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Autore: ___MoonLight    11/04/2012    4 recensioni
«Tu sei riuscito a creare qualcosa di buono, non solo per te stesso. Qualcosa in cui credi.»
Tony gli riservò solo un ostinato silenzio, al che Bruce esitò.
«Ci credi ancora, vero?»
«Che importanza ha? Ho mandato tutto in fumo,» replicò piattamente lui.
«Sei già rinato dalle ceneri, Tony. Davvero non puoi farlo ancora?»

L'Afghanistan ha segnato Tony e gli ha donato l'opportunità di cambiare in meglio la sua vita. Ma il destino ha tutte le intenzioni di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote, e l'immagine corazzata che si è costruito e dietro la quale tenta di riparare i torti commessi e quelli subiti non è più abbastanza per proteggerlo. Cosa succede quando l'uomo diventa davvero di ferro, anche senza armatura?
[Storia completa e revisionata]
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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5

Get off my cloud





"All those signs, I knew what they meant
Some things you can invent
And some get made, and some get sent"


[Speed Of Sound – Coldplay]




21 Febbraio, 9:30, Villa Stark

Tony imprecò per l'ennesima volta contro DUM-E, che sembrava dotato di volontà propria.
«No! Devi fondere
prima il silicio e poi temprare il carbonio! Prima... poi. Tutto chiaro?!»
Il robot emise un ronzio flebile e non molto rassicurante.
Tony tirò un lungo sospiro: stava letteralmente arrostendo, era la terza volta che tentava di fondere la lega e nessuno obbediva ai suoi ordini! Senza contare che iniziava ad affaticarsi: era seduto da ore e il moncherino della gamba gli doleva implorandolo di sdraiarsi per alleviare le fitte. Come se non bastasse, il suo braccio sinistro si stava rivelando più incontrollabile di quanto pensasse, soprattutto quando si trovava a manovrare tenaglie arroventate e recipienti colmi di metallo fuso con l'ausilio di un robot poco collaborativo e con evidenti problemi di coordinazione.
Di quel passo sarebbe impazzito...
«JARVIS, aiutami tu: fai capire a questo ammasso di latta che deve seguire le
mie istruzioni!»
«Signore, le periferiche non sono di mia competenza.»
Tony alzò l'occhio al cielo sentendosi vicino a un crollo nervoso:
«C'è qualcosa che funzioni qua dentro, a parte il mio cervello? Ho bisogno di zuccheri,»
aggiunse, stremato.
Tony si trasferì faticosamente sulla sedia a rotelle, afferrò la stampella che ormai usava come un bastone telescopico tuttofare e si diresse verso l'ascensore, spingendo il pulsante con essa e rischiando di schiantarsi a terra nel processo.
Prima di allora, in tutta la sua vita aveva utilizzato quell'ascensore solo rare volte: quando l'aveva fatto installare, quando era troppo ubriaco per fare le scale, e quando Stane gli aveva estratto il reattore lasciandolo agonizzante sul divano al piano di sopra, a malapena in grado di trascinarsi fino al laboratorio. Adesso aveva molte più occasioni per usarlo. Entrò incupito in quel cubicolo, fissando con vacuità la parete a specchio mentre aspettava che salisse al piano del salotto.
Si sospinse fino in cucina ed aprì il frigorifero come un morto di fame: aveva il fiatone per lo sforzo di spingere la carrozzella e scrutò speranzoso gli scaffali alla ricerca di qualcosa di commestibile, usando la stampella per rovistare ai piani più alti. Trasalì quando si poggiò inavvertitamente sulla piaga della gamba e fu costretto a fermarsi. Il dolore ai moncherini era sopportabile, ma sapeva che era solo grazie agli antidolorifici che riusciva a muovere un muscolo senza urlare. Non appena il dolore scemò riprese a mettere vivacemente a soqquadro il frigo, assumendo un'espressione sempre più contrariata.
Fu così che, quando Pepper entrò in cucina un quarto d'ora dopo, Tony si stava ingozzando di macedonia seduto al tavolo mentre manovrava con inaspettata sicurezza il cucchiaio con la sinistra.
«Da quando in casa mia ci sono solo cibi sani?»
la accolse bofonchiando, quasi strozzandosi con un chicco d'uva.
«Da quando deve seguire una dieta ferrea,»
rispose paziente Pepper, impeccabile come sempre nel suo tailleur oltremare.
Tony adocchiò con sospetto il fascio di documenti che recava in mano. Aveva il netto presentimento che attendessero le sue attenzioni, così si affrettò a continuare il discorso per ritardare quel momento:
«Ma avrei preferito... non so, qualcosa di ipercalorico e assolutamente inadatto a chi è nelle mie condizioni,»
si lagnò, inghiottendo un'altra enorme cucchiaiata di frutta e rimpiangendo i cheeseburger.
Pepper non rispose, alzando gli occhi al cielo come una madre che si trovi a fronteggiare i capricci di un figlio schizzinoso. Tony aveva sempre avuto un rapporto molto particolare col cibo, visto che era raro non vederlo spiluccare qualcosa agli orari più improbabili del giorno e della notte. Considerò il suo ritrovato appetito un buon segno.
«Come va la fusione?»
cambiò argomento.
