Benvenuti alla prima puntata di tricking kate-fidanzata per finta! nei prossimi giorni, aspettatevi un altro paio di piccoli mini-capitoli come questo, tutti incentrati sui missing moments che non ho descritto nell'one-shot, tutti in cui il team farà delle comparsate più o meno lunghe.... enjoy!
Seminascosti
nel cucinino, Cho, Rigsby e Van Pelt osservavano la scena che stava
prendendo
vita davanti a loro, una scena che, negli ultimi giorni, si era
ripetuta più e
più volte, e come ogni volta, rimanevano a grattarsi la
testa e chiedersi cosa
diavolo stesse succedendo.
Che
Jane e Lisbon passassero gran parte del loro tempo lavorativo insieme
non era
mai stato un mistero; dopotutto, come lui stesso aveva più e
più volte ripetuto
a Bertram e a Minelli prima,
Lisbon era
l’unica persona che avesse una minima parvenza di controllo
su di lui, ed
alcune volte era riuscita persino ad essere un’influenza
positiva sull’uomo.
Però... però... non sapevano come spiegarselo, ma
negli ultimi giorni, c’era
qualcosa di diverso; Jane passava ancora gran parte del tempo rinchiuso
nell’ufficio del capo, appisolato o anche semplicemente
sdraiato sul divano che
lui stesso le aveva regalato, però, più che
parlare del caso, sembrava che
confabulassero. Per non parlare del fatto che i ruoli sembravano
essersi
magicamente invertiti. Fino ad allora, Lisbon era sempre stata lei
quella in
soggezione, a disagio quando era con l’uomo (e quale donna
non lo sarebbe
stata, con un Adone simile al suo fianco?) mentre Jane amava fare
battutine a
doppio senso, lasciando intendere che tra loro ci fossero cose che in
realtà
non c’erano, e adesso... adesso, Jane passava il suo tempo ad
arrossire come
una scolaretta, visibilmente imbarazzato e a disagio, mentre Lisbon non
era mai
stata così sorridente e spigliata, nonostante passasse
ancora gran parte del
suo tempo ad arrossire ogni qual volta l’uomo la guardava, le
sorrideva o
proferiva parola. .
“Dite
che Jane ha combinato qualcosa?” chiese Grace, quasi
spaventata. Jane, in
quello stato mentale, non era mai un buon segno, non tanto per
l’uomo stesso,
quanto per il resto del mondo. Specie loro- e il loro beneamato posto
fisso.
Cho
scrollò il capo, braccia incrociate a studiare la scena come
i colleghi. Quel
gesto, però, non era tanto perché non riteneva
che, in quella particolarissima
istanza, i loro posti fossero in pericolo, quanto dovuto al fatto che
non
riusciva a credere che proprio Jane e Lisbon non si rendessero conto di
essere
osservati nemmeno fossero stati due animali in gabbia. Né
riusciva a credere
che non si rendessero conto che la tensione sessuale, e
l’attrazione tra loro,
fossero così forti e tangibili
da poter
essere tagliate con un coltello.
“Effettivamente, ultimamente Jane passa
parecchio tempo a studiare la
fede e guardare Lisbon...”
“Dite
che vanno a letto insieme?”
Per
qualche strano motivo, la domanda di Rigsby gli aveva provocato delle
occhiatacce da parte dei colleghi; con il panino in mano, li
guardò un po’
stupito, e anche offeso. Perché lo guardavano
così, quando si era limitato a
dare voce allo stesso pensiero che attanagliava anche le loro, di
menti? E
comunque, non era certo cieco. Pure un idiota – e
probabilmente anche un
sordo-cieco – sarebbe stato capace di avvertire la tensione
sessuale tra quei
due…
“Lisbon
non lo farebbe mai! Lei è una moderna donna in carriera con
una forte morale!”
Grace era così indignata che Rigsby, quando lei gli si mise
davanti, fece un
passo indietro, terrorizzato all’idea che quelle sottili dite
affusolate che un
tempo lo avevano fatto premere di piacere potessero lasciare un bel
segno rosso
sulle sue guance… un qualcosa che Sarah, di certo, non
avrebbe apprezzato,
preda com’era degli ormoni nell’ultimo trimestre di
gravidanza. Spiegare perché
la sua ex lo aveva preso a sberle? Nessuna spiegazione, nemmeno la
verità,
sarebbe stata credibile. E, al contrario di Jane, a lui, il divano del
salotto
non piaceva. Per nulla.
“Lisbon
no, ma non credo che Jane si farebbe troppi scrupoli nel sedurre il
capo, se
servisse i suoi scopi. Lavorerà pure con noi, ma resta pur
sempre un
manipolatore nato.”
