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Autore: Swaggg    11/04/2012    5 recensioni
La signora Jenkins, racconta ai nipoti la sua storia.
Di come ha conosciuto l'uomo della sua vita, e di come la ragazza del suo amore, ha spinto la signora Jenkins ad andarsene e fuggire per sempre.
Lui è innamorato, ma troppo cieco per vedere che anche lei è innamorata.
Lei fugge per un segreto, e dopo tanto tempo si rincontrano e sembrano essere felici. Ma il destino, cambia le carte della loro vita, del loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sex toy.




La mattina seguente fu Justin a svegliarsi e non trovare al suo fianco Marianne,
la quale aveva tenuto stretta tra le sue braccia tutta la notte.
Si alzò preoccupato, quando uscendo sul corridoio, sentì dei versi strani provenienti dal bagno.
In casa non c’era nessuno oltre a loro due, Pattie era sicuramente a lavoro quindi quei versi erano ovviamente di Marianne.
Si avviò a passo svelto verso il bagno e aprendo la porta violentemente, gli apparve una Marianne piegata in due,
verso la tazza del water che vomitava, cacciando, forse, anche l’anima di se stessa.
Justin la accorse subito, mettendole una mano sulla fronte e mantenendole i capelli.
Marianne aveva gli occhi fuori dalle orbita, ogni volta che rimetteva, si vedeva il suo sforzo attraverso la vena che si gonfiava sul collo.
A Justin gli si spezzò il cuore a vederla così, lui ci era passato tante volte e ormai ci aveva fatto l’abitudine,
ma lei…lei era una santarellina. Solo lei poteva sapere cosa le era passata per la testa per bere così tanto.
Quando ormai Marianne sembrava avesse rimesso tutto, Justin la alzò di peso, e aprendo l’acqua della doccia, la sedette al suo interno. Spogliandola un po’ alla volta, con l’acqua che le picchiettava sulla testa.
“adesso facciamo il bagno, che puzzi” disse Justin cercando di avere con lei qualche contatto.
Per essere sicuro che sia ancora sveglia.
Marianne mugugnò qualcosa di incomprensibile, che Justin lo percepì come un consenso.
Dopo averla svestita del tutto le lavò i capelli, massaggiandole la testa per alleviare il dolore che si aveva dopo una sbronza.
La risciacquò, chiuse l’acqua, e prese un asciugamano appoggiato sul mobile.
Lo attorcigliò attorno al suo corpo e poi la prese in braccio distendendola sul letto.
Prima di andare a prendere i vestiti, si soffermò un attimo sulla bella visione che aveva davanti ai suoi occhi.
Sembrava una dea: capelli bagnati, corpo perfetto, e un seno bell’abbondante, nonostante la sua magrezza.
Marianne sembrò riprendere i sensi e si girò a guardandolo sorridendogli leggermente.
In quel momento Justin arrossì. Pensò che non gli era mai capitato fino ad ora con una ragazza,
ma Marianne non era UNA ragazza…Lei era LA ragazza, unica nel suo genere.
Ricambiò il sorriso e si allontanò un attimo per prendere qualcosa che la coprisse.
Marianne si sentiva spaesata, il mal di testa era atroce ed insopportabile, si chiese cosa avesse fatto quella sera.
I ricordi erano sfocati e le parti importanti non le ricordava, per esempio il perché avesse bevuto così tanto.
Ricordava solo lei su un letto e un ragazzo che le baciava il collo.
Ebbe paura di essere andata oltre e non essersene neanche accorta.
Poco dopo arrivò Justin, con in mano un pantalone della tuta e una felpa.
“Ehi…” disse Justin dolcemente “Come ti senti?” aggiunse poi sedendosi di fianco a lei sul letto.
“Posso dire una merda?” disse Marianne con un leggere sorriso sulle labbra,
così coinvolgente che riuscì a coinvolgere anche Justin.
“si lo puoi dire…comunque ti ho portato una mia tuta perché tu nella valigia porti solo jeans” disse Justin porgendole i vestiti che aveva in mano.
“Si lo so, odio le tute, mi fanno il culo grosso” disse Marianne facendo scoppiare in fragorosa risata Justin.
“Ma no…hai un culo fantastico” disse Justin imbarazzato per quello che il suo cuore gli aveva fatto dire.
Marianna arrossì a sua volta, emettendo una risata nervosa.