«Non si vede?»
indicò la sua maglietta da lavoro – una t-shirt degli Aerosmith ormai logora, strappata e bruciacchiata in più punti, a testimoniare il suo poco amore per la band.
I pantaloni erano messi anche peggio ed era persino riuscito a rimediarsi delle scottature superficiali sulla mano, che tentava disperatamente di tenere celata dietro la ciotola, ma non sfuggirono agli occhi attenti di Pepper.
«E adesso a cosa starebbe lavorando?»
gli ricordò, in un richiamo bonario.
«Alla mia pausa, signorina Potts. Gradisce anche lei?»
accennò alla ciotola già vuota a metà.
«Declino l'offerta, ma grazie.»
rispose, togliendogliela poi di mano per evitare che finisse il chilo e mezzo di macedonia procurandosi una gastrite.
Tony sospirò, rimanendo stolidamente col cucchiaio impugnato a mo' di scettro di un re usurpato nel vedersi sottrarre il cibo da sotto il naso.
Il suo sconforto non durò a lungo e ripartì in quarta sulla sedia a rotelle, arrivando a tempo di record in salotto. Pepper sollevò lievemente le sopracciglia di fronte a quella sveltezza: non si sarebbe stupita se Tony avesse improvvisamente deciso di installare dei turbo su quel "trabiccolo infernale" che stava iniziando a disdegnare sempre meno, nonostante a volte lo cogliesse in flagrante a deambulare usando una sola stampella, con scarsi e pericolosi risultati.
Lo tallonò per accertarsi che non ne combinasse una della sue. Inoltre doveva anche firmare molti, troppi documenti. Le cose alle Stark Industries erano precipitate in quell'ultimo mese e lei riusciva a malapena a tener testa a tutte le telefonate e le richieste di meeting e di notizie sulle condizioni del titolare dell'azienda che riceveva quotidianamente.
Per fortuna Rhodes la stava aiutando almeno a gestire la situazione col governo. Il colonnello si era dimostrato molto risentito per il fatto di non poter ancora far visita a Tony, ma era stato costretto a sottostare alle disposizioni dello SHIELD e si stava prodigando per aiutarlo come poteva. Pepper non era nemmeno del tutto certa che fosse a conoscenza delle condizioni fisiche del suo amico e non aveva ritenuto opportuno aggiornarlo. Conosceva la sua caparbietà ed era sicura che si sarebbe fiondato alla porta di Tony non appena avesse saputo i dettagli dell'incidente. E vista la particolare irrequietezza del suo datore di lavoro non era sicura che l'incontro tra due teste così cocciute come le loro avrebbe prodotto risultati positivi.
Osservò Tony mentre si trasferiva maldestramente sul divano, stravaccandosi con sollievo e accendendo la TV con uno schiocco delle dita. Trasmettevano un servizio su dei violenti scontri armati in corso da qualche parte in Medio Oriente, e Tony storse il naso.
«Vede? Vede che cosa succede quando non ci sono io? La gente si scanna!»
esclamò con veemenza, preso da una delle sue solite manie di protagonismo, ma la donna percepì una dolorosa vena di frustrazione nella sua voce. «JARVIS, cambia canale» aggiunse in tono più moderato, iniziando a cercare qualcosa tra i cuscini del divano.
Il robot eseguì, e Pepper raggelò nel veere la nuova successione d'immagini che andò a occupare lo schermo piatto.
«Ed è ormai di pubblico dominio la folle impresa del...»
una foto di Tony campeggiava sullo schermo, ma lui era fortunatamente ancora impegnato a cercare qualcosa perso nei meandri del sofà.
Pepper si fiondò sul telecomando e si affrettò a cambiare canale: il suono delle raffiche di mitra sostituì nuovamente la voce entusiasta della presentatrice.
«Ma che cavolo...
Off ordinò Tony, riemergendo irritato dai cuscini. «Vedere questa roba mi rende solo nervoso,» sbottò, lanciando un'occhiata risentita alla TV e alla donna.
Si trasferì sulla sedia a rotelle senza aspettare il suo aiuto, dopo essersi cacciato in tasca il suo blocco degli appunti appena recuperato; fu quasi sul punto di cadere, ma recuperò miracolosamente l'equilibrio e si diresse di nuovo verso l'ascensore come se nulla fosse successo. Pepper si rassegnò ad aspettare un momento più propizio per sottoporgli i documenti aziendali che stringeva ancora in mano.
In quegli ultimi giorni era stato particolarmente irrequieto, cosa che non giovava affatto alle sue condizioni: passava quasi tutta la giornata in laboratorio, stava accumulando sonno perso, approfittava del fatto di essere costantemente inibito dagli antidolorifici per muoversi più del dovuto ed iniziava a risentire del prolungato periodo senza aver assunto clorofilla. Pepper, messa in allarme sulle sue vaghe ed evasive spiegazioni sugli effetti collaterali del reattore, aveva tempestivamente reagito sostituendo le sue amate bibite alcoliche nel minibar del laboratorio con flaconi di "succo d'erba".
Non ci volle molto prima che la voce infuriata di Tony risuonasse nel salotto dalla tromba delle scale:
«Puah! Cos'è questo schifo!? Ancora clorofilla? È ovunque! Pepper!»
Lei non si degnò neanche di rispondere, sorridendo fra sé segretamente soddisfatta.


