebbe mai il proprio capo per fini mefistofelici!”

“Oh, sì, certo Grace, e quella stessa brava persona non ci ha ricattati perché lo assecondassimo in tutto e per tutto quando stavamo insieme, vero?”

“E’ diverso! John non era ancora morto, ma con John morto, lui ora è davvero una brava persona!” di nuovo i colleghi la guardarono di brutto, ma stavolta, Grace si arrabbiò così tanto che  pestò i piedi di Rigsby e se ne andò, indignata, voltandosi solo un’ultima volta quando arrivò alla porta del cucinino. “E comunque, anche se l’avesse sedotta o stesse per farlo, sarebbe solo per amore, perché lui è una brava persona! Ma tanto perché voi lo sappiate, sono certa che Lisbon non disubbidirebbe mai così al regolamento!”

Batté la porta, e sia Rigsby che Cho chiusero gli occhi, stringendoli, quando udirono il colpo. E furono quasi certi che dei calcinacci fossero caduti loro sul capo….

Nel frattempo, nell’ufficio di Lisbon, Jane se ne stava seduto sul divano con in mano una tazza di te- ormai freddo e imbevibile – quasi vuota, fissandosi la mano sinistra ogni volta che sembrava che Lisbon non lo guardasse, e sorridendole sornione ogni volta che lei alzava un sopracciglio verso di lui come per chiedergli cos’altro stesse combinando e cosa gli frullasse per la testa.

“Devi dirmi qualcosa, Jane?” chiamarlo Patrick, seppure lui le avesse chiesto, in vista dell’arrivo della sorella, di chiamarlo per nome, sembrava una cosa impossibile. Ormai era certo che Kate li avrebbe beccato subito. Teresa lo avrebbe chiamato Jane e trattato un po’ malamente e sua sorella avrebbe capito che era una finta, e lui sarebbe stato costretto ad una ancora più lunga catena di incontri al buio con donne per cui lui mai e poi avrebbe avuto alcun interesse.

“Uhm, no, sto solo meglio qui, nient’altro. Van Pelt mi fa venire il mal di testa, con la sua ossessiva gelosia verso Rigsby e la povera Sara. Capisco che le bruci cosa è successo con O’Laughlin, ma credo che a volte scordi di essere stata lei a spezzare il cuore del nostro povero agente, e che perciò non ha nulla di cui lamentarsi se ora lui ha deciso di rifarsi una vita in cui lei è contemplata solo come collega.”

“Dovremmo parlarle. Non mi piace come sta venendo a patti con la cosa. Ha fatto tanti sacrifici per arrivare dove è ora, e sta buttando tutto all’aria per una cosa di cui non aveva alcun controllo, e per cui nessuno la ritiene responsabile.”

“Sai, sono stupito. Tu sei sempre stata quella che voleva che ricevessi l’adeguato sostegno degli strizzacervelli per i miei problemi, e quando io te ne decantavo i difetti, hai continuato ad insistere. Ora, dopo la tua deludente esperienza con uno di loro, all’improvviso non ritieni necessario che Grace parli con uno di loro, anche se ne avrebbe più bisogno di me!”  Borbottò qualcosa portandosi, leggermente disgustato, la tazza alla bocca,  e Teresa prese un fermacarte in mano, pronta a lanciarglielo, quando le parole furono processate dal cervello… una cosa del tipo Ha soltanto bisogno di una bella notte di sesso. Devo dire a Kate di presentarle qualcuno…

“Ti ricordi quella volta che ti ho detto che eri romantico? Mi rimangio tutto. Sei solo un porco pervertito.”

“Sono realista, Lisbon, e lo sai anche tu. Grace tutta questa energia deve riversarla su qualcosa, e dato che  non ha uomini con cui essere predominante dal punto di vista sessuale, lei applica la forza bruta sul lavoro. Se, invece, avesse qualcuno con cui dividere il letto…” fece una piccola pausa, pensando tra se e se in silenzio, il tutto accompagnato da una risata gutturale. La cosa, a Lisbon, non piacque per nulla. Quando faceva così significava o che Jane stava tramando qualcosa, o che stava per fare qualche battuta idiota (normalmente a doppio senso, e normalmente riferita a lei) … “A proposito di letto… non che io ti debba parlare di un letto, ma mi chiedevo se non fosse il caso che prendessi un po’ delle tue cose e portarle da me. Dovresti iniziare ad abituarti alla casa, non vorrei che, facendola vedere a Kate, le dicessi “ecco il bagno” per poi scoprire che in realtà, dietro la porta, c’è un ripostiglio…. Ci scoprirebbe subito, e se ci scoprisse temo che mi toccherebbe fare ben più che semplicemente uscire con delle donne per farmi perdonare.”