“Io vado giù a prepararti un aspirina, tu intanto vestiti” disse il ragazzo alzandosi e uscendo dalla stanza.
Marianne cercò di alzarsi, molto lentamente a causa del mal di testa che non le faceva mantenere l’equilibrio.
Indossò l’intimo, e poi con qualche esitazione indossò quella tuta che era particolarmente grande per lei.
Doveva allacciarsela oppure i pantaloni le sarebbero cascati da un momento all’altro.
Si avvicinò allo specchio e buttò l’occhio sul suo sedere. Era gigantesco, non solo per la tuta più grande ma odiava il suo sedere.
Decise di non pensarci e di andare ad asciugarsi i capelli, quelli non le venivano mai perfetti.
Era come se dietro la nuca i capelli di Marianne avessero un rigonfiamento.
A volte impazziva per come il suo parrucchiere glieli faceva così lisci da sembrare degli spaghetti.
Quando furono asciutti, decise di legarseli, per evitare di sembrare una leonessa con la chioma rossa.
La testa le faceva ancora male, si promise di non bere più nella sua vita, anche per mantenere una certa giovinezza.
Andando in cucina trovò Justin intento a preparare la colazione
Marianne si soffermò un attimo allo stipite della porta per osservare meglio tutti i precisi movimenti di quel biondino,
ancora più biondo di prima. Era bellissimo, in tutto ciò che faceva.
A fare l’amore non era aggressivo, ma dolce e Marianne era di quel suo lato dolce,
sensuale e maledettamente sexy, di cui si era innamorata.
Justin notò la sua presenza e le sorrise involontariamente.
Quel sorriso fece sciogliere il cuore di Marianne, perché sapeva che in quel momento quel sorriso fosse dedicato a lei.
“Vuoi una mano?” chiese Marianne avvicinandosi al bancone della cucina.
“No, grazie, l’aspirina è in quel bicchiere, lo devi solo bere” disse Justin mettendo sul fuoco una frittella.
“Okkay…” disse la ragazza prendendo il bicchiere e bevendolo tutto di un sorso.
“Se vuoi puoi andare a stenderti sul divano” disse Justin regalandole uno dolce sguardo.
“Non ho voglia, rimango qui con te, seduta su questa bellissima sedia” disse per poi sedersi
sulla sedia che sostava attorno al bancone.
“Justin..” lo chiamò la ragazza dopo interminabili minuti di silenzio.
“Dimmi…” disse il ragazzo rivolgendole piena attenzione.
“C-cosa è successo i-ieri sera?” chiese balbettando per paura di sentire una brutta notizia.
“Come non ti ricordi? mi hai detto che è stata la notte più bella della tua vita” disse scherzando il ragazzo.
Ma Marianne non colse il tono di ironia con cui Justin le aveva parlato.
“Sul serio? hai visto almeno se il ragazzo era carino?” chiese la ragazza anche lei in modo ironico.
Justin si sentì ribollire dentro dalla rabbia, pensava che fosse una cosa assurda che lei
si fosse preoccupata se quello con cui era andata a letto era carino o meno.
“Davvero ti preoccupi per questo?" chiese Justin in modo arrogante.
“Non ti scaldare ciccio…stavo solo scherzando” e dopo le parole di lei, Justin si sentì sollevato.
“Comunque non sei andata a letto con nessuno, sono arrivato giusto in tempo, prenderti e portandoti via” disse
il ragazzo con lo sguardo rivolto verso il basso.
“Ti ho chiamato io?” Marianne non ricordava niente, nemmeno di averlo chiamato in suo soccorso.
“Ti ho seguito quando sei uscita da questa casa” disse girando la frittella sul fuoco.
“E perché mai?” chiese la ragazza mantenendo ancora un tono pacato.
“Non volevo che nessuno ti toccasse, sono g-geloso” disse infine il ragazzo porgendole il piatto di frittelle.
Marianne era confusa, arrabbiata e stupita. Perché mai avrebbe dovuto essere geloso? Non erano mica una coppia loro due.
“E di cosa dovresti essere geloso? di me che sono la tua bambolina del sesso Justin?” la rabbia ebbe la meglio,
nonostante lei avesse voluto avere un tono calmo e dolce.
Lui non rispose, rimase immobile senza rivolgerle nemmeno uno sguardo.