***

21 Febbraio, 17:45, Villa Stark

«Ce l'ho... fatta,» sospirò finalmente Tony, volgendo le mani al cielo in un ironico ringraziamento divino: sapeva perfettamente di dover ringraziare solo se stesso.
"Megalomane? A rapporto."
«Sono un genio. Oh, sì. Adoratemi,» esclamò rivolto ai robot accanto a lui.
«Signor Stark, quando avrà finito di venerarsi potrebbe rivolgere a me le sue attenzioni?»
«Oh, ne sarò veramente lieto, signorina Potts,» si girò con un gran sorriso sul volto che si congelò all'istante quando scorse Mitchell al seguito della donna. «Di nuovo lui?» impallidì, coprendosi protettivo i moncherini.
«Buongiorno anche a lei, signor Stark,» ribattè Ian, armato di una pazienza infinita.
«Non ho niente contro di lei, ma sa... non mi ha mai portato buone notizie.»
«Comprendo il suo trauma. Anche per me non è piacevole.»
«Siamo in tre,» commentò Pepper, spazientita.
«Sono sicuro che avete un motivo validissimo per essere qui... ma prima dobbiamo festeggiare: ho inventato una nuova lega. È un grande giorno per la scienza. JARVIS, segna sul calendario.»
Ian fece un mezzo sorriso, non del tutto convinto.
«Bene, vedremo se sarà compatibile. Mi mostri i progetti.»
Tony gli porse un voluminoso fascio di documenti.
«La nuova lega è composta da silicio, carbonio ibridato, acciaio e nichel depurato. Si fonde prima il silicio con il carbonio in base ad un rapporto che...» si interruppe, notando l'espressione del medico che lo pregava di semplificare al massimo le parti tecniche. «...che non sto a spiegarle. Comunque, poi si fonde il carbonio ibridato con l'acciaio e si fondono le due leghe temprandole a varie temperature. Voilà! Abbiamo l'
Unobtanium, che secondo i miei calcoli dovrebbe poter sostituire i nervi in maniera abbastanza fedele. Osservazioni? Commenti? Insulti? Sì, sono preparato anche a quelli, ma li ignorerò.»
«Sarò io a decidere se saranno compatibili o meno. L'unica obiezione che mi sento di farle è...»
«Perché "unobtanium"?» completò Pepper al posto suo.
«Esatto. Di tanti nomi...»
«Oh, le alternative erano "Starkium" o "Badassium", fate un po' voi. Ho deciso di buttarla sul ridere dato che sarà una lega che non andrà in commercio. Per ora.»
«Unobtanium andrà benissimo. Mi servirà un campione.»
«Eccolo qui, solo per lei.»
Tony gli porse una barretta dal colore nerastro racchiusa in una scatolina semitrasparente. Ian parve intuire l'aspetto nocivo della nuova lega, perché lo fissò con uno sguardo eloquente dopo averla osservata in controluce: non sembrava esattamente il materiale ideale per sostituire i nervi di un braccio umano.
«Sì... mi, anzi, gli,» indicò DUM-E, che si agitò con un ronzio «è scappato un po' troppo nichel. Ne consideri circa il 4% in meno; rimedierò con la prossima fusione, questo primo blocco servirà per i test preliminari. Vedremo poi quale dei tre componenti compenserà il nichel in eccesso.»
«E l'alimentazione?»
«Sono lieto che me l'abbia chiesto, così potrò sommergerla con un'altra spiegazione tecnica... o forse no,» tossicchiò.
Prese una specie di microchip dai riflessi azzurrini poggiato sul tavolo.
«Questo è un micro-reattore arc; ancora un prototipo, in effetti. Ha la stessa potenza di questo.» Tamburellò sulla piastra impiantata nel suo petto. «E un'autonomia di circa sessant'anni; direi che basterà... dovrà essere ancorato alla protesi e all'osso. Dove, dovrà deciderlo lei.»