 Lisbon si mise le mani davanti alla bocca quando vide che, contrariamente a quanto aveva creduto, Jane era davvero serio. Jane era davvero spaventato dalla sorella… e poi, si prese la pancia in mano, perché non poteva davvero resistere. Era davvero… troppo. Lei viveva nel terrore che Jane facesse o dicesse qualcosa di stupido, e lui, che dava sempre l’aria sicura di sé, che faceva tanto il duro ed il gradasso (se c’era lei pronta a nasconderlo dietro alla sua metaforica gonna, ovviamente), era terrorizzato dalla sorella e non aveva nemmeno il coraggio di dirle che non se le sentiva ancora di uscire con una donna, tantomeno di impegnarsi seriamente.

“Oh, ridi, ridi, ma vedremo come riderai quando avrai incontrato Kate e lei inizierà a farti pressioni per organizzare il matrimonio!” sbuffò lui alzandosi con malavoglia dal divano e stiracchiandosi, facendo involontariamente sì che la camicia uscisse dai pantaloni e mostrasse una striscia di pelle all’altezza dell’addome che Lisbon si ritrovò a fissare a bocca aperta come un’ebete. “Quella pazza è capace di dirti che non serve il matrimonio in bianco, ma che basta una veloce capatina all’ufficio del giudice di pace,  giusto per il gusto di complicarmi l’esistenza…”

Accidenti… ma sono addominali quelli? E io che credevo che avesse le maniglie dell’amore… ma come fa che dorme sempre sul divano? E da dove viene quell’abbronzatura? Cavolo… chissà i bicipiti ed i pettorali… inizio a capire perché le donne gli sbavino dietro. Chissà com’è senza vestiti. Oddio, spero non dorma nudo… se dovessimo dividere un letto, finisce che lo violento se non ha addosso niente, e lui è così spavaldo e libertino che è capace di quello e altro, se non altro per farmi imbarazzare…

“Lisbon? Ehi, Terra chiama Lisbon…” lui le passò una mano davanti al volto, e lei non poté fare altro che arrossire e avvertire l’arrivo dell’imminente balbuzie. Davvero aveva fantasticato su Patrick Jane nudo  davanti a lui, l’onnisciente mentalista per cui lei era un libro aperto? “Comunque, ci vedismo stasera con, diciamo, vestiti per una decina di giorni, per tutte le occasioni, quindi anche un vestitino, quello verde  stile impero sotto al ginocchio che non hai mai messo andrà più che bene… magari con i sandali alla schiava in pelle nera che hai comprato di impulso senza sapere se mai li avresti usati.”  Sorrise all’imbarazzo di Teresa, presa in fallo, e si allontanò, dirigendosi verso la porta, per fermarsi quando aveva già la maniglia in mano. “Passa quando vuoi, tanto io vado a casa direttamente dall’ufficio, e ti avverto: stasera ti vizio con la cena. È il minimo per farmi perdonare per tutto questo disturbo…”

Appena fu uscita dall’ufficio, Teresa batté la testa contro la scrivania, lanciandosi qualche centinaio di maledizioni. Cosa le era passato per la testa, di accettare di fingere di essere la ragazza di Jane per più di una settimana? Ah, giusto… se lo ricordò. Lei era una masochista emozionale, e quale forma di masochismo emozionale era più forte di fingere di essere la fidanzata dell’uomo di cui era innamorata, e che mai e poi mai l’avrebbe amata perché ancora innamorato della moglie morta da oltre un decennio?

Altro che Santa Teresa… chi diavolo era il patrono degli idioti? Le avrebbe fatto comodo saperlo.

   
 
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