“Jane
non è così! Lui è una brava
persona!” sia Rigsby che Cho alzarono un
sopracciglio all’accaldata difesa che la rossa stava facendo
del mentalista;
lei, si morse il labbro, e le sua guance si colorirono della stessa
tonalità
dei suoi capelli. Abbassò lo sguardo, e iniziò a
giocherellare un po’ con le
dita, a disagio. “Sì,
va bene, è vero,
Jane è un manipolatore, e anche piuttosto
bravo…” Cho le mandò un altro sguardo
inquisitore, mentre Rigsby dovette soffocare una risatina, che quasi
gli fece andare
di traverso il boccone di panino. “va bene, Jane è
molto bravo a manipolare, ma
lo avete detto anche voi, la morte della sua famiglia lo ha reso una
brava
persona. E una brava persona non sedurrebbe mai il proprio capo per
fini
mefistofelici!”
“Oh,
sì, certo Grace, e quella stessa brava persona non ci ha
ricattati perché lo
assecondassimo in tutto e per tutto quando stavamo insieme,
vero?”
“E’
diverso! John non era ancora morto, ma con John morto, lui ora
è davvero una
brava persona!” di nuovo i colleghi la guardarono di brutto,
ma stavolta, Grace
si arrabbiò così tanto che pestò
i piedi
di Rigsby e se ne andò, indignata, voltandosi solo
un’ultima volta quando
arrivò alla porta del cucinino. “E comunque, anche
se l’avesse sedotta o stesse
per farlo, sarebbe solo per amore, perché lui è
una brava persona! Ma tanto
perché voi lo sappiate, sono certa che Lisbon non
disubbidirebbe mai così al
regolamento!”
Batté
la porta, e sia Rigsby che Cho chiusero gli occhi, stringendoli, quando
udirono
il colpo. E furono quasi certi che dei calcinacci fossero caduti loro
sul
capo….
Nel
frattempo, nell’ufficio di Lisbon, Jane se ne stava seduto
sul divano con in
mano una tazza di te- ormai freddo e imbevibile – quasi
vuota, fissandosi la
mano sinistra ogni volta che sembrava che Lisbon non lo guardasse, e
sorridendole sornione ogni volta che lei alzava un sopracciglio verso
di lui
come per chiedergli cos’altro stesse combinando e cosa gli
frullasse per la
testa.
“Devi
dirmi qualcosa, Jane?” chiamarlo Patrick, seppure lui le
avesse chiesto, in
vista dell’arrivo della sorella, di chiamarlo per nome,
sembrava una cosa
impossibile. Ormai era certo che Kate li avrebbe beccato subito. Teresa
lo
avrebbe chiamato Jane e trattato un po’ malamente e sua
sorella avrebbe capito
che era una finta, e lui sarebbe stato costretto ad una ancora
più lunga catena
di incontri al buio con donne per cui lui mai e poi avrebbe avuto alcun
interesse.
“Uhm,
no, sto solo meglio qui, nient’altro. Van Pelt mi fa venire
il mal di testa,
con la sua ossessiva gelosia verso Rigsby e la povera Sara. Capisco che
le
bruci cosa è successo con O’Laughlin, ma credo che
a volte scordi di essere
stata lei a spezzare il cuore del nostro povero agente, e che
perciò non ha
nulla di cui lamentarsi se ora lui ha deciso di rifarsi una vita in cui
lei è
contemplata solo come collega.”
“Dovremmo
parlarle. Non mi piace come sta venendo a patti con la cosa. Ha fatto
tanti
sacrifici per arrivare dove è ora, e sta buttando tutto
all’aria per una cosa
di cui non aveva alcun controllo, e per cui nessuno la ritiene
responsabile.”
“Sai,
sono stupito. Tu sei sempre stata quella che voleva che ricevessi
l’adeguato
sostegno degli strizzacervelli per i miei problemi, e quando io te ne
decantavo
i difetti, hai continuato ad insistere. Ora, dopo la tua deludente
esperienza
con uno di loro, all’improvviso non ritieni necessario che
Grace parli con uno
di loro, anche se ne avrebbe più bisogno di me!” Borbottò
qualcosa portandosi, leggermente
disgustato, la tazza alla bocca, e
Teresa prese un fermacarte in mano, pronta a lanciarglielo, quando le
parole
furono processate dal cervello… una cosa del tipo Ha soltanto bisogno di una bella notte di sesso.
Devo dire a Kate di
presentarle qualcuno…
“Ti
ricordi quella volta che ti ho detto che eri romantico? Mi rimangio
tutto. Sei
solo un porco pervertito.”