«Tra acromion e clavicola, direi. Almeno, così su due piedi, mi sembra la collocazione più adatta. Mi lasci anche il micro-arc ed una copia del progetto.»
Altri documenti si aggiunsero a quelli che già aveva in mano.
«Grandioso: compiti a casa. Mi sento tornare ai tempi del college,» sospirò Ian, oberato di scartoffie.
«A questo proposito: mi rendo che il mio caso le porterà via la maggior parte del suo tempo lavorativo, così vorrei proporle un impiego fisso nelle Stark Industries, nel settore medico-sanitario,» sciorinò Tony con semplicità.
Ian rimase di sasso, non aspettandosi certo un'offerta simile posta in modo così diretto. Si prese qualche istante per ricomporsi e per riuscire a chiudere la bocca rimasta semiaperta per la sorpresa.
«Sarebbe... fantastico. Decisamente fantastico, ma dovrò... ponderare l'offerta, dopotutto sono anni che lavoro nello stesso ospedale. Accetterei all'istante, ma dovrei prima parlarne con la mia famiglia e informare i miei colleghi,» temporeggiò, per non farsi vedere eccessivamente euforico.
«Ma certo, ha tutto il tempo che desidera. Signorina Potts, lei è d'accordo?»
«Me ne ha già parlato, ripetutamente, e le ho espresso il mio entusiasmo,» gli ricordò, riservando un lieve sorriso al medico, che si schiarì la voce fingendo indifferenza.
«Scommetto che non è solo una visita di piacere,» commentò all'improvviso Tony, notando che nessuno dei due sembrava aver intenzione di andarsene e realizzando che non aveva ancora capito perché fossero venuti a parlare con lui.
"Altri problemi..."
«Che intuito, signor Stark,» Mitchell si mosse un po' a disagio.
«Immagino che lei sia qui come supporto psicologico della signorina Potts.»
«Più o meno,» rispose lui, evasivo.
«Vede, ehm... lei è in una situazione disagiata, ma non solo fisicamente, purtroppo,» iniziò Pepper, titubante.
«E fin qui ci capiamo. Anche mentalmente non sono mai stato messo troppo bene.»
«Sto cercando di dirle che è anche
socialmente compromesso.»
«Mi lasci indovinare: sono coinvolto in una qualche scandalo che ha attirato l'attenzione delle più importanti personalità degli Stati Uniti che adesso vogliono delle spiegazioni convincenti... per vie legali, presumo.»
Pepper lo fissò un po' spiazzata.
«Andiamo, ne parlano tutti i telegiornali! Pensavate che non me ne fossi accorto? Il fatto che non voglia ascoltare non vuol dire che non senta. E mi aspettavo di aver occupato le prime pagine con l'incidente al settore 16, altrimenti perché ci sarebbero stati tutti quei paparazzi all'ospedale?» sollevò la mano come se fosse ovvio e con aria fintamente offesa per il fatto che avessero sottovalutato a quel punto le sue capacità deduttive.
«Ci ha risparmiato la fatica di informarla.» Pepper sembrò enormemente sollevata.
«Come ha intenzione di reagire?» intervenne a quel punto Mitchell, temendo già la risposta.
«Tecnicamente ad ogni azione corrisponde una reazione, ma se io decidessi di non reagire...» notò lo sguardo affilato di Pepper e si affrettò a concludere: «Non presentarmi in tribunale potrebbe essere una soluzione?»
«Signor Stark, è sotto processo, non mi sembra la mossa migliore per ingraziarsi la giuria,» Pepper lo squadrò con severità, consapevole che non stesse scherzando.
«Forse ha ragione... di cosa sarei accusato, esattamente? Questo mi è sfuggito.»
