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Autore: SoRomantic    11/04/2012    0 recensioni
Una donna che non serba più alcuna speranza nei confronti del futuro, la cui vita si rivela triste e monotona, il cui cuore è stato rinchiuso in un pezzo di ghiaccio per non sprigionare i sentimenti racchiusi in esso. Anche se non è sempre stato così: negli anni Anita è cambiata, probabilmente la vita le ha restituito il dolore che lei ha inflitto agli altri. Ma forse è arrivato il momento che qualcuno abbatta questo muro di ghiaccio per farla ritornare a ridere come una volta, per ricordarle che la vita è una partita da giocare e non da guardare seduta in panchina; riuscirà egli a farla tornare la ragazza di un tempo, senza remore e senza la costante preoccupazione di dominare le emozioni?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si ritrovò quasi subito davanti al palazzo in cui trascorreva più dei tre quarti delle sue giornate, in perpetua attesa di una promozione che non arrivava mai. Aveva sperato di riceverla fin da quando era iniziata la sua carriera; si era laureata in lettere con il massimo dei voti, aveva ottenuto subito un posto nel giornale più in vista della sua città. Aveva solo vent'anni e lavorava già per un quotidiano che aveva successo in tutta Italia ed era molto stimato; poco le importava se occupava solo il posto di segretaria. Col tempo,credeva, avrebbe fatto carriera e anche lei avrebbe avuto l'opportunità di scrivere un articolo che molti italiani avrebbero letto. Le brillavano gli occhi al solo pensiero che avrebbe potuto incontrare un conoscente per strada che le avrebbe fatto i complimenti o l'avrebbe criticata per qualche pensiero fin troppo estremista. Purtroppo gli ideali erano svaniti insieme alle illusioni che sarebbe riuscita anche lei, un giorno e con molta fatica, a vedere a fine articolo il suo nome. Aveva capito che più il tempo sfuggiva senza che lei se ne rendesse conto più la possibilità di vedere il suo sogno realizzarsi si allontanava con esso.
Spinse il portoncino di metallo e si chiuse alle spalle l'entrata di servizio.
Raggiunse la sua scrivania e, dopo aver dato sfogo all'inquietudine che la opprimeva da quando aveva aperto gli occhi spillando tutti quei fogli che erano sparsi disordinatamente sul tavolinetto di vetro, accese il PC. Guidata dall'abitudine sfiorò il mouse e posizionò il puntatore sull'icona dell'e-mail. Individuò subito con occhio esperto quello che doveva essere l'articolo che le toccava mandare in stampa quel giorno: lo lesse velocemente, dopo aver dato uno sguardo veloce alla sua lunghezza. Pensò che doveva essere uno degli articoli migliori che avesse letto sin dalla sua entrata al giornale; la persona che lo aveva scritto aveva una buona proprietà di linguaggio e, nonostante non fosse d'accordo con gran parte delle idee che lo scrittore voleva diffondere attraverso quelle pagine, si accorse che, attraverso l'argomentazione persuasiva ed efficace, era riuscito a risvegliare in lei molti ideali sopiti, gli stessi che l'avevano spinta a credere che potesse diventare un'affermata giornalista.

"Papà, sai, pensavo che,uscita da scuola, prenderò la facoltà di lettere." Attimo di silenzio, rincarò la dose per tentare di convincerlo.
"Mi piacerebbe fare la giornalista, magari scrivere un articolo per il New York Times" Gli disse con un sorriso dipinto sul viso e con l'aria sognante. Sapeva che non sarebbe stato molto d'accordo ma non c'era bisogno di cadere in shock anafilattico!
"Ti rendi conto di quanto potrebbe essere difficile? Ti rendi conto che non c'è lavoro? E poi il New York Times..." E qua i suoi occhi si erano ridotti a due fessure: ''Come ti viene in mente? Pensa a studiare, piuttosto. Non è tutto in discesa come credi tu, sono pochi quelli che riescono a pubblicare un solo articolo in un giornaletto di provincia, figuriamoci ottenere un posto fisso in un giornale dii successo!" Se avessero chiesto ad Anita quale sarebbe stata la reazione di suo padre quando gli avrebbe espresso i dubbi e i sogni che aveva sul suo futuro, avrebbe risposto le stesse parole che quel giorno lui gli disse. Ma non era nel suo carattere arrendersi, era determinata e non avrebbe mollato certamente perché suo padre non era d'accordo con ciò che lei gli proponeva.