Marianne in quel momento provò solo del ribrezzo verso il ragazzo che non era riuscito a confessarsi, a negare e correggere l’affermazione della ragazza. Marianne avrebbe voluto che Justin si dichiarasse, e che avesse confessato il suo amore.
Purtroppo siamo nella realtà pensò Marianne, e il principe azzurro non esiste.
Con espressione disgustata Marianne prese un paio di scarpe all’ingresso, indossandole e di fretta uscì di casa.ù
Fuori la porta andò a sbattere contro Selena.
“Ehi Marcie dove vai?” chiese Selena vedendo la ragazza andare di fretta.
“Il mio nome è Marianne brutta troia con tette rifatte” disse la ragazza andando via di corsa.
Arrivò al bar dove lavorava Pattie. In quel momento aveva bisogno di una figura femminile su cui contare,
nonostante lei fosse la madre del ragazzo che odiava. L’odiava perché nonostante la trattasse come una bambola di sesso,
e nonostante fosse così egocentrico, non lo odiava per niente.
“Pattie? Ho bisogno di Pattie Mallette la conoscete?” disse Marianne quasi gridando.
Si accasciò per terra piangendo. Dopo tanto tempo aveva bisogno di sfogarsi e non tenersi tutto dentro.
L’adolescenza le era stata rubata e non aveva mai avuto una madre che le sarebbe piaciuto avere.
Perché adesso non si trovava a fare quel lavoro da autista che lei tanto odiava, ma si era promessa che appena le sarebbe arrivata l’opportunità avrebbe lasciato l’America lasciandosi tutto il passato alle spalle.
“Tesoro cosa è successo?” Pattie la accorse subito, precipitandosi su di lei.
Pattie ormai considerava quella ragazza una figlia adottiva.
Le voleva davvero bene nonostante il poco tempo che ebbero trascorso insieme.
“Mi considera un giocattolo… solo un misero giocattolo” disse Marianne quasi in un sussurro.
“Alzati, qui ci guardano tutti andiamo in bagno” disse la donna aiutando la ragazza ad alzarsi.
La portò in bagno e la fece sedere sulla tazza del WC dopo avere abbassato la tavoletta.
“Allora, cerca di calmarti e dimmi cosa è successo” chiese la donna porgendo una fazzoletto alla ragazza,
la quale si soffiò il naso.
“ Abbiamo parlato…lui…mi…ha detto…che …per lui…sono solo un giocattolo” disse tra un singhiozzo e l’altro.
“Consideriamo per un momento che non sia mio figlio…dimmi tutto quello che ti ha detto” spiegò in modo semplice e coinciso la donna che sostava ai suoi piedi.
E così fece, Marianne le raccontò la loro discussione e Pattie rimase ad ascoltarla attenta e ogni tanto increspava le sopracciglia.
“Devi sapere che Justin è molto orgoglioso di se stesso, non vuole ammettere che tu gli piaci e non vuole neanche rompere la sua relazione con Selena. Con questo non lo sto assolutamente difendendo, sto solo dicendo che siete molto identici voi due” disse tranquillamente la donna.
“In che senso?” chiese la ragazza confusa da quelle parole.
“Nel senso che siete entrambi orgogliosi di voi stessi, vi piacete a vicenda e nessuno dei due fa un passo avanti per dichiararsi” concluse infine la donna sorridendo flebilmente alla ragazza.
Marianne rimase spiazzata, pensò che la donna stava dicendo delle stupidaggini e invece aveva più che ragione.
Quindi se lui non voleva fare il primo passo…allora perché non farlo lei?
Ci avrebbe provato quella sera, e anche se riceveva un rifiuto almeno poteva dire di averci provato.
“Fammi indovinare, vuoi riuscire a dichiararti questa sera” disse la donna alzandosi e guardandola furtivamente.
“Come hai fatto?” chiese Marianne imbarazzata.
“Sono una donna anche io…e mi dichiarerei anche io" disse sorridendo nel modo più sincero che esista.
“Comunque sia…io adesso devo andare, e stasera io sarò da un amico quindi avrete casa libera” disse facendole l’occhiolino.
“Grazie Pattie” disse Marianne correndo ad abbracciarla.
Dopo i saluti Marianne andò dal parrucchiere, la manicure, pedicure, doveva essere bella per quella sera.
Si sarebbe dichiarata non solo come giocattolo ma come persona innamorata.
                                                                   
   
 
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