«Ha una quantità esorbitante di accuse, prima di tutto quella di essere... "Iron Man".» Pepper pronunciò quel nomignolo con evidente perplessità.
«E dov'è il problema? Lo sono. Lo dichiaro. Fine del processo e tutti a casa a lavorare sulle protesi,» esclamò falsamente esuberante Tony; aveva modi decisamente migliori per sprecare il suo tempo che passare un'intera giornata a scaldare un banco dei testimoni. «Bel nome, tra l'altro. Impreciso dal punto di vista tecnico, essendo l'armatura una lega di oro e titanio, ma molto evocativo. Ha un che di pesante e potente. Sempre meglio di "Consulente" o "Il Meccanico",» concluse soddisfatto, mettendo a dura prova la sopportazione di Pepper.
«Mi creda, signor Stark, vorremmo tutti che fosse così semplice, ma credo che
qualcuno non sarebbe così contento se confermasse spensieratamente la sua identità segreta.»
Ian fece finta di non stare ascoltando e prese a leggere i documenti che aveva appena ricevuto.
«Identità segreta? Pensavo di essere solo un "consulente", anche se collaboro da mesi con Mr. Pirata e la sua ciurma.» Tony simulò un'espressione sbigottita. «Dopotutto, tecnicamente sono troppo "imprevedibile" e "instabile" per fare parte del Progetto...»
«Signor Stark, le ricordo che sta parlando di informazioni classificate.» Pepper scoccò un'occhiata a Ian, che faceva del suo meglio per mostrarsi disinteressato.
«Non ho alcun dovere nei loro confronti! Non mi sembra che i miei super-amichetti si siano neanche degnati di spedirmi un biglietto di buona guarigione!» esclamò lui, chiaramente seccato e deluso.
«Lei non sa di cosa sta parlando, la situazione è molto più complessa di quanto crede e neanche io...»
A quel punto Ian si riscosse:
«Signor Stark, signorina Potts. Sono perfettamente consapevole di essere invischiato in qualcosa di più grande di me. Ho una famiglia e gradirei non essere messo parte a segreti di Stato e informazioni sensibili che potrebbero metterla a rischio, se non vi dispiace. Sono già abbastanza coinvolto con la storia del processo in quanto suo medico curante e avevo esplicitamente chiesto di rimanere estraneo a queste faccende, per quanto possibile.»
Scoccò un'occhiata significativa a Pepper, che ricambiò con aria di scusa.
Tony alzò la mano in segno di resa come a dire che, se fosse dipeso da lui, avrebbe parlato volentieri di tutt'altro.
«Questioni top-secret a parte... dobbiamo decidere una linea di difesa, e con questo intendo trovare un buon avvocato. Non sarà facile, viste le premesse,» cercò di farlo ragionare Pepper.
Ian scosse la testa e si accigliò; fu sul punto di dire qualcosa, ma Tony lo precedette, rivolgendosi a Pepper:
«Quando sarebbe il processo?»
«Il quattro Marzo; tra poco più di dieci giorni.»
«Così presto? Dovrò sbrigarmi...» commentò tra sé Tony. «Ah, non vuole rendere pubblica la mia attuale... situazione, vero?» aggiunse, serio.
«Non vuole renderla pubblica?» domandò stupita.
«Mi sembrava ovvio.»
«Dovrà farlo, prima o poi.»
«Preferisco poi. Non ora. Meglio se mai. Lo dico francamente: meno di un mese fa ero un simbolo per gli Stati Uniti, e adesso non vorrei distruggere le mie e le loro aspettative e peggiorare ancora la situazione. Tanto più che sono tutti piuttosto convinti che io sia Iron Man...» pronunciò quel nome con chiaro compiacimento, mostrando quanto lo apprezzasse. «Insomma, non farei una buona impressione se venisse fuori che non sono neanche in grado di riprendere la mia "attività in incognito",» disse Tony d'un fiato.