“Sono
realista, Lisbon, e lo sai anche tu. Grace tutta questa energia deve
riversarla
su qualcosa, e dato che non
ha uomini
con cui essere predominante dal punto di vista sessuale, lei applica la
forza
bruta sul lavoro. Se, invece, avesse qualcuno con cui dividere il
letto…” fece
una piccola pausa, pensando tra se e se in silenzio, il tutto
accompagnato da
una risata gutturale. La cosa, a Lisbon, non piacque per nulla. Quando
faceva
così significava o che Jane stava tramando qualcosa, o che
stava per fare
qualche battuta idiota (normalmente a doppio senso, e normalmente
riferita a
lei) … “A proposito di letto… non che
io ti debba parlare di un letto, ma mi
chiedevo se non fosse il caso che prendessi un po’ delle tue
cose e portarle da
me. Dovresti iniziare ad abituarti alla casa, non vorrei che, facendola
vedere
a Kate, le dicessi “ecco il bagno” per poi scoprire
che in realtà, dietro la
porta, c’è un ripostiglio…. Ci
scoprirebbe subito, e se ci scoprisse temo che
mi toccherebbe fare ben più che semplicemente uscire con
delle donne per farmi
perdonare.”
Lisbon
si mise le mani davanti alla bocca
quando vide che, contrariamente a quanto aveva creduto, Jane era
davvero serio.
Jane era davvero spaventato dalla sorella… e poi, si prese
la pancia in mano,
perché non poteva davvero resistere. Era davvero…
troppo. Lei viveva nel
terrore che Jane facesse o dicesse qualcosa di stupido, e lui, che dava
sempre
l’aria sicura di sé, che faceva tanto il duro ed
il gradasso (se c’era lei
pronta a nasconderlo dietro alla sua metaforica gonna, ovviamente), era
terrorizzato dalla sorella e non aveva nemmeno il coraggio di dirle che
non se
le sentiva ancora di uscire con una donna, tantomeno di impegnarsi
seriamente.
“Oh,
ridi, ridi, ma vedremo come riderai quando avrai incontrato Kate e lei
inizierà
a farti pressioni per organizzare il matrimonio!”
sbuffò lui alzandosi con
malavoglia dal divano e stiracchiandosi, facendo involontariamente
sì che la
camicia uscisse dai pantaloni e mostrasse una striscia di pelle
all’altezza
dell’addome che Lisbon si ritrovò a fissare a
bocca aperta come un’ebete. “Quella
pazza è capace di dirti che non serve il matrimonio in
bianco, ma che basta una
veloce capatina all’ufficio del giudice di pace, giusto per il gusto di
complicarmi
l’esistenza…”
Accidenti…
ma sono addominali quelli?
E io che credevo che avesse le maniglie
dell’amore… ma come fa che dorme sempre
sul divano? E da dove viene quell’abbronzatura?
Cavolo… chissà i bicipiti ed i
pettorali… inizio a capire perché le donne gli
sbavino dietro. Chissà com’è
senza vestiti. Oddio, spero non dorma nudo… se dovessimo
dividere un letto,
finisce che lo violento se non ha addosso niente, e lui è
così spavaldo e
libertino che è capace di quello e altro, se non altro per
farmi imbarazzare…
“Lisbon?
Ehi, Terra chiama Lisbon…” lui le passò
una mano davanti al volto, e lei non
poté fare altro che arrossire e avvertire l’arrivo
dell’imminente balbuzie.
Davvero aveva fantasticato su Patrick Jane nudo
davanti a lui, l’onnisciente mentalista per cui
lei era un libro aperto?
“Comunque, ci vedismo stasera con, diciamo, vestiti per una
decina di giorni,
per tutte le occasioni, quindi anche un vestitino, quello verde stile impero sotto al
ginocchio che non hai
mai messo andrà più che bene… magari
con i sandali alla schiava in pelle nera
che hai comprato di impulso senza sapere se mai li avresti
usati.” Sorrise
all’imbarazzo di Teresa, presa in
fallo, e si allontanò, dirigendosi verso la porta, per
fermarsi quando aveva
già la maniglia in mano. “Passa quando vuoi, tanto
io vado a casa direttamente
dall’ufficio, e ti avverto: stasera ti vizio con la cena.
È il minimo per farmi
perdonare per tutto questo disturbo…”
Appena
fu uscita dall’ufficio, Teresa batté la testa
contro la scrivania, lanciandosi
qualche centinaio di maledizioni. Cosa le era passato per la testa, di
accettare di fingere di essere la ragazza di Jane per più di
una settimana? Ah,
giusto… se lo ricordò. Lei era una masochista
emozionale, e quale forma di
masochismo emozionale era più forte di fingere di essere la
fidanzata dell’uomo
di cui era innamorata, e che mai e poi mai l’avrebbe amata
perché ancora
innamorato della moglie morta da oltre un decennio?
Altro
che Santa Teresa… chi diavolo era il patrono degli idioti?
Le avrebbe fatto
comodo saperlo.