Ora, a distanza di anni, si rendeva conto di quanto stupida e insensata fosse stata la sua scelta, di come la sua caparbietà, che una volta riteneva essere una delle sue qualità migliori, l'avesse condotta pian piano verso una vita insoddisfacente. Ma il passato non si può cambiare e il presente per Anita era troppo duro per pensare che potesse migliorarlo.
Ritornò a leggere lo scritto che doveva mandare in stampa e non trovandoci nessun difetto, come se l'autore scrivesse da anni, scorse velocemente verso la fine e vi trovò il nome.
Che strano... quel nome si insinuava nella sua mente lentamente, come un predatore fa con la sua preda, convincendola sempre di più che conoscesse la persona che aveva scritto quell'articolo così interessante. Ma era meglio non indagare troppo: se, come pensava, i suoi dubbi erano fondati, l'uomo si poteva ricordare di lei, di lei ragazza, di lei con una valigia piena di sogni, di lei che guardava tutti con disprezzo, di lei che credeva di essere superiore; di quella lei che non era più. E avrebbe potuto rinfacciarle quanto nel tempo era cambiata, come il destino tanto benevolo nei suoi primi anni di vita le si era pian piano ritorto contro. E lei non voleva questo, assolutamente no. Quindi meglio tenere a bada la propria curiosità e il desiderio ardente che l'aveva pervasa appena finito di leggere l'articolo di conoscerne l'autore.
La mattinata era trascorsa velocemente e, tra un impegno e l'altro, arrivò l'ora di pranzo. Tutte le sue colleghe solitamente mangiavano qualcosa al ristorante che si trovava di rimpetto all'ufficio ma lei, che non aveva mai legato più di tanto con nessuna di esse, si dirigeva verso casa che era poco distante da lì.
Quando era intenta a prendere le sue chiavi per aprire il portone di casa e finalmente sfilare via quei tacchi che erano la sua eterna dannazione, si ritrovò ad essere spettatrice di una scena alquanto pessima e la sua faccia esprimeva tutto il suo sbigottimento. Davanti a lei un uomo che doveva avere all'incirca la sua età e il proprietario del forno da cui era solita andare a comprare il pane stavano intrattenendo un'accesa discussione. Non aveva mai visto quel signore barbuto e di gentile aspetto tanto arrabbiato e Anita, attonita, pensava che mai più avrebbe messo piede in quel negozio e che voleva salire subito a casa, dimenticandosi le facce di quei due e il loro tono troppo alto che le perforava i timpani, ma qualcosa non le consentiva di staccare i piedi dal suolo; così continuava a guardare sempre più sconvolta. La cosa che più la colpiva era che il fornaio era infervorato come non mai e riversava sulla figura dell'uomo che aveva di fronte insulti che Anita non conosceva neanche, mentre l'altro, che avrebbe dovuto aver paura della massa corporea del suo aggressore, si limitava a sfoderare un sorriso particolarmente affascinante e ad ascoltare tutto ciò che gli veniva detto sembrando quasi divertito all'udire quelle parole. Inoltre, cosa che Anita pensò facesse andare ancora più su di giri il proprietario della bottega proprio lì di fronte che, casualmente, si stava svuotando, il suo sguardo non si posava mai su quello del suo interlocutore ma andava vagando per tutta la piazza. Per un momento Anita lo vide anche posarsi su di lei che istantaneamente si voltò, paonazza per l'imbarazzo.
Stava finalmente per infilare la chiave nella toppa ma sentì dei passi dietro di lei e si voltò appena in tempo per vedere ciò che stava succedendo: l'uomo se ne stava andando sibilando tra i denti '' non è colpa mia se con te non è abbastanza appagata '' ma, neanche il tempo di girarsi, gli era arrivato un cazzotto in pieno viso che aveva deformato un po' quel sorrisino strafottente.
Anita fece qualche passo in avanti, non sapendo neanche il perché di quell'avvicinamento,e si chinò accanto all'uomo che era disteso per terra. L'altro, il fornaio, era già ritornato ad occupare il suo posto dietro il banco e se lo immaginò sorridente e cordiale mentre dentro era pervaso dall'ira.
Si concentrò sulla persona ferita accanto a lei: i suoi occhi erano di un blu intenso che quando incrociavano i suoi le ricordavano tanto il mare e per la prima volta pensò che non sarebbe stato tanto male affogarvici dentro, la barba appena accennata era incredibilmente sexy, i capelli castani le ricordavano quelli del suo fidanzato ma quelli dello sconosciuto sembravano morbidi, setosi. La sua mano si stava dirigendo proprio lì, per accarezzare quei capelli che avrebbe tanto voluto sentire tra le sue mani, ma si fermò prima e andò a toccare la ferita che gli aveva procurato l'omone.
"Come stai?" Si affrettò a dire Anita, per prendere un po' di tempo e risvegliarsi da quello stato di confusione che l'aveva portata poco prima a pensare di poter assaporare tra le sue dita i capelli di quello sconosciuto.
"Diciamo che potrebbe andare meglio se tu mi facessi qualche altra coccola". Quello che ormai ad Anita pareva un ragazzo in piena crisi ormonale per il suo comportamento, le ammiccò e in poco tempo le sue gote si colorarono di un rosa appena accennato. Si rimproverò subito per quell'atteggiamento poco consono e si allontanò dal suo corpo disteso sul marciapiede, incredibilmente eccitante in quella posizione.