Era chiaro che la sua assistente non fosse assolutamente convinta delle sue argomentazioni, ma non aveva intenzione di discuterne ulteriormente.
«Quindi, visto che non potrò terminare le protesi in tempo per il processo... mi serviranno dei surrogati,» aggiunse con aria distratta, e si volse a guardare Ian.
Mitchell emise uno sbuffo esasperato: quante ne stava passando a causa sua...
«Ingesseremo il braccio e la gamba mancanti. E posso rimediare un paio di rudimentali protesi fisse. L'occhio lo terrà coperto, diremo che in seguito all'incidente ha dovuto sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica ed è fotosensibile a causa di...»
«Come io le risparmio i dettagli tecnici, lei mi risparmi quelli medici. Grazie per la collaborazione,» lo interruppe scherzoso Tony, prima di riprendere: «Ma io dovrò realmente sottopormi ad un intervento di chirurgia plastica. Insomma! Il mio bel viso!» cercò di sdrammatizzare senza successo, sentendo uno spiacevole vuoto allo stomaco nel parlare del proprio volto deturpato.
«Ci penseremo in seguito. Per ora non si faccia strane idee riguardo all'occhio. Ho notato i suoi progetti. E anche se riuscisse ad elaborare una tecnologia ottica non la opererei certo io. Si concentri sulle protesi,» mise subito in chiaro il medico.
Tony lo fissò con aria testarda; "lo farò comunque", diceva il suo sguardo.
«Ok. Se è tutto...» attese qualche intervento da parte loro, che con suo sollievo non arrivò, «...io torno a lavorare.» concluse, indicando il caos di dispositivi, metallo semifuso e congegni attorniati da ologrammi azzurrini dietro di lui.
«Signor Stark...» lo richiamò Ian, estremamente serio.
Tony si girò volgendo l'occhio al cielo.
«Se proprio ha intenzione di presentarsi in tribunale con un arto meccanico, si assicuri che funzioni a dovere. Io non faccio miracoli.»
«Come ha fatto a capirlo?» chiese l'altro con un sorriso furbo, come un bambino colto sul fatto.
«La signorina Potts ha provveduto a informarmi su di lei molto, molto bene. In particolare mi ha messo in guardia riguardo alla sua testardaggine e alle sue stravaganze. Senza parlare della sua autostima spropositata e inopportuna.»
«Ottimo lavoro, Pepper.»
Tony la guardò furbetto, per poi tornare a prendere a male parole il robot:
«Tu, mani di latta! Non ti avevo forse detto di pulire? "Non l'ho fatto"? Male. Fallo ora!» ordinò, rimettendosi gli occhiali protettivi e afferrando il saldatore «JARVIS, torna in vita e proiettami un modello del braccio: oggi lavoriamo sul telaio...»
Pepper ed Ian si defilarono di comune accordo, lasciandolo al suo lavoro.




 
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Revisione effettuata il 15/02/2018
 
Note Delle Autrici:

Ay, ay, ay caramba! Eccoci di nuovo qui con un altro capitolo ancora "leggero" tutto per voi. Non siamo ancora passate alle maniere forti *TREMATE!*
Intanto aggiungiamo problemi su problemi u.u Come se Tony non ne avesse abbastanza...
Ringraziamo tanto alliearthur, Rogue92 e sofy96 che continuano a seguirci e a recensire ^^
Alla prossima,


Moon&Light



 



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