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Autore: lostinthefreedom    11/04/2012    3 recensioni
due ragazzi separati... uno sbaglio... solo per orgoglio... numerose vicende piene di equivoci... queste sono le moggiori caratteristiche che avvolgono la storia di Chiroki e Yuto... spero di avervi incuriosita, baci!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente Chiroki si trovava ancora lì, sul pavimento di parquet, sdraiato e con il foglio poggiato sul petto, ma al suonare della sveglia, aprì pigramente gli occhi, ancora arrossati a causa del continuo pianto avvenuto poche ore prima. In modo molto impacciato si sollevò da terra e andò ad afferrare la sua vestaglia rossa a scacchi che giaceva disordinata e appallottolata sulla poltrona di fianco all'armadio, quando la infilò si mise anche un paio di pantofole e si diresse verso il bagno.

Gli occhi colpiti dalla luce violenta della plafoniera sul soffitto, iniziarono a pizzicare e bruciare, così Chiroki li sbatté velocemente fino a che un piccola lacrima, dovuta all'irritazione dell'occhio, gli rigò lentamente una guancia, poi con una mano l'asciugò e si mise di pronte allo specchio, per osservare, guardare come si riducevano giorno dopo giorno il suo viso, il suo corpo, la lucidità della sua mente dal giorno in cui lui se n'era andato.

Forse era solo una sua impressione, ma il volto gli appariva come scavato, deperito, magari anche perché da tre mesi oramai, aveva perso l'appetito, mangiava solo lo stretto indispensabile, al contrario della sua precedente golosità per i dolci.

Oltre al notevole deperimento del viso, Chiroki notò con orrore che ad ogni parte del suo corpo mancava qualche cosa, i suoi occhi erano diventati vuoti, perché non vedeva più la sua immagine, il suo perfetto, slanciato, muscoloso e scolpito corpo, che ogni volta lo inebriava sempre di più; il suo naso era come se non servisse più a nulla, perché non avrebbe mai più potuto sentire il suo odore, un profumo muschiato e dolce che solo lui poteva avere; la sua bocca era come spossata, senza alcuna tonicità, a causa della mancanza dei numerosi baci che si scambiavano abitualmente; le sue gote, i suoi zigomi, la sua mascella avevano bisogno del suo tocco, quello che gli aveva donato più e più volte; i capelli avevano perso luminosità e gli mancava come Yuto glieli scompigliava con la delicatezza delle sue abili mani... in conclusione: a tutto il suo corpo mancava lui, lui e unicamente lui.

Chiroki si rese davvero conto di non poter più resistere con quel vuoto, quella mancanza, ma che poteva fare? Yuto non c'era più e di certo non sarebbe tornato. In preda ad un'altra crisi di nostalgia, il ragazzo si bagnò immediatamente il viso con una manata piena d'acqua, perché non voleva vedersi piangere, non voleva accettare di essersi ridotto in quel modo e la cosa peggiore era il fatto che la colpa fosse tutta sua.

La nostalgia si tramutò in rabbia, così si asciugò con foga la faccia con un asciugamano che gettò senza troppe cerimonie per terra, richiuse bruscamente la porta del bagno, buttò per aria le due ciabatte che finirono in parti opposte della stanza e si sfilò la vestaglia appena messa, per poi afferrare un paio di blu jeans, una t-shirt e lo zaino, che si mise in spalla. Scese le scale velocemente, quasi saltellando su ogni gradino; arrivato al piano di sotto si infilò il paio di pantaloni e due calzini trovati sotto il tavolo del soggiorno tutti appallottolati e dopo essersi messo anche la maglietta si avviò a passo deciso al piano cottura, ricoperto da cartoni di latte, confezioni di uova, sacchetti di pane, biscotti e pieno di bicchieri. Senza pensarci due volte afferrò un bicchiere e un cartone di latte e ne versò il contenuto nel primo, ma quando si portò alla bocca il bicchiere si accorse del pessimo odore del latte e si ricordò di non averlo preso dal frigo, così buttò tutto dentro al lavandino, si pulì la bocca dal sapore rancido del latte e controllò l'orologio: le 8:05, un po' presto per partire di casa, ma decise di camminare con calma, così sarebbe arrivato in orario.

Avendo scaricato anche solo un po' di tensione, prese lo zaino dal divano, se lo mise in spalla e aprì la porta, si infilò le scarpe fuori dall'appartamento e si richiuse l'uscio alle spalle.

La fresca aria del mattino si infranse sul volto di Chiroki pizzicandogli il naso e le guance, al contatto con quella lieve brezza il ragazzo si strofinò velocemente un braccio per far passare la pelle d'oca su di esse.

Iniziò a camminare sul marciapiede praticamente deserto, anche se numerose erano le macchine che passavano per la strada accanto, con alcuni motorini che sfrecciavano zigzagando tra le auto e rombando con il motore, ma Chiroki non li sentiva, perché si era isolato da qualunque cosa tranne che dai suoi pensieri, si era immerso completamente in un monologo interiore, dove al centro dell'argomento c'erano ira, rabbia, tristezza e nostalgia, tutte rivolte verso se stesso.

Mi lamento, penso a tutto quello che è stato, quello che non è ora e quello che non sarà mai, ma solo dopo essermi riempito di angoscia e ricordi nostalgici mi viene in mente che sono io la causa di tutto questo, se non fosse stato per me e per mia stupida timidezza accompagnata dal troppo orgoglio, ora Yuto sarebbe qui, insieme a me e non avrebbe lasciato tutti quei vuoti nella mia vita” pensò Chiroki atterrito, poi si rese conto di essere di fronte all'Università, nemmeno si era accorto di aver camminato così tanto, allora guardò l'orologio e notò con stupore che erano le 8:55.

Quando si è accorsi dai propri pensieri non ci si accorge del tempo che passa...” si disse il ragazzo entrando dal cancello principale della scuola, poi si bloccò un attimo e fece una considerazione amaramente ironica:

Yuto ha lasciato un vuoto in ogni dove, la nostra stanza, il soggiorno, il bagno, la cucina, il fatto che io non debba più cucinargli, in pratica è uscito completamente dalla mia vita e per come è scomparso perfettamente io dovrei già essermi dimenticato di lui, ma ha commesso un errore, perché avrà pur portato via tutti i suoi abiti, le foto, i libri, le riviste di arte, le sue sculture, ma il posto che occupava nel mio cuore non è riuscito a strapparlo, anzi, è incastonato dentro di me più che mai.

 

 

 

  
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