"Ciao"
"Mmh... ciao" Anita guardò il ragazzo negli occhi, si passò un dito sulle labbra carnose e in un attimo gli fu addosso. Quello, nonostante la sorpresa, non si ritrasse, anzi approfondì quel contatto che da tanto tempo desiderava. Durante il loro breve ma intenso incontro Anita non fu pervasa da alcuna sensazione, si era divertita, certo, ma niente di più. E ne era contenta. Credeva che chi fosse troppo coinvolto in una relazione, chi si faceva preda dei sentimenti diventava, col tempo, debole. E lei non lo era, non lo sarebbe mai stata. I suoi occhi brillavano per la passione e il desiderio che si facevano strada in lei, ma per nient'altro.

Dopo essersi ripresa, spostò nuovamente il suo sguardo sullo sconosciuto e con tono neutrale disse:
"Se vuoi, puoi salire a casa mia. Ti presto qualcosa per medicare la botta"
"Si, certo" Rispose quello prontamente. Anita lo guardò alzarsi, come se non fosse successo niente. Era incredibile la sua agilità.
Per un attimo dubitò che fosse successo quell'incidente e si rese conto che stava facendo entrare a casa sua una persona di cui non sapeva neanche il nome e senza un valido motivo, se non i suoi occhi magnetici puntati su di lei.

 

 

Ciao a tutti, ecco qui il secondo capitolo di questa storia a cui tengo molto.
Ho ragionato tanto su come farlo finire e poi ho pensato che mi piaceva così com'era.
Quindi, si conclude un po' nell'aria, si, ma confido nella voglia che ho di continuare a scrivere della vita di Anita.
Ed ecco anche la foto del nostro sconosciuto, ditemi come vi sembra!
A fra poco col prossimo capitolo, in cui conosceremo meglio questo seducente personaggio, di cui ancora non sappiamo il nome...

SoRomantic

  
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